Il re del mare - Emilio Salgari 5 стр.


 Sono segnali, disse il meticcio, prevenendo la domanda che Yanez stava per rivolgergli.

 Non ne dubitavo, rispose il portoghese, che ricominciava ad inquietarsi. Che cosa ci prepareranno ora?

 Una sorpresa non migliore dellaltra di certo, signore. Ci vogliono impedire a qualunque costo di giungere allimbarcadero.

 Comincio ad averne le tasche piene, disse Yanez. Almeno si mostrassero e ci attaccassero risolutamente.

 Sanno che siamo forti e che non manchiamo di artiglierie, signore, ed un assalto diretto non lo tenteranno.

 Eppure sento per istinto che quei bricconi preparano qualche cosa contro di noi.

 Non dico il contrario e vi consiglierei di non far disarmare le pompe.

 Temi che ci mandino addosso unaltra flottiglia di noci di cocco?

Invece di rispondere, il meticcio si era vivamente alzato, dando un colpo di barra al timone.

 Siamo al passo più stretto del fiume, signor Yanez, disse poi. Prudenza o daremo dentro a qualche banco.

Il fiume, che fino allora si era mantenuto abbastanza largo, permettendo alla Marianna di manovrare liberamente, si era repentinamente ristretto in modo che i rami degli alberi sincrociavano.

Loscurità era diventata ad un tratto così profonda che Yanez non riusciva più a discernere le sponde.

 Bel luogo per tentare un abbordaggio, mormorò.

 E anche per fucilarci per bene, signore, aggiunse Tangusa.

 Punta le spingarde verso le due rive, Sambigliong! gridò Yanez.

Gli uomini addetti al servizio delle grosse bocche da fuoco avevano appena eseguito quellordine, quando la Marianna, che da alcuni minuti aveva accelerata la corsa essendo la brezza diventata più fresca, urtò bruscamente contro un ostacolo che la fece deviare verso babordo.

 Che cosa è avvenuto? gridò Yanez. Ci siamo arenati?

 Ma no, capitano, rispose Sambigliong che si era slanciato verso prora. La Marianna galleggia!

Il meticcio con un colpo di barra rimise il legno sulla rotta primiera, quando avvenne un secondo urto e la Marianna tornò a deviare indietreggiando di alcuni passi.

 Come va questa faccenda? gridò Yanez, raggiungendo Sambigliong.

 Vi è una linea di scoglietti dinanzi a noi?

 Non ne vedo, capitano.

 Eppure non possiamo passare. Fa calare in acqua qualcuno.

Un malese gettò una fune e dopo averla assicurata, si lasciò scivolare, mentre il veliero per la terza volta tornava a indietreggiare.

Yanez e Sambigliong, curvi sulla murata prodiera guardavano ansiosamente il malese che si era gettato a nuoto per cercare lostacolo che impediva al legno di avanzare.

 Scogliere? chiese Yanez.

 No, capitano, rispose il marinaio, che continuava a inoltrarsi tuffandosi di quando in quando, senza preoccuparsi dei gaviali che potevano mozzargli le gambe.

 Che cosè dunque?

 Ah! Signore! Hanno tesa una catena sottacqua, e non possiamo avanzare se non la taglieremo.

Nel medesimo istante una voce poderosa salzò fra gli alberi della riva sinistra, gridando in un inglese molto gutturale:

 Arrendetevi, Tigri di Mompracem, o noi vi stermineremo tutti!

4. In mezzo al fuoco

Qualunque altro si sarebbe non poco impressionato, udendo quella minaccia, lanciata da un uomo appartenente ad una razza così sanguinaria e coraggiosissima e nellapprendere nel medesimo tempo, che la via per sfuggire quel grave pericolo gli era stata tagliata.

Yanez invece, aveva ascoltato il malese e il nemico che lo minacciava di sterminio, senza dare alcun segno, nè di collera, nè di scoraggiamento.

Ne aveva provate ben altre nella sua vita per perdersi danimo.

 Ah! aveva semplicemente esclamato. Ci vogliono sterminare! Meno male che sono stati così gentili di avvertirci. E poi li chiamano selvaggi!

Dopo quelle parole, che dimostravano una perfetta serenità danimo, si era rivolto al malese che si trovava in acqua, chiedendogli:

 È solida la catena?

 È dancora grossa, capitano, aveva risposto il marinaio.

 Dove lavranno trovata quei selvaggi? Che da un momento allaltro abbiano imparato a fabbricarle? Quel pellegrino ha insegnato loro a compiere delle vere meraviglie!

 Capitano Yanez, disse Sambigliong. La Marianna va di traverso. Devo far gettare un ancorotto?

Il portoghese si volse guardando il veliero, il quale, non potendo avanzare, non obbediva più allazione del timone e cominciava a virare sul tribordo, indietreggiando lentamente.

 Cala un ancorotto da pennello e prepara la scialuppa, disse al mastro. È necessario tagliare quella catena.

Il ferro fu rapidamente affondato, filando pochi metri di catena, non essendo molto profondo il fiume in quel luogo e la Marianna arrestò la sua marcia indietro, raddrizzandosi quasi subito colla prora alla corrente.

La medesima voce di prima, più minacciosa, salzò fra le piante, ripetendo lintimazione:

 Arrendetevi o vi stermineremo tutti.

 Per Giove! esclamò Yanez. Mi ero scordato di rispondere a quelluomo!

Fece colle mani porta-voce, gridando:

 Se vuoi la mia nave vieni a prenderla: ti avverto solo che abbiamo abbondanza di polvere e di piombo. Ed ora non seccarmi più, che ho altro da fare in questo momento.

 Il pellegrino della Mecca ti punirà.

 Va ad appiccarti insieme al tuo Maometto. Ti troverai bene in sua compagnia. Sambigliong, fa calare la scialuppa e manda sei uomini a tagliare la catena: attenzione agli artiglieri di babordo e proteggete chi scende.

La più piccola delle due imbarcazioni fu messa rapidamente in acqua, e sei malesi, armati di pesanti scuri e di fucili, si calarono dentro.

 Picchiate sodo e fate presto soprattutto! gridò loro il portoghese.

Poi salì sulla murata, aggrappandosi ad un paterazzo e guardò attentamente verso la riva, su cui era echeggiata la voce del misterioso pellegrino.

Attraverso la foresta scorse ancora passare dei punti luminosi, che si allontanavano con fantastica velocità.

 Che cosa preparano quei furfanti? si chiese, non senza un po di preoccupazione.

 Signor Yanez, disse Tangusa, che aveva lasciato il timone, essendo diventato pel momento inutile. Ho scorto dei fuochi anche sulla riva destra.

 Che siano dayaki che radunano delle altre noci di cocco? È un bel po che vediamo passare quelle luci.

Ad un tratto mandò una sorda imprecazione. Trenta o quaranta lingue di fuoco si erano improvvisamente alzate fra i cespugli delle due rive, rompendo loscurità fittissima che regnava sotto gli alberi.

 Mettono fuoco alle foreste! gridò. Miserabili!

 E quello che è peggio, signore, aggiunse il meticcio, con voce alterata dallo spavento, tutti questi alberi sono avvolti da giunta wan satura di caucciù.

 Pra-la! gridò il portoghese, rivolgendosi alluomo che comandava la scialuppa. Potete resistere da soli?

 Abbiamo le nostre carabine, signor Yanez.

 Affrettatevi più che potete, poi raggiungeteci. Sambigliong, fa salpare lancorotto.

 Ridiscendiamo il fiume, capitano? chiese il mastro.

 Ed in fretta, mio caro. Non ho alcun desiderio di farmi arrostire vivo. Lesti Tigrotti. Tutto alla banda il timone, Tangusa!

In un baleno il ferro fu strappato dal fondo e la Marianna, che aveva in quel momento il vento a mezza-nave, virò rapidamente di bordo, lasciandosi trasportare dalla corrente.

Una dozzina duomini, muniti di lunghi remi, aiutavano lazione del timone, che diventava poco efficace avendo lacqua a seconda.

Una dozzina duomini, muniti di lunghi remi, aiutavano lazione del timone, che diventava poco efficace avendo lacqua a seconda.

I sei marinai della scialuppa, quantunque privi della protezione dei loro compagni, non avevano abbandonata la catena e continuavano a tempestarla di colpi furiosi non accennando i grossi anelli a cedere tanto facilmente.

Intanto lincendio avvampava con rapidità spaventevole e nuove lingue di fuoco salzavano qua e là, per propagarlo su una più vasta estensione.

Le fiamme trovavano un ottimo elemento nelle giunta wan (urceola elastica), quelle grosse piante rampicanti dalle quali i malesi traggono una sostanza vischiosa, di cui si servono per prendere gli uccelli, nei gambir, nei colossali alberi della canfora e nelle piante gommifere che sono numerose in tutte le foreste del Borneo.

Tutte quelle piante crepitavano, come se contenessero nelle loro fibre delle cartuccie di fucile o detonavano e dai loro squarci lasciavano colare la linfa più o meno satura di resina, la quale a sua volta prendeva fuoco allargando sempre più lincendio.

Una luce intensa era successa alle tenebre, mentre miriadi di scintille salzavano a grande altezza volteggiando fra turbini di fumo.

La Marianna scendeva precipitosamente, aiutata dai remi per sottrarsi a quellincendio, che si propagava ormai anche alle piante prossime alle due rive, ma non aveva percorso che cinquecento passi, quando un urto avvenne a prora, che si ripercosse in tutte le parti della carena.

Urla furiose erano scoppiate sul castello di prora, dove eransi radunati la maggior parte dei malesi, temendo che da un momento allaltro comparissero le scialuppe e i pontoni dei dayaki.

 Siamo presi!

 Ci hanno tagliata la ritirata!

Yanez era accorso, immaginandosi che cosera accaduto.

 Unaltra catena? chiese, respingendo i suoi uomini per farsi largo.

 Sì, capitano.

 Allora lhanno tesa pochi minuti fa.

 Così deve essere, disse Tangusa, che appariva esterrefatto. Signor Yanez, non ci rimane che di prendere terra mentre lincendio non è ancora attaccato dovunque.

 Lasciare la Marianna! esclamò il portoghese. Oh mai! Sarebbe la fine di tutti, anche di Tremal-Naik e di Darma.

 Devo mettere in acqua laltra scialuppa? chiese Sambigliong.

Yanez non rispose. Ritto sulla prora, colle mani strette sulla scotta della trinchettina, la sigaretta spenta e compressa fra le labbra, guardava lincendio che sallargava sempre più.

Anche verso il basso corso del fiume delle vampe cominciavano ad alzarsi. Fra poco la Marianna doveva trovarsi in mezzo ad un mare di fuoco e, siccome gli alberi quasi riunivano i loro rami sopra il fiume, lequipaggio correva il pericolo di vedersi rovesciare addosso una pioggia di tizzoni ardenti e di cenere calda.

 Capitano, ripetè Sambigliong, devo mettere in acqua la seconda scialuppa? Noi corriamo il pericolo di perdere la Marianna, se non fuggiamo.

 Fuggire! E dove? chiese Yanez, con voce pacata. Abbiamo il fuoco dinanzi e di dietro e anche spezzando le catene la nostra situazione non migliorerebbe.

 Ci lasceremo dunque arrostire, signor Yanez?

 Non siamo ancora cucinati, rispose il portoghese, colla sua calma meravigliosa. Le tigri di Mompracem sono costolette un po dure.

Poi, cambiando bruscamente tono, gridò:

 Stendete la tela sul ponte, abbassate le vele sui ferri di sostegno. In acqua le maniche delle pompe e affondate le àncore. Gli artiglieri a posto!

Lequipaggio che attendeva con angoscia qualche decisione, in pochi momenti issò i ferri di sostegno e ammainò le due immense vele.

La Marianna, come tutti gli yacht che intraprendono dei viaggi nelle regioni estremamente calde, era fornita duna tela per riparare il ponte dagli ardenti raggi solari e dei relativi sostegni.

In un baleno fu stesa allaltezza delle bome e le due vele vi furono gettate sopra, lasciando cadere i margini lungo le murate, in modo da coprire interamente la piccola nave.

 Manovrate le pompe e inaffiate, comandò Yanez, quando lordine fu eseguito.

Riaccese poscia la sigaretta e si spinse verso la prora, mentre torrenti dacqua venivano lanciati contro la tela inzuppandola completamente.

Gli uomini incaricati di spezzare la catena, tornavano in quel momento a bordo, arrancando disperatamente. Sopra di loro fiammeggiavano i rami degli alberi, coprendoli di scintille.

 Giungono a tempo, mormorò il portoghese. Che spettacolo magnifico! Che peccato non poterlo vedere un po da lontano! Lo ammirerei meglio!

Una vera tromba di fuoco si rovesciava sul fiume. Gli alberi delle due rive, composti per la maggior parte di piante gommifere, ardevano come zolfanelli, lanciando dovunque mostruose lingue di fuoco e turbini di fumo denso e pesante.

I tronchi, carbonizzati, rovinavano al suolo, facendo crollare le piante vicine a cui erano collegati da piante parassite e gambir e spandendo torrenti di caucciù ardente. Alberi della canfora enormi, casuarine, sagu, arenghe saccarifere, dammar saturi di resina, banani, cocchi e durion fiammeggiavano come torce colossali, contorcendosi e tuonando; poi sabbattevano, rovesciandosi nel fiume con fischi assordanti.

Laria diventava irrespirabile e le tende e le vele che coprivano la Marianna fumavano e si contraevano, nonostante i continui getti dacqua che le innaffiavano.

Il calore era diventato così intenso che i Tigrotti di Mompracem, malgrado la protezione delle vele, si sentivano mancare.

Immense nuvole di fumo e nembi di scintille, che il vento spingeva, si cacciavano entro lo spazio racchiuso fra il ponte e le tele, avvolgendo gli uomini terrorizzati, mentre dallalto cadevano senza interruzione rami fiammeggianti, che le pompe penavano a spegnere, quantunque energicamente manovrate.

Una cupola di fuoco avvolgeva ogni cosa: la nave, le rive ed il fiume. I malesi ed i dayaki che formavano lequipaggio, guardavano con spavento quelle cortine fiammeggianti, che non accennavano a scemare, chiedendosi angosciosamente se stava per suonare per loro lultima ora.

Solo Yanez, luomo eternamente impassibile, pareva che non si occupasse affatto del tremendo pericolo che minacciava la Marianna.

Seduto sullaffusto di uno dei due pezzi da caccia, fumava placidamente la sua sigaretta, come se fosse insensibile a quel calore spaventevole che cucinava i suoi uomini.

 Signore! gridò il meticcio, accorrendo presso di lui, col viso smorto e gli occhi dilatati pel terrore, noi ci arrostiamo.

Yanez alzò le spalle.

 Non posso fare nulla io, rispose poi, colla sua calma abituale.

 Laria diventa irrespirabile.

 Accontentati di quella poca che scende nei tuoi polmoni.

 Fuggiamo, signore. I nostri uomini hanno spezzata la catena che ci chiudeva il passo verso lalto corso.

 Lassù non farà più fresco di qui, mio caro.

 Dovremo perire così?

 Se così è scritto, rispose Yanez, senza togliersi dalle labbra la sigaretta.

Si rovesciò sullaffusto come se fosse su una comoda poltrona, aggiungendo dopo qualche istante: Bah! Aspettiamo!

Ad un tratto alcune scariche di fucili rimbombarono sul fiume, accompagnate da clamori assordanti.

Yanez si era alzato.

 Come diventano noiosi questi dayaki! esclamò.

Attraversò il ponte, senza curarsi dei torrenti dacqua che gli cadevano addosso e, alzato un lembo dellimmensa tenda, guardò verso la riva.

Attraverso le cortine di fuoco scorse degli uomini che parevano demoni, correre fra le ondate di fumo, sparando contro il veliero. Pareva che quei terribili selvaggi fossero insensibili, come le salamandre, perchè osavano, quantunque quasi nudi, cacciarsi fra le fiamme per sparare più da vicino.

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