E tu affermavi poco fa che stai per diventare un cretino? disse il conte ridendo. A me pare invece che tu diventi ogni giorno piú furbo, vecchio squalo. In marcia! Non voglio trovarmi ancora a San Domingo al sorgere dellalba.
Gettarono le vesti e la spada di Martin in mezzo ad un folto cespuglio e volsero le spalle al porto, internandosi in una stradicciuola che serpeggiava fra siepi e splendidi filari di banani e di palme. Essendo tutta la popolazione accorsa sulle calate, non vi era anima viva nei dintorni, cosicché poterono attraversare indisturbati la città e giungere dinanzi alla Puerta del Sol, che era in quel tempo una delle principali di San Domingo e che metteva nellaperta campagna.
Due alabardieri, armati di lunghe picche, passeggiavano a breve distanza, fumando e chiacchierando. Scorgendo il conte e il suo marinaio, si fermarono per sbarrare loro il passo; poi uno dei due, accortosi di aver da fare con un soldato, chiese:
Oh, camerata, dove vai?
Ho lordine di scortare questuomo fuori della città rispose franco il signor di Ventimiglia.
Chi è?
Un corriere governativo.
Senza cavallo?
Sa dove trovarlo. Sbrigatevi ad aprire la porta; abbiamo molta fretta.
E non ti hanno dato nessuna carta?
Non sono un soldato, io?
È vero, ma ci hanno dato anche il comando di impedire luscita a qualunque persona.
Era per i borghesi, quello.
Aspetta che chiamo lanziano: io non voglio assumermi questa responsabilità.
Entrò in una vicina caserma e uscí subito con un altro soldato, munito di una lanterna, il quale trascinava con gran fracasso un enorme spadone.
Guarda questi uomini, Barrejo disse la sentinella.
Fulmini! mormorò Mendoza. Il guascone! Ora siamo fritti!
Il conte trasalí e portò rapidamente una mano sulla pistola di Martin, pronto ad impegnare una lotta disperata. Il guascone si avvicinò a loro e non potè trattenere un gran gesto di stupore nel riconoscere la propria corazza e le proprie vesti che il conte indossava.
Ah, camerata! esclamò sbarrando gli occhi.
Poi, volgendosi verso le due sentinelle, disse loro:
Continuate la ronda voi, io conosco queste persone.
Aspettò che si fossero allontanate, poi, dopo aver alzato una seconda volta la lanterna per guardare bene in viso il conte ed il suo compagno, chiese:
Che cosa fate ancora qui, nei miei panni, signore? Siete ben voi che mi avete dato quei venti dobloni!
Sí, messer Barrejo rispose il signor di Ventimiglia.
E che cosa siete venuti a fare qui?
A offrirvi altri dieci dobloni, se non vi rincresce.
Per tutti i venti del mare di Biscaglia! Volete far di me un milionario?
No, voglio ingrassarvi, perché siete troppo magro.
Tutti i guasconi sono magrissimi, signor conte. Ma che muscoli dacciaio abbiamo!
Chi sa che un giorno non li veda al lavoro! Orsú, volete guadagnare altri dieci dobloni?
Che cosa devo fare?
Una cosa semplicissima. Aprirci la porta e lasciarci andare in campagna.
E nullaltro? chiese il guascone con stupore.
Nientaltro. Vi avverto che abbiamo detto ai vostri camerati che siamo corrieri del governatore.
E non avete paura dincontrare i bucanieri? Si dice che stiano organizzandosi per tentare un colpo di mano sulla città.
Non vi occupate di questo, messer Barrejo. Apriteci la porta e altre dieci monete doro andranno a ingrossare il vostro piccolo tesoro.
Vi apro anche tutte quelle della città rispose don Barrejo. Venite, signor conte. I miei camerati non vi daranno alcun fastidio.
Afferrò unenorme chiave che stava appesa ad un chiodo e aprí la pesante porta laminata di ferro, conducendoli attraverso un massiccio bastione forato nel mezzo da uno stretto passaggio.
Eccovi in campagna disse dopo aver aperta unaltra porta. Mi permettete di scortarvi per qualche tratto?
Vi ho detto che noi non abbiamo paura disse il conte.
Non ne dubito, signore, ma che volete, mi piace immensamente la vostra compagnia.
Non sarà per sorvegliarci, spero disse Mendoza.
Oh! un guascone! Noi non siamo abituati a mentire.
Allora venite disse il conte. Potreste darci qualche preziosa informazione.
Sono tutto a vostra disposizione, signor conte rispose il guascone.
Potreste, per esempio, dirci dove potremo trovare dei cavalli.
Vi è un corral a mezzo miglio di qui, annesso ad una grande fattoria. Se avete ancora di quei bei dobloni, potrete acquistarne finché vorrete.
Le nostre borse sono ancora assai fornite, malgrado il salasso fatto alla mia.
Vi guiderò io.
Ed i vostri camerati che non vi vedranno tornare non si allarmeranno?
Vadano al diavolo! disse Barrejo alzando le spalle. Non sono padrone di fare una passeggiata notturna e di scortare delle persone raccomandate da Sua Eccellenza il Governatore?
Oh, è vero! disse il conte ridendo. Noi siamo personaggi importantissimi.
Che viaggiano però senza carte aggiunse maliziosamente il guascone.
Le teniamo sempre sulla punta delle nostre spade.
Il soldato capí a che cosa voleva alludere il conte e, quantunque guascone, credette opportuno di troncare il discorso.
Si erano inoltrati per una viuzza fiancheggiata da bellissime agavi, piante tessili che danno dei fili elastici e fini e dalle cui foglie gli indiani estraggono una bibita fermentata detta pulque, molto spumante e anche molto gradevole. Di là da quelle enormi siepi, si estendevano immense piantagioni di canne da zucchero e di caffè, le maggiori risorse di quella fertilissima isola.
Per la tenebrosa campagna volavano sciami di Moscas de luz, insetti che tramandano una luce ben piú potente delle nostre lucciole, e nei solchi delle piantagioni e attorno agli stagni muggivano i grossi rospi gialli e neri con appendici cornute e fischiavano migliaia e migliaia di batraci.
I tre uomini camminarono in silenzio per un buon quarto dora, rischiarando la via con la lanterna; poi, giunti ad una biforcazione, il guascone si fermò.
Ci lasciate? chiese il conte.
Questo dipende da voi, signore rispose il soldato.
Che cosa volete dire?
Signor conte, io sono un uomo donore e sono un cadetto duna famiglia nobile della Guascogna. Già. Voi saprete che, piú o meno, noi siamo tutti nobili nel mio paese, ma anche poveri, poveri, perché i nostri padri non ci lasciano per eredità che una buona spada e delle lunghe lezioni di scherma.
Che cosa volete concludere, signor Barrejo?
Che vorrei sapere chi siete e perché siete fuggito da San Domingo, mentre era stato dato lordine dimpedire luscita a tutti gli abitanti.
Il conte rimase un momento muto, guardando il soldato, poi disse:
Scommetterei che voi già lo sapete.
Forse.
Sono il capitano della fregata che entrò nella rada ieri mattina che due ore fa è stata cannoneggiata dagli spagnuoli.
Dei filibustieri, non è vero?
Siete molto perspicace, signor Barrejo. Ora andrete ad avvertire certamente il governatore.
Io? esclamò il guascone. Io tradirvi? Mai! Siamo uomini donore, noi.
Allora avrò soddisfatta la vostra curiosità.
Signor conte, se vi facessi una proposta?
Dite pure.
Noi guasconi siamo gente di guerra e non amiamo lasciar arrugginire inutilmente le nostre spade. La mia dorme da due anni in San Domingo e minaccia di non saper piú uscire dal fodero. Volete arruolarmi? Coi filibustieri vi è sempre occasione di menar le mani.
Noi guasconi siamo gente di guerra e non amiamo lasciar arrugginire inutilmente le nostre spade. La mia dorme da due anni in San Domingo e minaccia di non saper piú uscire dal fodero. Volete arruolarmi? Coi filibustieri vi è sempre occasione di menar le mani.
E anche di morire piú facilmente! aggiunse Mendoza.
Ho trentadue anni e ne ho già abbastanza della vita disse il guascone. Mi volete, signor conte? Vi giuro che sarò una buona lama.
E poi lo liberereste da molti fastidi aggiunse il marinaio, a cui non dispiaceva affatto quel fracassone.
Sia! disse il signor di Ventimiglia. Un bravo soldato di piú sulla mia nave non sarà dimpiccio.
Voi non siete spagnuolo, quindi potete passare al nemico disse Mendoza.
Sono un soldato di ventura e nullaltro, e come tale posso offrire la mia spada ed il mio braccio a chi meglio mi piace.
Conoscete S. Josè?
Conosco mezzo San Domingo.
Sapreste condurci nella tenuta della marchesa di Montelimar?
Anche con gli occhi bendati.
Andiamo a procurarci dei cavalli, prima di tutto. Io non dubito che gli spagnuoli ci diano la caccia.
Potete esserne certo, signor conte rispose il guascone. Ci lanceranno anche addosso qualche banda dei loro terribili cani.
In cammino allora, Barrejo disse il conte. Non ho alcun desiderio di farmi mordere i polpacci da quelle bestiacce.
Dovremo prendere la via dei boschi, signor conte. Le vie sono battute dalle ronde e potrebbero arrestarci.
Ve ne sono molte fuori della città?
Eh, un bel numero.
Andiamo a visitare i boschi.
Il guascone gettò via la lanterna, la cui luce poteva tradirli e attirare qualche ronda in perlustrazione o alla caccia di bucanieri.
Quelle bande di soldati, formate da cinquanta uomini ciascuna, erano incaricate di impedire ai bucanieri, alleati dei filibustieri, di dare la caccia ai numerosi tori selvatici che in quellepoca scorrazzavano liberamente per le foreste dellisola.
Non osando gli spagnuoli affrontare quei terribili cacciatori, i quali non sbagliavano mai un colpo, avevano deciso di affamarli e perciò avevano istituite quelle compagnie volanti.
Dapprima le avevano munite darmi da fuoco, ma siccome non volevano imbattersi nei bucanieri, né impegnare mischie con loro, quando saccorgevano della loro presenza preferivano fare delle scariche di moschetteria in aria.
I cacciatori, avvertiti del pericolo, se ne andavano tranquillamente da unaltra parte.
I governatori delle varie città, accortisi della gherminella, avevano tolto alle ronde le armi da fuoco, armandole solamente di alabarde, ma senza ottenere, come si può capire facilmente, alcun risultato pratico.
Se prima erano i bucanieri che scappavano, ora erano gli alabardieri che se la davano a gambe appena udivano uno sparo; sicché i combattimenti erano rari come le mosche bianche, ché nessuno aveva il desiderio di giocare la pelle inutilmente.
E quelle erano le famose ronde dette cinquantine, colle quali i governatori speravano di distruggere tutti i bucanieri, ed erano molti che infestavano le immense foreste dellisola, sempre pronti a prestare man forte ai filibustieri della Tortue, quando si trattava di tentare qualche buon colpo
Il guascone fece attraversare ai suoi due compagni una vasta piantagione di canne da zucchero, poi si gettò risolutamente in mezzo alle boscaglie, formate per lo piú da enormi piante di cotone selvatico, con i cui tronchi cavi gli indiani e i negri formavano canoe capaci di contenere perfino cento uomini.
Il corral lo troveremo di là da questa boscaglia aveva detto il soldato al conte. Risparmieremo tempo e non correremo il pericolo di imbatterci in qualche cinquantina. Cercate solo di non far rumore, poiché fra queste macchie i tori non mancano, e vi so dire io se sono pericolosi quando sinfuriano o vengono disturbati!
La marcia non tardò a diventare difficilissima, con molto dispiacere di Mendoza, abituato a passeggiare solamente sulle tolde delle navi e ad arrampicarsi sulle alberature.
A quei tempi San Domingo, al pari della vicina Cuba e della Giamaica, aveva delle foreste, antiche quanto il mondo, le quali accumulando foglie su foglie e imputridendo rami e tronchi, dovevano preparare quel meraviglioso ordimento vegetale, che piú tardi doveva cosí ben servire agli intraprendenti piantatori.
I cotoni selvatici salzavano dovunque, mescolati, anzi confusi, con palme gigantesche, reggendo non si sa in quale modo i loro giganteschi fusti, non avendo per sostegno che una crosta di terra non più alta di due piedi affatto insufficiente alle smisurate radici.
Erano soprattutto i foltissimi cespugli, vere macchie per le imboscate, che facevano brontolare Mendoza, anche perché si mostravano formidabilmente armati di acutissime spine.
Il guascone, che aveva fatto parte piú volte delle cinquantine, per buona fortuna non esitava mai a scegliere la via, quantunque sotto quelle immense arcate di verzura regnasse unoscurità quasi completa.
Ho la bussola nella testa ripeteva sfondando a colpi di spadone i cespugli per aprire il passo al conte.
E pareva infatti che quel diavolo duomo, che camminava con piena sicurezza senza mai fermarsi, avesse la facoltà dorientarsi come i piccioni viaggiatori. Chi invece era incerto e non poco era Mendoza, il quale, quantunque uomo di mare, non ignorava come fosse facile smarrirsi in mezzo alle boscaglie.
Quella marcia faticosissima durò tre ore, poi il piccolo drappello si trovò dinanzi ad una vasta pianura interrotta da un gran numero di stagni.
Un fracasso indiavolato salzava fra le alte erbe e i canneti che la coprivano. Muggivano milioni di rospi, fischiavano le rane americane e di quando in quando, a tutto quel baccano, si univano delle urla rauche, somiglianti al fragore dei tamburi, dei cannoni.
Il guascone si era arrestato, bestemmiando in francese o in spagnuolo.
Ehi, camerata, avresti per caso perduta la bussola che tu affermavi davere dentro il cervello? chiese Mendoza.
Il guascone stette un momento zitto, poi picchiandosi furiosamente la corazza che gli rinserrava il petto, rispose:
Pare proprio che si sia guastata.
Chi?
La mia bussola.
Ecco una faccenda seria per la gente di mare.
E anche qualche volta per la gente di terra, rispose lavventuriero, il quale appariva sconcertato. Come mai mi sono smarrito? Eppure queste boscaglie le ho scorse piú volte.
Spero, don Barrejo, che non avrete lintenzione di farci divorare dai caimani, disse il signor di Ventimiglia.
Ci tengo alle mie gambe non meno di voi, rispose il guascone. Volete un consiglio, signor conte? Aspettiamo lalba.
Ed intanto schiacciamo un sonnellino aggiunse Mendoza. Lerba è folta e fresca e dormiremo meglio che su una branda della Nuova Castiglia.
E i caimani intanto cenerebbero con i vostri piedi disse il guascone. Non chiudete gli occhi, signore, ve ne prego. Io so come sono pericolose queste paludi!
Avete un sigaro, don Barrejo? chiese il conte.
Sono ben provvisto, signor conte, ed è tabacco di Cuba, il migliore che si coltivi in tutto il golfo del Messico.
Datemene uno, e aspettiamo che il sole spunti. Spero che non ci farete perdere in mezzo alle boscaglie di San Domingo.
Zitto, signore!
Che cosa cè ancora? Se è qualche caimano, lo taglieremo in due a colpi di spada. Anzi, non ho ancora visto lavorare la vostra draghinassa.
Altro che caimano! È una cinquantina che savvicina. Zitti!