— Ci sono sempre state le persone piene di odio, Stewart. Odio contro gli ebrei, odio contro i negri, odio contro gli immigranti, odio contro gli yagaisti che hanno più iniziativa e dignità degli altri. Io non sono altro che l’ultimo oggetto di odio. Non si tratta di qualcosa di nuovo né di qualcosa di rimarchevole. Non significa una specie di scisma profondo fra Insonni e Dormienti.
Stewart si alzò a sedere sul letto e allungò la mano per prendere i panini che si trovavano sul comodino. — Ah, no? Leisha, tu sei un tipo di persona completamente diversa. Più adatta a livello evoluzionistico, e non solamente per sopravvivere ma per prevalere. Gli altri oggetti di odio che hai citato erano tutti privi di potere nelle loro società. Occupavano posizioni
Richard prese in mano un braccialetto. Leisha lo riconobbe: glielo aveva regalato lei durante l’estate. La voce del ragazzo era tranquilla. — No, non si tratta di una scelta. — Giocherellò con le catenelle d’oro per qualche istante, quindi la guardò. — Non ancora.
Per le vacanze estive, Camden camminava ormai più lentamente. Prendeva una medicina per la pressione e una per il cuore. Lui e Susan, disse a Leisha, stavano per divorziare. — È cambiata, Leisha, dopo che l’ho sposata. L’hai visto anche tu. Era indipendente, produttiva e felice e poi, dopo qualche anno, ha smesso di fare tutto ed è diventata una bisbetica. Una bisbetica piagnucolona. — Lui scosse la testa con genuino sconcerto. — Hai visto anche tu il cambiamento.
Leisha l’aveva visto. Le venne in mente un ricordo: Susan che guidava lei e Alice in "giochi" che erano in realtà test controllati di prestazione cerebrale, con i capelli che le danzavano in ciocche attorno agli occhi scintillanti. Alice aveva amato Susan, allora, esattamente quanto Leisha.
— Papà, voglio l’indirizzo di Alice.
— Te l’ho già detto ad Harvard, non ce l’ho — rispose Camden. Spostò il peso sulla sedia, gesto impaziente di un corpo che non si sarebbe mai aspettato di logorarsi. In gennaio Kenzo Yagai era morto di cancro al pancreas: Camden aveva preso male la notizia. — Le passo una rendita tramite un legale. Lo ha voluto lei.
— Allora voglio l’indirizzo del legale.
L’avvocato, un uomo dall’aspetto spento di nome John Jaworski, si rifiutò di dire a Leisha dove si trovasse Alice. — Non vuole essere trovata, signorina Camden. Desiderava una rottura completa.
— Non da me — ribatté Leisha.
— Sì — disse Jaworski, e nei suoi occhi balenò qualcosa, qualcosa che lei aveva scorto per l’ultima volta nel volto di Dave Hannaway.
La ragazza volò ad Austin prima di ritornare a Boston, presentandosi con un giorno di ritardo alle lezioni. Kevin Baker la riconobbe all’istante e cancellò un incontro con l’IBM. Lei gli disse.di cosa aveva bisogno e lui passò subito l’incarico ai suoi migliori impiegati che lavoravano sulle reti di dati, senza spiegare loro il perché. Nel giro di due ore lei aveva l’indirizzo di Alice recuperato dai file dell’archivio elettronico di Jaworski. Era stata la prima volta, si rese conto Leisha, che si era rivolta a uno degli Insonni per ottenere aiuto e le era stato dato immediatamente. Senza che le venisse chiesto niente in cambio.
Alice si trovava in Pennsylvania. Il fine settimana successivo Leisha affittò un’aeromobile con autista: aveva imparato a guidare ma solo auto da strada, per il momento. Si recò a High Ridge, sui Monti Appalachi.
Si trattava di un rifugio isolato, a trentacinque chilometri circa dall’ospedale più vicino. Alice viveva con un uomo di nome Ed, un falegname silenzioso di vent’anni più vecchio di lei, in una baracca nei boschi. La casupola era dotata di acqua ed elettricità ma di nessuna rete televisiva. Nella luce dell’inizio di primavera la terra era nuda e spoglia, solcata da fratture ghiacciate. Apparentemente Alice ed Ed non stavano lavorando a nulla. Alice era all’ottavo mese di gravidanza.
— Non ti voglio qui — disse a Leisha. — Perché sei venuta?
— Perché sei mia sorella.
— Dio, ma guardati! Si indossa questa roba ad Harvard? Stivali del genere? Ti sei data alla moda, Leisha? Sei sempre stata troppo impegnata e intellettuale per interessartene.
— Che cos’è questa storia, Alice? Perché qui? Che stai facendo?
— Sto vivendo — rispose Alice. — Lontana dal caro Papà, lontana da Chicago, lontana dalla distrutta e alcolizzata Susan: lo sapevi che beve? Proprio come la Mamma. Lui fa questo effetto sulla gente. Ma non su di me. Io sono fuori. Mi chiedo se tu lo farai mai…
— Fuori? Qui?
— Io sono felice — disse Alice con rabbia. — La vita non dovrebbe essere questo? Non è la meta del tuo grande Kenzo Yagai? La felicità attraverso lo sforzo individuale?
Leisha pensò di dire che non riusciva proprio a vedere quale sforzo stesse facendo Alice. Non lo disse. Un pollo corse attraverso il giardinetto della casupola. Dietro, le montagne si stagliavano in uno strato dopo l’altro di foschia azzurrina. Leisha pensò a come dovesse essere quel luogo in inverno, tagliato fuori dal mondo in cui le persone si sforzavano di raggiungere mete, imparavano, cambiavano.
— Sono contenta che tu sia felice, Alice.
— Davvero?
— Sì.
— Allora sono contenta anch’io — replicò Alice con un tono di sfida. Un istante dopo, abbracciò repentinamente Leisha, con forza, con l’immenso e duro gonfiore del suo ventre schiacciato fra di loro. I capelli di Alice avevano un dolce profumo, come quello dell’erba fresca alla luce del sole.
— Verrò a trovarti ancora, Alice.
— Non farlo — disse Alice.
6
MUTANTE INSONNE IMPLORA CHE VENGA INVERTITA L’ALTERAZIONE GENETICA sbandierava un titolone al supermercato. "VI PREGO, FATEMI DORMIRE COME LA GENTE VERA!" IMPLORA UNA BAMBINA.
Leisha digitò il suo numero di credito e premette il pulsante del chiosco dei giornali per prendere una copia, anche se, solitamente, ignorava i tabloid elettronici. Il titolo appariscente continuava a girare attorno al chiosco. Un impiegato del supermercato smise di accatastare scatole sugli scaffali e cominciò a osservarla. Bruce, la guardia del corpo di Leisha, fissò l’impiegato.
Leisha aveva ventidue anni, era all’ultimo anno di Legge ad Harvard, redattore del "Law Review", chiaramente prima nella classe di laureandi. I tre contendenti a lei più prossimi erano Jonathan Cocchiara, Len Carter e Martha Wentz. Tutti Insonni.
Nel suo appartamento si mise a sfogliare il giornale. Entrò quindi nella rete del Gruppo gestita da Austin. I file contenevano nuovi articoli sulla bambina, con commenti di altri Insonni, ma, prima che lei potesse richiamarli, Kevin Baker si inserì personalmente in linea, a voce.
— Leisha, sono contento che tu abbia chiamato. Stavo per chiamarti io.
— Com’è la situazione di questa Stella Bevington, Kev? Qualcuno ha già controllato?
— Randy Davies. È di Chicago ma non penso che tu lo abbia mai conosciuto: è ancora alle scuole superiori. Abita a Park Ridge, Stella a Skokie. I genitori della piccola non hanno voluto parlare con lui, in effetti sono stati piuttosto offensivi… ma è riuscito comunque a vedere Stella faccia a faccia. Non sembra un caso di maltrattamento, solamente di comune stupidità: i genitori volevano un bambino genio, hanno risparmiato e lesinato, e adesso non sanno gestire il fatto che lo sia. Le gridano di dormire, abusano di lei a livello emotivo quando li contraddice, ma per il momento nessuna violenza.
— L’abuso di tipo emotivo è processabile?
— Non penso che ci vogliamo muovere in quella direzione, per adesso. Due di noi si terranno in stretto contatto con Stella, lei ha un modem e non ha parlato ai genitori della rete, e Randy l’andrà a trovare tutte le settimane.
Leisha si morse un labbro. — Una schifezza di tabloid dice che ha sette anni.
— Sì.
— Forse non dovrebbe essere lasciata lì. Io sono residente nell’Illinois, potrei esporre una denuncia per maltrattamento da qui se Candy ha troppi impegni in agenda al momento… —
Ma non tutti reagivano in quel modo.
Kevin Baker e Richard Keller avevano fondato una rete dati che legava gli Insonni in uno stretto gruppo, costantemente al corrente delle lotte personali gli uni degli altri. Leisha Camden finanziava le battaglie legali, i costi dell’istruzione degli Insonni i cui genitori erano meno abbienti, il sostegno di bambini in situazioni emotive disgraziate. Rhonda Lavelier si era diplomata come assistente sociale in California e, quando era possibile, il Gruppo manovrava le cose in modo tale che i giovani Insonni che erano stati tolti alle rispettive famiglie venissero assegnati a Rhonda. Il Gruppo contava per il momento su tre avvocati abilitati: nel giro di un anno ne avrebbe avuti altri quattro, autorizzati alla pratica legale in cinque stati diversi.
L’unica volta che non erano stati in grado di ottenere legalmente l’affidamento di un bambino Insonne sottoposto a maltrattamenti, lo avevano rapito.
Timmy DeMarzo, quattro anni. Leisha si era opposta all’azione. Aveva discusso del caso a livello morale e prammatico, per lei si trattava in effetti della stessa cosa, e quindi, se credevano nella loro società, nelle sue leggi fondamentali e nella loro capacità di appartenervi in qualità di individui produttivi che commerciavano liberamente, dovevano rimanere legati alle leggi contrattuali della società. Gli Insonni erano, nella maggior parte, yagaisti. Avrebbero già dovuto saperlo. Se l’FBI li avesse presi, i tribunali e la stampa li avrebbero crocifissi.
Non vennero presi.
Timmy DeMarzo: non era stato nemmeno abbastanza grande da richiedere aiuto via rete, gli Insonni erano venuti a conoscenza della sua situazione tramite l’analisi automatica dei dati della polizia che Kevin faceva effettuare alla sua compagnia. Era stato rapito dal giardinetto sul retro della sua stessa casa a Wichita. Aveva vissuto l’anno precedente in un camper isolato nel Nord Dakota, ma non esisteva posto sufficientemente isolato per un modem. Veniva seguito da una madre adottiva cui era stato affidato che era irreprensibile a livello legale e aveva vissuto lì per tutta la vita. La donna era cugina di secondo grado di un Insonne, una persona allegra e grassoccia con un cervello molto più acuto di quanto non indicasse il suo aspetto esteriore. Era una yagaista. Non esisteva alcuna registrazione del bambino su alcuna banca dati: non quella delle Imposte, non quella di una scuola, nemmeno negli scontrini computerizzati della drogheria locale. Il cibo specifico per il bambino veniva inviato mensilmente con un camion di proprietà di un Insonne di State College in Pennsylvania. Dieci membri del Gruppo erano al corrente del rapimento, su un totale di 3.428 Insonni nati negli Stati Uniti. Di questi ultimi, 2.691 facevano parte del Gruppo tramite la rete. Altri 701 erano ancora troppo piccoli per poter utilizzare un modem. Soltanto 36 Insonni, per svariati motivi, non facevano parte del Gruppo.