Il re del mare - Emilio Salgari 9 стр.


Degli uomini erano comparsi sulle difese interne armati di fucili. Pareva che si preparassero a far fuoco, quando una voce imperiosa gridò:

 Fermi! Sono amici! Aprite la porta!

 Ohe, amico Tremal-Naik, gridò Yanez con voce giuliva. Non abbiamo affatto bisogno del piombo noi. Ne abbiamo avuto già abbastanza di quello dei dayaki.

 Yanez! esclamò lindiano, con una vera esplosione di gioia.

 Chi credevi che fosse dunque?

 Alzate la saracinesca! Lesti! I dayaki tornano alla riscossa!

Una enorme tavola di legno di tek, pesante come fosse di ferro, fu innalzata da parecchi uomini mediante funi sospese a grosse carrucole e le tigri di Mompracem col pilota ed il meticcio, si precipitarono entro il kampong, mentre i difensori della cinta salutavano gli assedianti con due colpi di spingarda e un violentissimo fuoco di fucileria.

Un uomo di statura piuttosto alta, un po attempato, avendo i baffi ed i capelli brizzolati, di taglia però ancora elegante ed insieme vigorosa, dai lineamenti fini, la pelle un po abbronzata e gli occhi nerissimi, aveva aperte le braccia per stringere il portoghese.

Non indossava il costume dei ricchi bornesi, bensì quello degli indiani modernizzati i quali hanno ormai rinunciato al doote e alla dubgah pel costume anglo-indù, più semplice e più comodo, consistente in una giacca di tela bianca con alamari di seta rossa, fascia larghissima ricamata in oro e calzoni strettissimi pure bianchi e turbantino.

 Qui, sul mio petto, amico Yanez! aveva esclamato, abbracciandolo strettamente. È destinato che debba sempre ricorrere alla generosità ed al valore delle invincibili tigri di Mompracem. Come sta la Tigre della Malesia?

 Muore di salute.

 E la tua Surama?

 Mi ama sempre intensamente. E Darma dovè che non la vedo?

 La tigre o mia figlia?

 Luna e laltra, giacchè mi scordavo della tua brava bestia.

 Mia figlia dorme in questo momento e la tigre marcia verso la costa con Kammamuri.

 Come! il maharatto non è qui? esclamò Yanez.

 Temendo che Tangusa non avesse potuto raggiungervi o guidarvi qui, egli è partito nonostante i miei consigli, con una piccola scorta e forse a questora, se è riuscito a sfuggire ai dayaki, si è imbarcato per Mompracem.

 Lo ritroveremo più tardi.

 Vieni, amico, disse Tremal-Naik. Non è questo il luogo per scambiarci le nostre confidenze. Olà, Tangusa, fa gli onori di casa e prepara da mangiare e da bere alle tigri di Mompracem.

Savviò verso il bengalow che salzava fra alcune immense tettoie piene di prodotti agricoli ed una doppia linea di capanne ed introdusse lamico in una stanza pianterrena che era illuminata da una bella lampada indiana, i cui vetri azzurrognoli attenuavano la luce. Tremal-Naik non aveva rinunciato ai suoi gusti di bengalese. Ed infatti la stanza era arredata con mobili indiani, leggeri sì, ma elegantissimi e tutto allintorno aveva quei bassi e comodi divani che si vedono in tutte le ricche abitazioni degli adoratori di Brahma, di Siva o di Visnù.

 Un buon bicchiere di bram innanzi tutto, disse lindiano, empiendo due bicchieri con quelleccellente liquore composto con riso fermentato, zucchero e succhi di varie palme che lo profumano. Arresta il sudore.

 Ed io sono inzuppato, come un cavallo che ha percorse dodici leghe tutte dun fiato. Non sono più giovane, amico mio, disse Yanez, vuotando poi dun fiato il bicchiere. Ed ora spiegami questo mistero.

 Una domanda prima di tutto, se me lo permetti. Come sei giunto?

 Colla Marianna e dopo daver forzata la foce del fiume. Più tardi ti narrerò i particolari di quella lotta.

 Dove lhai lasciata?

 Allimbarcadero.

 È numeroso lequipaggio?

 Ha forze uguali alle mie.

Tremal-Naik era diventato meditabondo ed inquieto.

 Sono uomini capaci di difendere il mio veliero, disse Yanez che se nera accorto.

 Sono molti i dayaki, più di quanti credevo e soprattutto ben armati e anche bene esercitati.

 Dal pellegrino?

 Sì, Yanez.

 Lavrai veduto, tu, quel briccone.

 Io? Mai!

 Non sai nemmeno tu chi è? chiese Yanez al colmo dello stupore.

 No, rispose Tremal-Naik. Io gli ho mandato un messo due settimane or sono, pregandolo di presentarsi da me per spiegarmi i motivi del suo odio, promettendogli salva la vita.

 E lui si è guardato bene dallobbedire?

 Mi ha fatto rispondere invece che andassi io da lui onde consegnargli la mia testa unitamente a quella di mia figlia.

 Tanta audacia ha avuto quel miserabile! esclamò Yanez, indignato. Udiamo: hai mai offeso qualche capo dayako? Quei tagliatori di teste sono ferocemente vendicativi.

 Io non ho mai fatto male a nessuno, e poi quelluomo non è un dayako, rispose lindiano.

 Chi è dunque?

 Alcuni affermano che sia un vecchio arabo fanatico, altri un negro e altri ancora un indiano.

 Eppure ci deve essere un gran motivo per odiarti tanto.

 Certo, ma più ci penso meno riesco a scoprirlo, ed invano tormento il mio cervello. Mi è venuto perfino un sospetto.

 Quale?

 È così assurdo che rideresti se te lo dicessi. disse Tremal-Naik.

 Gettalo fuori.

 Che potesse essere qualche thug.

Yanez invece di accogliere quelle parole con un sorriso, come lindiano saspettava, era diventato lievemente pallido.

 Sei ben certo, Tremal-Naik, disse poi con voce grave, che tutti i luogotenenti di Suyodhana, il capo degli strangolatori, siano stati uccisi da noi nelle caverne di Raimangal o dagli inglesi nelle stragi di Delhi? Chi ce lo assicura?

 E tu vorresti che quel qualcuno avesse pensato a vendicare Suyodhana dopo undici anni?

 Tu hai provata la tenacia ed hai pure provato lodio implacabile di quegli assassini. Tu sei stato la causa della loro fine.

Tremal-Naik era tornato a diventare pensieroso ed il suo viso tradiva una profonda angoscia. Ad un tratto, fece un gesto come per cacciare via qualche visione, poi disse:

 No, è impossibile, è assurdo. I thugs, ammesso che ve ne siano ancora in India, non avrebbero atteso tanto. Quel pellegrino deve essere qualche furfante che cerca dimporsi ai dayaki per fondarsi qualche sultania e che finge di odiarmi. Avrà fatto spargere la voce che io non sono un mussulmano, che io sono forse un nemico dei dayaki, una creatura inglese incaricata di soggiogarli o qualche cosa daltro per mandarmi via di qui. Sarà tutto quello che vorrai, anche un vero fanatico, ma non un thug.

 Sia come vuoi tu, ma mi pare che tu ti trovi in una non bella condizione. Hai perdute tutte le fattorie?

 Le hanno saccheggiate e poi arse.

 Sarebbe stato meglio che tu fossi rimasto con noi a Mompracem.

 Volevo tentare di colonizzare queste coste e incivilire questi barbari.

 E hai fatto un buco nellacqua, disse Yanez, ridendo.

 Purtroppo.

 E ci rimetterai qualche centinaio di migliaia di rupie. Meno male che le tue fattorie del Bengala possono pagare le spese. Quando sgombreremo?

 Ti chiedo solo ventiquattro ore, rispose Tremal-Naik, per poter raccogliere il meglio che posseggo, poi daremo fuoco a tutto e raggiungeremo la tua nave.

 E correremo al più presto verso Mompracem, disse Yanez. La nostra presenza è necessaria laggiù.

Aveva pronunciate quelle parole con un tono così grave, che lindiano ne fu colpito.

 Cè qualche cosa in aria? chiese.

Aveva pronunciate quelle parole con un tono così grave, che lindiano ne fu colpito.

 Cè qualche cosa in aria? chiese.

 Ma non si sa ancora. Corrono delle voci che inquietano la Tigre della Malesia.

 E quali?

 Che gli inglesi abbiano intenzione di farci sloggiare da Mompracem. È un po di tempo che tutti gli atti di pirateria che succedono lungo le coste occidentali dellisola li addebitano a noi, quantunque da molti anni i nostri prahos dormano sulle loro àncore. Dicono che la nostra presenza incoraggia i pirati costieri e che noi direttamente o indirettamente li aizziamo contro le navi che si recano a Labuan. Frottole, ma già tu conosci la doppiezza del leopardo inglese.

 E anche la sua ingratitudine, disse lindiano. Ecco come vorrebbero compensarci daver liberata lIndia dalla setta dei thugs. E Sandokan cederebbe?

 Lui! Ah! Quelluomo è capace di gettare il guanto di sfida contro tutta lInghilterra e di

Un lontano colpo di cannone gli aveva interrotta la frase.

 Hai udito? esclamò, balzando in piedi in preda ad una vivissima agitazione.

 Sì, il cannone tuona verso il sud.

 I dayaki attaccano la Marianna!

 Seguimi sullosservatorio, Yanez, disse Tremal-Naik. Di lassù potremo udire meglio da quale parte giungono gli spari.

8. Lo scoppio della Marianna

I due uomini, visibilmente impressionati, uscirono dalla stanza e, salita una scala, si trovarono su una delle terrazze del bengalow su cui si alzava la torricella o meglio il minareto, essendo altissimo e sottilissimo, con una piccola gradinata esterna.

In pochi istanti raggiunsero la cima che terminava in una piccola piattaforma circolare, su cui trovavasi una grossa spingarda dalla canna lunghissima che doveva battere da quellaltezza tutti i punti dellorizzonte.

Il sole erasi già alzato diffondendo sulla pianura i suoi raggi dorati, appena sorti e già subito ardentissimi, non essendovi in quelle regioni nessuna frescura, nemmeno nelle prime ore del mattino.

I dayaki che assediavano il kampong, collapparire della luce, si erano allontanati di sei o settecento metri, riparandosi dietro ai grossi tronchi dalberi appositamente abbattuti onde servirsene a modo di trincee mobili, potendo farli scorrere innanzi o indietro, a loro piacimento.

Pareva che durante la notte fossero aumentati di numero, perchè Tremal-Naik, appena ebbe lanciato uno sguardo allingiro, non potè trattenersi dallesclamare: Ieri sera non ve nerano tanti intorno a noi.

Yanez stava per chiedergli qualche cosa, quando un secondo colpo di cannone si udì rimbombare in lontananza, ripercuotendosi contro le cinte del kampong.

 Questo rombo viene dal sud! esclamò il portoghese. Sono i cannoni da caccia della Marianna che tirano. I dayaki hanno assalito i miei uomini.

 Sì, confermò lindiano, viene dalla parte del Kabatuan. Credi che possano respingere il nemico, coi pezzi che hanno a loro disposizione?

 Bisognerebbe conoscere il numero degli assalitori. Di quali forze dispone quel maledetto pellegrino?

 Ha fanatizzato quattro tribù e ognuna deve avergli fornito non meno di centocinquanta guerrieri.

 E armati di fucili?

 Sì, Yanez. Quelluomo misterioso ha portato con sè un vero arsenale e perfino dei lilà e dei mirim. Toh! Un altro colpo!

 E queste sono le spingarde! esclamò Yanez, facendo un gesto di rabbia.

Dalla parte dellimmensa foresta che si estendeva verso il sud, giungevano ad intervalli delle detonazioni più leggere e più secche che dovevano essere prodotte da pezzi a canna lunga.

Poi gli spari aumentarono rapidamente dintensità, formando un rimbombo incessante, come se molti pezzi dartiglieria e molte spingarde sparassero insieme.

Yanez era diventato pallido e nervosissimo. Passeggiava intorno alla piattaforma come un leone in gabbia, interrogando ansiosamente cogli sguardi tutti i punti dellorizzonte. Anche lindiano era in preda ad una sovraeccitazione vivissima.

I colpi si succedevano intanto ai colpi. Una battaglia furiosa, terribile, doveva essersi impegnata sul fiume fra il poco numeroso equipaggio della Marianna e le grosse forze del misterioso pellegrino.

 E non cessa! esclamava Yanez, che non si tratteneva più. Se fossi là io!

 Sambigliong è un valoroso che non si arrenderà, rispose Tremal-Naik. È una vecchia tigre che la sa lunga e che sa difendersi.

 Non vi sono che sedici uomini validi a bordo, mentre i dayaki possono essere tre o quattrocento e forniti anche essi dartiglieria.

 Dunque tu dubiti che la Marianna possa resistere? chiese Tremal-Naik con angoscia. Se la prendessero sarebbe finita anche per noi. E mia figlia?

 Adagio, amico, rispose Yanez. I dayaki troveranno qui un osso ben duro da rodere. Ho osservato attentamente il tuo kampong e mi sembra assai robusto. Tu sai che i selvaggi generalmente si trovano imbarazzati dinanzi ad un ostacolo che frena il loro slancio. Per Giove! Ed il cannone non cessa! Si massacrano laggiù. Quanti uomini hai?

 Una ventina.

 Tutti malesi?

 Fra malesi e giavanesi, rispose Tremal-Naik.

 Quaranta uomini, chiusi da una cinta così solida, possono dare del filo da torcere a quei furfanti. Sei ben provvisto?

 Ho viveri e munizioni in abbondanza.

 Signor Yanez! Buon giorno! disse in quel momento una giovane, comparendo sulla piattaforma.

Il portoghese aveva mandato un grido:

 Darma!

Una bellissima fanciulla di forse quindici anni, dal corpo flessuoso come una palma, con lunghi capelli neri, un po inanellati, la pelle del viso leggermente abbronzata e vellutata come quella delle donne indiane, ma assai più chiara, i lineamenti perfetti che sembravano più caucasici che indù, si era fermata dinanzi al portoghese, fissandolo coi suoi occhi neri e scintillanti come carbonchi.

Indossava un costume mezzo europeo e mezzo indiano, che le dava una grazia unica, composta dun busticino di broccatello, con ricami doro, dunampia fascia di cascemir che le cadeva sulle anche ben arrotondate e duna sottanina piuttosto corta che lasciava vedere i calzoncini di seta bianca che le scendevano fino sulle scarpettine di pelle rossa, a punta rialzata.

 Ben felice di rivedervi, signor Yanez, riprese la fanciulla, tendendogli una manina da fata. Sono due anni che vi abbiamo lasciato.

 Abbiamo sempre da fare laggiù, a Mompracem.

 Medita sempre spedizioni la Tigre della Malesia? Che uomo terribile, disse Darma sorridendo. Ah il cannone! Non udite?

 È già mezzora che rimbomba, figlia mia, disse Tremal-Naik, e annunzia forse una grave disgrazia.

 Chi è che fa fuoco, padre?

 Sono le tigri di Mompracem.

 Che difendono la mia nave, aggiunse Yanez. Tacete! Mi pare che i colpi rallentino! E non poter vedere nulla!

Si erano tutti curvati sul parapetto della piattaforma, ascoltando ansiosamente.

Non si udivano più che a rari intervalli le secche detonazioni delle spingarde e la cupa voce dei pezzi da caccia.

Ad un tratto si fece un gran silenzio, come se la battaglia fosse bruscamente cessata.

 Hanno vinto o sono stati schiacciati? si chiese Yanez che si sentiva bagnare la fronte di sudore.

Ad un tratto una formidabile detonazione attraversò gli strati daria e si propagò con tale intensità che la torre tremò dalla base alla cima. Yanez aveva mandato un grido, mentre Tremal-Naik e Darma erano diventati pallidissimi.

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