Al comando di Sandokan, i due legni pirateschi si affrettarono a prendere il largo descrivendo curve con matematica precisione per evitare le scogliere che fanno pericolosa corona allisola, e bruschi angoli per non urtare contro le secche e i banchi madreporici.
Una volta usciti da quel laberinto, quantunque il vento fosse un po debole, misero la prua al sud, guizzando e rimbalzando come palle elastiche sulle onde, filando senza darlo a vedere tre e quattro nodi allora, rapidità sufficiente per poter raggiungere i legni mercantili, che dovevano camminar assai meno.
Tutti i pirati, benché la distanza fosse ancora ragguardevole dalle Romades, e nessuna vela apparisse allorizzonte, si misero in osservazione, i più agili a cavalcioni dei pennoni per abbracciare maggior spazio e gli altri in piedi sulle murate, aggrappati alle sartie e alle griselle.
Quaranta cannocchiali viventi, in pochi minuti, scrutavano i trentadue punti della bussola, spiando la preda non solo, ma anche il fumante incrociatore, verso il quale avevano qualche apprensione.
Non era nemmeno da supporsi che avessero paura di esso o che temessero un incontro, malgrado la sproporzione delle forze. Avrebbe bastato che si fosse fatto vedere e che la Tigre ordinasse labbordaggio per espugnarlo. Solo avevano qualche timore che si unisse a qualche altro legno, e che sbarcasse improvvisamente soldati su qualche punto mal guardato di Mompracem.
Anche la Tigre della Malesia pensava allincrociatore, ma non si preoccupava tanto.
Pure, volendo assicurarsi di ciò che pensavano i suoi uomini sulla probabile presenza di quel legno, chiamò Patau. Il Malese fu lesto ad accorrere.
Credi tu chiese la Tigre, che quel maledetto negro non ci abbia ingannati?
E perché avrebbe voluto ingannarci? disse il Malese. Nini Balu è una creatura, che non sarebbe capace di trattare colle giacche rosse(). Sono sicuro, per mio conto, che il sospiratore affannato spii lisola colla speranza di ornare le sue antenne di impiccati.
Le labbra della Tigre si piegarono a una smorfia, che voleva essere un sorriso.
Credi tu che i nostri uomini si preoccupino della presenza di questo legno?
Oibò esclamò Patau con unalzata di spalle. Per preoccupare i tigrotti di Mompracem, guidati dalla Tigre della Malesia, occorrerebbero cento navi, e ancor queste sarebbero poche.
Vedete, capitano. Alla sola idea che quel sospiratore affannato ci spia, tutto il mio sangue bolle e quello dei miei compagni fuma. Quando lincontreremo, il sangue diverrà fuoco, e voi sapete ciò che vuol dire. Succederà un massacro e nella macchina getteremo a bruciare cadaveri anziché carbone.
Lo so, Patau, che un dì o laltro, ne ho la certezza, ci capiterà alle spalle. Ci spia, ma freme al mio nome, e trema dinanzi alla mia potenza. Guarda: forse ha gettato dei liquori fra gli indigeni di Mompracem, forse sa che io ho abbandonato il mio covo, e forse non ignora su quale terra io muova, ma non ardisce inseguirmi. Quaranta uomini, quaranta tigrotti gli fan paura e si tace!
È roba vecchia, capitano. Quelle giacche rosse non sono forti che coi deboli. Non avete udito dire come siano sbarcati a Labuan? Tiravano cannonate per misurarsi con quei miserabili selvaggi, che non avevano mai fiutato polvere di cannone.
Lo so disse la Tigre sordamente. Ma vorrei essere stato io laggiù coi miei prahos. LIris non sarebbe più tornato su queste coste, e il suo comandante Rodney Mundy sarebbe andato a trovare le madrepore appeso al suo ponte di comando.
Ah! esclamò il Malese con tono di rimpianto. Bisognerebbe andare un dì o laltro a Labuan. Sarebbe il mio sogno.
E chi dice, Patau, che io non vi andrò? Uno strano capriccio mi ha preso, Malese mio: voglio andar a vedere la Perla.
Il Malese fece un salto indietro.
Per Allah! esclamò egli sorpreso. Vi avrebbe toccato il cuore questa Perla?
Una nube oscurò la fronte della Tigre della Malesia.
Ah! ghignò Sandokan. Credi tu che il mio cuore, inaccessibile a ogni passione, abbia perduto la sua invulnerabilità?
No, capitano. Ma dicesi che questa Perla sia così bella!
Le mie bellezze, Patau, se tu nol sai, non sono che le pugne, i fiumi di sangue, e i monti di cadaveri. La Tigre della Malesia non conosce altre bellezze.
La fronte di Sandokan saggrottò e la sua faccia prese una truce espressione. Volse bruscamente le spalle al Malese, e si mise a guardare attentamente il mare, senza aggiungere altra parola.
I prahos continuarono la loro caccia, veleggiando sempre verso le Romades, accelerando la corsa pel vento che andava prendendo forza, guizzando come pesci, tagliando nettamente a prua le spumeggianti onde, che spruzzavano fino alla Tigre.
Man mano che la distanza scemava, tutti gli occhi dei marinai prendevano maggior potenza visiva. Le pupille si allargavano scrutando il meridionale orizzonte, e le mani si avvicinavano insensibilmente alle carabine, alle scuri e alle sciabole darrembaggio, quasi indovinassero prossima la presenza dei legni mercantili, mentre quelle fiere figure duomini parevano acquistare novella forza, novella ferocia, cento volte raddoppiata dal magnetico sguardo della Tigre.
E infatti i prahos mercantili, segnalati il giorno precedente, non dovevano essere gran fatto lontani. Se si erano arrestati alle Romades, il che poteva essere facile, dovevano apparire fra breve tempo, calcolando la loro destinazione per Labuan o Varauni.
A ogni modo, sia in pieno mare o sotto costa, fossero pure sotto quella di Borneo, non potevano sfuggire. Avrebbe bastato una parola di Sandokan per decidere i pirati ad assalirli anche in mezzo a un porto, sotto i cannoni dei forti.
Guarda sottovento! gridò dun tratto un Dayasso che erasi arrampicato fino alla banderuola della maistra.
Sandokan, a quel grido, si rizzò. Gettò uno sguardo sul ponte del suo prahos e uno su quello che veniva dietro a venti soli passi lontano, e parve che fremesse. Attraversò la coperta e andò a mettersi egli stesso al timone. Non bisogna scherzare negli arrembaggi, dove il più piccolo fallo può causare un urto e una catastrofe. Egli respinse Patau.
Il cannone di prua non domanda che di ruggire gli disse. Fa in modo che possa mordere.
Bene, capitano, morderà rispose il Malese.
A un suo fischio sei dei più risoluti pirati si misero ai lati dellabbronzato pezzo che pareva volesse rizzar da solo la fumigante bocca verso gli orizzonti del mezzodì.
I due prahos parvero accelerassero la corsa. In due bordate si spinsero innanzi di quattrocento metri, scuotendo di dosso la spuma delle onde. I quaranta pirati balzarono in piedi come un uomo solo colle armi di già in mano, locchio sanguinoso fisso al sud ove scorgevasi un punto giallastro che sembrava radere lorizzonte a tratti, ora scomparendo come se fosse colato a picco e ora rialzandosi impercettibilmente, ma tanto da poterlo scorgere nuovamente e riconoscerlo non già per la bianca spuma di unonda ma per la vela di un prahos che veleggiava verso lest.
È una vela! esclamò un Battiasso dalla statura colossale, dalla tinta color ferro.
E chi dice di no? domandò un Tagalo delle Filippine dalla carnagione rossastra e col viso tagliato a rombo. Ma non vedi tu, che è sola?
Eh! eh! esclamò un Malese dallincedere furbesco. Che sieno fuggiti gli altri due adunque?
Bisognerà crederlo, Ragno di Mare rispose Patau volgendosi verso il suo compatriota. Vi ha da scommettere che gli altri due hanno volto la prua al sud o che hanno naufragato durante la notte. Buon per loro, che avrei voluto veder lequipaggio danzare sotto il ferro del mio cannone.
Eh! eh! esclamò un Malese dallincedere furbesco. Che sieno fuggiti gli altri due adunque?
Bisognerà crederlo, Ragno di Mare rispose Patau volgendosi verso il suo compatriota. Vi ha da scommettere che gli altri due hanno volto la prua al sud o che hanno naufragato durante la notte. Buon per loro, che avrei voluto veder lequipaggio danzare sotto il ferro del mio cannone.
Silenzio là! esclamò Sandokan. Ai vostri pezzi voi; alle carabine i moschettieri.
La conversazione fu tagliata nettamente. Gli artiglieri si precipitarono ai loro pezzi e tutti gli altri, eccetto quattro uomini destinati alla manovra del prahos, si affollarono a prua e alle murate, pronti ad avventarsi allassalto al primo abbordaggio. In un minuto il più profondo silenzio regnò sui due legni pirateschi che veleggiavano lun accanto allaltro; tutti gli occhi fissavano la bianca vela che lenta lenta ingrandiva, gareggiando nel riconoscere prima la portata, gli uomini e le armi.
Passò mezzora senza che la minima parola fosse pronunciata a bordo, tanta era lautorità di Sandokan su quegli uomini di solito così turbolenti e durante questa mezzora la vela si accostò ai due rapidi prahos che manovravano in maniera da tagliare la ritirata dellest e dellovest. Lasciato il varco al sud e al nord, sgombri per un gran tratto dogni terra, un inseguimento diventava su quelle due vie un nunnulla e labbordaggio sicuro. Con un uomo come Sandokan non vi era da sperare nella fuga; bisognava dare o accettare battaglia, pugnare finché restava sangue nelle vene e poi soccombere.
Man mano che si avvicinavano i due rapidi legni dei pirati, la vela ingigantiva lasciando vedere a poco a poco le murate del vascello, che fu in breve riconosciuto per un gran prahos mercantile, uno di quei legni che esercitano il lucroso traffico fra le isole della Malesia, e che uno dei pirati, benché fosse abbastanza distante, asserì essere uno dei tre scorti il giorno precedente.
Yanez mi aveva parlato di tre navigli mormorò Sandokan. Dove si sono cacciati gli altri due?
Si morse le labbra quasi con collera, poi diresse il suo prahos sul legno mercantile, in maniera da poterlo abbordare a prua, mentre laltro prendeva il largo tagliando la ritirata sulla via dellovest e abbordarlo, se occorreva, a poppa.
A due miglia di distanza il mercantile, un po affogato per leccessivo carico e cattivo camminatore, si arrestò correndo piccole bordate come indeciso sulla via da prendere.
Certamente era stato messo in sospetto dalla presenza di quei due prahos, che eseguivano una manovra non troppo rassicurante.
Bordeggiò così per tre o quattro minuti, come volesse assicurarsi delle intenzioni dei due legni da preda, poi cangiò bruscamente rotta, e virando di bordo batté prudentemente in ritirata.
Tanto ci voleva a riconoscerci? mormorò Sandokan, poi alzando la voce: ehi, Patau, prepara il tuo cannone, e voi, tigrotti, prendete i moschetti. La danza non durerà molto, ma a ogni modo ci divertiremo.
Il povero legno mercantile doveva ben comprendere che la fuga sarebbe stata quasi impossibile e un combattimento, fra due fuochi, disastroso. Senza dubbio la sinistra fama della Tigre della Malesia era giunta allorecchio dellequipaggio per quanto da lungi venisse e la vicinanza di Mompracem doveva accertare i timori.
Sandokan, che non perdeva docchio il mercantile, poté assicurarsi coi propri occhi che lequipaggio preparavasi a una disperata resistenza. Venti minuti dopo, i due prahos erano seicento metri dal fuggiasco. La rossa bandiera dei pirati, in mezzo alla quale campeggiava una tigre, salì maestosamente sullalbero di sinistra.
Patau disse Sandokan, fa cantare il tuo cannone.
Patau non aspettava che questo comando, accese la miccia e si avvicinò al cannone.
Di repente una detonazione fortissima scoppiò al largo e una nube di fumo si alzò a poppa del prahos mercantile. Due tavole della murata di tribordo del legno da prenda saltarono sotto la palla.
Né Sandokan, né lequipaggio si mossero. Patau diede fuoco al suo pezzo. Leffetto fu pronto. La palla del calibro da sei sfondò la murata poppiera del mercantile e investì il cannone ancor fumante sollevandolo dallaffusto. Le grandi vele un istante dopo vennero ammainate sul ponte, e una scialuppa venne calata in mare. Sei o sette uomini vi presero posto collevidente intenzione di fuggire prima che arrivassero i pirati. Il rimanente dellequipaggio si radunò invece a poppa smascherando un secondo cannone deciso a difendersi.
Ah! esclamò Sandokan, saltando in piedi col volto abbuiato. Vi sono dei vigliacchi a bordo di quel legno come vi sono dei coraggiosi. Patau, affondami quella scialuppa! I codardi non meritano la mia generosità!
Bene capitano rispose il Malese con un satanico sogghigno. Se al primo colpo non li mando allinferno, non sono più Patau!
Il cannone era stato caricato e Patau non mancò alla parola. La scialuppa fu spaccata a metà e un nembo di mitraglia lanciato dallaltro prahos spazzando il mare istecchì i nuotatori.
Bravo Patau! esclamò Sandokan. E ora, amico mio, rasa come un pontone quel legno. Andrà a farsi raddobbare di poi a Varauni a nostre spese. I coraggiosi sono degni di noi. Fa in modo che le tue palle non abbiano a mordere che del legno.
I due prahos correvano sopra al povero legno mercantile colla rapidità delle aquile, manovrando in maniera di poterlo abbordare da due lati. I cannoni ripigliarono la infernale musica fracassando gli attrezzi, alternando violente scariche di mitraglia che laceravano vele e recidevano corde. Il legno mercantile rispondeva vigorosamente col suo unico pezzo cercando, se non di vincere, almeno di vendere caramente la vita.
Tira! Tira che sei un coraggioso! gridava Sandokan entusiasmato. Tu sei degno di combattere contro di me!
I due prahos avvolti fra fitte nubi di fumo dalle quali scattavano lampi e uscivano detonazioni volteggiavano attorno al legno mercantile che virava a furia di remi, di bordo, presentando la prua sulla quale si affollavano i difensori.
Barra sottovento! gridò dun tratto Sandokan che aveva impugnata la scimitarra.
Il suo prahos abbordò il mercantile sotto lanca di tribordo ad onta della sua moschetteria e delle precipitose manovre dellequipaggio nemico. Sandokan, benché i grappini darrembaggio non fossero ancora stati lanciati, si raccolse su sé stesso col kriss fra i denti, come una tigre che sta per avventarsi, quando una mano robusta lo trasse indietro. Il Ragno di Mare gli si rizzò accanto coprendolo col suo petto datleta, e bestemmiando tentò saltare sul prahos mercantile dove un marinaio toglieva di mira la Tigre della Malesia.
Non ebbe il tempo, ma si gettò dinanzi a Sandokan e ricevette in sua vece la fucilata in pieno volto. Il povero Ragno cadde in mare colla testa fracassata.
Sandokan gettò un muggito da toro ferito, e aggrappandosi alla bocca di un cannone, si issò in meno che se lo dica sulla coperta del legno mercantile. Lintero equipaggio annerito dal fumo e insanguinato si avventò contro di lui cercando respingerlo.
A me, miei prodi! urlò il pirata spaccando la testa al primo venuto. Dieci o dodici pirati risposero allappello. Si arrampicarono come scimie lungo i bordi e aiutandosi coi paterazzi saltarono sul ponte circondando lequipaggio. Nel medesimo tempo laltro prahos abbordava il legno a poppa. I suoi uomini irruppero colle scuri alzate vociferando spaventosamente.
Che nessuno li tocchi! tuonò la voce della Tigre. Sono degli eroi!
Fu compreso. I pirati circondarono lequipaggio, lo disarmarono e lo legarono senza spargere goccia di sangue. La Tigre si avvicinò al capitano del prahos.