La perla sanguinosa - Emilio Salgari 5 стр.


«Va, figlio mio. Tu sei un gran bravo ragazzo. Dar da bere agli assetati, insegna la dottrina, e Dio ti sarà riconoscente: sono un buon cristiano io e me ne intendo, neh! Apri ed entra, mentre io ti trinco questo sangue delizioso di messer Belzebù, re del fuoco.»

«E compare tuo,» aggiunse fra sé il mulatto, entrando nellinfermeria e chiudendo per precauzione la porta, quantunque fosse più che sicuro che lirlandese non lavrebbe disturbato finché vera ginepro nella bottiglia.

Una fumosa lampada ad olio illuminava la vanta stanza che serviva dinfermeria. Il quartiermastro della Britannia ed il malabaro non si erano ancora addormentati e stavano parlando sommessamente. Vedendo comparire improvvisamente il macchinista, entrambi intuirono che qualche cosa di grave doveva essere accaduto.

«Tu rechi a noi qualche cattiva notizia, è vero, Jody?» chiese Will, che nonostante cercasse di mostrarsi calmo era diventato un po pallido.

«Adagio, signore, rispose il mulatto. Potrebbe essere un semplice capriccio del Guercio tuttavia vi consiglierei di tenervi pronti per domani sera, fra le dieci e la mezzanotte.»

«A fuggire?»

«Sottovoce, signor Will. È vero che Foster in questo momento è troppo occupato a vuotare la bottiglia di ginepro, nondimeno è meglio essere prudenti. Non si sa mai, vi possono essere sempre degli orecchi pronti a raccogliere le nostre parole.»

Offrì ai due ammalati i due bicchieri, poi in poche parole li informò della proposta fattagli dal cingalese.

«Che ti abbia veduto sottrarre dei viveri dal magazzino?» chiese Will, quandebbe finito.

«È impossibile,» rispose il mulatto.

«È uno stregone quel maledetto cingalese. Deve avere qualche sospetto per averti pregato di condurlo a cacciare i granchi sulla scogliera.»

«Pare anche a me, disse il malabaro. Quello è peggio di un cobra-capelo, signor Will.»

«E tu hai acconsentito a riceverlo sulla scialuppa?» chiese linglese, dopo qualche istante di riflessione.

«Se mi fossi rifiutato avrei aumentato di certo i suoi sospetti, signore,» rispose Jody.

«È vero; hai fatto bene a non mostrarti ostile a quel desiderio. Cane dun Guercio! Egli medita qualche brutto tiro contro di noi e deve aver saputo qualche cosa dei nostri progetti.»

«Ci ha ascoltati quel giorno che noi stavamo coricati sotto quel banano,» disse il malabaro.

«Ma io non avevo pronunciato il nome di Jody,» disse il quartiermastro, che era diventato assai pensieroso.

«Signor Will, disse il mulatto, è necessario prendere una pronta risoluzione. Se non fuggiamo domani sera, noi un giorno o laltro finiremo per venire scoperti e allora addio speranze. Con la doppia catena indosso non si scappa più.»

«Domani sera Io sono pronto, perché me ne rido dellitterizia; ma lo potrà Palicur?».

«Le mie ferite non si sono ancora completamente rimarginate, è vero, disse il malabaro. Tuttavia sono forte abbastanza per alzarmi, per calarmi dalla finestra e per accoppare anche, con un solo pugno, quel cane dun cingalese, se tentasse di opporsi alla nostra fuga. Non preoccupatevi per me, signor Will. Domani sera io sarò pronto; la mia guarigione si completerà, e meglio, sul mare indiano.»

«Avete la macchinetta, signor Will?» chiese il mulatto.

«Lho nascosta nel materasso.»

«Avete capito come deve essere adoperata? Basta caricarla e la piccola sega circolare agirà da sola senza fare il minimo rumore. Lho già prestata due volte ed ha servito a far fuggire ultimamente quel povero Bed che è stato divorato dalle tigri sulle rive del Silak. Mi è costata un anno di lavoro, eppure agisce meglio di tutte le lime del mondo.»

«Purché sul più bello non veniamo sorpresi dal sorvegliante, che è di guardia nel corridoio,» disse Will.

«Pregherò Foster di assumere il quarto e mincarico io di ubriacarlo. Quando ha una bottiglia fra le mani non si muove più, finché non è vuota».

«E le sentinelle?»

«Non ve ne sono che due e anche quelle berranno. Calatevi dalla parte del magazzino e seguite il viale che conduce allimbarcadero ed io rispondo di tutto. A domani, fra le undici e la mezzanotte, checché debba accadere. O ci uccideranno o noi posdomani saremo ben lontani dalle Andamane.»

«Dove sarai tu?» chiese Will.

«Presso le sentinelle, con un paio di bottiglie; prima però debbo avvertirvi se nessun pericolo vi minaccia. Le guardie non si rifiuteranno di bere e mentre io le terrò occupate, voi filerete e vi nasconderete nella scialuppa. Empirò prima il forno di canape ben imbevuta di petrolio e di grasso, onde ottenere subito la pressione occorrente. Buona sera e fidatevi di me.»

«Una parola ancora, disse il quartiermastro. Non andare col Guercio disarmato.»

«Avrò un buon coltello in tasca e se cercherà di scoprire il nostro piccolo deposito, lo ucciderò senza misericordia, rispose il mulatto con accento risoluto. A domani e non esitate.»

«Va tranquillo,» risposero Will e Palicur.

Il mulatto, che non voleva destare sospetti nel sorvegliante, aprì la porta e giunse nel corridoio.

Lirlandese era seduto dinanzi ad un piccolo tavolo, coi gomiti appoggiati e la testa fra le mani, in adorazione dinanzi alla bottiglia quadrata, che non doveva ormai più contenere nemmeno una goccia di ginepro.

«Mi sono fatto aspettare un po troppo, è vero, signor Foster?» disse Jodv.

Lirlandese alzò la testa, guardandolo con due occhi smorti, e sorrise beatamente, borbottando.

«Eccellente bedah harrah eccellente. Jody sei un bravo ragazzo hai il cuore largo tu figliolo.»

«Sì, è squisito il ginepro del governatore, rispose il mulatto. Anche domani avrò unaltra di quelle bottiglie. Ho scoperto un certo luogo ove i granchi di mare si radunano in buon numero e conto, domani sera, di portarne non meno di cinque o sei al governatore.»

«E ti regalerà unaltra bottiglia?»

«È sempre generoso con me, il governatore.»

«E minviterai a berla?»

«Ve loffrirò come questa sera, purché mi permettiate di darne un bicchiere ai due ammalati e che vi troviate qui di guardia.» Lirlandese lo guardò cogli occhi umidi.

«Buon ragazzo cuore eccellente mio buon amico fior di galantuomo Tu non dovresti rimanere in questo paese figliuol mio.»

«Disgraziatamente, non siete il governatore,» disse Jody, ridendo.

«Ma se lo fossi se lo fossi io io»

«Mi terreste più docchio, è vero, signor Foster?»

Lirlandese fece col capo e colle mani un segno di viva protesta.

«Dunque vi troverete qui, domani sera?» chiese Jody.

«Vorresti tu che rinunciassi a quel quel dolce nettare di Belzebù?»

«Avrete la bottiglia. Buona sera, signor Foster.»

«Addio bravo ragazzo mio dolce amico cuor doro.»

«E volpone finissimo, mormorò il mulatto, allontanandosi rapidamente. Quella bottiglia ti costerà un mese di prigione, triplice imbecille.»

Uscì dal fabbricato per recarsi nella sua capanna; ma aveva fatto appena alcuni passi, quando vide unombra umana staccarsi dal muro e scivolare silenziosamente in mezzo ad una folta macchia di dammar allestremità del viale che metteva allimbarcadero.

«Mi spiano, mormorò il mulatto, trasalendo. Non può essere che quel cane dun Guercio.»

Si frugò nelle tasche, trasse un coltello che aperse con un colpo secco e si slanciò verso il viale, colla speranza di sorprendere lo spione. Non scorse nessuno, né udì alcun rumore. Ripiegò verso la macchia e la percorse in tutti i sensi, senza nulla trovare.

«Se non temessi di compromettermi e di mandare allaria la fuga progettata, lo ucciderei, disse. Bada a te, Guercio! Potresti non tornare vivo dalla scogliera e finire fra le branche dei granchi di mare!»

5. Una caccia ai granchi di mare

Il sole stava per tuffarsi nelle glauche acque dellOceano Indiano, in mezzo a una nuvola fiammeggiante, quando Jody scese la spiaggia per recarsi, come soleva fare tutte le sere, alla pesca dei granchi di mare pei quali il governatore nutriva una vera passione.

Il Guercio vi era di già, e, vedendo comparire il macchinista, abbozzò un sorriso piuttosto maligno e si levò, dicendo con studiata noncuranza. «Credevo che non venissi a pescare questa sera, Jody, e stavo per andarmene.»

«E perché, se ti avevo dato la mia parola di condurti con me alla pesca?» chiese il mulatto, che lo osservava attentamente.

«Non so, era una mia idea, rispose il cingalese. Sei certo di prendere qualche granchio?»

«Non torno mai a mani vuote.»

«Allora ho fatto bene a non cenare, mi rifarò colla polpa bianca di quei deliziasi crostacei.»

«Sali e prendi i remi. La scialuppa è pesante e in due faremo più presto.»

Il cingalese ubbidì, collocandosi sul banco di prora, mentre il mulatto si sedeva dietro la macchina sul banco di poppa.

Limbarcazione, sotto la spinta dei quattro remi, si staccò dalla spiaggia e si diresse lentamente verso la scogliera dei granchi. Era, più che una scogliera, un isolotto lungo un mezzo miglio e non più largo di cinquanta metri e chiudeva quasi interamente la baia di Port-Cornwallis, proteggendola efficacemente dai venti di levante e dalle onde.

La cima ed i pendii, che erano piuttosto ripidi, erano coperti di cocchi, i cui rami si piegavano sotto il peso delle grosse noci giunte ormai quasi a maturazione perfetta. Erano appunto quelle piante ad attirare sulla scogliera i grossi granchi di mare, i birgus-latro, crostacei ghiottissimi delle noci di cocco, non meno che delle frutta dei pandani.

Il suolo dellisolotto era già coperto di un gran numero di gusci di cocco, completamente vuotati dagli avidi crostacei, i quali pareva si fossero riservati dei diritti desclusività su quelle piante, diritti che daltronde nessuno pensava a contrastare loro, essendovi cocchi in abbondanza sulle spiagge delle Andamane.

Un quarto dora dopo, la scialuppa si amarrava in una minuscola caletta, difesa da una serie di punte rocciose che formavano una solida barriera contro la risacca.

«Che ve ne siano di già?» chiese il cingalese, mentre gli ultimi raggi di sole si spegnevano rapidamente e le tenebre invadevano il cielo.

«Ho collocato le esche stamane, rispose il macchinista. Appena loscurità avvolgerà la scogliera li vedrai giungere.»

«Che specie di esca?»

«Delle noci di cocco che ho fatto cucinare al forno. Non vi è di meglio per attirare quei crostacei.»

«Le preferiscono cotte, dunque, invece che crude?»

«Sembra, rispose Jody. Il fatto è che lasciano quelle crude per le altre.»

«Verranno dal mare?»

«No, scenderanno dalle piante. Di giorno amano tenersi sospesi agli alberi, allombra, aggrappati colle loro branche dalle punte acute. Vieni e non parlare.»

Legarono la scialuppa, si armarono di due mazze di legno del ferro, dure e pesanti quanto il metallo omonimo, e si arrampicarono sulla scogliera, dirigendosi verso un luogo ove le piante di cocco formavano un piccolo boschetto. Giunti presso il margine, si arrestarono guardando sotto la macchia, le cui foglie proiettavano una fosca ombra.

«È lì dentro che hai messo le noci?» chiese il cingalese.

«Sì, mormorò il macchinista. Ah! Guarda! Lo vedi scendere da quellalbero?»

Il cingalese aguzzò gli sguardi e vide un granchio di dimensioni mostruose, con due branche lunghissime, pesante non meno di una mezza dozzina di chilogrammi, che scendeva lentamente lungo il tronco dun cocco, fermandosi di quando in quando come se temesse qualche brutta sorpresa. Appena giunto a terra si diresse verso un mucchio di noci cotte, che il macchinista aveva colà disposto al mattino.

Il crostaceo, senza perdere tempo, trasse dal mucchio la più grossa, la spogliò delle fibre che la coprivano, introdusse la punta duna delle sue morse nel così detto occhio della scorza, poi girando intorno la trapanò con forza irresistibile, spezzandola.

Stava per gettarsi avidamente sulla polpa interna, quando il macchinista, sbucando improvvisamente dal suo nascondiglio, gli fu addosso, appioppandogli due tremendi colpi di mazza che gli fracassarono il guscio. Il povero crostaceo allungò, quindi ritirò le morse, cercando nel supremo spasimo dellagonia di attanagliare il nemico, quindi si rovesciò su un fianco.

«Ecco il primo, disse Jody, con voce lieta. Rare volte ne ho preso uno grosso come questo.»

«È per me?» chiese il cingalese.

«Se ti fa piacere, prendilo pure. Ne troveremo qualche altro pel governatore. Ho collocato un altro mucchio di noci allestremità della scogliera. Lascialo lì, lo raccoglieremo più tardi.»

Stava per volgere le spalle alla macchia e avviarsi verso la punta meridionale, quando il cingalese lo arrestò.

«Andiamo dallaltra parte, invece, disse. Io ho notato che tutte le volte che tu tornavi ben fornito di granchi, andavi a cacciarli verso la punta settentrionale. Perché vuoi cambiare questa sera?»

Quelle parole erano state pronunciate quasi con noncuranza, tuttavia Jody diventò pallidissimo e la sua destra cercò subito il coltello che teneva nascosto sotto la fascia.

«Là non ve ne sono più, disse, cercando di dare alla sua voce un accento calmo. Vuoi saperne più di me, Guercio?»

«Allora ci andrò solo, disse il cingalese. So ormai come si prendono e cacceremo uno da una parte e uno dallaltra. Vedrai che io ne prenderò più di te, Jody.»

«Ma se ti dico che non frequentano più quel posto,» ribatté il mulatto, che aveva ormai compreso quello che voleva lo spione. Malgrado facesse degli sforzi supremi per mantenersi calmo, onde non accrescere i sospetti del cingalese, cominciava a perdere il suo sangue freddo. Laggiù, allestremità settentrionale delle scogliere, egli aveva nascosto i viveri che dovevano servire per la traversata dellOceano Indiano; perché dunque il cingalese insisteva per andare a cacciare i granchi di mare da quella parte? Aveva indovinato il progetto dei fuggiaschi? Cera da crederlo.

Per un momento ebbe lidea di gettarsi improvvisamente sulla spia e di piantargli il coltello nel cuore, poi la paura che gli venisse chiesto conto del cingalese, che forse era stato appositamente mandato con lui sulla scogliera perché lo sorvegliasse o cercasse di scoprire qualche cosa, lo trattenne. Si trattava di perdere se stesso ed i compagni, mentre tutto era ormai pronto per la fuga.

Con uno sforzo supremo si calmò, poi disse con voce pacata al cingalese:

«Giacché lo vuoi, andiamo pure a fare una visita alla punta settentrionale. Se non ne troveremo, come già credo, andremo ad aspettarli dallaltra parte. A mani vuote non desidero ritornare.»

«Andiamo dunque,» disse il cingalese con un perfido sorriso.

Il mulatto, con un calcio poderoso, fece rotolare il granchio giù dalla china, gettandolo sulla spiaggia presso cui si trovava legata la scialuppa, prese la mazza e si mise in cammino dietro al cingalese, onde sorvegliare meglio le sue mosse.

Il Guercio però, che temeva forse qualche sorpresa, si affrettò dopo alcuni passi a metterglisi al fianco, narrandogli delle pesche prodigiose che faceva sulle coste di Ceylon, quando non era ancora stato condannato alla deportazione in quel penitenziario. Pareva che cercasse di stornare lattenzione del macchinista; questi invece non lo perdeva di vista un solo momento e lo sorvegliava strettamente, cercando nel medesimo tempo di trarlo lontano dal luogo ove si trovava il piccolo deposito di viveri, senza darlo a vedere.

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