Signor figlio dun grande di Spagna, disse Mendoza, mentre una folgore attraversava la piazza, seguita da uno schianto terribile. Preparatevi alla partenza che non ha ritorno.
Stava per tornare allattacco, quando una finestra della posada si aprí ed una voce dun uomo chiese:
Chi si ammazza davanti al mio albergo?
È lamico Mendoza che si diverte un po, disse Buttafuoco, alzando la testa. Lascia fare, Wandoe, fra poco tutto sarà finito.
Porta invece una torcia ed un archibugio.
Canaglie! gridò lo sconosciuto, facendo una rapida mossa di fianco per prendere piú campo. Avete degli amici qui ed ora mi farete assassinare a colpi darma da fuoco.
Non è agire da gentiluomini questo.
Basterà il colpo dei Tre Corsari, rispose Mendoza, chiudendogli prontamente il passo e costringendolo ad appoggiarsi alla parete. A te, bandito, prendi questo per ora!
Ed anche tu questa rispose lo sconosciuto, il quale si difendeva disperatamente, chiamando in suo soccorso tutte le risorse della terribile arte della scherma.
Mendoza parò la botta, poi tutto dun tratto si abbassò verso terra, appoggiandosi sulla mano sinistra e andò a fondo.
Lo sconosciuto aveva mandato un grido, poi aveva lasciata cadere la spada, appoggiandosi contro il muro.
Aveva ricevuta una magnifica stoccata nella spalla sinistra, dal basso in alto.
Mendoza ritirò lentamente la lama, la cui punta si era arrossata contro la scapola dellavversario e fece un gesto di malumore.
Troppo alto disse. Avrei dovuto attraversargli il cuore.
In quel momento il preteso figlio del grande di Spagna, vinto dal dolore intenso causatogli da quel terribile colpo, rovinò al suolo, rimanendo inerte.
Morto? chiese Buttafuoco.
Oh, no, rispose Mendoza. La ferita però deve essere dolorosissima.
In quellistante la porta della posada ed un uomo di alta statura, che rassomigliava stranamente a Buttafuoco, pure molto barbuto e molto abbronzato, comparve, portando in una mano una lanterna e nellaltra un lungo archibugio.
Che cosa succede qui, amici? chiese, avvicinando premurosamente al bucaniere ed al filibustiere, il quale stava asciugando tranquillamente la punta della lama.
Non ne sappiamo piú di te, Wandoe, rispose Buttafuoco. Questo mascalzone ci ha provocati e Mendoza ha approfittato delloccasione per dargli una buona lezione di scherma.
Non ci vedo chiaro in tutto questo, rispose il proprietario della posada. Questo furfante deve essere stato pagato dal marchese per assassinarvi. Vediamo un po: ne conosco molti di questi sicari. Si avvicinò al ferito, il quale pareva che fosse svenuto e gli proiettò in pieno viso i raggi della lanterna.
Ad un tratto un grido gli sfuggí e fece due o tre passi indietro, esclamando:
Ah! Disgraziato! Disgraziato! Lavevo sospettato.
Che cosa? chiesero ad una voce Mendoza e Buttafuoco.
Aiutatemi a portare a coperto questuomo, rispose Wandoe. Non bisogna lasciarlo morire.
Questi birbanti hanno la pelle dura e poi la sua ferita è piú dolorosa che pericolosa. Ah! Se lavessi côlto un po piú sotto, allora non risponderei piú di lui.
I tre uomini sollevarono il ferito ed entrarono nella posada, arrestandosi in una vasta camera a pianterreno che era ancora illuminata, la quale conteneva solamente sei amache che in quel momento erano vuote.
Il ferito fu sollevato con molte precauzioni e deposto su uno di quei comodi e freschi giacigli.
Subito Mendoza, con una navaja datagli da Wandoe, gli tagliò la casacca, il giustacuore e la camicia e mise allo scoperto la ferita.
Niente di grave, disse, arrestando con un fazzoletto il sangue che sgorgava in abbondanza.
La fasciò alla meglio, aggiungendo:
Ci occuperemo poi meglio di questuomo. Spiegaci ora, Wandoe, il tuo sgomento che per noi è inesplicabile.
Lhai veduto altre volte questo avventuriero?
Wandoe, il quale aveva un viso assolutamente sconvolto, guardò il bucaniere ed il filibustiere quasi con terrore, poi chiese con voce strozzata:
Non ve lha condotta?
Chi? domandarono ad un tempo Buttafuoco e Mendoza.
La señorita.
La señorita Ines di Ventimiglia?
Sí! Sí! balbettò Wandoe.
Tu sei impazzito? gridò Buttafuoco. Che cosa vuoi dire?
Non ho il coraggio di dirvelo. Ora comprendo che noi siamo stati giuocati.
Suvvia, disse il bucaniere, il quale cominciava a perdere la pazienza. Spiegati una buona volta.
Vi chiedo se ve lha condotta.
Ma chi?
La señorita di Ventimiglia, ripeté Wandoe, con angoscia.
Quelluomo lí è venuto oggi, dopo il mezzodí, con un biglietto firmato Buttafuoco con cui la si avvertiva di lasciare immediatamente la mia posada, essendo ormai stato scoperto il mio rifugio dal marchese di Montelimar.
Buttafuoco e Mendoza, udendo quelle parole, erano rimasti come fulminati.
La señorita scomparsa! esclamò finalmente Buttafuoco, mentre Mendoza si strappava un ciuffo di capelli. Lhai veduta tu questa lettera?
La señorita me lha fatta leggere, prima di decidersi a lasciare la mia posada.
Ah! Cane dun marchese! urlò Mendoza, con accento feroce. Ce lha fatta!
Dimmi, Wandoe, disse Buttafuoco, il quale aveva riacquistato prontamente il suo sangue freddo. La señorita non ha avuto alcun sospetto?
Nessuno, perché quel biglietto portava la tua firma e già sapeva che qualche cosa cera in aria. Glielo avevi già detto tu che il marchese era ormai sulle vostre tracce.
A che ora ha lasciato la posada?
Verso le tre pomeridiane.
Ed è uscita con quelluomo lí?
Si.
Ne sei ben certo?
Non posso ingannarmi, perché avevo già oggi osservato sul viso di quellavventuriero una profonda cicatrice che pare prodotta da un colpo di draghinassa.
Mi stupisce però come la señorita non avesse intuito che si trattava dun tradimento.
Nessuno poteva sapere in Panama che Buttafuoco era qui, rispose Wandoe.
È vero anche questo. Che polizia ammirabile ha quel marchese! Ci ha portato un colpo mortale, tuttavia noi non siamo uomini da perderci di coraggio.
Occupati del ferito e curalo piú che puoi. Da lui sapremo dove ha condotto la contessina di Ventimiglia.
Cè il lume nel tuo gabinetto?
Sí, amico.
Vieni Mendoza, disse Buttafuoco.
Aprirono una porta ed entrarono in una stanzina attigua, che serviva come di segreteria della posada, e come la prima camera era pure illuminata.
Buttafuoco gettò via con dispetto il feltro ed il mantello e si sedette dinanzi ad un tavolo, prendendosi il capo fra le mani.
Mendoza, che aveva scoperta sullo scrittoio una bottiglia, si era affrettato ad impadronirsene, per rimettersi meglio da tante emozioni passate.
Orsú, signor Buttafuoco, disse il filibustiere empiendo due bicchieri. Schiarite un po le idee con questo Porto, che Wandoe ha certamente serbato per noi. Verranno subito a galla come le sardine del mare dellOlanda.
Io credo, mio caro, rispose il bucaniere, che noi abbiamo trovato un avversario degno di noi.
È vero che aveva dato molto da fare al figlio del Corsaro Rosso.
Se noi non riusciremo a riavere nelle nostre mani la señorita, potremo rinunciare alleredità del Gran Cacico del Darien, poiché la presenza della figlia del Corsaro è assolutamente necessaria.
Lo so, rispose Mendoza. I capi delle tribú non consegnerebbero il tesoro ai primi arrivati. Il difficile sta ora nello strapparla nuovamente al marchese di Montelimar.
Egli certamente aspettava pazientemente, da anni ed anni, il suo arrivo in Panama, per averla ancora una volta sottomano.
Che il nostro passaggio attraverso listmo sia stato notato? Io mi sono rivolto piú di cento volte questa domanda.
E da chi? Chi poteva riconoscerci dopo sei anni dassenza?
Eppure, come vedi, appena abbiamo messo i piedi in Panama abbiamo avuto intorno delle spie. Io non credo affatto che il marchese ti abbia riconosciuto mentre passeggiavamo sulle calate del porto.
Vi deve essere qui sotto un mistero, signor Buttafuoco. Io vorrei sapere innanzitutto il perché quel bucaniere inviato al conte di Ventimiglia dal Gran Cacico prima di esalare lultimo suo sospiro, ci abbia lasciati sbarcando sul continente, colla scusa di recarsi ad avvertire le tribú del Darien dellimminente arrivo della principessa.
Non avete mai notato qualche cosa di doppio in quelluomo?
Piú di quanto tu credi, rispose Buttafuoco.
Che sia stato lui a tradirci per impadronirsi da solo del tesoro?
Può darsi, Mendoza; però io conosco glindiani, so quanto sono cocciuti e non rimetteranno leredità del Gran Cacico che nelle mani della señorita.
E come faranno a riconoscerla?
Da un tatuaggio misterioso che la contessina porta su una spalla e che sarebbe come una specie di timbro reale.
Allora siamo al sicuro contro qualunque mistificazione.
Oh! Per questo sí, rispose il bucaniere. A noi ora non resta che far perdere nuovamente le nostre tracce alle spie del marchese ed ai suoi sicari, e cercare di metterci al piú presto in relazione con Raveneau de Lussan, poiché senza laiuto dei filibustieri non potremmo raggiungere le grandi selve del Darien.
In quel momento entrò Wandoe portando unaltra bottiglia e dei bicchieri.
Come va dunque il ferito? chiese Buttafuoco.
Luomo è robusto e la lama non ha offeso alcun organo importante. Fra dieci o dodici giorni quelluomo sarà perfettamente ristabilito.
La botta era troppo alta, disse Mendoza, con un certo rammarico.
Non dolertene, gli disse Buttafuoco. Questuomo sarà piú prezioso vivo anziché morto.
Quindi, rivolgendosi verso il padrone della posada, gli disse:
Hai degli amici nel porto?
I filibustieri che hanno ormai rinunciato al loro pericoloso mestiere non mancano.
A noi occorre una casetta isolata e non sospettata, per poter agire a nostro agio. Ormai non possiamo soffermarci né qui né alla taverna di don Barrejo.
Ho laffar tuo, rispose Wandoe, dopo daver pensato un momento. Prima di mezzodí tu avrai una modesta casetta e, se vorrai, anche una buona barca da pesca.
Il proprietario delluna e dellaltra è un ex-filibustiere di David, graziato dagli spagnuoli e che ora fa il pescatore, ma in fondo è rimasto sempre un figlio della Tortue.
Non ti domando di piú. Questa sera noi prenderemo possesso dellalloggio e vi trasporteremo i due prigionieri.
E come? chiese Mendoza.
Lascia fare a me, mio caro basco, e vedrai che noi la faremo bella alle spie del marchese di Montelimar.
Wandoe, hai sempre quel vispo ragazzo indiano?
Sempre, amico.
Dammi una penna ed un calamaio per scrivere a don Barrejo. Scommetto che quando riceverà la mia lettera, quel pazzo di guascone riderà tanto da slogarsi le mascelle.
Capitolo V. IL VIAGGIO STRAORDINARIO DUNA BOTTE
Scappati via Buttafuoco e Mendoza, il guascone era rimasto solo in mezzo alla strada, sotto la pioggia torrenziale, guardando con una certa ansietà i sei frati che indossavano delle cappe grigie e che portavano dei ceri fumosi, i quali resistevano ostinatamente allacqua.
Il venerando drappello formato da barbe grigie, come abbiamo detto, era preceduto da un sagrestano zoppo che procedeva con delle strane mosse da ranocchio e che reggeva un secchio pieno dacqua santa.
Il povero guascone sarebbe stato ben lieto di chiudere la porta in viso ai frati, quantunque buon cristiano, e di andarsene subito a dormire, ma a quei tempi non cera da scherzare coi religiosi ed una qualunque offesa si poteva pagare assai cara.
Costretto a fare buona cera suo malgrado, don Barrejo, invece di chiudere la porta, spalancò i due battenti e ricevette cortesemente le sei barbe grigie, baciando ad ognuna di esse il cordone per mostrarsi buon cristiano.
A che cosa devo lonore della vostra visita ad unora cosí tarda, reverendi? chiese. Non vi è alcun morto qui da portare al cimitero.
Vi sono però dei fantasmi, disse un frate rubicondo e grosso.
Cerano una volta.
Come, cerano una volta! esclamò il frate, inarcando le sopracciglia. È appena mezzora che è venuto da noi un ufficiale delle guardie ad avvertirci che la vostra cantina era piena di satanelli.
Ora però non ci sono piú, reverendo, poiché poco fa sono disceso e non ho piú udito nessun rumore, né veduto nessun satanello, né satanasso.
Noi vogliamo vedere bene dentro in questa faccenda, rispose il frate. Le stregonerie non sono tollerate.
Se i reverendi padri vogliono seguirmi, andiamo pure a dare la caccia ai fantasmi, disse il guascone, prendendo un lume e mettendosi dinanzi al sagrestano-ranocchio che era piú bianco dun cencio di bucato. Le sei barbe grigie scesero attraverso lampia scala, una scala quasi da palazzo, e giunsero ben presto in cantina, dove cominciarono subito a borbottare certe preci ed a trinciare una infinità di segni della croce.
Il guascone fingeva di borbottare anche lui qualcosa che non si capiva, e di quando in quando sappoggiava contro il sagrestano-ranocchio, manifestando un grande spavento.
Quando le preghiere furono finite, il frate piú anziano cominciò a benedire le botti e le pareti per rimandare allinferno spettri e satanelli.
Passando dinanzi alla grossa botte dove stava rinchiuso il disgraziato Pfiffero, si arrestò titubante.
Che cosè questo rumore che si ode lí dentro? chiese, rivolgendosi al guascone.
È vino nuovo che bolle, reverendo, rispose don Barrejo, con grande serietà.
Ne siete ben certo?
Diamine! Ce lho messo dentro tre giorni fa.
Gorgoglia in un modo curioso.
La cantina non è troppo fresca, quantunque sia molto profonda.
Dove sono comparsi i fantasmi?
Precisamente qui.
Quanti erano?
Due, reverendo.
E il passaggio che conduce allossario del cimitero?
Quale passaggio?
Lufficiale delle guardie mi ha detto che qui vi era una galleria.
Sí, una volta, reverendo, poi è venuta una scossa di terremoto ed ha fatto crollare le vôlte.
Le sei barbe grigie fecero il giro della cantina, continuando a benedire, mentre don Barrejo cercava fra la botti un certo caratello che non sarebbe dispiaciuto nemmeno ai reverendi.