Il re del mare - Emilio Salgari 4 стр.


 Oh signore, non sono già un fanciullo, aveva risposto il meticcio, per aver bisogno dun immediato riposo. Quel balsamo prodigioso, sparso sulle mie ferite da Kickatany, mi ha calmato i dolori.

 Ah! esclamò ad un tratto Yanez, mentre la Marianna, girato prudentemente il banco, savanzava verso il fiume, tu non mi hai ancora narrato come sei caduto nelle mani dei dayaki e il perchè ti hanno martirizzato.

 Non mi avevano lasciato il tempo, quei furfanti, di finire di raccontarvi la mia triste avventura, rispose il meticcio forzandosi a sorridere.

 Venivi dal kampong di Tremal-Naik, quando ti catturarono?

 Sì, signor Yanez. Il mio padrone mi aveva incaricato di raggiungere le rive della baia per guidarvi sul fiume.

 Era certo dunque che noi non avremmo indugiato ad accorrere in suo aiuto.

 Non ne dubitava, signore.

 Dove sei stato sorpreso?

 Sulle isolette della foce.

 Quando?

 Due giorni or sono. Alcuni uomini che avevano lavorato nelle piantagioni del kampong mi avevano subito riconosciuto, sicchè assalirono senza indugio il mio canotto e mi fecero prigioniero. Dovevano essersi immaginati che Tremal-Naik mi aveva mandato alla costa per attendere qualche soccorso, perchè mi sottoposero ad un lungo interrogatorio, minacciando di accopparmi se non rivelavo loro lo scopo della mia gita. Siccome rifiutavo ostinatamente di rispondere, quei miserabili mi gettarono in una buca che era prossima ad un formicaio, mi legarono per bene, poi mi fecero sul corpo alcune incisioni onde il sangue uscisse.

 Briganti!

 Voi sapete, signor Yanez, quanto sono avide di carne le formiche bianche. Attirate dallodore del sangue non tardarono ad accorrere a battaglioni e cominciarono a divorarmi, vivo, pezzetto a pezzetto.

 Un supplizio degno di selvaggi.

 E che durò un buon quarto dora facendomi provare tormenti spaventevoli. Fortunatamente quegli insetti si erano gettati anche sulle corde che mi legavano le braccia e le gambe e non tardarono a rosicchiare anche quelle, essendo state spalmate dolio di cocco onde, disseccandosi, mi stringessero vieppiù.

 E tu, appena libero, scappasti? disse Yanez.

 Ve lo potete immaginare, rispose il meticcio. Essendosi i dayaki allontanati, mi gettai nella vicina foresta, raggiunsi il fiume e avendo trovato sulla riva un canotto munito duna vela, presi senza indugio il largo, avendo già scorto in lontananza il vostro veliero.

 Sei stato però ben vendicato!

 E ne sono lieto, signor Yanez. Quei selvaggi non meritano compassione. Oh!

Quellesclamazione gli era sfuggita, scorgendo alcuni fuochi che brillavano sulle coste delle isolette che formavano la barra del fiume.

 I dayaki vegliano, signor Yanez, disse.

 Lo vedo, rispose il portoghese. Possiamo passare al largo, senza essere veduti?

 Prenderemo lultimo canale, rispose il meticcio, dopo daver osservato attentamente la foce del fiume. In quella direzione non vedo brillare alcun fuoco.

 Vi sarà acqua bastante?

 Sì, ma vi sono dei banchi colà.

 Ah! diavolo!

 Non temete, signor Yanez. Conosco benissimo la foce e spero di farvi entrare nel Kabatuan senza malanni.

 Noi intanto prenderemo le nostre precauzioni per respingere qualsiasi attacco, rispose il portoghese, avvicinandosi verso il castello di prora.

La Marianna, spinta da una leggera brezza di ponente, scivolava dolcemente, come se appena sfiorasse lacqua, accostandosi sempre più alla foce del fiume.

La marea che montava ancora doveva facilitare lentrata, risalendo per un buon tratto il Kabatuan.

Lequipaggio, eccettuati due o tre uomini incaricati della cura dei feriti, era tutto in coperta, al posto di combattimento, non essendo improbabile che i dayaki, nonostante la terribile sconfitta, tentassero nuovamente un abbordaggio o aprissero il fuoco tenendosi nascosti fra i boschetti che coprivano le isole.

Tangusa che teneva la barra e che, come abbiamo detto, conosceva a menadito la baia, guidò la Marianna in modo da tenerla lontana dai fuochi che ardevano presso le scogliere e che dovevano dominare gli accampamenti dei nemici, poi con unabile manovra la spinse dentro un canale piuttosto stretto che sapriva fra la costa ed un isolotto, senza che alcun grido dallarme fosse partito nè da una parte nè dallaltra.

 Siamo nel fiume, signore, disse a Yanez, che lo aveva raggiunto.

 Non ti sembra un po strano che i dayaki non si siano accorti della nostra entrata?

 Forse dormivano della grossa e non sospettavano che noi potessimo trarci così felicemente dal banco.

 Uhm! fece il portoghese, scuotendo il capo.

 Dubitate?

 Io ritengo che ci abbiano lasciati passare per darci battaglia sullalto corso del fiume.

 Può darsi, signor Yanez.

 Quando potremo giungere?

 Non prima di mezzodì.

 Quanto dista il kampong dal fiume?

 Due miglia.

 Di foresta, probabilmente.

 E folta, signore.

 Peccato che Tremal-Naik non abbia fondata la sua principale fattoria sul fiume. Noi saremo costretti a dividere le nostre forze. È bensì vero che i miei Tigrotti si battono splendidamente sia sui ponti dei loro prahos, che a terra.

 Saliamo dunque, signore? Il vento è favorevole e la marea ci spingerà per qualche ora ancora.

 Avanti e bada di non mandare la Marianna in secco.

 Conosco troppo bene il fiume.

 Il veliero superò una lingua di terra che formava la barra del fiume e rimontò la corrente, spinto dalla brezza notturna che gonfiava le sue enormi vele.

Quel corso dacqua, che è ancora oggidì poco noto, in causa della continua ostilità dei dayaki che non risparmiano nemmeno le teste degli esploratori europei, era largo un centinaio di metri e scorreva fra due rive piuttosto alte, coperte da manghi, da durion e da alberi gommiferi. Nessun fuoco si vedeva brillare sotto gli alberi, nè si udiva alcun rumore che indicasse la presenza di quei formidabili cacciatori di teste.

Solo di quando in quando nelle acque, che dovevano essere profonde, echeggiava un tonfo prodotto dallimprovvisa immersione di qualche gaviale addormentato a fior dacqua, che la massa del veliero aveva spaventato. Quel silenzio tuttavia non rassicurava affatto Yanez, il quale anzi raddoppiava la vigilanza, cercando di scoprire qualche cosa sotto la fosca ombra degli alberi.

 No, mormorava, è impossibile che noi abbiamo potuto passare inosservati. Deve succedere qualche cosa; fortunatamente conosciamo il nemico e non ci coglierà di sorpresa.

Era trascorsa una mezzora, senza che nulla fosse accaduto di straordinario, ed il portoghese cominciava a rassicurarsi, quando, verso il basso corso del fiume, si vide una linea di fuoco alzarsi al di sopra dei grandi alberi.

 Toh! un razzo! aveva esclamato Sambigliong, che aveva potuto scorgerlo prima che si spegnesse.

La fronte di Yanez si era abbuiata.

 Come mai questi selvaggi posseggono dei razzi di segnalazione? si chiese.

 Capitano, disse Sambigliong, ciò è una prova che in tutta questa faccenda vi è lo zampino degli inglesi. Questi ignoranti non li hanno mai conosciuti prima dora.

 O che li abbia portati quel pellegrino misterioso.

 Là, guardate, comandante: si risponde.

Yanez si era vivamente voltato verso la prora ed a una notevole distanza, verso lalto corso del fiume, invece, aveva veduto spegnersi in cielo unaltra linea di fuoco.

 Tangusa, disse, volgendosi verso il meticcio, che non aveva abbandonata la barra. Pare che si preparino a farci passare una brutta notte, gli ex coltivatori del tuo padrone.

 Lo sospetto anchio, signore, rispose il meticcio.

In quellistante verso prora si udirono delle esclamazioni.

 Lucciole!

 O fuochi?

 Guarda lassù.

 Brucia il fiume!

 Signor Yanez! Signor Yanez!

Il portoghese in pochi salti fu sul castello di prora, dove si erano già radunati parecchi uomini dellequipaggio.

Tutto lalto corso del fiume, che scendeva in linea quasi retta con leggeri serpeggiamenti, appariva coperto da miriadi di punti luminosi che ora si raggruppavano ed ora si disperdevano, per riunirsi poco dopo in linee ed in macchie foltissime.

Yanez era rimasto talmente sorpreso, che stette per qualche minuto silenzioso.

 Qualche fenomeno, capitano? chiese Sambigliong. È impossibile che quelle siano lucciole.

 Nemmeno io lo credo, rispose finalmente Yanez, la cui fronte si abbuiava sempre più.

Tangusa che aveva affidato momentaneamente la barra a uno dei timonieri, era pure accorso, allarmato da quelle esclamazioni.

 Sapresti dirmi di che cosa si tratta? chiese Yanez, vedendolo.

 Quelli sono fuochi che scendono il fiume, signore, rispose il meticcio.

 È impossibile! Se ognuno di quei punti luminosi segnalasse una barca, ve ne dovrebbero essere delle migliaia e non credo che i dayaki ne posseggano tante, nemmeno riunendo tutte quelle che si trovano sui fiumi bornesi.

 Eppure sono fuochi, replicò Tangusa.

 Accesi dove?

 Non so, signore.

 Su dei tronchi dalbero?

 Non saprei dirvelo.

 Il fatto è che quei fuochi savvicinano, capitano, e che la Marianna potrebbe correre il pericolo dincendiarsi.

Yanez lanciò un «per Giove!» tuonante che fece stupire Sambigliong, che non laveva mai veduto prima dallora uscire dai gangheri.

 Che coshanno preparato quelle canaglie? esclamò il bravo portoghese.

 Capitano, prepariamo per maggior precauzione le pompe.

 E arma i nostri uomini di buttafuori e di manovelle per allontanare quei fuochi. Questi maledetti selvaggi cercano dincendiare la nostra nave. Su lesti, Tigrotti miei: non vi è tempo da perdere.

Quelle centinaia e centinaia di punti luminosi ingrandivano a vista docchio, trascinati dalla corrente e coprivano un tratto immenso di fiume.

Scendevano a gruppi, danzando con un effetto meraviglioso, che in altre occasioni Yanez avrebbe certamente ammirato, ma non in quel momento. Giravano su loro stessi, seguendo i gorghi, formando delle linee circolari e delle spirali, che poi bruscamente si rompevano, oppure delle linee rette che poi diventavano delle serpentine.

Un gran numero filava lungo le rive; molti invece, anzi i più danzavano in mezzo, essendo la corrente ivi più rapida.

Dove posassero nessuno poteva dirlo, essendo la notte oscura, anche a causa dellombra proiettata dalle piante altissime che coprivano le rive. Certo però dovevano ardere su dei minuscoli galleggianti.

Tutto lequipaggio, armatosi frettolosamente di buttafuori, di pennoni, di aste e di manovelle, si era disposto lungo i fianchi della Marianna per allontanare quei fuochi pericolosi. Alcuni erano scesi nella rete delle dolfiniere del bompresso e nelle bancazze per poter meglio agire.

 Sempre in mezzo al fiume! aveva gridato Yanez a Tangusa, che aveva ripresa la barra del timone. Se prenderemo fuoco, faremo presto a poggiare sulluna o sullaltra riva.

La flottiglia giungeva a ondate, correndo addosso alla Marianna la quale savanzava lentamente essendo il vento debolissimo.

 Recatemi uno di quei fuochi, disse Yanez ai malesi che si erano calati nella rete della dolfiniera, la cui estremità inferiore sfiorava quasi lacqua.

Tutti i marinai si erano messi allopera, vibrando furiosi colpi di buttafuori e di manovelle su quei fuochi galleggianti che ormai circondavano la Marianna.

Un malese, presone uno, lo aveva recato a Yanez. Si componeva duna mezza noce di cocco, piena di bambace inzuppato duna materia resinosa e attaccaticcia che ardeva meglio dellolio vegetale, di cui fanno ordinariamente uso i bornesi al pari dei siamesi.

 Ah! Bricconi! aveva esclamato il portoghese. Ecco una trovata meravigliosa che io non avrei mai immaginata! Come sono diventati furbi, da un momento allaltro, questi dayaki! Tigrotti, date dentro a tutta lena; se questo cotone sattacca ai madieri, arrostiremo come anitre allo spiedo.

Aveva gettato via il guscio di cocco e si era slanciato a prora, dovera maggiore il pericolo, perchè quei fuochi investendo il tagliamare si rovesciavano in gran numero e la materia attaccaticcia e resinosa ondera imbevuto il cotone poteva attaccarsi al fasciame, dove avrebbe trovato buon alimento nel catrame che lo copriva.

I Tigrotti, che avevano compreso il gravissimo pericolo che correva il veliero, non risparmiavano i colpi. Specialmente quelli che si trovavano nella rete della dolfiniera ed a cavalcioni delle trinche, avevano un bel da fare a rovesciare quei minuscoli galleggianti, che giungevano sempre a ondate, scivolando e capovolgendosi lungo i fianchi della Marianna. Tuttavia dei fuochi di cotone di quando in quando sappiccicavano al fasciame, ed il catrame subito prendeva fuoco, sviluppando un fumo denso ed acre.

Guai se quel legno avesse avuto un equipaggio poco numeroso! Le tigri di Mompracem fortunatamente erano bastanti per sorvegliare tutti i bordi e, quando il fuoco cominciava a manifestarsi, le pompe lo spegnevano di colpo con un abbondante getto dacqua.

Quella strana lotta durò una buona mezzora, poi i pericolosi galleggianti cominciarono a diradarsi e finalmente cessarono di sfilare, scomparendo verso il basso corso del fiume.

 Che ci preparino ora qualche altra sorpresa? disse Yanez che aveva raggiunto il meticcio. Vedendo il loro criminoso tentativo andato a male, escogiteranno qualche cosa daltro. Che cosa ne dici, Tangusa?

 Che noi non giungeremo allimbarcadero del kampong, senza che i dayaki ci diano una seconda battaglia, signor Yanez, rispose il meticcio.

 La preferirei a qualche altra sorpresa, mio caro. Finora però non vedo alcuna scialuppa.

 Non siamo ancora giunti, anzi tarderemo assai con questo vento così debole. Se non aumenta, invece del mezzodì dovremo faticare fino alla sera di domani.

 E ciò mi rincrescerebbe. Ohè, Tigrotti, aprite gli occhi e tenete le armi in coperta. I tagliatori di teste ci spiano di certo.

Accese una sigaretta e si sedette sul capo di banda di poppa, per meglio sorvegliare le due rive.

La Marianna, sfuggita miracolosamente a quel secondo pericolo, savanzava sempre più lenta, essendo scemata la brezza.

Nessun rumore si udiva sulle rive, che erano sempre coperte da alberi immensi che stendevano i loro rami mostruosi sul fiume, rendendo maggiore loscurità, eppure nessuno dubitava che degli occhi seguissero nascostamente il veliero.

Era impossibile che i dayaki, dopo quel tentativo che per poco non riusciva, avessero rinunciato allidea di distruggere quella piccola sì, ma poderosa nave che aveva inflitto loro quella sanguinosa sconfitta.

Altre cinque o sei miglia erano state guadagnate, senza che alcun nuovo avvenimento fosse accaduto, quando Yanez scorse, sotto le foreste, scintillare dei punti luminosi che apparivano e scomparivano con grande rapidità.

Pareva che degli uomini muniti di torce corressero disperatamente fra gli alberi, scomparendo subito in mezzo ai cespugli. Poi dei sibili si udivano in varie direzioni che non dovevano essere mandati da serpenti.

 Sono segnali, disse il meticcio, prevenendo la domanda che Yanez stava per rivolgergli.

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