Lufficiale stava in quel momento accarezzando il mento della bella castigliana. Don Barrejo finse di non vedere nulla e si precipitò verso il tavolo, sbuffando come una foca.
Pepito mio! gridò Panchita, fingendosi spaventata. Che coshai?
Io non so, rispose il guascone, deponendo sul tavolo le due bottiglie, ma dopo la comparsa di quelluomo vestito di nero e dai capelli biondi e la sua scomparsa misteriosa, succedono qui certe cose che mi impressionano profondamente, moglie mia.
I tre soldati erano diventati un po pallidi, cosa daltronde non sorprendente in quei tempi, in cui tutti credevano alle apparizioni dei diavoli, dei folletti, delle streghe e degli spettri.
Che cosa avete veduto? chiese lufficiale.
Posso essermi ingannato, eppure giurerei di aver scorto, allestremità della cantina, una figura bianca che danzava intorno alla mie botti.
Volete spaventarci, taverniere?
Niente affatto, signor ufficiale. Non vi pare che io sia pallidissimo?
Veramente lo eravate anche prima.
No, perché la mia pelle è sempre abbronzata, è vero, Panchita?
Verissimo, rispose la castigliana, la quale si studiava di secondare il marito, senza sapere che cosa stava per succedere.
Mi viene un sospetto, signor ufficiale, riprese il guascone, il quale stava sturando le due bottiglie.
Quale?
Che quelluomo vestito di nero non fosse affatto un buon cristiano e che invece di uscire dalla porta si sia tramutato in uno spirito per succhiarmi tutto il vino della mia cantina.
Che storie ci narrate, taverniere? chiese lufficiale. Io ho conosciuto quel signore e vi posso garantire che è un buon cattolico, poiché il marchese di Montelimar non prende ai suoi servigi degli eretici.
Il marchese di Montelimar! esclamò don Barrejo. Chi è?
Alto là, taverniere, rispose lufficiale. Voi non avete il diritto di conoscere i segreti della polizia di Panama.
Allora beviamo.
Il guascone stava per empire i bicchieri, quando sotto terra si udirono dei rumori indistinti e tuttavia non meno impressionanti. Pareva che delle persone martellassero delle lastre di ferro, mentre altre si divertivano a trascinare catene o ferravecchi.
Lufficiale, i due alabardieri e Panchita erano balzati in piedi, mentre don Barrejo si lasciava cadere su una sedia, mandando un sospirone che avrebbe intenerito perfino i sassi.
Chi produce questo baccano? chiese lufficiale, sfoderando la sua spada.
È lanima delluomo che voi cercate, ve lassicuro io, disse don Barrejo. Lho scorto nella mia cantina.
Volete burlarvi di noi, taverniere?
Burlarvi! Andiamo dunque a vedere! Siamo in quattro e bene armati e anche mia moglie, se vuole, sa maneggiare benino il spiedo.
Il guascone aveva pronunciate quelle parole con tanta gravità che le guardie della ronda erano rimaste non poco impressionate. Quella storia di diavoletti nella cantina e la scomparsa misteriosa, assolutamente inesplicabile per loro che ignoravano come fossero andate le cose, cominciava a seccarli moltissimo.
Lufficiale vuotò un bicchiere pieno di vecchia Malaga, che doveva fargli girare non poco la testa, poi, asciugandosi i baffi col dorso della mano, disse con voce grave, volgendosi verso i due alabardieri:
Noi dobbiamo compiere il nostro dovere, camerati, e riportare al signor marchese il corpo o lanima di quel signore che è venuto qui a bere.
Vuotate anche voi un altro bicchiere per farvi animo e andiamo a vedere che cosa succede nella cantina di questa taverna.
Por Dios! Siamo uomini darmi!
Panchita! gridò don Barrejo. Prendi lo spiedo tu e porta un altro lume.
Ne avevi già uno quando sei sceso nella cantina, rispose la castigliana.
Lho lasciato cadere quando mi è sembrato di vedere lo spettro delluomo biondo.
Tu finirai per diventare un don Fracassa, marito mio.
I miei malanni li pagano i meticci che vengono qui a bere il mezcal, tu già lo sai.
Siamo pronti? A me il lume e, corpo dun cannone! voglio battagliare cogli spettri se realmente si sono rifugiati nella mia cantina.
Signor ufficiale, vi prego di starmi molto vicino. Sapete io non sono un uomo darmi e non ho maneggiato fino ad oggi altro che bottiglie.
Ci siamo noi, rispose il capo della ronda, a cui pareva che la vecchia Malaga avesse dato un gran colpo alle gambe. Siete pronti, alabardieri?
Sí, signore, risposero i due soldati, i quali non si trovavano in migliori condizioni.
Partiamo e non diamo quartiere né ai diavoli, né ai folletti, né ai fantasmi. Caramba! Metteremo a soqquadro la cantina della taverna dEl Moro.
Ed i tre poliziotti, pieni di ardore pel troppo vino bevuto, si mossero, preceduti da don Barrejo il quale reggeva la lampada ed impugnava fieramente la sua fida draghinassa e seguiti dalla bella castigliana armata dun formidabile spiedo.
Capitolo III. LA CACCIA AI FANTASMI
I quattro uomini, ben decisi a liberare la cantina della taverna dEl Moro dallanima delluomo biondo e scialbo, poiché ormai anche nellanimo delle guardie era nato il convincimento che fosse qualche demonio, simpegnarono nella lunghissima scala, la quale contava non meno di una cinquantina di giardini.
Scesi però i dieci primi gradini, don Barrejo credette opportuno di fare una breve sosta e di trinciare, colla sua draghinassa, una gran croce.
Come se i fantasmi si fossero subito accorti di quel segno cristiano, ripresero a martellare ferramenta ed a trascinare catene, sbattendole contro le botti, e producendo cosí un fracasso veramente infernale.
Lufficiale e le due guardie avevano rimontato sollecitamente qualche gradino, urtando la bella castigliana, la quale teneva ben alto lo spiedo.
Signor ufficiale, disse il guascone, simulando un grande spavento. Volete lasciarmi solo alle prese collanima di quelluomo misterioso?
No, no, prendo solamente un po di fiato, rispose laltro, il quale era pallidissimo.
Dovevate bere qualche gocciolo ancora, prima di avventurarvi in queste catacombe.
È vasta dunque la vostra cantina?
Io non sono mai riuscito a percorrerla tutta. Si dice che finisca nellossario del cimitero di città.
Brrr! fece lufficiale. Non potevate trovare di peggio.
Si dice, però io non ho mai potuto verificare questo.
Io non vorrei possedere una simile cantina, mio caro taverniere, rispose lufficiale.
Le guardie doppiamente impressionate da quella rivelazione che non saspettavano, esitarono un poco prima di riprendere la discesa.
Se si fosse trattato di misurarsi con degli indios bravos o con dei filibustieri, senza dubbio avrebbero fatto bravamente il loro dovere, senza farsi pregare, ma quella storia di spettri che già si facevano udire e di ossari, metteva nel loro animo uno sgomento daltronde perdonabile in quei tempi.
Andiamo, dunque? Chiese don Barrejo, il quale faceva tremolare la lampada per simulare un crescente spavento. Qui bisogna prendere il coraggio a due mani, caramba.
Fate lume, rispose lufficiale. Mi pare che la vostra mano oscilli troppo.
Canarios! Sono dinanzi a tutti e sarò il primo a venire acciuffato e portato allinferno o nellossario. Pensate che io ho una moglie e bellina per di piú.
Canarios! Sono dinanzi a tutti e sarò il primo a venire acciuffato e portato allinferno o nellossario. Pensate che io ho una moglie e bellina per di piú.
Mostrate dunque il vostro coraggio dinanzi a lei.
Se è per Panchita, scendo subito ed accoppo tutti gli spiriti che infestano la mia cantina, rispose il guascone, il quale frenava a gran pena le risa.
Rialzò la lampada, tracciò in aria un altro segno della croce e, quantunque nella cantina si udissero sempre sbatacchiare catene contro le botti e di quando in quando degli ululati che parevano uscire dalle gole di lupi arrabbiati, riprese animosamente la discesa, non senza biascicare delle ave marie. Giunto al venticinquesimo gradino, ossia quasi alla metà, il guascone tornò a fermarsi.
Signor ufficiale, disse con voce alterata. Le mie gambe non mi reggono piú.
Non vi mostrate un poltrone dinanzi a vostra moglie, rispose il capo della ronda. Qualcuno bisogna bene che vada innanzi e voi solo siete pratico di questa cantina.
E poi non siamo noi qui, pronti ad appoggiarvi?
E non udite questi rumori?
Non sono sordo.
Da che cosa credete che provengano?
Lo sapremo quando saremo giunti abbasso. Orsú, taverniere, un po di coraggio ed impugna ben salda la tua draghinassa.
E se ci fossero veramente dei fantasmi? disse una delle due guardie, con un certo tremolío nella voce. Sapete bene, capo, che non si uccidono.
E che le alabarde passerebbero attraverso ai loro corpi, come in mezzo ad una nube di fumo, aggiunse laltra.
Noi non li abbiamo ancora veduti, rispose lufficiale. Se compariranno davvero vedremo che cosa converrà fare.
Sí darcela a gambe al piú presto, disse don Barrejo.
Lufficiale non rispose. Si trovava troppo imbarazzato a dare una risposta contraria.
Tirato il fiato, il guascone si decise finalmente a scendere gli altri venti o venticinque gradini ed a raggiungere il fondo.
La cantina sapriva dinanzi a loro, ampia, altissima e, come abbiamo detto, ben fornita di botti piú o meno piene.
Uno spettacolo terrificante, tale da far gelare il sangue anche ad un filibustiere sofferse allora agli occhi delle tre guardie e del cantiniere.
I gemiti, le urla, i fragori di ferramenta erano cessati ed invece erano comparsi improvvisamente due spettri, i quali erano saltati giú dalle ultime botti delle due file, mettendosi subito a girare su se stessi e facendo vivamente agitare i loro drappi bianchi.
Don Barrejo aveva cacciato un urlo ed aveva subito lasciata cadere a terra la lampada.
Scappiamo!Scappiamo! aveva gridato con voce strozzata.
Le tre guardie avevano già voltate le spalle e stavano arrampicandosi affannosamente su per la scala, spingendosi innanzi Panchita la quale strillava come se la scorticassero.
In pochi istanti si trovarono tutti nella taverna. Le guardie erano pallide ed affannate e pareva che non avessero piú voce.
Fortunatamente vi era ancora del vino sul tavolo ed un paio di bicchieri di vecchio Xeres, cacciati un dietro allaltro, diedero un po di animo ai disgraziati.
La tua cantina è maledetta, disse lufficiale, appena poté tirare il fiato. Erano ben dei fantasmi quelli?
Se lo erano! esclamò Don Barrejo. Chiedetelo alle vostre guardie ed a mia moglie.
Sí, sí, capo, si affrettarono a confermare i due alabardieri.
Erano dei veri spettri.
Allora mio caro, cavatela come puoi, disse lufficiale. Io non mi occupo di questi affari.
Aprici.
Come! Ve ne andate, signore ufficiale? strillò Panchita, la quale si era abbandonata su una sedia, simulando uno spavento impossibile a descriversi.
I soldati non hanno mai battagliato contro le ombre, bella mia, rispose il capo della ronda, il quale non vedeva il momento di trovarsi allaperto. Le nostre spade e le nostre alabarde non ci servirebbero a nulla.
E dove volete che andiamo a dormire? Sotto la pioggia? disse don Barrejo, il quale fingeva di strapparsi i capelli.
Andate a bussare alla porta di qualche vicino.
Dovrò allora raccontargli il motivo per cui io e mia moglie siamo fuggiti e domani tutto il quartiere saprà che la mia cantina è frequentata dagli spiriti dellossario.
E saremo completamente rovinati, sospirò la bella castigliana.
Io non so che cosa farvi, miei cari, rispose lufficiale, il quale fissava la porta della cantina rimasta aperta, come se temesse di veder comparire, da un momento allaltro, uno di quei due spettri giganti. Io non posso darvi che un consiglio.
Dite su, signor ufficiale, piagnucolò don Barrejo.
Di recarvi domani mattina dal Padre Superiore del convento piú vicino e di pregarlo di mandarvi una mezza dozzina di frati con delle croci e con molta acqua santa.
Rimanete qui fino a domani?
No, mio caro taverniere, ne abbiamo abbastanza dei misteri che si succedono qui. Domani in pieno giorno, verremo forse a ritrovarvi per sapere qualche cosa. Aprite ora e lasciateci andare.
Piove ancora al di fuori.
Preferisco prendermi dellacqua, piuttosto di scendere ancora nella tua cantina. Andiamo camerati.
Don Barrejo, fingendosi disperato, aprí la porta della taverna e tutti, compresa Panchita, uscirono sulla via.
In quel momento passavano alcuni nottambuli, non curanti della pioggia che continuava a cadere a catinelle.
Vedendo aprirsi la taverna ed uscire delle persone che subito non avevano potuto scorgere, poiché le guardie si erano bene avviluppate nei loro ampi mantelli, si accostarono, ed uno della comitiva, quantunque sembrasse abbastanza alticcio, chiese:
Si può bere una bottiglia?
Eccovi in buona compagnia, disse lufficiale a Don Barrejo. Queste brave persone non se ne andranno finché offrirete da bere.
E chi è che andrà in cantina a prendere le bottiglie se vi sono i fantasmi?
Come, vi sono i fantasmi nella vostra casa? chiese un altro della comitiva, facendosi precipitosamente il segno della croce.
Si caballeros, e cosí terribili che hanno fatto scappare perfino le signore guardie.
I nottambuli non ne vollero sapere di piú sallontanarono correndo, mentre le guardie se ne andavano pure dallaltra parte rasentando i muri delle case.
Don Barrejo attese che il rumore dei passi fosse completamente cessato, poi rientrò nella taverna e, mentre sua moglie si affrettava a chiudere, si gettò su una sedia ridendo a crepapelle e con tale fragore da attirare perfino lattenzione dei due fantasmi, i quali non tardarono a comparire sulla porta della cantina, facendo svolazzare le candide tovaglie che li coprivano.
Vade retro Satana! gridò il guascone, impugnando una bottiglia. Tu puzzi troppo di zolfo.
Mendoza che era dinanzi, si sbarazzò delle tovaglie e si precipitò verso il tavolino, seguito da Buttafuoco, il quale, forse per la prima volta dopo tanti anni, si permetteva pure di ridere allegramente.
Rajo de Sol! esclamò il basco, afferrando pure lui una bottiglia che non era stata ancora interamente vuotata. Ti proclamo, don Barrejo, il piú grande ed il piú furbo guascone che la terra degli spadaccini e degli avventurieri abbia allattato.
Sí, un bravuomo, confermò Buttafuoco, il quale cercava pure di bagnarsi la gola.
Sono scappati come lepri, rispose don Barrejo. Ah! Che commedia, amici! Io non so come abbia fatto a trattenere fino a questo momento le risa. Non ne potevo proprio piú.