Continuate, Buttafuoco, disse il conte siete fra amici.
Il bucaniere vuotò il terzo bicchiere di aguardiente, poi, facendo un gesto di ira terribile, riprese con voce strozzata:
Parigi maledetta! Sirena infame che mi hai stretto fra le tue spire! Meglio sarebbe stato che io non ti avessi mai veduta! Le tue mille e mille seduzioni hanno fatto di me un miserabile bucaniere, un macellaio delle foreste di San Domingo! Maledetto giuoco! Sei stato la mia rovina!
Ma chi siete voi? chiese il conte, profondamente commosso dallintenso dolore che traspariva sul viso del bucaniere.
Lo vedete, rispose Buttafuoco, ridendo nervosamente un cacciatore di buoi un miserabile avventuriero. Da quando ho passata la linea, io non ho piú patria, non ho piú famiglia, non ho piú nobiltà, piú nulla fuorché il mio archibugio che tutti i giorni uccide per non uccidere il mio cuore.
Per la quarta volta vuotò la tazza che larruolato gli aveva riempita.
Gli anni sono passati, riprese il disgraziato, serrando la fronte fra le mani, come se cercasse di comprimere i pensieri che lo tormentavano
Eppure vedo ancora il mio castello, là, sulle rive dello stagno, ergersi superbo con i suoi pinnacoli e le sue torri; vedo ancora in certe notti passeggiare sulle terrazze quella dolce fanciulla che era mia sorella e per la quale avrei dato la vita pur di vederla felice Un barone della Bretagna la fece sua sposa Sia felice, ed ignori per sempre la sorte del suo disgraziato fratello Cortal, dammi ancora da bere. Ho sete, una terribile sete!
Rimase alcuni istanti silenzioso, fissando il bicchiere colmo con gli occhi dilatati, cupo, fremente, poi disse:
Eh, la vita talvolta è cosí, se si è preda dun genio maligno. Eppure quanto è stata terribile la discesa! Meglio sarebbe stato che sui ventanni un colpo di spada mavesse finito fra i pometi della Normandia! Cosí non avrei veduta mai Parigi, almeno non sarei disceso, di gradino in gradino, fino nel fango duna prigione non avrei macchiato il blasone dei miei avi non avrei dimenticata la mia Francia non avrei cambiato nome non sarei diventato un avventuriero non sarei fuggito come un ladro e non avrei fatto piangere mia sorella, povera creatura!
Buttafuoco! gridò il conte.
Il bucaniere si era alzato di scatto, con gli occhi dilatati, il viso bagnato di sudore. Staccò da un palo della capanna il suo archibugio, poi uscí rapidamente, scomparendo fra gli alberi.
È sempre cosí il tuo padrone? chiese il conte allarruolato che stava fermo sulla soglia della capanna.
Io non lho mai veduto sorridere rispose Cortal. È sempre triste
E non sarà il solo disse il guascone. Quanti uomini, che un giorno furono ricchi e stimati, si trovano fra questi bucanieri!
E quanti gentiluomini ha rovesciato lEuropa in America! rispose il corsaro.
È vero, signor conte rispose il guascone con un sospiro. Io peraltro ho dimenticato presto Pau e il mio castelluccio semidistrutto. Io non ho veduto Parigi, né ho provato le sue seduzioni fatali.
Rovina di tanta gente dabbene! disse il conte. Vale meglio la Provenza!
A sua volta si era alzato ed era uscito dalla capanna, cercando il bucaniere.
Il cacciatore era scomparso, ma udí parecchi colpi di fucile tra le macchie. Aveva appena terminato il sigaro e stava per rientrare nella capanna, quando vide giungere Buttafuoco piú tetro che mai. Osservandolo attentamente, saccorse che il fiero cacciatore aveva gli occhi rossi; come se avesse lungamente pianto.
È passata la tempesta? gli chiese il signor di Ventimiglia con voce dolce.
Gli uragani durano poco a San Domingo rispose il bucaniere con un triste sorriso. Bah, tutto è passato, tutto è stato dimenticato! Ho ucciso due maiali selvatici, laggiú sul margine delle paludi è il mio mestiere. Il conte gli porse la destra:
Stringetela! disse.
No, signor conte, io non sono piú degno di porgere la mano ad un onesto gentiluomo. Qui non siamo in Normandia.
Stringetela, vi dico.
Sí, non ora però. Quando noi ci lasceremo per sempre e vi dirò chi sono stato io un giorno forse allora Signor conte, fra quattro ore il sole tramonterà e la villa della marchesa di Montelimar è lontana. Volete che ci mettiamo in cammino? Non giungeremo a San Josè prima dellalba, ed in questo paese è meglio marciare di notte. Le cinquantine di quando in quando perlustrano queste foreste e se non sono pericolose le loro alabarde, sono terribili i cagnacci che le accompagnano.
Sono pronto a seguirvi e ad obbedirvi rispose il corsaro.
Siete ben sicuro che la marchesa non vi tradirà? Io conosco quella bella signora, avendola qualche volta incontrata nei dintorni della sua fattoria.
È una perfetta gentildonna che mi ha già salvato una volta.
Allora basta rispose il bucaniere. Chiamate i vostri compagni, signor conte, e dite che si prendano degli archibugi. Ne ho sempre tre o quattro di riserva e tutti di buon calibro, con palle di unoncia.
Mendoza ed il guascone, udendo il comando del conte, erano accorsi, seguiti dallarruolato, il quale, come se avesse indovinato il pensiero del suo padrone, portava dei fucili e delle munizioni.
In marcia, amici disse il signore di Ventimiglia. Buttafuoco ci servirà da guida.
Il bucaniere saccostò allarruolato, il quale lo interrogava con lo sguardo.
Tu rimarrai qui gli disse con ruvida bonarietà e aspetterai il mio ritorno. Che io stia lontano una settimana od un mese, non ti dar pensiero di me. Se gli spagnuoli ti minacciano, rifugiati nella colonia del capo Tiburon e là ci ritroveremo. Guardati dalle cinquantine, e abbi cura dei miei cani. Addio!
Chiamò con un fischio stridente il suo bracco favorito e si mise in cammino a fianco del conte e seguito dal guascone e da Mendoza, calandosi il cappellaccio sulla fronte per meglio ripararsi dagli ardentissimi raggi del sole.
Attraversò la macchia che serviva a nascondere la sua capanna e dopo essersi orientato con lastro diurno, si cacciò risolutamente tra le immense boscaglie che si prolungavano verso occidente.
Il bracco lo procedeva, fiutando di quando in quando il terreno, e volgendo la testa come per chiedere se era sulla buona via.
Avete la vostra nave, signor conte? chiese il bucaniere, dopo aver percorso qualche miglio.
Deve attendermi al capo Tiburon rispose il corsaro.
La villa della marchesa di Montelimar non si trova che a breve distanza dalla rada. La potrete scorgere dalle finestre della fattoria.
Non verranno a cercarci colà, le cinquantine?
Chi lo sa? Battono lisola in lungo ed in largo, e non si sa mai dove si fermano. La marchesa però è troppo potente a San Domingo per non proteggervi.
Ne ho avuto la prova.
Allora potrete attendere tranquillamente la vostra nave, senza correre il pericolo di farvi prendere rispose il bucaniere, sorridendo. So quanto vale quella signora.
La conoscete?
Lho veduta una sola volta, mentre attraversava a cavallo una foresta e le ho reso, anzi, in quelloccasione, un piccolo servigio. Se non mi fossi trovato sulla sua strada e non le avessi ammazzato il cavallo con un buon colpo di archibugio, non so se la signora di Montemilar sarebbe ancora viva, e se
Il bucaniere si era interrotto, mentre il suo bracco scuoteva gli orecchi e puntava.
Che cosa cè? chiese il corsaro.
Nulla per ora rispose Buttafuoco la cui fronte si era leggermente aggrottata.
Il bucaniere si era interrotto, mentre il suo bracco scuoteva gli orecchi e puntava.
Che cosa cè? chiese il corsaro.
Nulla per ora rispose Buttafuoco la cui fronte si era leggermente aggrottata.
Mi sembrate inquieto.
Posso essermi ingannato
Anche il vostro cane?
Il Bucaniere stette un momento silenzioso, osservando attentamente il suo bracco il quale si era fermato e non cessava di alzare e di abbassare le orecchie.
Mi è sembrato daver udito un lontano latrato.
Che qualche cinquantina ci dia la caccia?
Può darsi, signor conte. Lasciamo i terreni scoperti e gettiamoci nella foresta. Là saremo piú sicuri.
CAPITOLO VII. LA CACCIA UMANA
Sulla loro destra della comitiva si estendeva la grande foresta.
Buttafuoco, che doveva conoscere quei luoghi molto piú del guascone, il quale, malgrado la bussola che teneva in mezzo al cervello, non era riuscito a scoprire la fattoria dove avrebbero dovuto trovare dei cavalli, si era messo alla testa del minuscolo drappello, aprendo qua e là dei passaggi con i due coltellacci che non aveva deposti alla capanna.
Il bracco poi lo aiutava meravigliosamente, guidandolo con perfetta sicurezza attraverso i meandri tenebrosi della foresta.
Di tratto in tratto il padrone e la sua bestia si fermavano per ascoltare, poi riprendevano la marcia, manifestando ambedue una certa inquietudine che non sfuggiva al conte.
Il sole era tramontato da qualche ora e camminavano sempre attraverso quellinterminabile foresta, quando il bucaniere si fermò dinanzi ad un gigantesco tamarindo dicendo:
È inutile nascondervelo, signor conte; noi siamo inseguiti.
Da chi? chiese il corsaro.
Da una o da piú cinquantine di certo.
Come lo sapete?
Vivendo sempre in mezzo alle foreste, i nostri orecchi acquistano unacutezza incredibile ed afferrano subito i piú lontani rumori. Vi ripeto che noi siamo seguiti e forse i nostri nemici non sono molto lontani.
Eppure io non ho udito nulla. Neppur tu, è vero, Mendoza?
Io non odo che le rane ed i rospi cantare, rispose il filibustiere.
Ed io le foglie e la frutta cadere, aggiunse il guascone.
Io invece continuo a udire dei lontani latrati, disse il bucaniere. Qualcuno vi ha veduto attraversare le foreste?
Abbiamo messo in fuga una cinquantina e le abbiamo ucciso il cane che la precedeva rispose il conte.
Ora comprendo! disse Buttafuoco. Quella cinquantina deve averne incontrata qualche altra fornita di cani, ed ora molti uomini ci seguono e non cesseranno di marciare finché non ci avranno raggiunti Brutto affare!
Cerchiamo di raggiungere al piú presto la tenuta della marchesa di Montelimar disse il conte.
È ancora troppo lontana rispose il bucaniere. Anche correndo rapidissimi, non potremmo giungervi prima del sorgere del sole.
Che siano vicini gli spagnuoli?
Essi, forse no; ma i cani sí; e quelle bestiacce sono piú pericolose degli uomini. Io li conosco troppo bene! Non per nulla li chiamano cani strangolatori. Guardatevene, signor conte.
Che cosa decidete? Aspettare qui il loro assalto o continuare la marcia?
Invece di rispondere, Buttafuoco osservò attentamente la foresta foltissima, dove un infinito numero di liane sintrecciavano in mille modi attorno agli alberi, formando dei bellissimi festoni.
Cerchiamo di far perdere le nostre tracce ai doz disse poi. Forse ci riusciremo con una marcia aerea. Si tratta solo di far presto, e di guadagnare piú strada che potremo.
Si gettò in spalla larchibugio, saggrappò ad un ammasso di liane, che pendevano intorno al tamarindo, e si issò a forza di braccia, dicendo:
Cercate dimitarmi.
Diamo la scalata alle griselle del bosco! disse Mendoza. Preferisco una manovra marinaresca a questa interminabile marcia Signor Barrejo, fingete di trovarvi a bordo di un treponti.
Il conte, il quale aveva perfettamente compreso quello che il bucaniere stava per tentare, si era subito inerpicato attraverso un altro festone di sipos, mostrandosi abilissimo ginnasta.
Buttafuoco raggiunse i grossi rami del tamarindo e, servendosi sempre di quelle resistentissime corde vegetali, passò su di un enorme cotoniere, poi su una palma, quindi su di un cavolo palmista, continuando intrepidamente la sua marcia aerea.
Passare da una pianta allaltra non era difficile, poiché gli alberi crescevano cosí vicini gli uni agli altri da intrecciare i loro rami. Anche senza le liane, quella manovra, per uomini agili, sarebbe stata possibile. Il bracco, destinato purtroppo a cedere sotto i denti dei ferocissimi e robustissimi cani cubani, seguiva da terra il padrone, latrando lamentosamente.
Quello stupido ci tradirà! disse Mendoza al bucaniere, approfittando duna breve sosta.
È vero rispose Buttafuoco armando larchibugio. Mi rincresce, ma la sua morte è necessaria.
Aveva appena terminato di parlare che già il povero bracco stramazzava al suolo, fulminato dallinfallibile palla del cacciatore.
È strano! disse il bucaniere passandosi una mano sulla fronte. Mi pare di aver commesso un delitto. Bah! la necessità non ha legge nella foresta!
Ricaricò larchibugio e si mise in ascolto. Dei lontani latrati avevano risposto a quel colpo di fucile.
Gli spagnuoli hanno raccolto una truppa di doz disse poi.
Fortunatamente potranno assediarci, ma non raggiungerci.
E la cinquantina che li segue? chiese il conte.
Buttafuoco alzò le spalle.
Le alabarde perderanno subito contro gli archibugi disse. Io non mi occupo affatto di quei manici di scope. Riprendiamo la nostra marcia, signore. I doz cubani hanno scoperto le nostre tracce e le seguono ostinatamente; noi non dobbiamo fermarci qui, cosí vicini al mio bracco.
Ripresero la loro ginnastica indiavolata, scivolando fra i rami e le liane, ora innalzandosi ed ora abbassandosi fino quasi a terra, guardandosi bensí dal toccarla per non lasciarvi la menoma traccia.
Avevano percorso altri cinquecento metri e stavano per rifugiarsi tra le fronde di un simaruba, quando udirono, a non molta distanza, dei furiosi abbaiamenti.
I doz cubani erano giunti e, non avendo piú trovato le tracce dei fuggiaschi, sfogavano il loro malumore con terribili e minacciosi latrati.
Devono aver trovato il cadavere del mio bracco, disse il bucaniere, il quale si era messo a cavalcioni dun grosso ramo, accanto al conte.
Che ci scoprano? chiese questi.
Non ve lo saprei dire, signore, rispose Buttafuoco. Quei maledetti cani hanno un olfatto meraviglioso.
Siamo su un albero ben alto.
Lo vedo bene, rispose il bucaniere, sorridendo. Eppure non sono affatto tranquillo. I mastini che adoperano, ve lho già detto, sono terribili.
Non fiatiamo.
E sarà meglio per noi.
I doz cubani continuavano a latrare furiosamente, a non meno di cinquanta passi. Come Buttafuoco aveva detto, dovevano aver scoperto il cadavere del bracco e si aggiravano intorno alla foresta cercando le orme dei fuggiaschi.
Ad un tratto si fece udire un latrato sonoro, piú acuto degli altri, seguito da un fruscio di foglie.
Vengono! disse il bucaniere. Che nessuno parli.
Mendoza ed il guascone si erano rannicchiati sul loro ramo, tenendo gli archibugi in mano.
Buttafuoco ed il conte li avevano subito imitati, cercando di rendersi invisibili. Attraverso la cupa e tenebrosa foresta si udí un frastuono di latrati acuti che si perdettero subito in lontananza.