«Sparo! Sparo! Sparo!» urlò Davis al colmo della collera.
«Uno due tre» disse Testa di Pietra. «Quellanimale, colla sua palla ci guasterà qualche prosciutto salato che si trova nei barili o fracasserà chissà quanti biscotti.»
«E solleverà una nuvola di farina,» disse Piccolo Flocco ridendo.
«Copriti!»
«Ho dei barili dinanzi a me.»
«Non mostrare nemmeno un pezzetto dorecchio, bravo figliolo. So anchio che questi canadesi sono famosi tiratori.»
Pur chiacchierando, si era ben nascosto dietro labitacolo ed i barili, insieme ai due assiani i quali fino allora si erano mantenuti perfettamente tranquilli. Già sapevano che Testa di Pietra non era un uomo da lasciarsi facilmente vincere, e lavevano provato a Boston, allIsola Lunga ed a New York. Ne aveva fatte quel diavolo duomo, insieme a Piccolo Flocco, di tutti i colori, giocando glinglesi più di venti volte, anche senza laiuto del suo comandante, il baronetto Sir William Mac-Lellan e dellequipaggio della Tuonante.
Il bretone si era appena allungato dietro labitacolo, quando Hulrik, il più giovane dei due assiani, gli tirò fortemente una manica.
«Che cosa vuoi?» gli chiese.
«Patre, io non afer più feduto un canadese.»
«Un colpo dacqua lavrà portato via o sarà sceso nella cabina di prora a far colazione.»
«In questo momento? Ah no, patre!»
«Lasciami stare. Ho da seguire il catenaccio di mastro Davis.»
Il «pappagallo», come avevano battezzato il meticcio, pareva che esitasse a sparare.
Era bensì vero che in quel momento la tempesta cominciava a scatenarsi e che avventava sulla fusta onde su onde, rendendo quasi impossibile il tiro anche ad un provetto bersagliere causa le continue scosse che si ripercotevano specialmente sulla cima del grande albero.
«Può consumare tutte le sue munizioni senza mandarci allaltro mondo,» disse Testa di Pietra. «Sia benedetta questa tempesta che metterà quasi fuori combattimento quel pericoloso personaggio. Sparare di lassù ed imbroccare il bersaglio non sarà cosa facile. Ah! Povero mastro Davis! Volevi prendere noi mentre saremo noi che ti acchiapperemo.acchiapperemo, presto o tardi!»
«Ed i canadesi, pon padre,» disse Hulrik.
«Non mi preoccupo affatto di loro. Mi sembrano diventati tre conigli.»
«Due, patre. Uno non più tornato in coperta.»
«Tanto meglio: un avversario di meno.»
In quel momento una raffica violenta si abbatté sulla fusta squarciando di colpo la gran vela, la quale scomparve, come un gigantesco gabbiano, fra le nebbie.
«Ecco un brutto affare,» disse il bretone, che non poteva star zitto un solo momento. «Non abbiamo più stabilità e la burrasca pare che voglia stringere bene i denti.»
Un colpo di fucile rimbombò sulla cima del grande albero. Davis aveva fatto fuoco e aveva mandato la sua palla a seppellirsi dentro un grosso barile pieno di farina, spaccando una doga a poca distanza dalla testa di Hulrik.
Il bretone scoppiò in una risata.
«Mio caro Davis,» disse poi, «voglio darti un consiglio.»
«Di arrendermi?» chiese il traditore.
«No, di scendere in coperta per poter sparare meglio.»
«Non sarò così stupido.»
«Ed allora riprendi pure la tua musica.»
«Basterebbe che questa fusta rimanesse qualche minuto immobile e vi spazzerei via tutti. Sono un tiratore.»
«Lo abbiamo veduto,» rispose Testa di Pietra ironicamente. «Hai bucato un povero barile che ha dato del sangue bianco e polveroso invece di quello rosso.»
«La fusta salta troppo.»
«Allora scendi e unisciti ai tuoi canadesi. Ah! Come va, caro Davis, che prima erano tre e che ora sulla prora non se ne vedono che due soli?»
«Il terzo sarà andato a cacciare le foche. Chirry è un meraviglioso nuotatore che non teme né le onde, né il freddo.»
«E tu intanto, birbante, torni a caricare il tuo catenaccio.»
«Volete che rimanga quassù? Cè il vento che in certi momenti minaccia di portarmi via.»
«Avanti! Carica, carica bandito. Il generale Washington ha avuto un torto solo: quello di non farti fucilare prima di sceglierti come guida.»
«Ma che! Impiccare!» gridò Piccolo Flocco, il quale aveva il suo bel da fare a tenere la barra della fusta, poiché i colpi dacqua si succedevano sempre più impetuosi, sollevati da un vento freddissimo che soffiava da ponente.
«Tu sarai il primo che ucciderò» urlò Davis. «Pel momento rinuncio a mastro Testa di Pietra che ammazzerò più tardi.»
«Trombone!» gridarono i due bretoni.
«Ah sì! Aspettate il mio terzo colpo. Peccato che i miei canadesi, che hanno i fucili bagnati e che non hanno polvere, non possano aiutarmi. A questora noi saremmo padroni della fusta e anche delle lettere.»
«Comanda loro che ci assalgano colle asce.» disse Testa di Pietra. «Noi siamo pronti a riceverli.»
«Non hanno il mio fegato e poi non hanno il piede saldo come i marinai.»
«Brava gente che hai presa con te! Si rifiutano di scaldarsi le mani con quattro colpi darma bianca. È vero che le asce fanno paura. Hai finito, pappagallo?»
«Anche del pappagallo mi date?» urlò Davis sempre più furibondo. «È troppo! Ucciderò prima voi!»
Mastro Testa di Pietra proruppe in una gran risata che si perdette nel vento.
«Piccolo Flocco, rallegrati,» disse poi. «Lamico Davis ti ammazzerà dopo di me. Ha cambiato idea.»
«Respiro,» rispose il giovanotto. «Mi dispiaceva morire prima di te.»
Davis lanciò una bestemmia e si affrettò a ricaricare il suo archibugio.
Intanto i due canadesi rimanevano immobili sulla prora della fusta, stringendo le loro asce in mano. Del terzo nessuna nuova. Era annegato o si era nascosto nella camera comune?
Quella sparizione misteriosa cominciava a preoccupare Testa di Pietra, il quale era per natura diffidente assai e temeva qualche brutta sorpresa.
Intanto la fusta continuava a saltare disperatamente, avvicinandosi alla costa, cacciatavi dalle onde. Come abbiamo detto, la vela era stata portata via, sicché il legno non aveva più nessuna stabilità.
Piccolo Flocco faceva sforzi disperati per evitare un urto, ma con poca speranza di riuscirvi.
Se vi fosse stata qualche cala sulla costa, avrebbe ancora saputo portare in salvo tutti, mentre invece le rive si succedevano alle rive, con pochissimi squarci appena capaci di servire da rifugio ad un canotto.
«Pel borgo di Pontiguen!» borbottava il giovane marinaio. «Non sarà su questa barca che noi attraverseremo il Champlain per toccare Ticonderoga. Finiremo per naufragare e fra non molte ore. È vero che noi siamo abituati ai naufragi e che abbiamo avuto sempre la fortuna di portare a casa la pelle.»
Mastro Testa di Pietra continuava a sorvegliare il suo «pappagallo» il quale, stringendo disperatamente le gambe intorno alla crocetta onde non venire scagliato nel lago o precipitato sul ponte della fusta, si arrabattava per ricaricare il suo fucile, mentre i due assiani avevano portato sopra altri barili e dei grossi tavoloni, onde rendere la barricata inattaccabile.
«Come va, Piccolo Flocco?» chiese il vecchio lupo di mare, dopo essersi ben assicurato che Davis non avesse ancora terminata la sua difficile impresa.
«Male, mio caro mastro,» rispose il giovane timoniere. «Noi finiremo per romperci le corna contro la costa. Ci vorrebbe un po di tela.»
«Chi andrebbe a spiegarla sotto il <pappagallo>? Io no di certo.»
«È vero, vecchio mio, e poi forse non vi sarà nemmeno una vela di ricambio su questa carcassa.»
«E ci lasceremo fucilare da quel furfante?»
«Con questi soprassalti Davis non riuscirà mai a mandare una palla a destinazione. Sia pure un gran tiratore, ma non sarà dalla cima dellalbero che ci manderà allaltro mondo.»
«E ci lasceremo fucilare da quel furfante?»
«Con questi soprassalti Davis non riuscirà mai a mandare una palla a destinazione. Sia pure un gran tiratore, ma non sarà dalla cima dellalbero che ci manderà allaltro mondo.»
Testa di Pietra si levò il grosso berretto di panno e si grattò furiosamente la testa.
«Eppure io devo consegnare le lettere,» mormorò. «Ed il forte è ancora così lontano!.:. Ah! La terribile missione! Sarei rimasto più volentieri a New York a trincare coi miei camerati.»
Alzò le spalle, si piantò in testa il berretto con un pugno formidabile e guardò ferocemente Davis, il quale non aveva ancora finito di ricaricare la sua arma.
«Bisogna finirla,» disse. «Così è impossibile andare avanti. Quel <pappagallo> finirà per tenerci occupati in modo da non poter più occuparci della fusta. Se ci sbaglia ancora andremo ad assalire i canadesi. I fucili non tarderanno ad asciugarsi. Poi Davis avrà da fare i conti con Hulrik, un tiratore più abile di me, che so meglio maneggiare i grossi cannoni che le armi leggere, che non sento affatto fra le mie zampe dorso. Eppure mi pare impossibile che nel quadro non ci sia qualche fucile o pistola. Wolf!»
«Pon patre,» rispose subito il fratello di Hulrik, il quale stava accomodando la barricata. «Che cosa folere?»
«Scendi nel quadro, cerca, fruga dappertutto e trovami unarma da fuoco. Bisogna snidare quel <pappagallo> che ci tiene immobilizzati col suo catenaccio. Già qui non cè niente da fare per il momento.»
«Sì, patre.»
«Torna prima che Davis possa sparare il suo secondo colpo.»
«Io folare, pon patre,» rispose il giovanotto slanciandosi a precipizio dentro il quadro.
Davis, che doveva essersi accorto di quella sparizione, si mise a sagrare peggio dun mulattiere spagnolo.
«Che cosa tentate, mastro Testa di Pietra?» gridò a piena voce, per vincere i soffi delle raffiche che urlavano sempre più intorno allalbero. «Volete dare fuoco alla nave?»
«Io cerco solamente il mezzo di farti scendere,» rispose il bretone. «Io non ho mai amato le fiamme.»
«È carico il tuo catenaccio?»
«Non ancora ma spero di riuscirvi. Questa nave non rimane un momento immobile e la polvere mi sfugge fra le dita.»
«Ho molto piacere di saperlo.»
«Ma vi ucciderò.»
«Per prendermi le famose lettere che tu hai sognate?»
«Che voi avete, perché lo so!» urlò Davis. «Le voglio!»
«Già, valgono sacchi di sterline,» rispose Testa di Pietra, ironicamente. «Letterite acuta.»
«Me lo ha detto il marchese che voi le avete.»
«Come! Il marchese si trovava a New York quando noi siamo partiti? Cercava un altro colpo di spada da suo fratello?»
«Io non so nulla. Morte e dannazione! Ecco la terza carica di polvere che mi sfugge fra le dita.»
«Allora noi, bel pappagallo, butteremo giù lalbero e ti faremo cadere nel lago.»
«Pon patre,» disse in quel minuto Wolf, saltando sulla barricata. «Io afer trovato due pistole di lunga misura.»
«Nessun fucile?»
«Nessuno, pon patre.»
«Dalle a tuo fratello. Sono cariche?»
«Ho portato anche della polvere e delle palle.»
«Allora tutto va bene.»
«Non va bene un corno!» gridò in quel momento Piccolo Flocco, il quale si affaticava sempre al timone, con nessun risultato. «Siamo sugli scogli! La costa non è che a trecento metri e non vedo nessuna apertura. Io non posso più fare fronte a queste ondacce!»
«Per tutti i campanili della Bretagna» gridò Testa di Pietra. «Che si debba morire proprio questa notte, noi che siamo sfuggiti sempre alle cannonate ed alla mitraglia! Ah doik! Cattiva fortuna!»
«Testa di Pietra!»
«Che cosa cè ancora?»
«Anche gli altri due canadesi sono misteriosamente scomparsi.»
«Che affoghino tutti!»
«E la chiglia rade gli scogli.»
«Non so che cosa farci.»
«E non vi è nemmeno una scialuppa!»
«Salteremo in acqua anche noi.»
«Con questo freddo?»
«Ohé, Piccolo Flocco, diventi poltrone? Ha paura del freddo! Ah che gioventù! Già non hanno fatto le campagne dei pescatori di merluzzi.»
Un terribile colpo di tallone che subì la fusta, lo fece quasi stramazzare sulla barricata.
Proprio allora David, il quale era finalmente riuscito a ricaricare il suo catenaccio, fece fuoco mandando la palla assai lontana.
Hulrik fu pronto a rispondere con due pistolettate.
Sulla cima del grande albero si udì un grido, poi si vide il bandito lasciar cadere larma ancora fumante, issarsi sulla crocetta, prendere un grande slancio e scomparire fra le acque turbinanti del lago, sollevando un gran fiotto di spuma.
«Finalmente siamo padroni noi della barca!» gridò Testa di Pietra, il quale si era slanciato verso la murata di babordo per vedere se scorgeva il traditore. «Anche senza guida sapremo attraversare il lago.»
«Con questa fusta?» chiese Piccolo Flocco dando un colpo di barra.
«Con questa.»
«È perduta, la sua carena si è aperta e gli scogli si succedono agli scogli.»
«Che Davis ci abbia gettato qualche malefizio?»
«Io so che al forte con questa barca non andremo mai. Odi?»
«Per le trenta corna della taverna di Boston! La chiglia se ne va pezzo a pezzo. Non sono sordo.»
Una terribile ondata sollevò in quel momento la fusta e la scagliò attraverso una doppia linea di scogli.
Si udì un rombo spaventevole ed il grande albero cadde attraverso la coperta allungandosi subito sulle acque sconvolte.
«Frittata completa!» esclamò Testa di Pietra, grattandosi nuovamente la nuca. «Non me laspettavo così presto. Cane dun Davis, ci ha immobilizzati così lontani dal forte! Bah! Sono cose che succedono agli uomini di guerra.»
Alzò, come aveva labitudine, le spalle e si mise a guardare il lago il quale si gonfiava rapidamente, ruggendo.
2 Il naufragio
Il lago Champlain è uno dei più piccoli del Canada, quantunque abbia una estensione notevole, che non può competere però coi giganteschi bacini dellOntario, dellEric e degli Uroni.
Glinglesi, che già da tempo presentivano linsurrezione americana, vi avevano costrutti numerosi forti fra i quali si vantava il Ticonderoga per vastità di cinte, di artiglierie e di guarnigione. Essendo il Champlain in comunicazione col mare, potevano salire la riviera del San Lorenzo, sorvegliare Quebec e Montreal e portare le loro navi, anche grosse, dovunque su quel vasto specchio dacqua.
Gli americani però, dopo aver espugnato Boston, aver liberato le province del Sud e conquistato New York, quantunque avessero subito sovente sanguinose disfatte, si erano precipitati sul Champlain per togliere ai loro avversari i forti; ed infatti, guidati dal generale Arnold, uomo animoso ma altrettanto ambizioso, nel 1775 erano riusciti ad impadronirsi di tutte le coste del lago, costringendo le guarnigioni ad abbandonare più che in fretta le loro posizioni, senza dar loro la possibilità di sparare un solo colpo di fucile.
La guerra, che da tre anni si trascinava al di là del Canada, si era ora concentrata sul Champlain, premendo a Washington di assicurarsi le spalle, e tremila uomini valorosi, quantunque con scarse artiglierie e scarse salmerie, si erano insediati nel Ticonderoga, certi di poterlo difendere poiché, come abbiamo detto, era veramente imponente ed era costato sacchi di sterline e non pochi anni di lavoro.
Glinglesi però, che trovavano grandi difficoltà ad arruolare truppe negli stati tedeschi e che abbondavano solamente di navi, non erano stati pronti alla riscossa, sicché il lago era caduto interamente nelle mani degli americani.