Con lei c’erano due uomini che Jackson non conosceva: forse uno dei due era l’amante del momento? Lo erano tutti e due? Un’occhiata al più vecchio e Jackson comprese subito che era sotto l’effetto di qualcosa di più forte degli allucinogeni o dell’Endorbacio. Magro, alto, privo di muscolatura, aveva il corpo modellato in modo deliberatamente androgino da stella della televisione, vestito con una tunica in cotone grezzo e marrone che sembrava una fodera da cuscino, già in parte consumata dai tubuli di alimentazione della sua pelle. L’uomo più giovane, la cui bellezza modificata geneticamente ricordava in modo sgradevole a Jackson lo schiavo olografico di Ellie Lester, indossava un olo-abito opaco che sembrava formato da migliaia di brulicanti api infuriate. Aveva la bocca perennemente incurvata in un ghigno. Cazie andava a letto veramente con uno di quei due disastri? Jackson non lo sapeva.
Era difficile spiegare perché lui avesse sposato Cazie, ma non troppo. Era bellissima, con corti riccioli scuri, una pelle color miele dorato e occhi a mandorla d’oro con piccole pagliuzze verde chiaro. Tutte le donne modificate geneticamente erano belle, però. Di certo Cazie non era delicata, fedele e gentile come Theresa… che, davanti alla ex cognata, sbiadiva, scompariva quasi, tremolando debolmente come un ologramma mal funzionante.
Cazie bruciava di qualche forza vitale non modificata geneticamente: era oscuramente intelligente, primitiva ed erotica come la pioggia battente. Tutte le volte che lo aveva toccato, febbrilmente, languidamente o teneramente, con Cazie non si poteva mai prevedere, Jackson aveva avvertito qualcosa di ferreo e gelido squagliarsi nel proprio centro, qualcosa che di solito non sapeva nemmeno di portare in giro. Si era sentito connesso con desideri innominati, possenti, antichissimi. A volte, facendo sesso con Cazie, mentre le unghie di lei gli graffiavano la schiena e il pene di lui le si muoveva dentro ciecamente, come un ardente missile vivente, si era stupito nel sentire se stesso piagnucolare, gridare o cantilenare: diventava una persona completamente diversa, il cui ricordo lo metteva in imbarazzo. Cazie non era mai imbarazzata. Per nulla al mondo. Dopo due anni di matrimonio, aveva divorziato da Jackson accusandolo di essere "troppo passivo".
Lui aveva avuto paura, durante le settimane di confusione in cui lei aveva traslocato, che nulla nella sua vita sarebbe mai stato bello come quei due anni. E nulla lo era stato.
Guardandola in quel momento, vestita con una tunichetta drappeggiata verde e oro che le lasciava nuda una spalla, Jackson provò il familiare irrigidirsi del collo, del petto, dello scroto, un complesso di desiderio, rabbia, competitività e umiliazione semplicemente per non essere stato abbastanza forte per nuotare nelle oscure correnti del mare interno di lei. Appoggiò il bicchiere. Aveva bisogno di mantenere chiare le idee.
— Come ti senti, Tess? — chiese cortesemente Cazie. Si sedette, senza essere invitata, accanto a Theresa che si ritirò facendosi piccola piccola e tese una mano, quasi per riscaldarsi al fuoco di Cazie. Per Jackson la loro amicizia restava una cosa inesplicabile: erano troppo diverse. Una volta che qualcuno riusciva a entrare nella vita di Theresa, lei gli restava attaccata per sempre. Theresa, poi, tirava fuori il lato protettivo e tenero di Cazie, come se fosse un micino indifeso. Jackson distolse lo sguardo dalla ex moglie, poi si rifiutò di concedersi quella debolezza e la guardò nuovamente.
— Sto bene — sussurrò Theresa. Lanciò un’occhiata alla porta. Gli estranei facevano aumentare la sua apprensione.
— Tess, questi sono miei amici, Landau Carson e Irv Kanzler. Jackson e Theresa Aranow. Stiamo andando a un esorcismo.
— A che cosa? — chiese Jackson. Desiderò subito di non averlo fatto. Irv estrasse un inalatore dalla tasca della tunica consumabile e inalò ancora un po’ di ciò che gli stava rimodellando la chimica neurale. Era quello il problema con le droghe ricreazionali più tossiche: il Depuratore Cellulare le rimuoveva rapidamente non appena quelle entravano nel corpo e quindi chi le usava doveva rinnovarne l’assunzione ogni pochi minuti.
— Un ess-or-ciss-mo — biascicò Landau con accento effeminato. Era quello che indossava le api. — Non ne hai "mai" sentito parlare? "Devi" averne sentito parlare.
— Jackson non sente mai parlare di niente — commentò Cazie. — Non lascia mai l’enclave per scendere a sporcarsi fra i Vivi.
— A volte esco dall’enclave — replicò secco Jackson.
— Sono felice di sentirlo — replicò Cazie, versandosi un bicchiere di allucinogeno. L’unghia del suo anulare sinistro era ricoperta da un ologramma con piccole farfalle concatenate che sbattevano freneticamente le ali.
— Un ess-or-ciss-mo è semplicemente una nova — ripeté Landau con esagerata accondiscendenza. — Uno sballo genuino. Moriresti dal ridere.
— Ne dubito — commentò Jackson e decise che era l’ultima cosa che avrebbe detto a quel tossico. Incrociò le braccia sul petto, si rese conto che quella posa, probabilmente, lo faceva apparire rigido proprio come Cazie aveva alluso e le distese nuovamente.
Landau disse: — Di certo avrai sentito parlare dei culti di Madre Miranda, no? Sono una specie di religione da Vivi… così tipico. Miranda come la Vergine Maria che intercede presso il Divino. E per "che cosa"? Non la salvezza, la grazia, un mondo di pace o una qualsiasi di quelle noiose verità eterne. No. I seguaci di Madre Miranda pregano per "l’immortalità". Un altro Cambiamento. Se i Super-Insonni sono stati in grado di fornire le prime siringhe, sostiene questa risibile teologia, allora potrebbero anche fornire un altro miracolo che faccia vivere per sempre tutti i piccoli e sudici Vivi.
Irv scoppiò a ridere, un latrato improvviso simile al ghiaccio che si crepa, e inspirò di nuovo dall’inalatore. Doveva provocare l’eccitazione diretta di un centro del piacere, immaginò Jackson, con additivi allucinogeni e depressori selettivi per abbassare l’inibizione.
Cazie sbottò: — Dio, Landau, sei uno snob così poco originale. Non ci sono soltanto Vivi coinvolti nel culto di Madre Miranda. Ci sono dentro anche dei Muli.
Theresa si mosse a disagio sulla sedia, un piccolo gesto di agitazione che rappresentava l’equivalente cinestetico di un lamento. Jackson le prese la mano.
Landau proseguì: — Ma per la "maggior" parte sono Vivi. Il nostro nuovo ottanta per cento autosufficiente è privo di diritti. I Vivi, poi, sono gli unici che fanno esorcismi.
Con voce così bassa che inizialmente Jackson pensò che nessun altro fosse riuscito a sentirla, Theresa disse: — Esorcizzare cosa? I Demoni?
— No, certo che no — rispose Landau. Le sue api ronzarono un po’ più forte. — Pensieri impuri.
Cazie scoppiò a ridere. — Non esattamente. Più precisamente pensieri ideologicamente scorretti. In effetti si tratta di un controllo di tipo politico per assicurarsi che tutti i piccoli e buoni "Madre Mirandiani" siano convinti della sua quasi divinità. Lo chiamano esorcismo perché dovrebbe eliminare le idee sbagliate. Quindi preparano tutti insieme una nuova trasmissione da inviare su al Rifugio.
— Un intrattenimento davvero da sballo — commentò Landau.
Jackson non riuscì a frenarsi. — E questo rituale è aperto al pubblico?
— Certo che no — rispose Landau. — Noi siamo infiltrati. Umili novizi in cerca di fede per le nostre inutili vite troppo privilegiate.
La tranquilla agitazione di Theresa aumentò. Cazie domandò: — Cosa c’è, Tess?
Theresa esplose: — Non dovreste farlo! — Poi si rannicchiò nuovamente sulla sedia, e schizzò in piedi. Jackson, che la stava tenendo ancora per mano, sentì che le sue dita tremavano. — Buona notte — sussurrò la ragazza e si liberò.
Cazie la chiamò: — Aspetta, Tess, non andare! — Ma Theresa era già scappata in camera sua.
— Complimenti — fece Jackson.
— Mi dispiace, Jack. Non pensavo che avrebbe reagito in questo modo. Non è una vera religione.
— È religiosa? Le mie condoglianze — commentò Landau. — Ed è anche una parente stretta.
— Chiudi il becco — ordinò Cazie. — Dio, quanto mi annoi a volte, Landau. Non ti stanchi mai di questi atteggiamenti arroganti?
— Mai. Che cosa c’è realmente d’altro? Inoltre posso rammentarti, Cassandra cara, che anche tu stai per recati a un ess-or-ciss-mo, eh?
— No — ribatté secca Cazie. — Non ci vengo. Fuori di qui!
— Un improvviso scoppio di rabbia! Che cosa eccitante!
Jackson si alzò in piedi. Landau si toccò un punto sul petto: le api ronzarono ancora più forte. Per la prima volta Jackson si chiese se fossero davvero tutte ologrammi o se qualche ape non fosse un’arma. Sicuramente Landau indossava uno scudo-Y personale.
— Fuori! — gridò Cazie. — Mi hai sentito, disgraziato? Fuori! — I suoi occhi scuri sfolgorarono: sembrava una caricatura proprio come Landau. Anche lei forse stava solo recitando, divertendosi per la messinscena? Jackson si rese conto di non essere in grado di stabilirlo.
Landau si stiracchiò pigramente, sbadigliò con ostentazione e si alzò. Si avvicinò alla porta, strascicando i piedi. Irv lo seguì, inspirando dall’inalatore. Non aveva detto una sola parola.
Quando Cazie tornò, dopo avere sbattuto la porta dell’appartamento, Jackson commentò serenamente: — Begli amici che hai.
— Non sono miei amici. — La donna stava ansimando.
— Li hai presentati come amici.
— Be’, già. Sai come succede. Mi dispiace per Tessie, Jack. Non sapevo davvero che Landau fosse così stupido.
Se quella umiltà era un atteggiamento, era di tipo nuovo. Jackson non se ne fidava e non si fidava nemmeno di lei. Non le rispose.
Cazie riprese: — Pensi che debba andare da Tess?
— No. Dalle un po’ di tempo. — Alle loro spalle, tuttavia, arrivò la voce debole di Theresa: aveva sentito sbattere la porta ed era sgusciata fuori.
— Se ne sono andati?
— Sì, piccola — confermò Cazie. — Mi dispiace di averli portati qui. Non ci avevo pensato. Sono delle vere facce di culo. No, nemmeno quello: soltanto buchi di culo. Frammenti. Persone parziali.
Theresa disse con eccitazione: — Ma è proprio quello che stavo dicendo prima a Jackson! C’è qualcosa di non completo nelle persone di oggi. Caspita, questo pomeriggio Jackson ha visto…
— Non posso parlare di un caso medico riservato — la interruppe bruscamente Jackson, anche se era ovvio che lo aveva già fatto. Theresa si morse un labbro. Cazie sorrise, l’umiltà già sostituita dallo scherno.
— Un omicidio, Jack? Non riesco a pensare ad altro per cui avrebbero avuto bisogno di te e di cui tu non possa parlare. Un po’ fuori dal seminato rispetto al tuo solito intervento mensile per incidente o al Cambiamento bimestrale per qualche neonato, eh?
Lui rispose pacatamente: — Non mi stuzzicare, Cazie.
— Oh, Jackson, tesoro, perché non ti sei imposto così quando eravamo sposati? Anche se penso davvero che siamo assortiti molto meglio come amici. — Si rivolse nuovamente alla sorella di Jackson, improvvisamente gentile ancora una volta, mentre lui restava lì con la voglia di darle una sberla, di convincerla o di stuprarla: — Tess, cara, hai proprio ragione. Noi Muli stiamo cadendo a pezzi dopo il Cambiamento. Ci uniamo a culti dei Vivi, assumiamo neurofarmaci che uccidono il cervello oppure sposiamo un programma di computer. Ne avevi sentito parlare? Per dipendenza. "La tua Intelligenza Artificiale non ti abbandonerà mai". — Scoppiò a ridere, tirando indietro la testa. I riccioli scuri danzarono, e gli occhi allungati si socchiusero in due fessure.
Theresa disse: — Sì, ma… non dobbiamo essere necessariamente così!
— Sì, invece — ribatté Cazie. — Siamo nati per continuare a essere auto-serventi, perfino i migliori di noi. Jackson, hai votato oggi?
Non lo aveva fatto. Cercò di assumere un atteggiamento accondiscendente.
— E tu, Tess? Non importa, lo sapevo. L’intero sistema politico è morto perché tutti sanno che il potere non è più lì. Se ne è occupato il Cambiamento. I Vivi non hanno più bisogno di noi, se la cavano abbastanza bene nelle loro piccole pseudo enclavi senza legge, nutrendosi del terreno. Quanto meno ritengono che sia così. Il che, accidentalmente, è il motivo per cui mi trovo qui. C’è una crisi.
Gli occhi scuri di Cazie scintillarono: amava le crisi. Theresa si allarmò. Jackson le interruppe: — Theresa, hai già mostrato a Cazie il tuo nuovo uccellino?
— Vado a prenderlo — disse Theresa e scappò via.
— Chi è in crisi? — chiese Jackson.
— Noi. La TenTech. Ci sono state incursioni in una fabbrica.
— È impossibile — commentò Jackson. Poi, visto che Cazie di solito sapeva quello che diceva, domandò: — In quale fabbrica?
— Lo stabilimento di Willoughby, in Pennsylvania. Be’, ancora non si tratta di vere incursioni. Oggi pomeriggio, però, c’era qualcuno all’esterno dello scudo a energia-Y con strumentazioni bioelettroniche e di cristallo. I sensori li hanno captati. Se controllassi la tua rete commerciale, Jack, lo sapresti anche tu. Ma, oh, dimenticavo… eri fuori a investigare su un omicidio.
Jackson cercò di mantenersi calmo. Cazie aveva ricevuto un terzo della TenTech per gli accordi del divorzio, visto che i soldi di lei erano serviti a tenere a galla la compagnia durante il disastroso anno in cui un nanodisgregatore invasivo aveva attaccato l’onnipresente lega duragem e gli affari erano morti come Vivi. Le disse pacatamente: — Non è entrato nessuno, vero? Nessuno è in grado di infrangere la sicurezza di uno scudo a energia-Y. Quanto meno non…
— Non dei Vivi, intendi dire, e chi altri potrebbe trovarsi nei deserti della Pennsylvania centrale? Penso che tu abbia ragione, probabilmente. Ma è proprio questo il motivo per cui dovremmo andare a dare un’occhiata. Se non si tratta di Vivi, chi è? Ragazzi della Carnegie-Mellon che affilano le loro abilità di intrusione informatica? Spionaggio industriale da parte della CanCo? Super-Insonni come… caspita!… Miranda Sharifi, che nutrono oscuri interessi nella nostra piccola ditta a conduzione familiare? Che ne pensi, Jack? Chi sta mettendo il naso nella nostra azienda?
— Forse i biosensori funzionano male. Un altro problema come quello del duragem.
— Forse — convenne Cazie. — Ma ho controllato in giro. Nessun altro ha problemi con i sensori. Soltanto noi. Penso che faremmo meglio a dare un’occhiata. D’accordo, Jackson? Domani mattina?
— Ho da fare.
— Fare che cosa? Non hai da fare: è quello il guaio, nessuno di noi ha abbastanza da fare. Adesso è arrivato qualcosa, qualcosa che ha un impatto sulle nostre finanze, qualcosa che ha una effettiva sostanza. Vieni con me.
Gli sorrise, a pieno voltaggio, coi lunghi occhi dorati carichi dell’astuta preghiera che mancava alle sue parole sfacciate. Jackson sapeva che più tardi, quando si fosse trovato a letto, continuando a ripassare quella conversazione, non sarebbe riuscito a ricreare gli atteggiamenti incalzanti di lei. Dei suoi occhi, del suo linguaggio corporeo, del suo tono di voce. Avrebbe ricordato solamente le parole, prive della grazia o della sottigliezza, e si sarebbe maledetto per il suo sì.
Cazie scoppiò a ridere. — Alle nove, allora. Guido io. Nel frattempo… sto morendo di fame. Oh, Tessie, eccoti qui. Che magnifico uccellino modificato geneticamente. Sai parlare uccellino da gabbia? Sai dire "dissoluzione sociale"?
Theresa sollevò la gabbia a energia-Y e disse: — Sa soltanto cantare.
— Come la maggior parte di noi — commentò Cazie. — Motivi disperatamente discordanti. Jackson, io "ho" fame. E non voglio cibo per bocca, questa sera. Penso che dovremmo tenere compagnia a Tessie finché mangia e che poi mi dovresti invitare a cena nella tua area di alimentazione così gustosa.
— Io devo uscire — ribatté in fretta Jackson. Theresa lo fissò sorpresa, improvvisamente rabbuiata. Jackson non intuiva quanto lei sapesse o immaginasse dei sentimenti che lui provava per Cazie. Theresa era molto sensibile al disagio: intuiva che sarebbe stato impossibile per Jackson andare tranquillamente con Cazie in sala da pranzo, togliersi gran parte dei vestiti e giacere sul terreno ricco di sostanze nutrienti mentre il suo corpo cambiato assorbiva tutto ciò di cui aveva bisogno, in proporzioni perfette, attraverso i tubuli del nutrimento. Jackson non poteva farlo anche se lo stimolo era fortissimo. Giacere lì, sotto le luci calde, le mutanti lunghezze d’onda selezionate attentamente per ottenere un effetto rilassante per la mente, respirare l’aria profumata, voltarsi su un gomito per chiacchierare distrattamente con Cazie, guardare Cazie che si nutriva, stesa sullo stomaco, i piccoli seni sodi sprofondati nella terra…