Tutti si misero in ascolto, dopo essersi gettati dietro lenorme tronco dun albero di cotone selvatico. Pareva che un grosso drappello uscisse dal bosco. Si udivano i passi pesanti e cadenzati di uomini abituati a marciare in colonna.
Adesso ci prendono! borbottò Mendoza. Che splendida passeggiata notturna! Era molto meglio restarcene a San Domingo.
Zitto, eterno brontolone! sussurrò il conte. Sai che le cinquantine non desiderano altro che di andarsene pei fatti loro. Non ti muovere, e vedrai che nessuno verrà a cercarti dietro a questa pianta.
Ben detto, signor conte, disse il guascone. Daltronde basterebbe sparare un colpo di pistola per far scappare quei poveri diavoli. Da quando i governatori hanno avuto la pessima idea di privarli delle armi da fuoco, non si sentono piú in grado né di darci, né di fare battaglia.
Purché non abbiano con loro dei cani, disse Mendoza.
Ecco quello che temo, rispose il guascone. Voi avete però quattro pistole. Datene una a me e vedrete che scapperanno come lepri, benché non manchino di coraggio, questo ve lo assicuro io. Lo spagnuolo è sempre stato un buon soldato e nemmeno io, se avessi in mano una spada contro un buon bucaniere armato darchibugio volterei le spalle, eppure sono un guascone.
Ricco di guasconate! disse Mendoza, un po ironicamente.
Mi vedrete allopera, camerata, rispose il soldato, un po piccato. Silenzio, savanzano.
Un grosso drappello era sbucato di fra le canne e le erbe e avanzava lungo la fronte della foresta. Si trattava veramente duna di quelle famose cinquantine, armate esclusivamente dalabarda e di spade, senza nessuna bocca da fuoco. Era composta tutta di alabardieri con elmetto e corazza, difese affatto insufficienti contro le grosse palle dei bucanieri.
Era preceduta da un doz di Cuba. Questi cani ferocissimi sono molto grossi, molto robusti e dun coraggio a tutta prova, e gli spagnuoli li usavano specialmente contro gli indiani, i quali avevano una paura terribile di quelle bestiacce.
A quei doz cubani si deve piú che altro la conquista delle numerose colonie del golfo del Messico. Si può anzi dire che la Colombia fu conquistata piú da loro che dagli avventurieri.
Il cane, giunto in vicinanza del grosso albero del cotone, si era fermato, aspirando fragorosamente laria, e la cinquantina, che era guidata da un ufficiale, si era subito disposta su quattro linee abbassando le alabarde.
Camerata, sussurrò Barrejo, rivolgendosi a Mendoza voi occupatevi di quel cagnaccio e badate di non sbagliare il colpo o vi salterà alla gola.
È un affare che sbrigherò io, rispose il filibustiere.
Alla cinquantina penseremo io e il signor conte.
Tutti e tre avevano armato le pistole e si tenevano luno presso laltro, pronti a sguainare le spade.
Il doz cubano fiutava sempre, volgendo la testa massiccia verso lenorme albero e ringhiando sordamente. Doveva aver sentito che là si nascondeva il nemico.
Un grido salzò fra gli uomini davanguardia della cinquantina
Ay, perrito!
Il cagnaccio, udendo quel comando, si slanciò furiosamente, sperando di azzannare i misteriosi avversari che non osavano mostrarsi.
Mendoza, che lo teneva docchio, fu pronto a sparare e gli fracassò il cranio, mentre il conte ed il guascone facevano fuoco contro la cinquantina, tirando a casaccio.
Allora gli spagnuoli, credendo daver dinanzi qualche grosso drappello di quei terribili bucanieri che non sbagliavano mai la mira, in un lampo si dileguarono, gettandosi in mezzo ai canneti delle paludi.
Ecco la cinquantina sgominata! disse il guascone ridendo. Lavoriamo tuttavia di gambe, perché domani mattina tornerà qui e se si accorgerà, dalle nostre tracce, daver avuto da fare con soli tre uomini, ci darà una caccia terribile. Corriamo, signor conte!
E queste sono le splendide passeggiate che si fanno a San Domingo disse Mendoza. Preferisco quelle che si fanno sulla tolda della Nuova Castiglia.
Si erano messi a correre, come se avessero altri molossi alle calcagna.
Il guascone, che aveva le gambe piú lunghe di tutti, marciava con una rapidità incredibile lungo la fronte della boscaglia, dietro però la prima linea degli alberi, per paura che la cinquantina, rimessasi dalla sorpresa, si fosse nuovamente ordinata e formata per la caccia.
Questo briccone ha giurato di farmi morire completamente sfiatato! brontolava Mendoza, il quale sbuffava come un bufalo. Quanto durerà questa storia?
Pareva proprio che il guascone possedesse una resistenza incredibile e muscoli di acciaio, poiché non rallentava nemmeno un momento la sua corsa.
Il figlio del Corsaro Rosso si mostrava non meno resistente, anzi, aveva maggiore slancio, come se fosse già abituato alle lunghe corse.
Quella galoppata furiosa durò unora, poi il guascone si fermò.
Può bastare disse. La cinquantina ha avuto piú paura di noi e non ha osato darci la caccia. Prima che ne incontri altre o che si rifornisca di cane, passerà del tempo e noi potremo raggiungere la villa della marchesa, senza essere piú disturbati.
Se non sapete nemmeno dove si trovi! disse Mendoza, il quale aspirava, come un mantice da fucina, la fresca brezza notturna.
Camminando sempre, si va anche a Parigi rispose Barrejo.
Nel mio paese si dice che tutte le vie conducono a Roma aggiunse il conte.
Ma non alla villa di Montelimar ribattè Mendoza il quale sembrava di pessimo umore.
Voi, camerata, brontolate sempre contro il vostro capitano disse il guascone. Anche questo è un brutto vizio.
Mi correggerò col tempo.
Siete ormai troppo vecchio per farlo.
I filibustieri sono sempre giovani. Lo sanno gli spagnuoli.
Oh, non lo nego, amico! Avete sempre il fuoco nel petto.
E non le vostre gambe.
Orsú, che cosa facciamo ora, don Barrejo? chiese il conte.
Io per conto mio, farei colazione disse Mendoza. Questa corsa mi ha messo un appetito da pescecane.
Contentati di accendere la tua pipa, per ora rispose il conte. Se non basta, stringi bene la cintura.
Ottimo consiglio! sentenziò gravemente il guascone.
Che non farà bene a nessuno brontolò Mendoza Mettetelo in pratica voi.
Ne avete qualche altro da suggerirci don Barrejo? chiese il conte.
Sí, quello di sdraiarci in mezzo a queste fresche erbe e di tirare il fiato fino allalba.
E i caimani? chiese Mendoza. prima avevate una gran paura di quelle bestiacce.
Sono lontani da qui, e poi non chiuderemo gli occhi
Visto e considerato che non vi è di meglio da fare, lo metto in esecuzione disse il conte, lasciandosi cadere fra le erbe e allungandosi con visibile soddisfazione. Sono due giorni che io e questo eterno brontolone non ci riposiamo: è vero, Mendoza?
Saranno forse di piú rispose il filibustiere imitandolo.
Il guascone guardò attentamente in tutte le direzioni, si chinò, accostò un orecchio a terra, ascoltò attentamente e poi, a sua volta, si allungò fra le fresche erbe, dicendo:
Nulla: possiamo riposarci.
Non era però troppo facile socchiudere gli occhi.
I grossi rospi muggivano sempre, con un crescendo spaventoso; i caimani facevano del loro meglio per imitarli ed i batraci gareggiavano fra di loro per fischiare con maggior furore, come se si fossero messi daccordo per impedire a Mendoza di schiacciare un sonnellino, fosse pure dun quarto dora.
Era però molto tardi, e lalba non doveva tardar molto a spuntare. Nel Golfo del Messico il sole tramonta presto e si alza anche molto presto.
Alle tre e mezzo, durante lestate, il cielo si tinge dei primi riflessi dellaurora e le stelle scompaiono.
I tre filibustieri poiché ormai anche il guascone si poteva considerare come tale si riposavano da un paio dore, tendendo continuamente gli orecchi, per paura che i cani delle cinquantine, li sorprendessero, quando le tenebre cominciarono a diradarsi.
In marcia, signor conte disse il guascone, alzandosi rapidamente. Cercherò di orientarmi.
È stata accomodata la bussola piantata in mezzo al vostro cervello? chiese Mendoza beffardamente.
Sincaricherà il sole di rettificarla rispose lavventuriero.
Speriamo che sia un abile meccanico.
Vedrete, camerata.
Stavano per mettersi in cammino, quando udirono a breve distanza uno sparo.
La cinquantina! gridò Mendoza facendo un salto.
Sí, che spara con le sue alabarde! osservò il guascone sorridendo. Io scommetto invece che è la colazione che giunge. Signor conte, siete conosciuto fra i bucanieri?
Se non io, erano troppo noti i tre corsari: il Rosso, il Nero e il Verde.
Questa archibugiata deve averla sparata un bucaniere.
Andiamo a trovarlo rispose il signor di Ventimiglia.
Attraversarono di corsa una folta macchia e, giunti sul margine, scorsero, in mezzo ad una radura erbosa, un uomo piuttosto attempato, vestito malamente.
Aveva un grembiale di pelle ed un largo cappello di feltro in testa e stava ritto accanto ad un gigantesco bue selvaggio il quale stava spirando. Vedendo quegli stranieri, il cacciatore fece alcuni passi indietro, e gridò con voce minacciosa:
Chi siete? Rispondete, o vi uccido prima che possiate giungere fino a me!
Siamo filibustieri, camuffati da spagnuoli rispose il conte in francese purissimo, perché lintimazione era stata fatta in quella lingua. Io sono il figlio del Corsaro Rosso e nipote del Verde e del Nero.
Del Corsaro Nero! gridò il bucaniere, lasciando cadere larchibugio e facendosi innanzi. Di quello che con Grammont, Laurent e Wan Horn ha espugnato Vera-Cruz? Io ho combattuto con lui! Tonnerre de Brest! Signore, sono ai vostri ordini! Comandate!
CAPITOLO VI. IL BUCANIERE
Seccare e affumicare sotto semplici capannucce formate di frasche, il piú delle volte malamente intrecciate le pelli e le carni degli animali uccisi a caccia, esprimevasi dagli indiani delle grandi isole del Golfo del Messico col vocabolo bucan, e da quello venne il nome di bucaniere.
Quei formidabili cacciatori, che piú tardi dovevano fornire tanta gente ai filibustieri della Tortue e dare uninfinità di fastidi agli spagnuoli, si erano specialmente stabiliti nellisola di San Domingo, la piú ricca di selvaggina.
Per la maggior parte erano avventurieri francesi, inglesi e fiamminghi, fuggiti dalle loro patrie o per miseria o per delitti commessi.
Una camicia di grossa tela, sempre lorda di sangue, un paio di calzoni della stessa tela, anche piú sudici, una cintura di pelle non conciata, alla quale erano attaccate una corta sciabola, un paio di coltelli e due borse contenenti la polvere e le palle, un cappellaccio informe e scarpe fabbricate con cuoio di maiale, costituivano la divisa dei bucanieri..
La loro grande ambizione era davere un buon archibugio, portante un proiettile del peso di unoncia, ed una muta di venticinque o trenta cani blood-hound, che impiegavano per la caccia dei buoi selvaggi, allora, come abbiamo già detto, abbondantissimi in San Domingo.
Del resto la sola carne di bue o di maiale, malamente arrostita o tuttal piú cosparsa di pimento o di sugo di limone, non potendo sempre avere del sale, era il loro cibo giornaliero e per bevanda non avevano che dellacqua e non sempre pura, abitando di preferenza i dintorni delle paludi, piú frequentati dalla selvaggina grossa, che i boschi immensi che occupavano tutto il centro della grande isola.
Di comodità, quegli intrepidi cacciatori, non cercavano che una capannuccia che non valeva nemmeno quella che si costruiscono i polinesiani o i negri dellAfrica, appena sufficiente a ripararli dalle abbondanti piogge o dagli ardori cocentissimi del sole.
Siccome poi da principio erano senza donne e senza figli, essi avevano presa labitudine di vivere due a due o di prendersi un novizio, che non sempre trattavano troppo bene, per aiutarsi scambievolmente.
In quella strana società tutto era in comune e chi sopravviveva allaltro restava erede dogni cosa.
Vi era però anche una certa comunanza di beni fra tutti, dimodoché ciò che mancava ad uno, questo andava a prenderselo da un altro, senza nemmeno chiedere il permesso, ed il rifiutarlo era tenuto come una gravissima ingiuria.
Difficilmente perciò avevano questioni fra di loro, e se accadevano, gli amici erano sempre pronti a rappacificarle; se poi i querelanti si ostinavano a non fare la pace, terminavano le questioni a fucilate: guai però se il ferito veniva colpito nella schiena o nei fianchi!
Il reo veniva preso e con un colpo di mazza sul cranio si mandava subito allaltro mondo, poiché quegli avventurieri si ritenevano gente donore, quantunque usciti per la maggior parte dai bassifondi delle grandi capitali dellEuropa occidentale.
Né occorre dire se si attenessero alle leggi del loro paese natio, poiché essi credevano di esserne sciolti, dopo aver passato il tropico e aver ricevuto il battesimo di marinai, cerimonia allora molto in uso per coloro che per la prima volta passavano lequatore.
Forse è per quello che, abbandonati i loro nomi primitivi, ne usavano altri presi a capriccio.
Non abbandonavano invece totalmente la loro religione, fossero francesi, inglesi od olandesi; ma questa consisteva soltanto nel nominare Dio e nel farsi di Lui unidea quale giovava alle loro abitudini.
Strano era in essi il modo con cui si univano talvolta in matrimonio colle donne, per la maggior parte indiane o prigioniere europee, comperate come schiave alla Tortue.
Mi dovrai rendere ragione di quanto farai dora innanzi con me, dicevano quei fieri uomini.
Poi, battendo sulla canna del loro infallibile archibugio, aggiungevano con voce minacciosa:
Ecco quella che mi vendicherà, se tu non mi ubbidirai!
I bucanieri partivano ordinariamente per la caccia allo spuntare del giorno, preceduti dai loro cani e seguiti dallarruolato.
Un bracco camminava dinanzi alla muta e, scoperto il toro o il cinghiale, dava segno agli altri, i quali correndo ed abbaiando, gli si mettevano intorno finché giungesse il padrone.
Il colpo era quasi sempre sicurissimo e la prima cosa che faceva il cacciatore, se riusciva a gettare a terra la selvaggina, era quella di tagliarle il garretto.
Se la ferita era leggera e la bestia infuriava e caricava, il bucaniere, agilissimo, sapeva mettersi sempre in salvo, arrampicandosi su dun albero. Di lassú poi finiva facilmente a colpi darchibugio la bestia, la quale non aveva mai tempo di scappare.
Essa veniva subito scorticata, poi il bucaniere ed il suo arruolato ne traevano uno degli ossi maggiori, lo spezzavano e ne succhiavano il midollo ancora caldo e quella era ordinariamente la loro colazione!
Mentre larruolato sincaricava di tagliare i pezzi migliori da seccare o affumicare e li trasportava nella capanna, il bucaniere continuava la sua caccia, aiutato dai cani, né smetteva finché calava la notte.
Quando poi aveva messo allordine quella quantità di pelli sufficiente per costituire un piccolo carico, lo portava alla Tortue o in qualche altro porto tenuto dai filibustieri.