Straordinarie avventure di Testa di Pietra - Emilio Salgari 3 стр.


La bufera però non doveva tardare a scoppiare. Molte navi cariche di truppe mercenarie e dirlandesi avevano lasciata lInghilterra, decise a spazzare via i «pezzenti di Washington», come li chiamavano con profondo disprezzo.

Limpresa di ricacciare gli americani dal Canada era stata affidata al generale Burgoyne, vecchio soldato che aveva molta esperienza e molta audacia, e che aveva combattutto in molte battaglie; impresa difficile certamente, ma che glinglesi, colla loro solita ostinazione, contavano di condurre a buon fine rapidamente, quantunque linverno fosse cominciato e si presentasse assai crudo.

Il male è che le guarnigioni americane che avevano occupati i forti del Champlain, ignoravano completamente la terribile tegola che stava per piombare sulle loro teste.

Avevano creduto che gli ultimi inglesi condotti dal generale Carleton, ormai scoraggiati, si fossero avviati verso il basso San Lorenzo per far ritorno in Inghilterra e si erano ingannati.

La conquista del Canada, strappata violentemente alla Francia cinquantanni prima, era costata troppi uomini e troppi denari per lasciarla ora nelle mani degli americani.

Fortunatamente un legno corsaro olandese, che era salpato dallEuropa, aveva potuto forzare la crociera inglese ed affondare le sue ancore nella splendida Baia di New York.

Il comandante, sapendo in quali critiche condizioni si trovava Washington, scarso ormai di truppe e quindi impotente a mandare altre truppe al Canada, si era affrettato ad avvertirlo della grossa spedizione di Burgoyne la quale stava per abbattersi sul Champlain.

Urgeva mandare un uomo fidato a Ticonderoga con istruzioni che non ammettevano ritardi, ma le regioni intorno al lago erano abitate da Uroni e da Algonchini, i più formidabili guerrieri dellAmerica settentrionale e che ormai lInghilterra aveva arruolati in gran numero onde massacrassero quanti americani potevano cadere nelle loro mani e si divertissero a vederli spegnersi lentamente, fra le più orribili torture, ben legati al famoso palo dei prigionieri.

Era unimpresa assai difficile anche perché linverno era cominciato, eppure urgeva mettere in guardia Arnold e Saint-Clair, onde non si facessero sorprendere, e prendere le loro misure per far fronte alla grossa burrasca che si avanzava sul Champlain.

Fra i tanti animosi era stato scelto Testa di Pietra, il famoso cannoniere della Tuonante, uomo ormai diventato popolarissimo in America. Mac-Lellan, il suo capitano, laveva subito proposto ed il bretone se nera andato con Piccolo Flocco, i due assiani, diventati ormai americani, ed una scorta di tre canadesi guidati da Davis.

La traversata del Canada fino al lago era stata compiuta felicemente dal piccolo drappello, malgrado che glindiani fossero già in gran numero sul sentiero di guerra e pronti sempre a scotennare e torturare, ma Davis, che godeva la fiducia di Washington, non aveva tardato a rivelarsi quale veramente era. Comperato dagli inglesi, ai quali premevano le due lettere che Testa di Pietra effettivamente recava con sé, non aveva tardato a smascherarsi.

Suo compito era quello di impedire, a qualunque costo, che Testa di Pietra potesse vedere Arnold e Saint-Clair, di trattenerlo lontano da Ticonderoga e di carpirgli, alla prima occasione, le lettere.

Come avesse saputo che il generale Washington ed il baronetto Sir William avevano consegnate quelle due carte al valoroso marinaio, era rimasto un mistero. I traditori però, vinti dalloro inglese non mancavano neanche fra lesercito americano.

A Montreal aveva acquistata quella vecchia nave, abbandonata dagli inglesi nella loro precipitosa ritirata, con poche ghinee poiché non valeva di più essendo in pessime condizioni, ed era sceso verso il lago, risoluto a compiere il tradimento.

Testa di Pietra aveva cercato qualche altro veliero migliore, ma gli inglesi avevano portate via, nella loro ritirata precipitosa, tutte le navi migliori.

Giunti finalmente al lago con quella fusta semisdrucita, avevano errato alcuni giorni a casaccio, finché improvvisamente era scoppiata la rivolta dei canadesi, e proprio quando luragano si addensava minaccioso.

Il resto si sa.

«Per tutti i campanili della Bretagna!,» esclamò Testa di Pietra quando vide che la fusta. gettata attraverso gli scogli, stava per rompersi completamente. «Come ce la caveremo ora, Piccolo Flocco? Il generale ci aveva messo ai fianchi una grande canaglia senza sospettare certamente che fosse stata comperata dalle ghinee inglesi.»

«O da quelle del marchese dHalifax?» rispose il giovane marinaio.

«Di questo affare parleremo più tardi, se riusciremo a raggiungere la costa ancora vivi. Io so molte cose confidatemi dal baronetto e le ho sempre tenute ben tappate nel cervello. Lodio di quei due fratelli è tremendo, spaventoso. Hulrik!»

«Eccomi, pon patre,» rispose prontamente lassiano.

«Con quei due colpi di pistola sei certo di aver ucciso quella canaglia?»

«Forse ferito, pon patre. Le armi valevano poco, malgrado la lunghezza delle loro canne. Io afere fatto tutto mio possibile per rompere la testa a quel pirpante, ma la barca saltava troppo e la mira era difficile.»

«Col gran salto che ha fatto si sarà rotto le costole sui bassifondi,» disse Piccolo Flocco.

«La fusta non era ancora attraverso le scogliere ed io ho il dubbio che quel <pirpante>, come lo chiama Hulrik, sia ancora riuscito a salvarsi. Le genti che abitano le rive dei laghi canadesi sono sempre state famose nel nuoto.»

«E gli altri?»

«Che cosa vuoi che ti dica io, mio giovane marinaio?! Sono scomparsi anche loro e probabilmente saranno riusciti a raggiungere la costa. Meno male che hanno lasciato qui i loro fucili e le loro munizioni. Stupidi! Potevano gettare le une e le altre nel lago per disarmarci completamente.»

«Ed ora che cosa facciamo, Testa di Pietra? La fusta si è piantata sulla cima di qualche scoglio e deve bere acqua in abbondanza.»

«Non rimarremo nemmeno noi qui,» rispose il vecchio bretone. «Mi spaventa però il pericolo indiano.»

«Che glinglesi li abbiano proprio arrolati?»

«Ne sono più che sicuro, ed aver a che fare cogli Uroni e cogli Algonchini è una cosa che dà da pensare. Sai che quei barbari non risparmiano le capigliature e non vorrei lasciare la mia nelle mani di qualche guerriero. Pazienza se si accontentassero di togliermi la mia famosa pipa.pipa, ma con quella gente non cè da fidarsi.»

«E sono molti questi indiani?» chiese Wolf, il quale parlava la lingua inglese più correttamente del fratello minore.

«Ve ne sono delle migliaia e migliaia,» rispose Testa di Pietra. «Oltre che cogli Uroni e gli Algonchini. avremo da fare anche i conti cogli Ossinisolni e coi Mandava che godono una tristissima fama per le loro crudeltà. Quel furfante di Davis, che il diavolo se lo porti, ha compiuta la sua missione mentre noi abbiamo quasi da cominciare la nostra. Ci ha arrestati quando ci credevamo sicuri di filare diretti verso il gran forte. Non è però riuscito a togliermi quello che più desiderava.»

«Ehi, Testa di Pietra, lascia glindiani ed il meticcio e pensa invece a portarci alla costa. La fusta ormai non navigherà mai più,» disse Piccolo Flocco.

«E dove e come? Aspetteremo prima che la tempesta si calmi un popò e poi fa ancora troppo scuro».

«E se le onde ci spazzano via?»

«Non dire delle sciocchezze. I marinai non si lasciano portare via.»

«E gli Assiani?»

«Sono già mezzi marinai. Ora andiamo a vedere se questa barca è proprio sfondata. Hulrik, prendi una lanterna ed accompagnami. Ce ne sono nel quadro?»

«Sì, pon patre. Io aferne veduto alcune.»

«Marcia avanti e tu, Piccolo Flocco, taglia i paterazzi e le sartie del grandalbero. Questo troncone pesa troppo sulla fusta. Wolf ha delle buone braccia e ti aiuterà efficacemente. Fate presto poiché il Champlain non accenna affatto a calmarsi.»

«Sì, pon patre. Io aferne veduto alcune.»

«Marcia avanti e tu, Piccolo Flocco, taglia i paterazzi e le sartie del grandalbero. Questo troncone pesa troppo sulla fusta. Wolf ha delle buone braccia e ti aiuterà efficacemente. Fate presto poiché il Champlain non accenna affatto a calmarsi.»

Il lago infatti, sollevato da furiose raffiche che si succedevano senza tregua, diventava sempre più cattivo.

Grosse ondate si formavano dovunque, si accavallavano rabbiosamente e poi correvano a sfasciarsi contro le coste con dei rombi spaventevoli.

Era una vera burrasca quella che stava per scatenarsi e quelle che infuriano sui laghi canadesi godono pessima fama in causa della violenza del vento che si scatena ben più che sul mare.

Testa di Pietra, che già aveva ben vedute altre burrasche su tutti gli oceani del globo, si affrettò a scendere nel quadro di poppa dove già lassiano aveva accesa una lanterna. Pel momento non credeva ad un naufragio completo e non si preoccupava affatto delle grosse ondate.

«Per tutti i campanili della Bretagna!» esclamò aprendosi il passo fra i barili che ingombravano la piccola stanza. «Piccolo Flocco ha ragione. Questa barca non andrà mai al forte.»

Si era messo in ascolto mentre lassiano teneva alta la lanterna e fece un gesto di scoraggiamento.

«Frittata completa,» disse. «La barca beve allegramente come una vecchia ubriacona e non vi è nessuna pompa a bordo di questa carcassa. Bah! Andiamo a vedere, Hulrik.»

Una scaletta stretta, ingombra anche quella di pacchi e di cordami, immetteva nella stiva.

Testa di Pietra scese gli otto gradini e si trovò subito colle scarpe bagnate. La fusta continuava a bere ad ogni colpo dacqua che si sfasciava sui suoi fianchi e gorgogliava impunemente fra i puntali ormai sgangherati.

«Corpo duna fregata sventrata! È stato un bel colpo,» disse il bretone. «Un pezzo di scoglio si è cacciato proprio attraverso la carena e nessun carpentiere riuscirebbe a turare ormai un tale buco.»

«Noi non navigare più, patre?» chiese lassiano.

«Pel momento è impossibile.»

«E dofe trofare altra barca?»

«Che cosa vuoi che ti dica io! Su questo lago non devono trovarsi a portata di mano.»

«Tu sei preoccupato, patre.»

«Ed ho le mie buone ragioni, figliolo. Io considero ormai la nostra impresa come completamente fallita e tutto in causa di quel cane di Davis. Se non lhai ucciso e se dovessi un giorno incontrarlo ti assicuro che non lo risparmierò. Vira di bordo e risaliamo in coperta. Qui non cè niente da fare.»

Risalì la scaletta sagrando e giunse sul ponte sempre seguito dal fedele assiano.

Piccolo Flocco e Wolf avevano allora finito di tagliare a colpi dascia tutte le griselle, i paterazzi ed altri cordami che trattenevano lalbero e la fusta, sbarazzata da quel peso, si era un po raddrizzata rovesciandosi invece sul tribordo, ciò che migliorava alquanto la sua posizione mettendola un popò al riparo dai continui assalti delle onde.

«Finito?» chiese il vecchio bretone.

«Lalbero già naviga per conto suo,» rispose Piccolo Flocco. «Cominciava a picchiare terribilmente contro i fianchi della barca e minacciava di aprirci una grossa falla.»

«Con tutto ciò noi siamo immobilizzati.»

«E ci resteremo, vecchio mio, se non ci costruiamo una zattera per poter raggiungere la costa.»

«Lho pensato anchio, ma finché questo lago non si calma non riusciremo a calarla in acqua. Aspettiamo dunque.»

«Che resista la fusta?»

«Lo spero. Ha un pezzo di scoglio piantato attraverso la carena.»

«Me lero immaginato,» disse Piccolo Flocco. «Che cosa pensi di fare, Testa di Pietra?»

Il vecchio bretone sprofondò le callose mani nelle immense tasche dei suoi pantaloni e si mise a guardare la costa la quale era coperta, fin dove giungevano gli sguardi, di pini bianchi altissimi, i quali torcevano le loro punte sotto le sferzate delle raffiche che aumentavano sempre.

«Ci sono due miglia da attraversare,» disse finalmente, «ed ho veduto laggiù, se gli occhi non mi hanno tradito, uno squarcio che segna forse la foce di qualche fiume. Già, ci vuole una zattera, ma per ora sarà meglio pensare a mandare giù un boccone, giacché il signor lago tarda un po a risvegliarsi. Tu, Hulrik, va a cercare qualche barile che contenga dei prosciutti, e tu, Wolf, incaricati delle gallette. Quei cani di canadesi non ci hanno permesso di cenare e <sacco vuoto non sta in piedi>, dice un vecchio proverbio. Tu poi, Piccolo Flocco, va a vedere se ci sono delle bottiglie da vuotare. Davis ne aveva imbarcate tre o quattro casse a Montreal.»

«Sei un uomo ammirabile,» disse il giovane marinaio. «La fusta è pericolante e tu pensi alla colazione.»

«Dobbiamo approfittare, mio caro. Su, lesti, giacché le onde ci lasciano un po di tregua. Oh! Oh! Un lume!»

«Dove?» chiese Piccolo Flocco, balzando avanti.

«Lho scoperto solamente ora.»

«Non ardeva prima?»

«No.»

«Un fuoco od un fanale?»

«Un fanale no di certo. È un falò che brucia sulle rive di quella spaccatura che io ho scoperta.»

«Che qualche accampamento indiano si sia stabilito in questi dintorni e proprio in questo momento?»

«I miei occhi sono ancora buoni, ma non possono forare le foreste. So che della legna brucia e che deve essere stata accesa solamente da qualche minuto, poiché prima non ho veduto nessun punto luminoso sulla costa.»

«E nemmeno io, Testa di Pietra. Lavrei scorto subito. Oh!»

«Ti sei rotto un dente?»

«No, sono troppo saldi per andarsene, e poi così presto.»

«Allora, cosa volevi dire?»

«Che quel fuoco può essere stato acceso dai canadesi per asciugarsi. Non saranno giunti in buono stato alla costa con questacqua così fredda che pare che da un momento allaltro voglia congelarsi.»

«Uhm!» fece il vecchio bretone, il quale continuava a fissare il fuoco. «Sarà un po difficile. Suppongo invece che vi si trovi qualche capanna abitata forse da qualche colono. Ve ne sono di quelli che vanno daccordo coglindiani perché comprano da loro le pellicce vendendo polveri, armi e soprattutto liquori.»

«E non ne scotennano qualcuno di quando in quando?»

«Io non farei quel mestiere. Quei coloni devono guadagnare immensamente e tornare in Francia assai ricchi, quando però ci tornano.»

«E non saranno molti probabilmente.»

«Lo credo anchio. Glindiani canadesi sono i più feroci di tutti quelli che abitano lAmerica settentrionale e non possono vedere gli uomini male cucinati.»

«Come male cucinati?»

«Perché dicono che il Grande Spirito ci ha male biscottati, mentre invece ha lasciato abbruciare troppo i negri.»

«Sicché loro sono i soli che hanno la giusta cottura.»

«E se ne vantano e disprezzano noi che abbiamo invece delle pelli ben sovente rosee. Ehi, Hulrik! E la colazione è pronta?»

«Sì, pon patre,» rispose lassiano. «Afere trovato anche salsicciotti affumicati e pottiglie di pirra.»

«Allora, Piccolo Flocco, possiamo mettere in moto i nostri denti,» disse il vecchio bretone.

«Con questa burrasca?»

«Chi ci bada? Siamo abituati ai colpi di vento e dacqua.»

I due assiani avevano preparato il desco dietro le barricate onde metterlo al coperto dalle onde, ed avevano fatto le cose per bene, infischiandosene del vento, il quale daltronde non giungeva più con grande violenza, e dei soprassalti che subiva la povera fusta.

Il cielo però era gravido di nubi di un colore nerastro con qualche orlo quasi fiammeggiante ed accennava a continuare la sua musica.

I due bretoni ed i due assiani, dopo essersi ben assicurati che la barca non accennasse, almeno pel momento, a piegarsi completamente sul tribordo, diedero un formidabile assalto ai prosciutti ed ai salsicciotti inaffiandoli copiosamente di eccellente birra inglese che allora superava quella tedesca.

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