Questo pericolo non cè piú, ormai rispose il conte con aria un po imbarazzata. Mi avevano detto che parecchie navi sospette si erano vedute nelle acque di Jonaires, veleggianti verso il sud: stamane invece sono stato avvertito che si erano allontanate in direzione della Tortue. Andrò appunto a sorvegliare quei paraggi, per accertarmi della cosa.
E per calare a fondo quelle navi?
Sí, se mi sarà possibile.
Sono formidabili quei filibustieri!
Montano allabbordaggio come diavoli, marchesa, e quando sparano una fucilata uccidono sempre.
Prese una bottiglia, che i servi avevano già stappata, ed empí due bicchieri dicendo:
Alla vostra bellezza, marchesa!
Alla vostra nave, capitano! rispose la signora di Montelimar.
Il conte vuotò il suo bicchiere tutto dun fiato, fece segno ai servi negri di uscire, poi, guardando fisso la marchesa, riprese:
Ed ora, signora, se non vi spiace, riprendiamo la nostra conversazione. Voi mi avete detto daver conosciuto vostro cognato a Portorico?
È vero, conte.
Quando?
Due anni or sono.
Sapreste dirmi dove si trova ora?
A Pueblo-Viejo, mi hanno detto. So che nei dintorni di quella città ha vastissime piantagioni di canna da zucchero.
Ah! fece il conte corrugando la fronte. Vostro marito vi ha mai parlato dellesecuzione avvenuta per ordine di vostro cognato, di due famosi corsari che si facevano chiamare luno Corsaro Rosso e laltro il Corsaro Verde, e che erano due gentiluomini italiani?
La marchesa guardò il conte con una certa ansietà, poi disse:
Sí, mi ha parlato spesso di quei due corsari, ma ve nera anche un altro, che poi scomparve con la figlia del duca Wan Guld.
Quello si chiamava il Corsaro Nero disse il conte e non fu impiccato come i suoi fratelli. Non sapreste dirmi chi furono quelli che decretarono e che applicarono a quei due gentiluomini la pena di morte?
No, ma ve lo potrebbe dire mio cognato. Io allora ero bambina e non abitavo a Maracaibo. Ora vorrei sapere perché vinteressate di quellavvenimento. Avete conosciuto forse quei terribili filibustieri che fecero tremare per tanti anni le nostre colonie del golfo del Messico?
È un segreto che non vi posso svelare, marchesa, rispose il figlio del Corsaro Rosso, il quale era diventato cupo. Mi avete detto che vostro cognato deve trovarsi a Pueblo-Viejo; questo può bastarmi per ora. Qui vostro cognato deve possedere dei beni, quindi deve avere un amministratore ed un segretario.
Volete parlare del cavaliere Barquisimeto?
Precisamente, marchesa.
Si trova infatti qui rispose la marchesa. Ma deve partire da un momento allaltro sul galeone la Santa Maria che si reca al Messico. Porterà, io credo, le somme ricavate dalle piantagioni di mio cognato.
Sulla Santa Maria, avete detto! esclamò il conte, mentre un lampo vivissimo illuminava i suoi occhi.
Me lo disse egli stesso tre giorni fa.
Ora ne so piú di quanto desideravo, marchesa; e vi ringrazio delle preziose informazioni che mi avete date.
Preziose?
Piú di quanto crediate rispose il conte.
Allora me ne darete altrettante voi, spero.
È vero: mi avete detto che volevate sapere qualche cosa da me. Parlate, signora; io farò il possibile per accontentarvi.
La marchesa stette un momento silenziosa, guardando a sua volta intensamente il conte; poi, indicando col dito la spada che il corsaro portava al fianco, gli disse: Ieri sera, durante la festa, non avevate quella spada. Limpugnatura è diversa. Perché lavete cambiata?
Perché laltra la perdei mentre mi imbarcavo sulla scialuppa che doveva condurmi sulla mia fregata rispose il corsaro, arrossendo come una fanciulla.
O lavete lasciata invece nel petto di qualcuno che vi dava noia? chiese la marchesa con voce grave.
Il conte di Ventimiglia non potè fare a meno di trasalire.
Signora, disse con voce grave da buon gentiluomo io non posso mentire e confesso francamente di aver lasciato la punta della mia lama nel petto del conte di SantIago. Vi giuro però sul mio onore che non sono stato io a provocare la contesa.
Vi credo, conte; il capitano era un uomo violentissimo ed un grande spadaccino e temevo appunto che vi aspettasse fuori per darvi una stoccata. Mi stupisce invece che labbia ricevuta.
Perché, marchesa?
Tutti lo temevano, perché si sapeva che era una fortissima lama
Eh, signora, appartengo ad una famiglia di formidabili spadaccini e molti sono stati spacciati dai conti de Miranda, anche per puntigli donore
E voi lavete ucciso!
Dovevo ben difendere la mia vita.
Da solo!
Perché mi fate questa domanda?
Perché mi hanno detto che con voi vi erano due uomini.
Sí, due miei marinai, i quali, dietro mio ordine, assisterono impassibili al duello. Non avrei certo permesso che simmischiassero in una faccenda che riguardava me solo. Il capitano era un gentiluomo, non già un bandito che si potesse assalire con tre spade o assassinare a colpi di pistola.
Siete coraggioso! esclamò la marchesa, guardandolo con profonda ammirazione. Nessun spadaccino avrebbe osato assalire il conte di SantIago.
Di San Domingo forse rispose il conte. Io non sono nato nelle isole del grande golfo ed ho avuto per maestri uomini darme di Spagna, di Francia e soprattutto dItalia.
Sapete che si sospetta di voi?
Come autore delluccisione del capitano?
Sí, conte.
Ebbene, che cosa vuol dir ciò? Forse che a San Domingo non è permesso a due gentiluomini di definire una questione a colpi di spada?
Non dico di no, ma il duello è avvenuto senza testimoni, e poi
Scusate, marchesa, vi erano i miei marinai. Ed ora continuate.
Vorrei chiedervi dove avevate acquistata quella spada che spense il capitano.
Il conte si era alzato e guardava la marchesa con inquietudine.
Mi avete fatto una domanda che potrebbe avere
Si interruppe bruscamente vedendo entrare il maggiordomo della marchesa.
Che cosa volete? chiese la signora di Montelimar un po seccata da quella improvvisa comparsa.
Perdonate, signora rispose il maggiordomo. Vi sono nella stanza vicina due marinai che insistono per comunicare al signor conte una grave notizia.
Un bianco e un meticcio? chiese il capitano della Nuova Castiglia.
Sí, signor conte, e poi
Continuate disse la marchesa.
Vi è anche giú un capitano degli alabardieri, accompagnato da venti uomini, che domanda di visitare il palazzo.
Per quale motivo?
Ha un mandato di arresto.
Per chi?
Per il signor conte rispose il maggiordomo dopo una breve esitazione.
Il conte spiccò un salto e portò la destra sulla guardia della spada.
Dovranno fare i conti con questa lama! gridò. Dite al capitano degli alabardieri che attenda dieci minuti, perché la marchesa di Montelimar possa finire tranquillamente la sua colazione e, se insiste, fatelo bastonare dai servi Mendoza! Martin!
I due marinai, udendo quella chiamata, si precipitarono nel salotto, spingendo da una parte il povero maggiordomo e sguainando le spade.
Conte! esclamò la marchesa, la quale era diventata pallidissima.
Che cosa significa ciò?
Ve lo dirò subito, signora rispose il corsaro. Permettetemi
Che cosa significa ciò?
Ve lo dirò subito, signora rispose il corsaro. Permettetemi
dinterrogare prima i miei uomini Per me si tratta di vita o di morte.
Che cosa dite?
Fra mezzo minuto, marchesa. Parla tu, Mendoza!
Signor conte, pare che si preparino a prenderci, o per lo meno ad arrembarci rispose il vecchio marinaio. Tutti i galeoni e le caravelle da qualche ora prendono posizione dinanzi alluscita del porto, come se avessero intenzione di impedirci di guadagnare il largo. Qualcuno deve aver tradito il nostro segreto.
Che cosa ha fatto il mio tenente?
Il signor Verra ha fatto caricare i cannoni, per essere pronto a mitragliare galeoni e caravelle, ed ha comandato a tutti i marinai di armarsi. Non abbiamo a fondo che una sola ancora.
Benissimo: è un bravuomo che non si lascia mai cogliere di sorpresa. Ah, i marinai genovesi! Nessuno può eguagliarli.
Conte, gridò la marchesa che cosa dite voi?
Un momento ancora, signora rispose il fiero giovane. Mendoza, sono tutti a bordo i miei uomini?
Tutti, capitano.
Siamo in ottanta e faremo sudare freddo quelli che vorranno impedirci di prendere il largo Ora a voi, signora di Montelimar. Io ho vinto la corsa al gallo e voi mi siete debitrice dun bacio. Permettete dunque che io ne deponga uno sulle vostre belle mani. Sarà certamente il primo e lultimo, poiché, se non accade un miracolo, fra pochi minuti scomparirà anche lultimo conte di Ventimiglia, di Roccabruna e di Valpenta!
Di Ventimiglia, avete detto? esclamò la marchesa.
Sí, signora, io sono il figlio di quel Corsaro Rosso che i vostri compatrioti hanno appiccato!
La marchesa stette muta per qualche istante, in preda ad una vivissima emozione.
Signor conte, disse io non lascerò arrestare sotto i miei occhi, nel mio palazzo, un gentiluomo come voi.
Che cosa volete fare, signora?
Salvarvi!
In qual modo?
Seguitemi tutti e, soprattutto, fate presto. Il capitano degli alabardieri sarà irritato per questa lunga attesa.
Aprí la porta del salotto e introdusse i tre corsari in una stanza da letto, la sua probabilmente, a giudicare dalla ricchezza della mobilia, e savviò ad un caminetto che era chiuso da una lastra di bronzo lavorata a cesello. Mise una mano su uno dei tanti fiori che la ornavano e premette rapidamente. La lastra subito scattò, aprendosi: Tosto apparvero dei gradini che conducevano in alto.
È un passaggio segreto, aperto nello spessore della muraglia disse la marchesa e da tutti ignorato. Conduce ad una delle piccole torricelle che sinnalzano sul tetto. Salite e aspettatemi lassú piú tardi.
Il bacio, marchesa disse il conte.
La bella signora gli porse la mano.
Il corsaro vi depose un bacio, poi si slanciò su per la scaletta, seguito da Mendoza e da Martin.
La marchesa rinchiuse la lastra, mormorando: Povero giovane! Uccidere un cosí valorose gentiluomo? No, non voglio; anche essendo un nemico del mio paese, io lo salverò, checché debba accadermi. Non voglio che si dica che un Montelimar ha tradito un suo ospite.
Chiuse la porta ed entrò nel salotto, mettendosi a centellinare una tazzina di cioccolata, sforzandosi di parere perfettamente tranquilla.
Un momento dopo il maggiordomo entrava, annunziando il capitano Pinzon.
Passi pure rispose la marchesa continuando a sorseggiare la cioccolata.
Il capitano degli alabardieri, un soldataccio con due enormi baffi grigiastri e gli occhi vivissimi, entrò togliendosi il cappello di feltro.
A quale onore debbo la vostra visita? chiese la marchesa, sempre tranquilla, additandogli una poltrona. Spero che accetterete un po di cioccolata che viene dal Guatemala, dal paese cioè che produce la piú eccellente cioccolata del mondo.
Il capitano rimase un po sorpreso, poi disse: Perdonate, signora, se vi disturbo; ma sono stato mandato dal governatore della città.
Per arrestarmi? chiese la bella vedova ridendo.
Non voi, ma una persona che poco fa deve aver fatto colazione qui, con voi.
Eh, che cosa dite, capitano? esclamò la marchesa aggrottando la fronte e alzandosi di scatto.
Arrestare chi?
Quel conte che si veste tutto di rosso.
Lui! Un gentiluomo?
Un bandito, signora!
Lui? È impossibile!
È un Ventimiglia, un parente di quei terribili corsari che con Pierre le Grand, con Laurent, con Wan Horn e con lOlonese, hanno espugnato tante città del Golfo del Messico.
Oh, mio Dio! esclamò la marchesa, lasciandosi cadere sulla poltrona.
Se vi foste ingannati?
Abbiamo la prova che è certamente un Ventimiglia.
In quale modo avete potuto ottenerla?
La lama che era rimasta infissa nel petto del conte di SantIago portava inciso il nome del suo uccisore.
Allora avrete già distrutta la sua fregata?
Non ancora, marchesa rispose il capitano. Aspetteremo che la notte cali per abbordarla. Dovè quel signore?
È già partito.
Partito? esclamò il capitano diventando livido.
Mi ha lasciato mezzora fa, dopo aver fatto colazione con me, dicendomi che andava a fare una passeggiata nel giardino.
Il capitano si diede un pugno sulla corazza.
Che egli mi abbia veduto attraversare le cancellate del giardino? sí domandò, tirandosi furiosamente i baffi. Fuggito! Ma dove? Si sarà probabilmente nascosto in qualche luogo Diaz!
Un sergente degli alabardieri, a quella chiamata, entrò nel salotto.
Prendi dieci uomini e va a frugare il giardino del palazzo. Forse il corsaro è ancora là.
Subito, capitano disse il sergente, uscendo rapidamente.
Signora marchesa, disse il capo del drappello, quando furono nuovamente soli io ho lordine di visitare minutamente le vostre stanze.
Fate pure, capitano i rispose la bella vedova. Ma sono certissima che non lo troverete nel mio palazzo.
Eppure io sono sicuro, signora, di poterlo scovare in qualche luogo rispose il capitano. Dalla città non può uscire, perché tutte le porte sono bene guardate; imbarcarsi nemmeno, perché sulle calate abbiamo mandato parecchi drappelli di soldati, e la sua nave sta per essere circondata dai galeoni e dalle caravelle. È ora di finirla con questi Ventimiglia e noi la finiremo. Signora, vado a visitare il palazzo.
CAPITOLO IV. LA CACCIA AL CONTE DI VENTIMIGLIA
Il figlio del Corsaro Rosso, sempre seguito da Mendoza e dal mulatto, i quali non parevano troppo spaventati per la brutta piega che stava per prendere quellavventura, si era lanciato su per la gradinata.
Come aveva detto la Marchesa, quella scala era stata costruita nello spessore duna muraglia e probabilmente doveva aver servito a nascondere i tesori del palazzo per sottrarli alle avide ricerche dei filibustieri e dei bucanieri, i quali già piú volte avevano saccheggiato San Domingo. Era cosí stretta peraltro, che certe volte Mendoza, il piú grosso di tutti, si trovava molto imbarazzato a salire.
Quellascensione durò un paio di minuti, poi i tre corsari si trovarono in una piccola stanza o, meglio, in una specie di solaio illuminato da una sola finestra, abbastanza vasta perché un uomo potesse passarvi.
Dove siamo? si chiese il conte.
In qualche nido di gufi rispose Mendoza. Di quassú si scorgono dei tetti.
Questo deve essere uno dei quattro pinnacoli che adornano il palazzo disse Martin.