Le scariche si succedevano alle scariche con frequenza spaventosa, ed i proiettili sibilavano dentro le risaie. I cavalieri cosí malesi come dayaki, erano tornati a stringersi intorno agli elefanti e si servivano delle loro grosse carabine, lasciando in pace i kampilangs, già arrossati di sangue.
La vecchia moschea non era che a tre chilometri. Le sue cupole si disegnavano nettamente sul fondo del cielo diventato dun azzurro cupo poiché il sole era ormai già tramontato.
Erano molti, tuttavia Sandokan non disperava affatto di giungervi malgrado i continui e feroci assalti degli sciacalli di Sindhia.
Aveva portato con sé molte casse di munizioni destinate soprattutto alle mitragliatrici, e non faceva economia di proiettili né faceva farne agli altri.
Giú! Spazzatemi questa canaglia! gridava. Noi che abbiamo vinti gli inglesi in dieci battaglie, dovremo cadere dinanzi a dei miserabili paria?
Vedendo che gli assalitori, malgrado le terribili perdite subite, tornavano a radunarsi intorno ai pochi rajaputi sfuggiti al fuoco infernale delle mitragliatrici, si volse verso i suoi cavalieri.
Addosso coi kampilangs in pugno! gridò. Sbarazzatemi la via ora che il terreno è piú propizio.
Gli elefanti intanto avevano lasciate le risale e marciavano, a gran corsa, su una landa vastissima interrotta solamente da gruppi di banani e di radi cespugli.
I malesi ed i dayaki attesero che le mitragliatrici avessero sgominato lostinato avversario, poi caricarono allimpazzata, maneggiando con mano robusta i loro pesanti sciaboloni.
La colonna infernale passava attraverso i corpi degli sciacalli di Sindhia, tutto rovesciando al suo passaggio.
Ormai piú nessuno poteva arrestarla. Sarebbero state necessarie tutte le forze dellex rajah, forze che si trovavano forse disperse intorno alla vasta città distrutta ed occupate a rimescolare le ceneri delle pagode, delle moschee, dei palazzi, dei bengalow, colla speranza di trovare delloro e dellargento.
Gli elefanti impressionati da tutti quegli spari e da tutte quelle grida, e resi furibondi per qualche ferita, si erano slanciati a gran corsa barrendo spaventosamente.
Quei cinque giganti, montati da uomini che parevano invulnerabili, e che colle mitragliatrici seminavano dovunque la morte, facevano paura.
Gli sciacalli di Sindhia, già sgominati dallultima carica, atterriti da tutti quegli spari che si succedevano senza tregua, e che abbattevano sempre gruppi duomini, non osavano piú opporre alcuna resistenza, anche perché il terreno scoperto non si prestava piú.
Fuggivano da tutte le parti, piú lesti dei nilgò, gettando perfino le carabine per essere piú leggeri. Anche i pochi rajaputi, spaventati dalla carneficina compiuta dalle mitragliatrici, non resistevano piú. Fuggivano dinanzi alla colonna infernale.
Era tempo che se ne andassero disse Sandokan, scaricando unultima volta la sua mitragliatrice sui fuggiaschi. Ci prendevano per dei conigli?
Alzò la voce e gridò:
Spingete, spingete, cornac! Siamo ormai a pochi passi dallasilo sicuro.
Lasciate ora a me la direzione degli elefanti disse Kammamuri. Io solo conosco il passaggio.
Potranno entrare le bestie? chiese Sandokan.
Larcata è cosí grande da permettere lentrata anche ad un piccolo esercito, e poi vi sono le due banchine che sono vastissime. Cavalli ed elefanti potranno avanzarsi senza alcun pericolo di cadere nelle acque fangose del fiume nero. Ci vorrebbe peraltro qualche torcia.
Ne abbiamo una cassa piena. Sta proprio sotto i tuoi piedi.
Il maharatto con due colpi del calcio della sua carabina sfondò le tavole, prese ciò che aveva chiesto e laccese subito, gridando agli altri cornac:
Seguite sempre il mio elefante ed io rispondo di tutto. Badate che nessun animale si sbandi quando saremo entrati nella grande città sotterranea!
Presso la vecchia moschea una banda composta di paria o di fakiri, o di banditi, tentò un ultimo assalto per arrestare la colonna infernale prima che si sprofondasse sotto le tenebrose volte della grande cloaca, ma non era cosí formidabile da opporre una lunga resistenza.
Le mitragliatrici tuonarono per lultima volta abbattendo file intere di combattenti, poi i cinque elefanti ed i cento cavalieri scomparvero sotto la gigantesca arcata, correndo su una delle due banchine.
La torcia di Kammamuri serviva da faro.
Ad un tratto delle voci echeggiarono fra le tenebre:
Chi va là! Chi va là!
Siamo le tigri di Mompracem! gridò Sandokan con voce tonante. Non fate fuoco!
Era tempo che tu giungessi! gridò una voce.
Ah, sei tu, Yanez? chiese Sandokan. Sono ben lieto di essere giunto ancora in tempo per salvarti.
Un gruppo duomini si avanzava, agitando due torce. Era preceduto da un uomo bianco, dalla lunga barba brizzolata, di forme gagliarde, vestito interamente di flanella bianca sottilissima. A fianco di quel belluomo si avanzava un indiano dal lineamenti fini, la pelle appena abbronzata, gli occhi nerissimi, vestito mezzo da cipai e mezzo da rajaputo.
Erano Yanez, il Maharajah dellAssam, ormai troppo noto, ed il suo fedele compagno Tremal-Naik, il famoso cacciatore della Jungla nera.
Dietro venivano tredici uomini, tutti indiani e tutti armati di carabine e di tarwar, armi che non valevano molto in uno scontro contro i malesi ed i dayaki, che si servivano invece, come abbiamo già detto, di sciabole pesantissime, i formidabili kampilangs.
Kammamuri aveva fatto fermare il primo elefante e gettare la scala di corda.
Sandokan, il terribile pirata malese, in un lampo si era slanciato sulla banchina ed aveva aperte le braccia gridando:
Qui sul mio cuore tutti e due, miei vecchi amici!
Il Maharajah e lindiano si erano gettati verso di lui stringendolo gagliardamente.
Ora basta disse Sandokan. La rhani e Soarez sono in salvo?
Sí rispose Yanez. Prima di distruggere la mia capitale ho mandato luna e laltro fra i montanari di Sadhja.
Saccaroa! ho ben veduto, giungendo qui, che non sorgevano piú né pagode, né palazzi. Dicono che io sono terribile, ma tu non sei meno di me.
Non sono forse il tuo fratello bianco? disse Yanez ridendo.
È vero; ma me nero quasi scordato. Sai che sono tre lunghissimi anni che non ci vediamo?
Poi volgendosi bruscamente verso Tremal-Naik, gli chiese:
E la tua Darma? E suo marito, quel bravo Sir Moreland? Sono qui?
Mai piú; navigano sempre e sono ora nellOceano Pacifico.
E credo che facciano bene a tenersi lontani dallIndia disse Sandokan. I thugs non sono ancora stati tutti distrutti, e quelle canaglie sono troppo vendicative.
Poi guardò lamico bianco sorridendo.
Dunque tu non sei piú Maharajah, mio povero amico?
Adagio, Sandokan rispose Yanez. Ho sempre un piede nellimpero ed ho i montanari sempre fedeli.
Mentre quelle canaglie di rajaputi ti hanno tradito tutti. Me lo ha detto Kammamuri.
Non ne ho che uno solo, di mille.
Ne abbiamo gettati giú parecchi però, di quei mercenari infedeli, venendo qui, e sento per quella gente un vero odio.
Ed io non meno di te disse Yanez. Se non mi avessero abbandonato, Sindhia non avrebbe mai potuto riporre i piedi sulle coste assamesi. Tutta la canaglia che ha radunata sarebbe andata subito a rotoli.
E cosí hai perduto le due città piú grosse dellimpero?
E forse altre saranno cadute nelle mani di quei bricconi. Da ventisei giorni sono qui, come un prigioniero, e piú nessuna notizia mi è giunta dal di fuori.
Sandokan lo guardò con stupore.
Come puoi aver resistito tanto tempo al calore infernale che regna qui dentro? Dovresti essere biscottato come un pane di sagú.
Questaltissima temperatura si è sviluppata cinque o sei giorni fa. Prima le immense volte delle cloache pareva che non si fossero nemmeno accorte dellincendio che avvampava sopra di loro distruggendo la mia capitale.
Poi, a poco a poco sono diventate ardenti.
Non ci cadranno sulla testa?
Non credo. I mongoli erano troppo buoni costruttori. Può darsi che molte gallerie e molte rotonde siano crollate, ma noi non usciremo attraverso quelle. Sarebbe troppo pericoloso.
E lacqua manca? Vedo qui un largo fiume puzzolente che scorre presso la banchina. Certamente io non mi disseterò con quella poltiglia.
Abbiamo trovata una piccola sorgente che ce ne fornisce in abbondanza.
E di viveri quanti ne avete? chiese Sandokan.
Pensa, mio caro, che da quando ci siamo rifugiati qui non abbiamo fatto altro che arrostire topi poiché non avevamo avuto il tempo di portare con noi nemmeno una cassa di biscotti.
Povere bestie! Quante ne avrete distrutte? Delle centinaia e centinaia mimmagino.
Ma ora eravamo alle prese con la fame, poiché i rosicchianti, spaventati, ci hanno vigliaccamente abbandonato.
Non avevano poi torto disse Sandokan, sorridendo. A nessuno piace finire nello spiedo.
In quel momento verso lentrata della grande cloaca si udirono rimbombare sinistramente parecchi colpi darma da fuoco i quali si erano ripercossi lungamente attraverso alle innumerevoli gallerie, rumoreggiando.
Sandokan aveva fatto un gesto di collera.
Ah! esclamò. Quei banditi, o sciacalli che siano, osano assalirci anche qui? Adagio, miei cari. Avrete altre terribili lezioni!
Poi alzando la voce e volgendosi verso i suoi uomini che si tenevano ancora in sella, e che avevano accese parecchie torce, disse loro:
Togliete le mitragliatrici dalle houdah e portatele, con una scorta di cinquanta persone, verso luscita di questa immensa cloaca. Gli elefanti rimangano per ora qui. Potrebbero diventare, piú tardi, straordinariamente preziosi. Non fate risparmio di munizioni: ne abbiamo in abbondanza.
Venticinque dayaki ed altrettanti malesi saltarono a terra affidando i cavalli ai loro compagni, si strinsero intorno agli elefanti che i cornac avevano fatti inginocchiare, tolsero le cinque terribili bocche da fuoco e si allontanarono a gran corsa, seguendo la banchina.
Sempre lesti come scimmie e mai esitanti i tuoi uomini! disse Yanez con un sospiro.
Puoi dire i nostri uomini, poiché per lunghi anni hanno combattuto con te. Se io sono la Tigre della Malesia, tu sei sempre la Tigre bianca di Mompracem, e ti rimpiangono quei valorosi che tu hai guidato a tante vittorie sulle terre malesi.
«Già, questo maledetto impero dellAssam non ci voleva proprio e non era necessario.»
E mia moglie?
È vero, è la rhani, ed ha il diritto di conservarsi lo Stato e di contrastarlo a quel furfante di Sindhia già detronizzato.
Ci sarà un gran lavoro da fare, mio caro Yanez, tuttavia io non mi spavento affatto. Mi piace combattere in India e noi, che abbiamo vinto e ucciso Suyodhana, il famoso capo dei thugs della Jungla nera, per la seconda volta sapremo mettere a posto lex rajah ubriacone e
Si era interrotto e si era voltato verso limmensa entrata della grande cloaca, dove brillavano in lontananza dei punti rossastri che talvolta si oscuravano per diventare invece giallastri. Erano le torce a vento che fiammeggiavano alla foce del fiume fangoso.
Si udirono alcuni colpi di fucile, poi delle scariche fitte, serrate, spaventevoli, dinanzi alle quali non potevano certamente resistere gli sciacalli di Sindhia.
Odi come cantano le mie mitragliatrici? disse il formidabile pirata, volgendosi nuovamente verso i due suoi amici. Senza quelle forse non sarei mai riuscito a giungere fino qui, poiché quegli sciacalli, animati dalla presenza dei rajaputi, ci hanno dato dei brillanti attacchi. È vero bensí che resistevano soltanto qualche minuto.
Armi da marina? chiese il portoghese. Non ho ancora avuto il tempo di osservarle. Somigliano a quelle che avevamo a bordo del Re del Mare?
Molto piú potenti rispose Sandokan. Le ho tolte dalla mia Perla di Labuan che ora è la nave piú rapida e meglio armata che io possegga. Oh, gli inglesi di Labuan la conoscono e sanno che è in grado di tener testa ai loro incrociatori già troppo antiquati, ed alle cannoniere olandesi.
Ah! fece Yanez, battendosi con una mano la fronte. E la tua amica olandese?
È sempre la mia fedele amica rispose il pirata di Mompracem con un leggero sorriso. To, io mi dimenticavo di presentarti un suo parente, un professore, che si dice goda molta fama in Europa, e che ci aiuterà validamente a distruggere le bande di Sindhia.
Qual professore? chiese Yanez, con tono un po ironico, alzando la voce poiché le mitragliatrici facevano un chiasso infernale.
Ti rammenti quel Demonio della guerra che con una certa macchina elettrica poteva far esplodere, a distanza, i depositi di polvere delle navi?
Per Giove, se me lo rammento! E sono quasi certo che se quella granata, caduta proprio nel momento in cui stava per lanciare la terribile scintilla elettrica, non avesse ucciso lui distruggendo nel medesimo istante il suo misterioso apparecchio, molte navi di Sir Moreland sarebbero saltate.
Ed allora Sir Moreland non sarebbe diventato mio genero disse Tremal-Naik. Se tutto saltava, doveva ben andare in aria anche lui coi suoi marinai.
Tu hai ragione disse Sandokan. La tua Darma non si sarebbe sposata col figlio di Suyodhana.
Ma dovè questo professore? chiese Yanez.
Sul secondo elefante. È probabile che si sia addormentato poiché soffre di sonno.
Ha anche lui qualche scintilla elettrica per fare esplodere le polveri? chiese Yanez.
No, ha una cassa piena di bottiglie ben sigillate.
E crederebbe, quel pacifico professore che viene dalla brumosa Olanda, di sterminare
Sterminare, hai detto? Pretende e si tien sicuro di distruggere tutti gli sciacalli di Sindhia con quelle misteriose bottiglie.
Che cosa contengono dunque?
Io non ho capito gran cosa, e poi non sono un europeo per sapere che cosa sono i microbi.
I microbi? Che diavolo! Ha la peste ed il colera rinchiusi dentro quelle bottiglie?
Che cosa vuoi che ne sappia io? rispose Sandokan. Io non mi intendo che di prahos, di carabine, di parangs e di kampilangs. Lui ti spiegherà meglio.
Prese ad un malese una torcia, la sbatté per terra, ed essendo in quel momento cessate le scariche delle mitragliatrici e delle grosse carabine da mare, savvicinò al secondo elefante, il quale stava vuotando avidamente un mastello che il cacciatore di topi aveva riempito alla sorgente e gridò:
Signor Wan Horn, vi presento il Maharajah dellAssam!
CAPITOLO II. IL PARLAMENTARIO
Leuropeo dalla pelle rosea, i capelli biondi e gli occhi azzurri difesi da un paio di occhiali montati in oro, a quella chiamata fu pronto a svegliarsi ed a discendere dallhoudah.
Altezza, disse levandosi lelmo di tela bianca e facendo un profondo inchino. Vi conosco già assai per fama, e sospiravo il momento di vedervi.
Voi siete olandese? chiese Yanez, dopo avergli dato una stretta di mano.
Sí, Altezza.