Il figlio del Corsaro Rosso - Emilio Salgari 10 стр.


Una esistenza condotta con siffatti esercizi e sostenuta col genere di alimenti che abbiamo accennati, salvava quei terribili cacciatori dalle tante malattie alle quali altri andavano soggetti.

Tuttal piú li colpiva talvolta una febbre effimera, che spariva prestissimo con semplici profumi di foglie di tabacco.

A lungo andare però le fatiche eccessive e le intemperie dovevano a poco a poco esaurirli.

Gli spagnuoli, inquieti per la presenza di quei cacciatori tutti stranieri, per un po di tempo li lasciarono cacciare, ma quando li videro fondare degli stabilimenti nella penisola di Samana al porto di Margot, nella Savana bruciata, verso i Goniaives, nellimbarcadero di Mirfolais ed in fondo allisola Avaches, presero il partito di cacciarli dalla grande isola, dichiarando a quei disgraziati una vera guerra di esterminio.

La guerra scoppiò ferocissima.

Gli spagnuoli si erano facilmente lusingati di fare una vera strage di quei miserabili, i quali, dopo tutto, non avevano mai recata a loro alcuna offesa.

Li sorprendevano spesso quando si trovavano in piccolo numero nelle loro corse, oppure di notte nelle loro abitazioni e, quanti ne prendevano, altrettanti ne trucidavano o li tenevano come schiavi, quasi fossero negri od indiani, facendoli lavorare duramente nelle piantagioni a colpi di sferza.

Certamente i bucanieri in tal guisa sarebbero stati a poco a poco distrutti, dalle tante cinquantine lanciate attraverso i boschi, se con miglior consiglio i cacciatori non si fossero finalmente decisi a raccogliersi in corpo, per difendersi.

Il bisogno di caccia portava che di giorno si sbandassero, ma alla sera si univano tutti in un luogo stabilito e se qualcuno mancava, argomentando che fosse stato ucciso, sospendevano le loro scorrerie fino a che o lavessero trovato o vendicato.

E cominciò allora una lotta a tutta oltranza, I bucanieri fino allora si erano lasciati trucidare; da quel momento cominciarono a prendersi cosí spaventose rivincite, che tutta lisola fu inondata di sangue e molti luoghi ricordano anche oggidí coi loro nomi le stragi avvenute.

Temendo però i bucanieri di non poter tenere testa alle innumerevoli cinquantine spagnuole, si decisero di trasportare, dopo una lunga lotta, i loro stabilimenti sulle isolette che circondano San Domingo.

Non andavano piú ormai alla caccia che in grosse partite, combattendo fieramente quando incontravano il nemico.

Alcuni stabilimenti salirono in fama, come quello di Bayaba, il quale aveva un porto vastissimo molto frequentato da navi inglesi, francesi ed olandesi.

Appunto da Bayaba, essendo mancati un giorno quattro bucanieri, i loro compagni organizzarono una grossa spedizione per liberarli o vendicarli.

Avendo appreso, strada facendo, che erano stati condotti a Santiago ed appiccati, trucidarono gli informatori che erano spagnuoli, poi assalirono furiosamente la città, prendendola dassalto e massacrando quanti uomini si trovavano rinchiusi fra le mura.

Non mancavano però gli spagnuoli di rifarsi di tratto in tratto delle sconfitte che subivano, ma era ben difficile di snidare, come essi desideravano, tutti i bucanieri che scorazzavano per le foreste dellisola.

Col tempo però vi riuscirono, distruggendo tutti i tori e tutti i porci selvatici che infestavano le foreste e le paludi, e quel colpo fu cosí fatale ai bucanieri, da deciderli a rivolgersi al mare per trovare nuovi alimenti e alla terra per ottenere raccolti da trafficare.

Gli spagnuoli però si erano ingannati sulle loro speranze, perché i bucanieri, da cacciatori di terra si erano trasformati in scorridori del mare, diventando quei terribili filibustieri che dovevano recare tanti danni alle colonie spagnuole del golfo del Messico e dellOceano Pacifico.

.........

Il bucaniere, come abbiamo detto, udendo le parole del figlio del Corsaro Rosso, aveva lasciato cadere larchibugio e si era fatto innanzi, col cappellaccio in mano, salutando rispettosamente con un profondo inchino.

 Signore, disse. Che cosa desiderate da me? Sarebbe per me un grandissimo onore poter essere utile in qualche cosa al nipote del grande Corsaro Nero.

 Non vi chiedo che un asilo sicuro per riposarmi qualche ora ed una colazione, se è possibile averla, rispose il conte.

 Io vi offrirò delle bistecche quante vorrete ed una superba lingua di bue, rispose il bucaniere. Tengo in serbo sempre qualche bottiglia di aguardiente per le visite inaspettate e sarò ben felice di offrirvela.

 Buttafuoco rispose il bucaniere sorridendo.

 Un nome di battaglia, non è vero?

 Il mio lho dimenticato disse il cacciatore, corrugando la fronte. Varcando lOceano, perdiamo i nostri nomi, ma vi posso dire che ero figlio di una buona famiglia della Linguadoca. Che cosa volete? La gioventú talvolta fa commettere delle cattive azioni Orsú, non parliamo di questo. È un mio segreto.

 Che io non desidero affatto conoscere rispose il conte.

Il bucaniere si passò tre o quattro volte la mano callosa e macchiata di sangue sulla fronte, come se volesse scacciare lontani e dolorosi ricordi, poi disse:

 Mi avete domandato un ricovero ed una colazione, ed io sarò orgoglioso di offrire luno e laltra al nipote del grande corsaro.

Accostò una mano alle labbra, si mise due dita in bocca e mandò un lungo fischio.

Pochi momenti dopo un giovanotto di venti o ventidue anni, biondo, magro, con gli occhi azzurri, vestito come il bucaniere, accompagnato da sette od otto grossi cani, uscí dalla foresta.

 Leva la pelle a questa bestia gli disse ruvidamente Buttafuoco e portaci al piú presto la lingua e delle costolette. Potranno servire per questa sera.

Poi, volgendosi verso il corsaro con una gentilezza strana in un uomo di apparenza cosí rozza, disse:

 Signore, seguitemi. La mia povera capanna e la mia misera dispensa sono a vostra disposizione.

 Non vi chiedo di piú rispose il conte.

Il bucaniere raccolse il suo grosso archibugio e si mise in cammino, osservando attentamente le macchie, forse piú per abitudine che per altro, poiché i cani non davano alcun segno di inquietudine.

 E il bufalo che avete ucciso, lo lasciate là? chiese ad un certo momento il conte.

 Il mio amico non devessere lontano rispose il bucaniere. Incaricherò lui di scorticarlo e di togliergli le parti migliori.

 E il resto?

 Lo lasciamo ai serpenti e agli avvoltoi, signore, quello che a noi importa sono le pelli che si vendono vantaggiosamente a Porto Bayada agli inglesi o ai francesi che vi approdano in buon numero ogni sei mesi.

 Senza venire disturbati dagli spagnuoli?

 Oh! guai se ci lasciamo prendere! Ma noi siamo furbi, e poi siamo protetti dai filibustieri della Tortue, nostri buoni alleati.

 Avete conoscenti alla Tortue?

 Molti, signor conte.

 Quando vi siete stato?

 Appena tre mesi fa.

 Grogner e Davis si trovano ancora colà? Ho delle lettere di raccomandazione per loro e anche per Tusley. Sono i filibustieri piú noti al giorno doggi, non è vero?

 Sí, signor conte; ma dovreste correr molto, prima di presentargliele.

 Perché?

 Perché in questo momento lavorano sul continente o, meglio, sullistmo di Panama, verso il Pacifico. Le loro ultime notizie, recate da un gruppo di filibustieri, sono giunte dallisola di San Giovanni. Pare che si siano stabiliti colà per dare la caccia ai galeoni che il Perú manda di quando in quando a Panama.

 Sicché sarò costretto ad attraversare listmo se vorrò trovarli? disse il signor di Ventimiglia, il quale sembrava non troppo lieto di quelle risposte.

 Sicché sarò costretto ad attraversare listmo se vorrò trovarli? disse il signor di Ventimiglia, il quale sembrava non troppo lieto di quelle risposte.

 Capitano, disse Mendoza, il quale si era accorto del malumore del corsaro Pueblo-Viejo si trova sullistmo e non potremmo giungervi con la nostra fregata. Visiteremo quella graziosa città per andare a stringer la mano al marchese di Montelimar; poi andremo a cercare i famosi filibustieri, senza dei quali nulla potreste fare.

 Tu hai sempre ragione, amico rispose il conte rasserenandosi un poco.

 Ecco la mia capanna disse in quel momento il bucaniere, mentre i cani si slanciavano innanzi, latrando festosamente.

Sotto un gruppo di splendide e altissime palme e di cavoli palmisti, sorgeva una miserabile abitazione formata da rami malamente intrecciati e da poche pertiche, con alcune pelli gettate al di sopra per riparare alla meglio il suo proprietario e il suo servo dagli acquazzoni diluviali che, di quando in quando, si rovesciavano sullisola con furia inaudita.

Sotto una piccola tettoia, innalzata a pochi metri di distanza, si trovava la cucina che consisteva in tre o quattro sassi, che dovevano servire da camino, da un paio di spiedi e da un vaso di terra pieno dacqua.

Tutto allintorno vi erano pelli di bufali stese a seccare e ammassi di carne affumicata e seccata, coperti da gigantesche foglie di banano.

 Ecco il mio palazzo! disse il bucaniere ridendo. Avrebbe bisogno di molte riparazioni, ma non trovo mai il tempo di diventare un boscaiuolo. Entrate, signor conte.

Linterno della catapecchia non valeva piú dellesterno. Uno strato di foglie secche serviva da letto, ed era tutto il mobilio di quel cacciatore, il quale forse un tempo era abituato al lusso raffinato della capitale della Francia.

Appesi ai pali vi erano dei coltellacci imbrattati di sangue fino alle impugnature; dei corni immensi contenenti probabilmente della polvere da sparo; dei sacchetti di cuoio per il piombo e delle zucche che servivano da fiasche.

 Unabitazione da indiani! disse il conte.

 Peggio, signore! rispose il bucaniere. Quei selvaggi sanno fabbricarsi delle capanne assai piú comode delle nostre Accomodatevi, signori, mentre io vi preparo la colazione. Ecco il mio arruolato che giunge ben carico.

Il giovane, lordo di sangue dal viso alle scarpe, avanzava penosamente, portando sulle spalle dei lunghi pezzi di carne che aveva allora levati dal bufalo, ed una magnifica lingua.

 Spicciati, Cortal disse il bucaniere ruvidamente. Abbiamo delle persone a pranzo e offriremo loro un bellarrosto di lingua. Vi è del maiale freddo avanzato da ieri?

 Sí rispose il giovanotto. E la pelle del bufalo?

 Andrai a raccoglierla piú tardi. Nessuno ce la porterà via.

Larruolato gettò in mezzo alle erbe la carne, diede uno sguardo di sfuggita agli ospiti, toccandosi con la destra grondante di sangue la tesa del suo cappellaccio scolorito e bucato almeno in dieci punti; poi alimentò il fuoco, mentre il padrone preparava la lingua e la infilava nello spiedo.

 Non invidio di certo la vita di quel povero garzone disse il guascone, indicando larruolato. E forse anche lui appartenne un giorno a qualche buona famiglia.

 Quanto dura il loro arruolamento? chiese il conte.

 Tre anni, ordinariamente disse Mendoza. Dopo passano a loro volta bucanieri; ma sono tre anni di tribolazioni, poiché vengono trattati come schiavi, e non sono loro risparmiate né percosse, né sofferenze dogni specie. I bucanieri, abituati a vivere sempre in mezzo al sangue, diventano ben presto brutali, e per loro, uccidere un toro o un uomo è la stessa cosa. Hanno una sola qualità buona: sono leali e ospitalissimi.

 Sicché quando larruolato sarà diventato bucaniere, non tratterà meglio il garzone che prenderà al suo servizio.

 È cosí, capitano rispose Mendoza. Si direbbe anzi che vogliano vendicarsi a loro volta delle busse prese e dei patimenti subiti durante la loro schiavitú.

Mentre chiacchieravano, Buttafuoco e il suo servo si facevano in quattro per allestire il pranzo, molto abbondante, è vero, ma anche molto modesto, poiché non consisteva che in un pezzo di maiale freddo, nella lingua del bufalo malamente arrostita e in un cavolo palmista che, bene o male, surrogava il pane che mancava assolutamente. Quei poveri cacciatori soltanto qualche rarissima volta potevano ottenere un po di grano, e allora era una vera festa per loro. Larrosto fu presto pronto e fu servito dallarruolato su una foglia di banano, insieme con alcune enormi ossa già spezzate per poterne succhiare piú comodamente il midollo crudo e ancora tiepido.

 Mi rincresce, signor conte, di non potervi offrire di piú disse Buttafuoco, il quale cercava di mostrarsi amabile. Se possedessi ancora il mio castelluccio in Normandia, avrei fatto ben altra accoglienza al nipote del grande Corsaro Nero Bah! aggiunse poi, mentre la sua fronte si aggrottava ed una profonda emozione si dipingeva sul suo volto abbronzato non vale la pena di risvegliare dei lontani ricordi. Il passato è morto per me, dopo che ho varcato la linea Mangiamo, signori!

Tagliò la lingua e larrosto di maiale, servendosi dun enorme coltellaccio; spaccò in vari pezzi il cavolo palmista con degli scatti dira che tradivano una profonda agitazione, poi con un gesto fece segno ai convitati di servirsi.

Mangiarono in silenzio. Il conte di quando in quando fissava il bucaniere e questi, quasi temesse che egli indovinasse la causa della sua profonda emozione, si affrettava ad abbassare lo sguardo o a volgere altrove il viso, con la scusa di dare al suo arruolato qualche ordine.

Quando il pranzo fu terminato, Buttafuoco offrí ai suoi ospiti dei grossissimi sigari da lui stesso fatti con tabacco probabilmente rubato nelle piantagioni spagnuole; poi disse a Cortal, che aveva mangiato fuori della capanna accanto al fuoco:

 La fiasca donore: vi è un conte fra noi, amico.

Larruolato frugò sotto un banano e ne trasse unenorme zucca, parecchi bicchieri di corno di bufalo e portò luna e gli altri nella catapecchia.

 Signor conte, disse il bucaniere con una certa amarezza io non posso offrirvi né dello champagne, né del Borgogna, né del Medoc, perché non siamo in Francia. Qui non abbiamo che meschina aguardiente o del megeol, perché lisola non ci dà niente di meglio. È la mia provvista che talvolta cerco a prezzo della mia vita che se ne va quella provvista che certe notti mi è necessaria per dimenticare il passato, per non piangere Signor conte, accettate.

 Voi siete commosso, Buttafuoco! gli disse il signor di Ventimiglia.

 Si può esser forti, signor conte, rispose il bucaniere si può aver varcata la linea equatoriale; si può aver giurato di aver dimenticato il proprio paese la mia Normandia il mio castello una sorella amata e che per me è ormai morta per sempre il padre gentiluomo che riposa laggiú accanto a mia madre sotto le zolle dellabbazia Morte dellinferno! Bevete, signor conte berrò anchio!

Afferrò rabbiosamente la tazza di corno e la vuotò dun fiato, gridando poi:

 Ancora, Cortal, ancora! Bisogna che affoghi i ricordi lontani! Ah, la triste sorte che mi ha colpito!

Il viso del fiero bucaniere si era spaventosamente alterato.

Non piangevano i suoi occhi, eppure sindovinava che faceva degli sforzi supremi per trattenere le lacrime, vergognoso forse di tradire il segreto delle sue pene.

 Bevete, signor conte, riprese dopo qualche istante, vuotando unaltra tazza. Non avrei mai creduto di dover ospitare sotto questa miserabile capanna un gentiluomo della lontana Europa. Lavevo sperato un giorno, era una follia certamente un uomo che fosse venuto qui a trovare me per caso o per combinazione.

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