Era ammobiliato con semplicità, non esente da una certa eleganza. Le sedie, la credenziera, gli scaffali situati negli angoli e perfino la tavola che occupava il centro, erano formati di un metallo bianco e lucentissimo che assomigliava allalluminio.
Il signor Holker era già seduto a tavola, la quale era coperta da una tovaglia colorata che non sembrava di tela.
«Avanti, miei cari amici,» disse, andando loro incontro «il pranzo e pronto.»
«E dove lo mangeremo?» chiese Brandok, che non aveva scorto sulla tavola né piatti, né bicchieri, né posate, né salviette, né cibi di alcun genere.
«Ah! mi scordavo che un secolo fa gli albergatori erano pure indietro di cento anni!» disse Holker, ridendo. «Hanno progredito anche loro. Guardate.»
Saccostò ad una parete ed abbassò una lastra di metallo lunga un paio di metri e larga una trentina di centimetri, unendola alla tavola in modo da formare un piccolo ponte. Laltra estremità sappoggiava ad una piccola mensola sopra la quale sta scritto: «Abbonamento allHôtel Bardilly».
«E ora?» chiese Brandok che guardava con crescente stupore.
«Premo questo bottone ed il pranzo lascia le cucine dellalbergo per venire sulla mia tavola.»
«Dove si trova questo Hôtel? In questa casa?»
«Anzi, è piuttosto lontano: sulla riva opposta dellHudson.»
«Siamo dunque a Nuova York?!» esclamarono ad una voce Toby e Brandok.
«Dove credevate di essere? Ancora a Nantucket?»
«Quando ci avete trasportati?» domandò Brandok al colmo della sorpresa.
«Ieri sera. Alle otto ho lasciato lisola e a mezzanotte eravate qui.»
«In quattro sole ore, mentre centanni fa se ne impiegavano sedici e con una scialuppa a vapore!» esclamò il dottore.
«Abbiamo camminato colle invenzioni, mio caro zio» disse Holker. «Ah! ecco il pranzo.»
Un sibilo acuto era sfuggito da una piccola fessura della mensola, poi una porticina si era aperta automaticamente allestremità della lastra di metallo che si univa alla tavola e una piccola macchina, seguita da sei vagoncini di alluminio di forma cilindrica, savanzò, correndo su due incavi che servivano da rotaie.
«Il pranzo che manda lalbergo?» chiesero Toby e Brandok.
«Sì, signori, e con tutto il necessario. Come vedete è una cosa molto comoda che mi dispensa dallavere una cuoca ed una cucina» rispose Holker.
Aprì il primo vagoncino che aveva una circonferenza di quaranta centimetri e una lunghezza uguale e levò dei bicchieri, delle posate, delle salviette e quattro bottiglie che dovevano contenere del vino o della birra. Dagli altri quattro estrasse successivamente dei piccoli recipienti contenenti del brodo ancora caldissimo, poi dei piatti con pasticci e vivande svariate, delle uova, dei liquori e così via. Tutto il necessario insomma per un pranzo abbondante.
Quandebbe terminato, premette un bottone, la porticina si aprì ed il minuscolo treno scomparve, retrocedendo colla velocità dun lampo.
«Che cosa ne dite, signor Brandok?» chiese Holker.
«Che ai nostri tempi queste comodità mancavano assolutamente. E tornerà il treno?»
«Certo, per riprendere le stoviglie.»
«E come arriva qui?»
«Per mezzo dun tubo, e cammina mosso da una piccola pila elettrica, duna potenza tale però che le imprime una velocità di quasi cento chilometri allora. Queste vivande non sono state rinchiuse nei loro recipienti che da qualche minuto; infatti vedete che fumano, anzi scottano.»
«E lalbergatore come viene avvertito dal cliente di ciò che desidera?»
«Per mezzo del telefono. Al mattino il mio servo trasmette allHôtel il menù per il pranzo e per la cena e le ore in cui desidero mangiare, ed il treno giunge con precisione matematica.»
«Non tutti potranno permettersi un lusso simile» osservò il dottore Toby.
«Certo,» rispose Holker «ma quelli che non possono abbonarsi allHôtel se la sbrigano anche più presto.»
«A mangiare forse, non certo a prepararsi il pranzo.»
«Il lavoratore non fa più cucina in casa, non avendo tempo da perdere. Otto o dieci pillole, ed ecco inghiottito un buon brodo, il succo duna mezza libbra di bue, o di pollo o di una libbra di maiale o di un paio duova, duna tazza di caffè e così via. Centanni fa si perdeva troppo tempo; camminavate ed agivate colla lentezza delle tartarughe. Oggi invece si gareggia collelettricità. Mangiate, signori miei, o i cibi si raffredderanno. Una tazza di buon brodo, signor Brandok, prima di tutto, poi sceglierete quello che più vi piace. Vi avverto che è un pranzo a base di vegetali; ma queste pietanze non sono meno nutrienti, e non vi parranno meno saporite. Poi parleremo finché vorrete.»
LA LUCE ED IL CALORE FUTURO
Il dottor Holker aveva detto la verità. Il brodo era squisitissimo, ma nessuna pietanza era di carne di bue, di maiale e di montone. Solo dei pesci: tutti gli altri piatti si componevano di vegetali, fra cui molti che erano assolutamente sconosciuti a Toby ed a Brandok.
In compenso il vino era così eccellente che né luno né laltro mai ne avevano gustato di simile.
«Signor Holker,» disse Brandok, che mangiava con un appetito invidiabile, come se si fosse svegliato solo da dieci o dodici ore «siete vegetariano voi?»
«Perché mi fate questa domanda?» chiese il lontano pronipote del dottore.
«Ai nostri tempi si parlava molto di vegetarianismo, specialmente in Germania ed in Inghilterra. Si vede che quella cucina ha fatto dei progressi.»
«Perché non trovate delle bistecche?»
«Sì, e mi stupisce come i moderni americani abbiano rinunciato alle succose bistecche ed ai sanguinanti roast beef.»
«Sono piatti diventati un po rari, oggi, mio caro, e pel semplice motivo che i buoi ed i montoni sono quasi scomparsi.»
«Ah!»
«Ve ne stupite?»
«Molto.»
«Mio caro signore, la popolazione del globo in questi cento anni è enormemente cresciuta, e non esistono più praterie per nutrire le grandi mandrie che esistevano ai vostri tempi. Tutti i terreni disponibili sono ora coltivati intensivamente per chiedere al suolo tutto quello che può dare. Se così non si fosse fatto, a questora la popolazione del globo sarebbe alle prese colla fame. I grandi pascoli dellArgentina e i nostri del Far-West non esistono più, ed i buoi ed i montoni a poco a poco sono quasi scomparsi, non rendendo le praterie in proporzione allestensione. Daltronde non abbiamo più bisogno di carne al giorno doggi. I nostri chimici, in una semplice pillola dal peso di qualche grammo, fanno concentrare tutti gli elementi che prima si potevano ricavare da una buona libbra di ottimo bue.»
«E lagricoltura come va senza buoi?»
«Anticaglie» disse Holker. «I nostri campagnoli non fanno uso che di macchine mosse dallelettricità.»
«Sicché non vi sono più neanche cavalli?»
«A che cosa potrebbero servire? Ce ne sono ancora alcuni, conservati più per curiosità che per altro.»
«E gli eserciti non ne fanno più uso?» chiese il dottor Toby. «Ai nostri tempi tutte le nazioni ne avevano dei reggimenti.»
«E che cosa ne facevano?» chiese Holker, con aria ironica.
«Se ne servivano nelle guerre.»
«Eserciti! Cavalleria! Chi se ne ricorda ora?»
«Non vi sono più eserciti?» chiesero ad una voce Toby e Brandok.
«Da sessantanni sono scomparsi, dopo che la guerra ha ucciso la guerra, lultima battaglia combattuta per mare e per terra fra le nazioni americane ed europee è stata terribile, spaventevole, ed è costata milioni di vite umane, senza vantaggio né per le une né per le altre potenze. Il massacro è stato tale da decidere le diverse nazioni del mondo ad abolire per sempre le guerre. E poi non sarebbero più possibili. Oggi noi possediamo degli esplosivi capaci di far saltare una città di qualche milione di abitanti; delle macchine che sollevano delle montagne; possiamo sprigionare, colla semplice pressione del dito, una scintilla elettrica trasmissibile a centinaia di miglia di distanza e far scoppiare qualsiasi deposito di polvere. Una guerra, al giorno doggi, segnerebbe la fine dellumanità. La scienza ha vinto ormai su tutto e su tutti.»
«Eppure questoggi, appena svegliato, mi fu comunicata dal vostro giornale una notizia che smentirebbe quello che avete detto ora, mio caro nipote» disse Toby.
«Ah sì! La distruzione di Cadice da parte degli anarchici. Bazzecole! Ormai questi bricconi irrequieti saranno stati completamente distrutti dai pompieri di Malaga e di Alicante.»
«Dai pompieri?»
«Non abbiamo altre truppe al giorno doggi, e vi assicuro che sanno mantenere lordine in tutte le città e sedare qualunque tumulto. Mettono in batteria alcune pompe e rovesciano sui sediziosi torrenti dacqua elettrizzata al massimo grado. Ogni goccia fulmina, e laffare è sbrigato presto.»
«Un mezzo un po brutale, signor Holker, e anche inumano.»
«Se non si facesse così, le nazioni si vedrebbero costrette ad avere delle truppe per mantenere lordine. E del resto siamo in troppi in questo mondo, e se non troviamo il mezzo dinvadere qualche pianeta, non so come se la caveranno i nostri pronipoti fra altri centanni, a meno che non tornino, come i nostri antenati, allantropofagia. La produzione della terra e dei mari non basterebbe a nutrire tutti, e questo è il grave problema che turba e preoccupa gli scienziati. Ah! se si potesse dar la scalata a Marte che ha invece una popolazione così scarsa e tante terre ancora incolte!»
«Come lo sapete voi?» chiese Toby, facendo un gesto di stupore.
«Dagli stessi martiani» rispose Holker.
«Dagli abitanti di quel pianeta!» esclamò Brandok.
«Ah, dimenticavo che ai vostri tempi non si era trovato ancora un mezzo per mettersi in relazione con quei bravi martiani.»
«Scherzate?»
«Ve lo dico sul serio, mio caro signor Brandok.»
«Voi comunicate con loro?»
«Ho anzi un carissimo amico lassù che mi dà spesso sue notizie.»
«Come avete fatto a mettervi in relazione coi martiani?»
«Ve lo dirò più tardi, quando avrete visitato la stazione elettrica di Brooklyn. Eh! Sono già quarantanni che siamo in relazione coi martiani.»
«È incredibile!» esclamò il dottor Toby. «Quali meravigliose scoperte avete fatto voi in questi centanni!»
«Molte che vi faranno assai stupire, zio. Appena vi sarete completamente rimessi, vi proporrò di fare una corsa attraverso il mondo. In sette giorni saremo nuovamente a casa.»
«Il giro del mondo in una settimana!»
«È naturale che ciò vi stupisca. Ai vostri tempi simpiegavano quarantacinque o cinquanta giorni, se non minganno.»
«E ci sembrava daver raggiunto la massima velocità.»
«Delle tartarughe» disse Holker, ridendo. «Poi faremo anche una corsa al polo nord a visitare quella colonia.»
«Si va anche al polo, ora?»
«Bah! è una semplice passeggiata.»
«Avete trovato il mezzo di distruggere i ghiacci che lo circondano?»
«Niente affatto, anzi io credo che le calotte di ghiaccio che avvolgono i due confini della terra siano diventate più enormi di quello che erano centanni fa; eppure noi abbiamo trovato egualmente il mezzo di andare a visitarli e anche a popolarli. Vi abbiamo relegati là»
Un sibilo acuto che sfuggì da un foro aperto sopra una mensola che si trovava in un angolo della stanza, glinterruppe la frase.
«Ah, ecco la mia corrispondenza che arriva» disse Holker, alzandosi.
«Unaltra meraviglia!» esclamarono Toby e Brandok alzandosi.
«Una cosa semplicissima» rispose Holker. «Guardate, amici miei.»
Premette un bottone al disotto dun quadro che rappresentava una battaglia navale. La figura scomparve, innalzandosi entro due scanalature, e lasciando un vano dun mezzo metro quadrato. Dentro vera un cilindro di metallo coperto di numeri segnati in nero, lungo sessanta o settanta centimetri, con una circonferenza di trenta o quaranta.
«Il mio numero dabbonamento postale è il 1987» disse Holker. «Eccolo qui, e in un piccolo scompartimento sono state collocate le mie lettere.»
Mise un dito sul numero, saprì uno sportellino e trasse la sua corrispondenza, poi fece ridiscendere il quadro e premette un altro bottone.
«Ecco il cilindro ripartito» disse. «Va a distribuire la corrispondenza agli inquilini della casa.»
«Come è giunto qui quel cilindro?» chiese Brandok.
«Per mezzo dun tubo comunicante collufficio postale più vicino, e rimorchiato da una piccola macchina elettrica.»
«E come si ferma?»
«Dietro il quadro vi è uno strumento destinato ad interrompere la corrente elettrica. Appena il cilindro vi passa sopra, si ferma e non riparte se io prima non riattivo la corrente premendo quel bottone.»
«Vi è un cilindro per ogni casa?»
«Sì, signor Brandok; devo avvertirvi che le abitazioni moderne hanno venti o venticinque piani e che contengono dalle cinquecento alle mille famiglie.»
«La popolazione duno dei nostri antichi sobborghi» disse il dottore. «Non ci sono dunque più case piccole?»
«Il terreno è troppo prezioso oggidì, e quel lusso è stato bandito. Non si può sottrarre spazio allagricoltura. Ma comincia a far buio; sarebbe tempo dilluminare il mio salotto. Ai vostri tempi che cosa si accendeva alla sera?»
«Gas, petrolio, luce elettrica» disse Brandok.
«Povera gente» disse Holker. «E come doveva costar cara allora lilluminazione!»
«Certo, signor Holker» disse Brandok. «Ora invece?»
«Abbiamo quasi gratis la luce ed il calore.»
Dal soffitto pendeva unasta di ferro che finiva in una palla, composta dun metallo azzurro.
Il signor Holker laprì facendola scorrere sopra lasta e tosto una luce brillante, simile a quella che mandavano un tempo le lampade elettriche, si sprigionò, inondando il salotto.
Ciò che la produceva era una pallottolina appena visibile che si trovava infissa sotto la sfera, e la luce che tramandava, espandeva un dolce calore assai superiore a quello del gas.
«Che cosè?» chiesero ad una voce Brandok e Toby.
«Un semplice pezzetto di radium» rispose Holker.
«Il radium!» esclamarono i due risuscitati.
«Si conosceva ai vostri tempi?»
«Lavevano già scoperto» rispose Toby. «Ma non si usava ancora a causa dellenorme suo costo. Un grammo non si poteva avere a meno di tre o quattromila lire. E poi non sera potuto trovare ancora il modo di applicarlo, come avete fatto ora voi. Tutti però gli predicevano un grande avvenire.»
«Quello che non hanno potuto fare i chimici del 1900 lhanno fatto quelli del Duemila» disse Holker. «Quel pezzetto lì non vale che un dollaro e brucia sempre, senza mai consumarsi. È il fuoco eterno.»
«Meraviglioso metallo!»
«Sì, meraviglioso, perché oltre a darci la luce, ci dà anche il calore. Ha detronizzato il carbon fossile, la luce elettrica, il gas, il petrolio, le stufe ed i camini.»
«Sicché anche le vie sono illuminate con lampade a radium?» chiese Toby.
«E anche gli stabilimenti, le officine e così via.»
«E nelle miniere di carbone non si lavora più?»
«A che cosa servirebbe il carbone? Poi cominciavano già ad esaurirsi.»
«La forza necessaria per far agire le macchine degli stabilimenti, chi ve la dà ora?»
«Lelettricità trasportata ormai a distanze enormi. Le nostre cascate del Niagara, per esempio, fanno lavorare delle macchine che si trovano a mille miglia di distanza. Se noi volessimo, potremmo dare di quelle forze anche allEuropa, mandandole attraverso lAtlantico. Ma anche laggiù hanno costruito delle cascate sui loro fiumi e non hanno più bisogno di noi.»
«Amico James,» disse Toby «ti penti daver dormito centanni per poter vedere le meraviglie del Duemila?»
«Oh no!» esclamò vivamente il giovane.