La costa? chiese, vedendosi davanti il bosmano.
Non ancora, comandante, per nostra disgrazia, rispose Reton. Comincio però a sperare che non sia molto lontana Guardate che cosa ho raccolto poco fa.
Il capitano afferrò la tavoletta di sughero, guardandola attentamente da una parte e dellaltra. A un tratto un grido li sfuggì dalle labbra e così alto da svegliare anche don Pedro e Mina.
Che cosa succede, comandante? chiese il giovane alzandosi prontamente È forse in vista la Nuova Caledonia?
Ancora un tradimento, rispose don Josè, che appariva in preda a una grande agitazione.
Il bosmano imprecando, si batteva la testa con i pugni poderosi.
Che cosa dite, capitano? chiese poi con ansia.
Che quel traditore continua la sua opera infame.
Quel pezzo di sughero
È un segnale affidato alle onde e alle correnti.
A quale scopo? domandò don Pedro.
Guardate anche voi dunque, rispose il capitano che sembrava dovesse scoppiare dalla collera.
Don Pedro, a sua volta, si impadronì del sughero e poté distinguere tre strani geroglifici sormontati da un uccello, una specie di colombo, probabilmente un notù, incisi con qualche chiodo o con la punta di un coltello.
Il segnale misterioso del documento! esclamò.
Guardate più sotto, don Pedro.
Vedo un A
Che vorrà significare Andalusia, suppongo, disse il capitano.
E che cosa volete concludere? chiese Mina.
Il capitano stette un momento raccolto, poi chiese a don Pedro:
Voi non avete mostrato a nessuno quel pezzo di corteccia di niauli?
No, capitano.
Ne siete ben certo?
Lho sempre tenuto nascosto sotto la mia camicia, dopo il naufragio dellAndalusia.
E prima?
Lho tenuto nella mia cassetta, chiusa a doppio giro di chiave.
Come può allora uno dei nostri marinai conoscere il segreto? si chiese don Josè. Ecco un mistero assolutamente inesplicabile.
E che cosa volete concludere? chiese per la seconda volta Mina.
Che qui sotto cè la mano del capitano Ramirez, rispose don Josè. Quel miserabile deve aver corrotto qualcuno dei miei uomini. Quella doga è un segnale affidato alle onde e probabilmente non sarà stato il solo. Chissà quanti ne sono stati gettati dal traditore, a nostra insaputa con la speranza che qualcuno venga raccolto dallequipaggio dellEsmeralda Tu Reton, hai mai veduto di questi sugheri a bordo dellAndalusia?
Mai, rispose il bosmano. Solo i pescatori ne usano e noi avevamo ben altro da fare che prendere pesci.
Ah! esclamò in quel momento don Pedro che continuava ad osservare la doga. Ci sono dei segni anche sui margini.
Quali segni?
Sette punti e quattro lineette, più cinque numeri: un due, un dieci e un ventiquattro.
Dei segni convenzionali che avranno il loro significato, disse il capitano, dopo averli osservati. Canaglie!
Voi dunque credete, capitano, che questo sughero sia stato lanciato per segnalare qualche cosa a quel bandito di Ramirez? chiese il bosmano.
Solo quel furfante possiede una copia del talismano che ci permetterà di farci consegnare dai krahoa il tesoro raccolto da don Belgrano.
È vero! esclamò don Pedro. E come dovremo regolarci ora?
Non ci rimane che di raddoppiare la sorveglianza per sorprendere quel traditore, disse il capitano.
Ah, se potessi mettergli le mani addosso! borbottò Reton, digrignando i denti. Che bella colazione per il pescecane che si nasconde sotto la zattera!
A un tratto si batté la fronte, poi disse:
Tò Una sera ho visto Emanuel gettare un pezzo di sughero, per attirare i pesci, come mi disse.
Vorresti incolpare quel ragazzo? chiese il capitano, alzando le spalle. Tu hai la mania di vedere sempre un nemico in quel povero diavolo. Chi ha gettato questo non può essere che un marinaio e molto furbo. Conserviamo il segreto e non dite nulla a nessuno. Non bisogna insospettire il traditore.
E occhi aperti, aggiunse il bosmano. Invece di quattro farò otto ore di guardia notturna.
Uscirono tutti insieme, simulando unaria tranquilla e si spinsero verso prora per osservare lorizzonte. Quasi tutti i marinai vi si erano già radunati, spingendo lontano, su quella sterminata pianura liquida, di un bellazzurro profondo costellato di scintillii doro, il loro sguardo acutissimo. Nulla: sempre nulla. Lorizzonte era purissimo, senza la più piccola nube e senza il profilo di una montagna. Una calma immensa regnava sul Pacifico.
Si direbbe che siamo maledetti disse il capitano, dopo aver guardato in tutte le direzioni. Anche il vento congiura contro di noi. A questa calma preferirei la tempesta, qualunque cosa dovesse succedere.
Alla notte il capitano, don Pedro e il bosmano raddoppiarono la sorveglianza ma non notarono nulla di insolito. I marinai, stanchi, affamati e assetati, poiché il previdente capitano continuava a diminuire le razioni, non avevano lasciati i loro posti, anzi non avevano smesso di russare, essendosi tutti rifiutati di fare i loro turni, giudicandoli inutili. Nessuno aveva fiducia nellincontro di una nave, trovandosi la zattera in zone non frequentate da velieri. Altri due giorni trascorsero ancora e senza cibo. Inutilmente tutti avevano cercato di pescare e invano il capitano aveva sparato alcuni colpi contro un gigantesco albatros che era passato sopra la zattera a una tale altezza però da non poterlo colpire. Irritati da tanti patimenti, i marinai cominciarono a diventare pericolosi. Non obbedivano più né agli ordini del capitano, né a quelli del bosmano. Una sorda collera si era già da qualche tempo manifestata, specialmente contro don Pedro e sua sorella, che ritenevano responsabili di tutte le loro disgrazie. Senza quel maledetto tesoro, forse lAndalusia non sarebbe naufragata e avrebbe ancora navigato pacificamente lungo le coste occidentali dellAmerica. Don Josè, che li teneva docchio, non aveva tardato ad accorgersi della loro irritazione e ne aveva avvertito Reton.
Se non tocchiamo terra al più presto o non troviamo il modo di rinnovare le provviste, non so che cosa accadrà, disse. Io tremo per Mina e per suo fratello. Ho già notato che alcuni marinai ieri sera fissavano con sguardo di ardente bramosia la ragazza.
Vivaddio! rispose il bosmano. Chi la tocca è un uomo morto, parola di Reton! Avete avvertito don Pedro?
Me ne sono ben guardato.
Avete fatto bene. I fucili e le munizioni sono sempre sotto la tenda?
Sì, Reton.
Badate che non li rubino.
Non chiudo occhio di notte.
Ne abbiamo nove, se non sbaglio. Se ne gettassimo almeno cinque in mare?
Ci avevo già pensato, ma non possiamo privarci delle armi che possono esserci necessarie sulla terra dei Kanaki, esito ad assumermi una tale responsabilità.
Questo è vero. Potrebbe essere una imprudenza terribile e nondimeno, un giorno o laltro, se le cose non cambiano, saremo costretti a sbarazzarci dei fucili in più. La fame e i patimenti possono rendere feroci questi uomini.
E spingerli a rinnovare i mostruosi banchetti di carne umana dei naufraghi della Medusa, aggiunse il capitano con un sospiro.
I timori di don Josè, poiché la notte stessa, fra le dieci e le undici, sette marinai, fra i quali si trovava anche Emanuel, si raccolsero a prora della zattera e fingendo di pescare intavolarono a voce bassa una terribili discussione. Il mozzo, malgrado la sua giovane età, godeva di un certo ascendente su alcuni componenti dellequipaggio che erano stati amici di suo padre, un bravo e coraggioso pilota.
Alla notte il capitano, don Pedro e il bosmano raddoppiarono la sorveglianza ma non notarono nulla di insolito. I marinai, stanchi, affamati e assetati, poiché il previdente capitano continuava a diminuire le razioni, non avevano lasciati i loro posti, anzi non avevano smesso di russare, essendosi tutti rifiutati di fare i loro turni, giudicandoli inutili. Nessuno aveva fiducia nellincontro di una nave, trovandosi la zattera in zone non frequentate da velieri. Altri due giorni trascorsero ancora e senza cibo. Inutilmente tutti avevano cercato di pescare e invano il capitano aveva sparato alcuni colpi contro un gigantesco albatros che era passato sopra la zattera a una tale altezza però da non poterlo colpire. Irritati da tanti patimenti, i marinai cominciarono a diventare pericolosi. Non obbedivano più né agli ordini del capitano, né a quelli del bosmano. Una sorda collera si era già da qualche tempo manifestata, specialmente contro don Pedro e sua sorella, che ritenevano responsabili di tutte le loro disgrazie. Senza quel maledetto tesoro, forse lAndalusia non sarebbe naufragata e avrebbe ancora navigato pacificamente lungo le coste occidentali dellAmerica. Don Josè, che li teneva docchio, non aveva tardato ad accorgersi della loro irritazione e ne aveva avvertito Reton.
Se non tocchiamo terra al più presto o non troviamo il modo di rinnovare le provviste, non so che cosa accadrà, disse. Io tremo per Mina e per suo fratello. Ho già notato che alcuni marinai ieri sera fissavano con sguardo di ardente bramosia la ragazza.
Vivaddio! rispose il bosmano. Chi la tocca è un uomo morto, parola di Reton! Avete avvertito don Pedro?
Me ne sono ben guardato.
Avete fatto bene. I fucili e le munizioni sono sempre sotto la tenda?
Sì, Reton.
Badate che non li rubino.
Non chiudo occhio di notte.
Ne abbiamo nove, se non sbaglio. Se ne gettassimo almeno cinque in mare?
Ci avevo già pensato, ma non possiamo privarci delle armi che possono esserci necessarie sulla terra dei Kanaki, esito ad assumermi una tale responsabilità.
Questo è vero. Potrebbe essere una imprudenza terribile e nondimeno, un giorno o laltro, se le cose non cambiano, saremo costretti a sbarazzarci dei fucili in più. La fame e i patimenti possono rendere feroci questi uomini.
E spingerli a rinnovare i mostruosi banchetti di carne umana dei naufraghi della Medusa, aggiunse il capitano con un sospiro.
I timori di don Josè, poiché la notte stessa, fra le dieci e le undici, sette marinai, fra i quali si trovava anche Emanuel, si raccolsero a prora della zattera e fingendo di pescare intavolarono a voce bassa una terribili discussione. Il mozzo, malgrado la sua giovane età, godeva di un certo ascendente su alcuni componenti dellequipaggio che erano stati amici di suo padre, un bravo e coraggioso pilota.
Bisogna decidersi, disse Emanuel, con voce insinuante. Non dobbiamo lasciarci morire di fame, quando qui cè carne in abbondanza. La terra può essere ancora molto lontana, amici, pensateci.
Ciò che tu proponi, ragazzo, è molto grave, rispose John il pescatore. Noi non siamo dei Kanaki.
E allora lasciati morire, osservò un altro. Io per mio conto sono deciso a tutto, pur di poter saziare questa tremenda fame che da tre giorni mi tormenta.
Morire prima o dopo è tuttuno, soggiunse un altro. Se la sorte designerà me per prima vittima, non mi lamenterò, ve lo giuro.
Ma che sorte! esclamò Emanuel. Non dobbiamo affatto sacrificarci. Di chi è la colpa di tutte le nostre disgrazie? Nostra, no di certo. Senza quei due giovani che si sono messi in testa di andare a raccogliere un tesoro, noi non ci troveremo in così tristi condizioni. Mangiamo dunque loro.
A quellatroce proposta, fatta da quel giovane, che fino allora sembrava che avesse nutrito una profonda simpatia, se non verso don Pedro, almeno verso Mina, i marinai si erano guardati lun laltro con terrore, lasciando cadere le canne da pesca.
John, disse uno di loro, volgendosi verso il pescatore mettiti di guardia e avvertici se il capitano o Reton si avvicinano. Laffare è grave e non deve essere conosciuto dagli altri, quantunque io sia certo che approveranno pienamente le nostre decisioni. La fame li deciderà.
Lamericano si allontanò di alcuni passi, sdraiandosi fra due barili. Il capitano e Reton, seduti presso il timone, parlavano sommessamente e sembrava che non si fossero accorti di quella riunione di antropofagi. Gli altri marinai russavano, dispersi qua e là per il tavolato. La tenda occupata da Mina e da suo fratello era chiusa.
Riprendiamo il nostro discorso, disse Emanuel. Credete di poter aspettare ancora?
No, risposero in coro i marinai.
Credete che i vostri compagni si opporranno?
Nemmeno.
Allora chiediamo al capitano che ci dia dei viveri o che ci abbandoni la ragazza o il fratello.
Preferisco la prima, osservò uno dei congiurati, con un atroce sorriso. Sarà più tenera.
E se il capitano si rifiutasse? chiesero due o tre altri.
Ricorreremo alla forza, rispose Emanuel.
Tu dimentichi però, osservò un gabbiere che le armi da fuoco sono nelle mani del capitano.
Siamo in dodici e i coltelli e le scuri non mancano. Se hai paura, ritirati.
Ho troppa fame per indietreggiare.
Chi sarà il nostro capo?
Hermos, il pilota, risposero tutti ad una voce.
È quello infatti che gode maggiore autorità. È il più in gamba di tutti, osservò Emanuel. Purché accetti.
Mi incarico io di farlo decidere, disse una voce.
In quel momento si udirono tre colpi di tosse. Il pescatore dava il segnale di finire la discussione.
A domani, sussurrarono.
Ripresero le canne e si sdraiarono bocconi fingendo di pescare. Reton, che per istinto sospettava di tutto e di tutti, avanzava cautamente verso la prora, con la speranza di sorprendere il traditore. Vedendo quella riunione di marinai la sua fronte si aggrottò.
Come va la pesca? chiese.
Male, bosmano, rispose il gabbiere. non cè carne da mettere sugli ami e i pesci non si lasciano ingannare da un pezzetto di cuoio. Bisognerà bene che il capitano si decida a fornircene, se non vuole farci morire di fame tutti.
E di quale carne? domandò Reton.
Mil diables! esclamò il pescatore americano, che aveva raggiunti i camerati. Ce nè perfino troppa su questa zattera del malanno! Uno di meno non sarà gran cosa.
Che vuoi dire, John? chiese il bosmano atterrito.
Che così non si può andare avanti e che è arrivato il momento di prendere una decisione.
Quale?
La diremo domani al capitano.
Tu hai qualche brutto pensiero, Jonathan, disse Reton.
Vedremo se i miei camerati lo troveranno buono o cattivo.
Io lapprovo già, asserì Emanuel.
Taci tu, rispose Reton con ira.
Siamo tutti uguali su questa zattera, perché la mia pelle vale quanto la vostra, bosmano.
Reton, furioso, alzò la destra e lasciò andare un manrovescio; ma il marinaio, che si teneva in guardia, con un salto da coguaro fu lesto a fuggire, prorompendo in una fragorosa risata.
Lascia andare quel ragazzo, Reton, soggiunse il gabbiere, vedendo che il bosmano si preparava a rinnovare lattacco. Sai che ama scherzare e che non conta affatto.
Io voglio sapere che cosa avete deciso, disse il bosmano.