La rivincita dei mendicanti - Кресс Нэнси (Ненси) 7 стр.


Con grande sorpresa di Jackson, Vicki sorrise. — La legge funziona soltanto quando la maggioranza le consente di farlo. Non lo sai? Certo che no. Tu sei un semplice codice binario: acceso per tuo interesse proprio, spento per quello di tutti gli altri. Perfino un bambino poteva trafugare i tuoi dati e lo ha fatto.

Cazie reagì furiosamente: — I sofismi

Jackson non aveva mai provato un tale potere su di lei.

Cazie piegò la testa verso la mano sinistra di lui, ancora stretta sul suo avambraccio. Lui avvertì un dolore penetrante che lo sorprese a tal punto da fargli aprire le dita. C’era del sangue che vi sgorgava sopra. Lei lo aveva morso. Sotto di lui, la ragazzina sul pavimento disse qualcosa.

— Il tuo problema è questo, Jackson — disse Cazie. — Non sei mai pronto per il contrattacco.

Due lunghi tagli gli percorrevano il dorso della mano. Tagli netti, non provocati dai denti, e profondi. Cazie aveva delle lame retrattili impiantate fra i denti.

Il sangue venoso creò una pozza rosso scuro sul pavimento accanto a Lizzie, che ripeté qualcosa. Jackson non capì. Era sotto shock? No, la testa non gli girava e non provava nausea, e la ferita non era grave. Cazie era in grado di controllare la sporgenza delle lame. Il suo shock era totalmente emotivo: nessuno si comportava con coerenza.

Inclusa la ragazza sul pavimento. Lo guardava dal basso, con occhi da drogata, in un obnubilamento sorridente da sedativi, da un’improvvisa pozza d’acqua fra le gambe e ridacchiava. — Sta uscendo il bambino.

— Oh, Cristo — sbottò Cazie. — D’accordo, tu riporti la ragazzina alla sua "tribù" e io resterò qui con la Signorina Paladina-degli-Oppressi finché non sarà arrivata la polizia. Ci sarà pure qualcuno nell’accampamento dei Vivi che sappia fare quello che c’è da fare per un parto.

— Quel qualcuno sono io — rispose Vicki, inginocchiandosi presso Lizzie, tenendole le mani. Qualcosa nel tono della sua voce commosse Jackson. O forse lo era solo dal proprio bisogno di opporsi a Cazie in campo medico, il suo unico terreno sicuro.

— La signorina Turner ha ragione, Cazie. Deve restare con la ragazza.

— Deliziosa sollecitudine materna — commentò Cazie. — Cosa vuoi che faccia, Jackson, che le faccia arrestare tutt’e due?

— Nessuna delle due. Almeno finché non sarà tutto finito.

— E tu farai partorire la ragazza qui, sul pavimento della fabbrica?

— Certamente no. Non partorirà ancora per qualche ora. — Le mani di Jackson tastarono delicatamente il ventre e scoprirono che il bambino era podalico.

Il Cambiamento, rifletté lui tristemente, non aveva mutato alcuni aspetti chiave dell’evoluzione umana. Il canale di nascita era ancora molto più stretto della testa di un bambino e la cervice era ancora adatta solo per un parto a testa in avanti. Lizzie, alla prima gravidanza, era soltanto all’ottavo mese.

Tuttavia, sarebbe potuta andare peggio. Il dermalizzatore fetale di Jackson mostrava una posizione podalica accettabile, prima le natiche, le anche flesse, le ginocchia estese, i piedi accanto alle spalle, piuttosto che quella più pericolosa, la podalica completa, a piedi in avanti. La testa era flessa in avanti, ruotabile nella regione inferiore. Il feto, un maschietto, pesava approssimativamente 2.800 grammi, il battito cardiaco era costante a 160, lo sviluppo normale. Il cordone ombelicale non mostrava prolassi e la placenta non era rovesciata: sarebbe uscita tranquillamente dopo la nascita che, Jackson stimò, sarebbe avvenuta nel giro di qualche ora. Lizzie, tuttavia, aveva già una dilatazione di cinque centimetri. Era a metà strada.

Sarebbe potuta andare molto peggio.

— Lizzie — disse Jackson. — Adesso ti prenderò in braccio. Ti porteremo in un posto più confortevole.

— Che sarebbe? — chiese Cazie. — Non avrai intenzione di portarla… di portarle all’enclave, eh?

Lizzie disse, senza alcuna ansia: — Voglio tornare a casa. — Non sembrava una futura madre: appariva soltanto come una ragazzina sorridente e mezzo addormentata. Jackson sospirò.

— Benissimo. Ti porteremo a casa. Ma, Lizzie, ascoltami, io resterò con te. Il bambino è capovolto, mi capisci? Dovrò restare con te per farlo ruotare al momento giusto.

La ragazzina sollevò lo sguardo su di lui. Negli occhi neri e drogati, Jackson vide sbalordito un lampo di sollievo coerente. Si era aspettato che protestasse, anche se debolmente, all’idea che un medico Mulo si occupasse di lei. Non era cresciuta con le unità mediche, quando i politici ne avevano fornite? Forse, però, Lizzie era diversa dalla maggior parte dei Vivi per quella Vicki Turner. Oppure, forse, Jackson non conosceva i Vivi quanto aveva pensato.

Cazie domandò: — Hai intenzione di entrare in un accampamento di Vivi soltanto con una pistola? Accompagnando una criminale che, puoi giurarci, io farò arrestare?

Jackson si alzò, sollevando Lizzie fra le braccia. La ragazza era in grado di camminare, ma metterla in posizione eretta avrebbe accelerato il parto. Lui non voleva affrontare un parto podalico, seppure semplice, in un’aeromobile. Affrontò Cazie. — Sì. È proprio quello che farò. Tu puoi venire con me o no. A te la scelta.

Cazie esitò. In quel momento di esitazione Jackson provò un impeto di speranza. C’era forse del vero rispetto nel suo sguardo? Per lui? Qualsiasi cosa fosse, svanì.

— È un’aeromobile per due, Jack.

Se n’era dimenticato. — Benissimo, porterò tutt’e due all’accampamento: in tre possiamo anche stringerci nell’aeromobile. Tu resterai qui e ne chiamerai un’altra.

— Io chiamerò i poliziotti, ecco cosa farò.

— Benissimo. Chiama i poliziotti. Possono venire anche loro all’accampamento. Faremo una bella festicciola.

Portò Lizzie attraverso lo stabilimento, dove ormai tutto era immobile se si eccettuava il singolo muletto che Lizzie aveva riprogrammato, che continuava a sollevare il nulla: aveva ripreso a lavorare perché Lizzie aveva commesso un errore? Forse non era poi un pirata informatico bravo come sosteneva Vicki. Oppure il segnale di Cazie dall’aeromobile aveva fatto partire una specie di interferenza o di codice di sovrapposizione. Jackson non sapeva abbastanza di sistemi industriali per tirare a indovinare. Alle sue spalle sentì Cazie parlare in linea. — Emergenza, polizia, codice 655, maledizione, Robert, rispondi.

Vicki si sedette sul sedile del passeggero cullando Lizzie in grembo. Due donne mezze nude con gli abiti stracciati, bagnate dalle acque di Lizzie, coi capelli appiccicosi, che puzzavano di sangue, sudore, sporcizia e liquido amniotico. L’aeromobile era molto stretta.

Vicki aveva una tendenza irritante a cogliere i suoi pensieri. Mentre l’aeromobile decollava chiese: — E quando è stata l’ultima volta che hai giocato al dottore con i Vivi, dottore?

Lui non rispose. L’aeromobile volò attraverso il passaggio che aprì nello scudo di sicurezza. Lizzie disse sognante: — Ne arriva un’altra. È così strano, sento ma non…

Jackson guardò la

Nel momento stesso in cui l’aeromobile atterrò, furono circondati. L’orda sembrava proprio un’orda, anche se Jackson contò soltanto undici persone, spinse i volti contro i finestrini, sogghignando. Vestiti con abiti più caldi di quelli di Vicki e Lizzie, avevano comunque un aspetto primitivo: vecchie tute sintetiche dai colori sgargianti indossate sopra o sotto tuniche tessute; volti non modificati geneticamente col mento sfuggente, le sopracciglia attaccate, la fronte troppo bassa, gli occhi storti. A un uomo più anziano mancava addirittura un incisivo. E quello spettacolo dopo il Cambiamento! Che aspetto avevano quelle persone prima dell’avvento del Depuratore Cellulare?

— Lizzie!

— Sono Lizzie e Vicki!

— Sono tornate, loro.

— Lizzie e Vicki…

— Apri la portiera, Jackson — disse Vicki. Come aveva fatto a diventare lei quella che comandava?

L’orda minacciò di introdursi direttamente nell’aeromobile. Vicki passò fuori Lizzie: la ragazzina sorrise, mezzo drogata, mentre il pancione quasi completamente nudo si irrigidiva in una nuova contrazione. Jackson scese dall’altra parte. Un giovanotto, grande, grosso, forte, lo fissò con espressione truce. Un ragazzetto lo guardò male e serrò i pugni.

Vicki intervenne: — È un medico. Lascialo in pace, Scott. Shockey, tu prendi Lizzie. Portala con attenzione: è in travaglio.

— Non me ne frega niente a me se lui è un dottore — disse il ragazzo. — Perché mai hai portato qui uno di "quelli", Vicki? E dove sono i coni, loro?

— Perché Lizzie ha bisogno di lui. Non abbiamo preso nessun cono.

La folla produsse un rumore sub-verbale che Jackson non riuscì a interpretare.

L’interno dell’edificio era buio. Jackson si rese conto che le luci non funzionavano più e che l’unica illuminazione proveniva dalle finestre di plastica. Gli occorse qualche minuto per adeguare la vista all’oscurità. La stanza era grande, anche se meno dello stabilimento di Willoughby. Tre lati del perimetro erano divisi in loculi schermati da scaffali, vecchi mobili, sezioni di cemespugna rotta, macchinari inutilizzabili e sventrati, tronchi. In ogni loculo c’erano pagliericci di fortuna e oggetti personali. Attraverso la finestra a sud, Jackson scorse un tendone di plastica trasparente e flessibile, probabilmente rubato, teso a un metro e mezzo di altezza sopra il terreno sfruttato: un campo di alimentazione all’aperto.

Nel centro aperto della stanza erano disseminati divani mezzi rotti, sedie, tavoli, tutti raccolti attorno a un piccolo cono a energia-Y portatile di quelli utilizzati nei campeggi. Quella sala comune era più calda rispetto all’esterno, ma la temperatura non si avvicinava nemmeno lontanamente a quella che Jackson considerava adeguata.

— È il solo cono che funziona ancora nell’accampamento e non è studiato per uno spazio così grande — spiegò Vicky. — I falò sono un problema: è molto difficile ottenere una corretta ventilazione attraverso la cemespugna. Abbiamo elaborato un progetto per una cucina economica, che rappresenta il nostro piano ausiliario ai coni della TenTech. Nel frattempo condividiamo il cono che abbiamo. Da voi, ovviamente, se lo sarebbe accaparrato la famiglia più ricca.

— Potevate migrare a sud — ribatté Jackson.

— Qui è più sicuro. Tutti gli altri stanno migrando a sud per l’inverno. Noi non siamo bene armati.

— Ohhhh — fece Lizzie, intuendo confusamente. — Ooohhhh… ne sento arrivare un’altra…

Una bella donna negra di mezz’età arrivò correndo. — Lizzie! Lizzie!

Назад Дальше