I due bretoni ed i due assiani, dopo essersi ben assicurati che la barca non accennasse, almeno pel momento, a piegarsi completamente sul tribordo, diedero un formidabile assalto ai prosciutti ed ai salsicciotti inaffiandoli copiosamente di eccellente birra inglese che allora superava quella tedesca.
Dal mezzodì del giorno precedente non avevano più mandato giù nulla poiché Davis li aveva sorpresi nel momento in cui stavano per prepararsi la cena.
Testa di Pietra, quandebbe finito, tirò fuori la sua famosa pipa, la caricò di forte tabacco olandese giunto a New York di contrabbando e, dopo aver faticato un poco ad accenderla poiché il vento aveva ripresa la sua pazza corsa sconvolgendo le acque del lago che poco prima accennavano a spianarsi. disse:
«Ora vi posso dire che io tengo nascoste veramente due lettere che devo consegnare nelle mani dei soli comandanti del forte di Ticonderoga. Una mi è stata consegnata da Washington e laltra dal baronetto Mac-Lellan.»
«E come Davis ha potuto saperlo?» chiese Piccolo Flocco, stringendo i denti. «Io vorrei spiegare questa faccenda.»
«Ci deve essere sotto la mano del marchese dHalifax. Credi tu che abbia rinunciato, quantunque la bionda scozzese sia ormai diventata moglie del nostro capitano, alla sua passione? Quel miserabile, che dispone di grandi ricchezze.ricchezze, deve aver corrotto con le ghinee non solo dei canadesi ma forsanche degli americani che avvicinano Washington.»
«E così Davis avrà potuto sapere che tu eri incaricato duna importante missione.»
«Missione che ignoro quasi completamente, poiché il generale ed il capitano non mi hanno detto altro che di giungere al forte e di guardarmi dai pericoli.»
«Mettendoci ai fianchi quel galantuomo di Davis,» disse Piccolo Flocco. «Ah! Non averlo scoperto prima!»
«Si vede che i due comandanti avevano piena fiducia di lui,» disse Testa di Pietra, dopo aver lanciato in aria, una dietro laltra, tre grosse boccate di fumo. «Ora io mi domando come noi potremo giungere al forte senza una barca e senza una guida.»
«Uomini come noi non debbono tornare indietro.»
«Ehi, Piccolo Flocco, per chi mi prendi? Non sono ancora diventato vecchio e non tornerò di certo a New York senza aver veduto Arnold e Saint-Clair e aver consegnate loro le lettere. Il male è che abbiamo le gambe rotte e che qui non troveremo degli amici.»
«Che sia proprio vero che glinglesi stanno per giungere e riprendersi tutti i forti?»
«Davis lo ha detto e lui deve saperla lunga.»
«Corriamo dunque il pericolo di venire presi prima di giungere a Ticonderoga ed impiccati sui pennoni di qualche brigantino come corsari. Bella prospettiva!»
«Glinglesi non ci hanno ancora presi.»
Vuotò la sua famosa pipa, bevve un altro sorso di birra e si alzò per guardare se il fuoco brillava ancora.
Proprio allora il lago ricominciava a ridestarsi ed il vento riprendeva forza ululando sinistramente.
La tregua era cessata. La tempesta si scatenava rapida con mille fragori sollevando nuovamente le acque del Champlain.
Testa di Pietra tirò fuori lorologio e, con qualche sforzo, riuscì a precisare la posizione delle lancette.
«Due e venti: siamo ben lontani dallalba. Doe mal! Va male!»
Piccolo Flocco lo aveva raggiunto.
«Testa di Pietra,» disse con voce alterata, «Wolf mi ha detto or ora di aver veduto del fumo circolare per la stiva e che pareva provenisse da prora.»
«Come! Il fuoco a bordo! Acceso da chi?»
«Forse da quel canadese che era misteriosamente sparito.»
«Per tutti i campanili della Bretagna! Tempesta e fuoco! Quelle canaglie volevano proprio distruggere questa povera barca! Ci poteva capitare di peggio?»
«Ed a bordo non vi è nessuna pompa.»
«Lo so io. Forse cera, e quel cane di Davis, quando ha comperata la fusta, lha fatta levare.»
«Che corriamo il pericolo di saltare in aria?»
«Le munizioni sono a poppa e ci vorrà del tempo prima che il fuoco raggiunga il quadro. Orsù, non perdiamo tempo o noi morremo, prima dellalba, annegati o arrostiti.»
«Che cosa pensi di fare?»
«Tentare di gettare in acqua una zattera. Bestia, avrei dovuto approfittare della tregua che ci aveva accordato il lago. Ora sarà forse troppo tardi, ma noi tutto dobbiamo tentare per raggiungere la costa. Vi sono casse e barili in abbondanza, le funi non mancano ed abbiamo le asce.»
In quellistante giunsero i due assiani i quali avevano fatta una rapida visita alla camera comune di prora che cominciava già a fumare.
«Patre,» disse Hulrik, «canadesi afere incendiata la fusta. Tutta stifa piena di fuoco.»
«E noi finora non ce neravamo accorti!» esclamò Testa di Pietra. «Covava dunque lincendio?»
«Ora non cofare più, patre. Lingue di fuoco invadono stifa.»
«È vero,» confermò Wolf. «Il fuoco guadagna rapidamente.»
«Credi impossibile spegnerlo?»
«Troppo tardi. Il fuoco ha raggiunto dei barili di petrolio e monta, monta.»
Testa di Pietra si diede un gran pugno sul solidissimo cranio, afferrò lascia e si slanciò a poppa, verso la barricata, gridando:
«Presto, facciamo un galleggiante.»
«Se non sarà ormai troppo tardi,» disse Piccolo Flocco.
La burrasca tornava ad accanirsi sul lago mettendo le acque sottosopra e urlava paurosamente nella notte tornata quasi completamente buia. Non era proprio quello il vero momento di gettare una zattera qualunque colle ondate che si rompevano sulla doppia fila di scogliere con interminabili muggiti.
La fusta avrebbe potuto nondimeno ancora resistere, bene arenata come si trovava e con un pezzo di roccia attraverso la chiglia che la teneva salda; disgraziatamente lincendio era scoppiato e non era pei naufraghi il momento di esitare.
Si erano messi tutti alacremente al lavoro legando casse e barili e staccando le grosse tavole delle murate, per formare almeno una piccola piattaforma.
Testa di Pietra, cannoniere, carpentiere e maestro dascia, che aveva costruito durante le sue lunghe navigazioni un bel numero di zattere, perché di naufragi ne aveva fatti parecchi, dirigeva il lavoro ed inchiodava e legava tutti gli oggetti galleggianti che si trovavano sulla coperta della fusta.
Le ondate però, che montavano già rabbiosamente allassalto, rendevano estremamente difficile quella impresa, poiché si succedevano quasi senza interruzione.
Fortunatamente dei giganteschi sprazzi dacqua si rovesciavano anche attraverso il boccaporto di prora, penetrando fin dentro la camera comune e la stiva e rallentando così lo sviluppo dellincendio.
Gran fumo però usciva, un fumo nero e fetente che sapeva di grassi e di petroli, attraversato, di quando in quando, da qualche grosso fascio di scintille che il vento subito spingeva verso la costa, disperdendone in tutte le direzioni come una piccola pioggia di stelle filanti.
Dalla stiva cupi rumori salivano. Dei barili pieni di materie più o meno oleose, morsi dalle vampe che li investivano.investivano, dovevano scoppiare in gran numero.
Testa di Pietra, mentre i suoi compagni si accingevano a lanciare i galleggianti, aveva raccolte le tre carabine dei canadesi, ormai diventate bene asciutte, essendo diventato il ponte caldo malgrado la continua invasione delle acque e quella di Davis, poi si era precipitato nel quadro e, quantunque vi fosse molto fumo.fumo, aveva posto in salvo le due cassette delle munizioni.
«Siamo pronti?» chiese, salendo in fretta onde le polveri non gli scoppiassero in mano, poiché anche dal boccaporto di poppa le scintille cominciavano ad irrompere.
«Tutto è legato,» rispose Piccolo Flocco. «Non so però se giungeremo alla costa asciutti.»
«Era da prevederlo. Su, gettiamo, caliamo e tenete ben salde le funi. Io mincarico delle armi che sono più preziose di tutto in queste regioni.»
«E viveri, niente da imbarcare?» chiese Wolf.
«Non vale la pena. Le onde ce li porterebbero via prima di lasciarci approdare. La selvaggina non ci mancherà sotto quei boschi.»
Cominciarono a calare tavole, barili e casse badando di non farsi portare via dalle onde e scesero sulla prima fila degli scogli i quali emergevano ancora di qualche metro.
Lacqua era bassa in quel luogo, ma più innanzi appariva profonda a giudicare dal grande movimento della risacca.
I due bretoni ed i due assiani, immersi fino ai fianchi, raccolsero strettamente i loro galleggianti e, dopo una lotta accanita contro le onde che cercavano di disperderli, formarono alla meglio una zattera.
Come vi erano riusciti colluragano che imperversava senza tregua non avrebbero potuto dirlo nemmeno loro.
Si erano appena allungati sulle tavole legate sopra le casse ed i barili, onde non farsi portare via dalle ondate che incalzavano, quando una luce sinistra brillò sulla fusta, seguita da un gran rombo che si ripercosse perfino sotto gli alberi della costa.
«Ah, canaglie!» gridò Testa di Pietra. «Volevano le nostre povere ossa. Quel canadese, che è scomparso così misteriosamente, doveva aver preparato una specie di mina. Davis, non avendo potuto ottenere da me le lettere, ci aveva condannati a morte quando ormai si era veduto vinto.»
Una luce vivissima si diffondeva sulle scogliere, alzandosi al di sopra della fusta che lesplosione aveva completamente sgangherata. Malgrado i continui assalti delle onde, lincendio divampava con rapidità spaventosa.
Le fiamme, se soffocate dalle acque in un luogo, erompevano da altre parti, poiché quasi tutta la coperta della barca era stata squarciata dalla violenza dellesplosione e offriva molti passaggi.
«Corpo della mia pipa di famiglia!» rispose Testa di Pietra, il quale già non poteva rimanere zitto solo un momento. «Cè da rabbrividire a pensare al brutto tiro che ci avevano preparato quegli antropofagi. Erano peggiori deglindiani.»
«Parla meno e bada di non farti portar via,» disse Piccolo Flocco.
«Ho sempre chiacchierato io, anche in mezzo alle più grosse tempeste. Noi di Batz non possiamo frenare la nostra lingua.»
«Siamo sopra la seconda fila di scogli e la risacca diventa violentissima.»
«Corpo duna fregata sventrata! Mi credi sempre mezzo cieco? E poi con quella magnifica torcia che ci illumina anche un cieco avrebbe già scorti questi ostacoli.»
«Non andrà allaria la zattera?»
«Speriamo di no. Qualche barile e qualche cassa si sfonderanno ma la massa resisterà vittoriosamente allurto delle onde. Ehi, Hulrik, come va?»
«Penissimo, patre,» rispose lassiano, «essere però tutto bagnato.»
«Non lo sarà meno tuo fratello ed anche noi non siamo asciutti.»
Il galleggiante, sempre danzando disordinatamente, era stato spinto sulla seconda fila di scogli i quali però lasciavano delle larghe aperture, tali da permettere il passaggio anche ad una grossa barca.
«Ma se tutto va benissimo,» disse Testa di Pietra che non si spaventava affatto dei soprassalti terribili che subiva la zattera. «Fra mezzora noi saremo alla costa e andremo a far visita a quei signori che hanno acceso quel fuoco. Ohé! Tenetevi saldi! Ecco il passaggio più difficile!»
Il galleggiante, sollevato da una grossa ondata che lassaliva muggendo sinistramente, varcò felicemente la seconda scogliera senza che i barili e le casse si fracassassero.
In quel momento il fuoco che ardeva sulla fusta si spense quasi di colpo, ed una profonda oscurità avvolse i naufraghi.
Quel fuoco misterioso, però, che ardeva dentro la spaccatura, bastava a guidarli. La risacca per un caso strano li spingeva appunto in quella direzione.
«Ma se lho detto io che tutto sarebbe finito bene,» disse Testa di Pietra, il quale si era impadronito di un mezzo pennone onde servirsene come timone. «Il peggio, purtroppo, verrà poi. Un naufragio, per marinai della nostra razza, è nulla, quasi uno scherzo che si accetta volentieri. È bensì vero che questi scherzi, a lupi di mare poco navigati, talvolta costano cari. Ehi, Piccolo Flocco!»
«Che il diavolo ti porti un po, mastro,» rispose il giovane il quale si affannava, insieme ai due assiani, a stringere le funi che di quando in quando, per la scomparsa di qualche barile o di qualche cassa, si allentavano.
«Siamo passati?»
«Sì, la scogliera è ormai dietro di noi a tre o quattrocento metri.»
«Peccato che la fusta si sia spenta troppo presto, ma noi giungeremo, più o meno fracassati, egualmente alla costa. La scorgi tu?»
«Non vedo che quel lume, mastro. Loscurità è così profonda in questo momento che non distinguo più nemmeno i grandi pini.»
«È la nebbia che si abbatte sul lago.»
«La vedo anchio, mastro, e si avanza con furia.»
«Dovrebbe rallentare un po.»
«Sì, per far piacere alle nostre pelli marine.»
In quel momento, verso la costa, si alzò un razzo azzurro il quale salì tentennando e scoppiò con fragore, spandendo intorno a sé, ad una cinquantina di metri, un turbinio di scintille variopinte.
«Ci fanno dei segnali!» gridò Testa di Pietra. «Né glindiani né i canadesi possiedono razzi, dunque speriamo di trovare finalmente un galantuomo che ci accordi un po di ospitalità. Abbiamo bisogno di un buon fuoco.»
Aveva appena terminato di parlare quando si udirono due grossi spari.
«Un altro segnale,» disse Piccolo Flocco. «Si direbbe che siamo aspettati sulla costa.»
«Luomo che ha acceso quel fuoco deve ben aver veduto la fusta ardere. Ci sono scogli ancora dinanzi a noi?»
«Non ne vedo.»
«Chi ha le armi e le munizioni?»
«Hulrik.»
«Bada Hulrik di non fartele portar via.»
«Non afer questo timore, patre,» rispose il tedesco.
La zattera intanto continuava ad avanzare a grandi sbalzi, spinta dai movimenti delle acque e dai venti scatenati.
I barili e le casse non cessavano di cozzare rumorosamente, nondimeno ben pochi erano quelli che si fracassavano.
Una gigantesca ondata prese il galleggiante, lo sollevò con grande impeto e con mille ruggiti e poi lo scagliò proprio dinanzi alla spaccatura.
La risacca se ne impadronì, lo fece oscillare vivamente, poi lo depose, quasi senza violenza, su una costa sabbiosa coperta di giganteschi alberi.
«Gambe!» gridò Testa di Pietra. «Se giunge unaltra onda verremo riportati al largo!»
I quattro uomini, così miracolosamente sfuggiti alle furie del Champlain, presero le loro armi e si slanciarono a terra.
Avevano percorso appena cento passi e stavano dirigendosi verso la luce misteriosa, quando una voce grossa, rauca, gridò:
«Chi siete e dove andate?»
Un uomo, di forme massicce, armato di due grossi archibugi, era improvvisamente comparso dinanzi ai naufraghi, i quali, non potendo per il momento servirsi delle armi da fuoco, avevano impugnato le asce.
Testa di Pietra finse di arrabbiarsi.
«Come! Con i vostri segnali e con il vostro fuoco ci fate naufragare e ci chiedete subito chi siamo come se fossimo dei ladri. Siamo marinai francesi e tedeschi sperduti su questo lago e che la tempesta ha gettato alla costa.»
«Da dove venivate?»
«Da Montreal.»
«Ah! Scesi lungo la grande riviera,» disse lo sconosciuto. «E andavate?»
«Signore,» disse Testa di Pietra, il quale cominciava a scaldarsi, «mi pare che voi ci sottoponiate ad un vero interrogatorio. Mi sembra che questo non sia né il momento né il luogo di dare delle spiegazioni. Vedete bene che siamo inzuppati dacqua e sentite pure come il vento soffia freddo.»