Il vento continuava a mantenersi buono, anzi tendeva a crescere, accelerando la corsa della Perla di Labuan, la quale non tardò a raggiungere i sette nodi allora, velocità che le avrebbe permesso di guadagnare ii capo Sirik molto presto.
A mezzodì furono segnalate a babordo le Romades, gruppo disole situate a quaranta miglia dalla costa del Borneo, abitate per la maggior parte da pirati che se la intendevano a meraviglia con quelli di Mompracem. Alcuni prahos, anzi, raggiunsero la Perla di Labuan, augurando allequipaggio e al suo capitano buona preda.
Qualche vela lontana, un brigantino e alcune giunche cinesi di forme pesanti e barocche, furono segnalati durante il giorno, ma la Tigre della Malesia, che temeva di arrivare dopo lHelgoland e non voleva esporre i suoi uomini in un combattimento inutile, non si curò di quei navigli.
Allindomani, ai primi albori, fu segnalata Whale, isola considerevole, lontana centodieci miglia da Mompracem, cinta da scogliere innumerevoli che rendono oltremodo pericoloso lapprodo. Una cannoniera con bandiera olandese, che esplorava la costa cercando senza dubbio qualche legno corsaro, appena ebbe scorta la Perla di Labuan prese il largo a tutto vapore; il suo ponte, in un baleno, si coprì di marinai armati di carabine di lunga portata e gli artiglieri smascherarono a tribordo un grosso cannone.
Aoh! esclamò Yanez, avvicinandosi a Sandokan che guardava con occhio tranquillo la cannoniera. Fratellino mio, quella bestia là ha fiutato qualcosa, perché pare che si prepari a darci la caccia.
Non crederlo rispose la Tigre. Si accontenterà di seguirci.
Non mi va troppo a sangue essere seguito da una cannoniera.
Hai paura?
No, fratello mio. Ma se quella cannoniera ci seguisse fino a Sarawak?
Perché vuoi che ci segua a Sarawak? Se ha un sospetto ci darà battaglia e noi la coleremo a picco.
Diffida, fratello. Mi si disse che James Brooke ha una buona flottiglia, che cambia assai spesso bandiera ed apparenza per dar la caccia ai pirati.
Le conosco le astuzie di quel lupo di mare. So che talvolta, per attirare i pirati, disalbera la sua nave, il Realista, per mitragliarli appena giunti a tiro.
È vero, Sandokan, che quel diavolo duomo ha sterminato quanti pirati battevano le coste di Sarawak?
È vero, Yanez. Col suo piccolo schooner, il Realista, purgò le coste di mezzo Borneo, distruggendo tutti i prahos, incendiando i villaggi, cannoneggiando le fortezze. Quelluomo ha del sangue nelle vene, non tanto però quanto ne hanno i pirati di Mompracem. Tremi il giorno in cui i miei tigrotti approderanno sulle sue terre.
Vuoi misurarti con lui?
Lo spero. La Tigre darà allo sterminatore dei pirati un colpo terribile, forse il colpo di grazia.
Aho! esclamò il portoghese.
Coshai?
Guarda la cannoniera, Sandokan. Cinvita a mostrare la nostra bandiera.
Non sarà certo la mia, quella che mostrerò.
Quale allora? chiese Yanez.
Ehi, Kai-Malù, mostra a quei curiosi una bandiera inglese, olandese o portoghese.
Pochi istanti dopo, una bandiera portoghese sventolava a poppa del praho.
La cannoniera, soddisfatta, prese quasi subito il largo, non già verso lisola Whale, che si scorgeva ancora allorizzonte, ma verso il sud.
Quella rotta fece aggrottare le ciglia alla Tigre della Malesia e al suo compagno.
Uhm! fece il portoghese. Cè sotto qualche cosa.
Lo so, fratello.
Quella cannoniera si dirige verso Sarawak, ne sono certo, certissimo. Appena fuori di vista modificherà la sua rotta.
Gli uomini che la montano sono furbi. Hanno fiutato in noi dei pirati.
Che cosa farai?
Nulla per ora. Quella cannoniera, oggi, cammina più di noi.
Che vada ad aspettarci a Sarawak?
È probabile.
Ci tenderà forse un agguato alla foce del fiume, con la flotta di Brooke.
Daremo battaglia.
Non abbiamo che otto cannoni, Sandokan.
Noi, ma lHelgoland ne avrà più di noi. Lo vedrai, portoghese, ci divertiremo.
Per due giorni la Perla di Labuan navigò alla distanza di una trentina di miglia dalla costa del Borneo, segnalata dalla cima del monte Patau, gigantesco cono coperto di superbe foreste che si eleva a 1880 piedi sul livello del mare.
La mattina del terzo, dopo una breve calma, girava il capo Sirik, promontorio roccioso coronato da alcune isole e isolotti che chiude la vasta baia di Sarawak verso nord. Sandokan, che temeva di trovarsi da un istante allaltro dinanzi alla flottiglia di James Brooke, fece caricare i cannoni, nascondere due terzi dellequipaggio; quindi innalzò la bandiera olandese. Dopo di che, mise la prua al capo Tanjong-Datu, che ad occidente chiude la baia, in vicinanza del quale doveva passare lHelgoland proveniente dallIndia. Verso il mezzodì dello stesso giorno, tra la generale sorpresa, la Perla di Labuan si imbatteva nella cannoniera olandese che tre giorni prima aveva incontrato nelle acque dellisola Whale. Sandokan, nel vederla, lasciò andare un violento pugno sulla murata. Ancora la cannoniera! esclamò, aggrottando la fronte e mostrando i denti, bianchi e aguzzi come quelli di una tigre. Tu vuoi che io faccia bere del sangue ai miei tigrotti.
Ci spia, Sandokan disse Yanez.
Ma io la colerò a picco.
Non lo farai, Sandokan. Un colpo di cannone può essere udito dalla flotta di Brooke.
Io me ne rido della flotta del rajah.
Sii prudente, Sandokan.
Sarò prudente, giacché lo vuoi, ma vedrai che quella cannoniera ci tenderà un agguato alla foce del Sarawak.
Non sei la Tigre della Malesia, tu?
Sì, ma abbiamo la vergine della pagoda a bordo. Una palla potrebbe colpirla.
Coi nostri petti le faremo scudo.
La cannoniera olandese era giunta a duecento metri dalla Perla di Labuan. Sul suo ponte si vedevano il capitano, munito di un cannocchiale e, affollati a prua, una trentina di marinai armati di carabine. A poppa alcuni artiglieri circondavano un grosso cannone.
Girò due volte attorno al praho descrivendo un grandissimo semicerchio, poi virò di bordo mettendo la prua a sud, verso Sarawak.
La sua velocità era tale che in tre quarti dora non si scorgeva più che un sottile pennacchio di fumo. Dannazione! esclamò Sandokan. Se mi torni a tiro ti mando a picco con una sola bordata. La Tigre, anche se non è di cattivo umore, non si lascia avvicinare tre volte impunemente.
La ritroveremo a Sarawak disse Yanez.
Lo spero, ma
Un grido che veniva dallalto lo interruppe bruscamente.
Eh! Uno steamer allorizzonte! aveva gridato un pirata che si teneva a cavalcioni del gran pennone di maestra.
Un incrociatore, forse! esclamò Sandokan il cui sguardo si accese.
Da dove viene?
Dal nord rispose il gabbiere.
Lo vedi bene?
Non scorgo che il fumo e lestremità dei suoi alberi.
Se fosse lHelgoland! esclamò Yanez.
È impossibile! Verrebbe dalloccidente, non già dal nord.
Può aver toccato Labuan.
Kammamuri! gridò la Tigre.
Il maharatto, che si era issato sul coronamento di poppa, si slanciò giù correndo verso il pirata.
Conosci lHelgoland? chiese la Tigre.
Sì, padrone.
Ebbene, seguimi!
Si slanciarono verso i paterazzi, sinerpicarono fino alla estremità dellalbero di maestra e fissarono i loro sguardi sulla verdastra superficie del mare.
7. LHelgoland
Allorizzonte, là dove il cielo si confondeva con loceano, era quasi improvvisamente apparso un vascello a tre alberi che, quantunque ancora assai lontano, sindovinava essere di grandi dimensioni. Dal fumaiolo usciva una striscia di fumo nero che il vento portava assai lontano. La sua mole, la sua struttura, i suoi alberi rivelavano subito che quella nave apparteneva alla categoria dei vascelli da guerra.
Lo scorgi, Kammamuri? chiese Sandokan, che fissava il piroscafo con estrema attenzione, come se volesse riconoscere la bandiera che sventolava sul picco della randa.
Sì rispose il maharatto.
Lo conosci?
Aspettate un poco, padrona
È lHelgoland?
Aspettate mi pare sì, sì, è lHelgoland!
Non tinganni?
No, Tigre, non minganno. Ecco la sua prua tagliata ad angolo retto, ecco là i suoi alberi tutti dun pezzo, ecco i suoi dodici sabordi. Sì, Tigre, sì, è lHelgoland!
Un lampo sinistro guizzò negli occhi della Tigre della Malesia.
Là vè lavoro per tutti! esclamò il pirata.
Si aggrappò ad una sartia e si lasciò scivolare fino al ponte. I suoi pirati, che avevano brandite le armi, gli corsero attorno interrogandolo con lo sguardo.
Yanez! chiamò.
Eccomi, fratello rispose il portoghese, accorrendo da poppa.
Prendi sei uomini, scendi nella stiva e sfonda i fianchi del praho.
Che? Sfondare i fianchi del praho? Sei matto?
Ho il mio piano. Lequipaggio del vascello udrà le nostre grida, accorrerà e ci accoglierà come naufraghi. Tu sarai un ambasciatore portoghese in rotta per Sarawak e noi la tua scorta.
Ebbene?
Ebbene una volta sul vascello, non sarà difficile per uomini come noi impadronircene. Spicciati: lHelgoland si avanza.
Fratello, sei davvero un granduomo! esclamò il portoghese.
Fece armare dieci uomini e discese nella stiva ingombra di armi, di barilotti di polvere, di palle e di vecchi cannoni che servivano quale zavorra. Cinque uomini si misero a babordo e gli altri cinque a tribordo, con le scuri in mano.
Animo, ragazzi disse il portoghese. Picchiate sodo, ma che le falle non siano troppo grandi. Bisogna affondare lentamente per non farsi mangiare dai pesci-cani.
I dieci uomini si misero a picchiare contro i bordi della nave che erano solidi come fossero di ferro. Dieci minuti dopo, due enormi getti dacqua si precipitavano fischiando nella stiva, dirigendosi verso poppa.
Il portoghese ed i dieci pirati si slanciarono in coperta.
Affondiamo disse Yanez. Saldi in gambe, ragazzi, e nascondete le pistole e i kriss sotto le casacche. Domani ne avremo bisogno.
Kammamuri gridò Sandokan, conduci la tua padrona sul ponte.
Dovremo saltare in mare, capitano? chiese il maharatto.
Non cè bisogno. Se però sarà necessario, mincarico io di portare la giovanetta.
Il maharatto si precipitò sotto coperta, afferrò fra le robuste braccia la sua padrona, senza che ella opponesse la minima resistenza, e la portò sul ponte.
Il piroscafo era lontano un buon miglio, ma si avanzava colla velocità di quattordici o quindici nodi allora. Fra pochi minuti doveva trovarsi sulle acque del praho.
La Tigre della Malesia si avvicinò ad un cannone e vi diede fuoco.
La detonazione fu portata dal vento fino al vascello, il quale mise subito la prua verso il praho.
Aiuto! a noi! urlò la Tigre.
Aiuto! aiuto!
Affondiamo!
A noi! a noi! gridarono i pirati.
Il praho, inclinato a tribordo, affondava lentamente, traballando come fosse ubriaco. Già nella stiva si udiva lacqua penetrare con sordo rumore attraverso le due spaccature, e i barili urtarsi e spezzarsi contro i cannoni. Lalbero di maestra, scavezzato alla base, barcollò un istante, poi precipitò in mare, trascinando nella caduta la gran vela e tutte le sartie.
In acqua le artiglierie comandò Sandokan, che sentiva mancarsi il praho sotto i piedi.
I cannoni furono gettati in mare, poi i barili di polvere, le palle, le ancore, la zavorra che era in coperta, le gomene e gli alberi di ricambio.
Sei uomini, afferrati alcuni mastelli, scesero nella stiva per rallentare limpeto delle acque che entravano con furia rodendo gli orli delle due spaccature..
Il vascello era giunto allora a trecento metri di distanza e si era arrestato. Sei imbarcazioni montate da marinai si staccarono dai suoi fianchi dirigendosi a tutta velocità verso il praho che affondava.
Aiuto! aiuto! gridò Yanez, che si trovava in piedi sulla murata di babordo, circondato da tutti i pirati.
Coraggio gridò una voce partita dal battello più vicino.
Le imbarcazioni venivano avanti con furia, fendendo rumorosamente le acque. I timonieri, seduti a poppa, colla barra in mano, incoraggiavano i marinai, i quali arrancavano con furore e con perfetto accordo, senza perdere un colpo di remo.
In brevi istanti il praho si trovò abbordato da due lati. Lufficiale che comandava la piccola squadra, un buon giovanotto nelle cui vene doveva scorrere sangue indiano, saltò sul ponte di legno che stava per sommergersi.
Vedendo la pazza, si scoprì cortesemente il capo.
Spicciatevi disse, prima la signora, poi gli altri. Avete nulla da salvare?
Nulla, comandante disse Yanez. Abbiamo gettato tutto in mare.
In barca!
La vergine della pagoda prima, poi Yanez, Sandokan e alcuni malesi e dayachi si precipitarono nellimbarcazione dellufficiale, mentre gli altri si accomodavano alla meglio nelle altre cinque.
La piccola squadra si allontanò in fretta, dirigendosi verso il vascello che avanzava a piccolo vapore.
Lacqua arrivava allora sul ponte del praho, il quale oscillava da prua a poppa scuotendo il malfermo albero di trinchetto.
Dimprovviso fu visto piegarsi sul fianco dritto, rovesciarsi, poi scomparire sotto le onde, formando un piccolo vortice che attirò le imbarcazioni per una ventina di metri, nonostante gli sforzi erculei dei marinai.
Una grande ondata si distese al largo, sollevando i rottami e infrangendosi contro i fianchi del vascello, il quale barcollò da babordo a tribordo.
Povera Perla! esclamò Yanez che provò una stretta al cuore
Da dove venivate? chiese lufficiale dellHelgoland, rimasto fino allora silenzioso.
Da Varauni rispose Yanez.
Si era aperta una falla?
Sì, a causa di un urto contro la scogliera dellisola Whale. Chi sono tutti questi uomini di colore che conducete con voi?
Dayachi e malesi. È una scorta donore datami dal Sultano del Borneo.
Ma allora voi siete?
Yanez Gomera y Marhanhao, capitano di S.M. Cattolica il Re del Portogallo, ambasciatore alla Corte del Sultano di Varauni.
Lufficiale si scoperse il capo.
Sono tre volte felice di avervi salvato disse inchinandosi.
Ed io vi ringrazio, signore disse Yanez, inchinandosi pure. -
Senza il vostro aiuto, a questora nessuno di noi sarebbe in vita.
Le imbarcazioni erano giunte presso il vascello. La scala fu abbassata e lufficiale, Yanez, Ada, Sandokan e tutti gli altri salirono in coperta dove li attendevano ansiosamente il capitano e lequipaggio.
Lufficiale presentò Yanez al capitano del vascello, un belluomo sulla quarantina con due grossi mustacchi e la pelle abbronzata dal sole equatoriale.
È una vera fortuna, signore, lessere arrivato in così buon punto disse il capitano stringendo vigorosamente la destra che il portoghese gli porgeva.