Straordinarie avventure di Testa di Pietra - Emilio Salgari 6 стр.


«Ah! Il brigante!» gridò.

«Che cosa hai scoperto?» chiese Piccolo Flocco.

«Le orme di due grosse scarpe armate di chiodi. Ora, come si sa, i pellerossa non usano che dei mocassini ben cuciti senza un pezzo qualunque di metallo. Dunque luomo che è uscito dal magazzino non può essere che un canadese od un inglese. Qui glindiani non centrano affatto.»

«E sei ben sicuro che quelluomo fosse proprio uscito dal fortino del trafficante?»

«Per il borgo di Batz! Le punte delle scarpe sono rivolte verso la foresta. Luomo dunque devessere uscito dalla baracca del trafficante.»

«Che sia quello che ha riso?»

«Lo sospetto.»

«E chi credi che possa essere?»

«Mi è venuto un sospetto che nessuno mi leverà mai più.»

«Che sia Davis o qualcuno dei suoi canadesi?»

«Che abbia cercato di mettersi al sicuro nel magazzino del trafficante!»

«Lo avevo pensato anchio. Che sia già lontano quelluomo?»

«Io non credo che abbia avuto il tempo di guadagnare molta via. Se ci muoviamo subito possiamo avere qualche probabilità di acciuffarlo.»

«Sarà una caccia alluomo un po pericolosa. Non abbiamo nemmeno un fucile.»

«Piove e non servirebbe gran che.»

Testa di Pietra si volse verso i due assiani e disse loro:

«Voi tornate nel magazzino a tenere compagnia al signor Riberac.Riberac, e badate soprattutto che non cerchi di prendere il largo. Quelluomo non è franco e forse ha conosciuto Davis. Non dite nulla del passaggio per ora.»

«Ja, patre,» risposero i due tedeschi girando sui talloni con una mossa tutta militaresca.

Testa di Pietra impugnò ben salda lascia colla destra, strinse colla sinistra il grosso fanale e si slanciò dietro le orme che erano profondamente impresse sul terreno inzuppato di acqua.

Pioveva a dirotto e dalla parte del lago si udiva la risacca muggire fortemente. Un vento freddo scendeva dal settentrione, ululando sotto gli alti abeti e sfrondando i rami.

«Bella notte per cacciare un uomo,» disse Testa di Pietra il quale, di quando in quando, si curvava per osservare le orme del fuggiasco. «Certamente si starebbe meglio dinanzi al fuoco tracannando una bottiglia di quellottimo gin ed a fumare la pipa, ma quelluomo assolutamente mi occorre e lo seguirò finché si sarà fermato. I bretoni, anche marinai se hanno teste dure, hanno buone gambe che non si atrofizzano sui ponti delle navi.»

Camminavano lesti, guardando attentamente sotto i grandi alberi che le raffiche di quando in quando scotevano con estrema violenza, pronti a piombare sul fuggiasco, sicurissimi che non dovesse avere un notevole vantaggio.

«Sotto, sotto, Piccolo Flocco,» diceva Testa di Pietra. «Vedrai che noi lo prenderemo.»

«E dove ci condurrà?»

«Anche allinferno noi andremo a prenderlo e oh!»

Aveva alzato il fanale e lascia, e fissava il tronco dun grosso pino nero di dimensioni enormi. Non era un colosso tale da gareggiare coi pini della California, tuttavia era sempre un vero gigante.

«Ehi, Piccolo Flocco!» gridò. «Non ti pare di vedere un buco od una spaccatura alla base di questa pianta?»

«È così vasta, quellentrata, da permettere anche ad un orso di rifugiarsi dentro quel pino che la malattia ha vuotato forse in buona parte.»

«Che cosa mi parli di orsi?»

«Se avessimo inseguito una bestia a quattro gambe?»

«Sì, che portava scarponi armati di chiodi,» disse il vecchio bretone. «Dentro quel pino ci devessere una specie di caverna che noi non trascureremo di visitare. Aspetta un po».

Si abbassò e proiettò sul terreno i raggi del grosso fanale. Un grido di trionfo gli uscì dalle labbra.

«Ecco qui le orme che si dirigono appunto verso quel pino. Il mariolo si è nascosto là dentro e non ci sfuggirà più.»

«Che sia armato di fucile?»

«Con questa pioggia non gli servirebbe. Se ha qualche ascia lo ridurremo subito allimpotenza.

«Sii prudente, Testa di Pietra.»

«Questo non è il momento di esserlo. Io voglio acciuffare quelluomo, poiché non si tratta di un orso. Che fortuna che ha avuto a trovare quel rifugio! Non creda però di sfuggirci.»

Alzò nuovamente la lampada e lanciò il fascio di luce in direzione della spaccatura. Il pino, come tanti suoi confratelli, si era aperto verso la base ed assai largamente, divorato dalle carie. le quali, a poco a poco, finiscono per vuotare quasi completamente quei grandi vegetali. Dinanzi allo squarcio si allungava una massa poltigliosa che sprigionava un acuto odore di resina.

«Per la taverna delle <Trenta Corna di Bisonte>!» sussurrò leterno chiacchierone. «Lamico si è trovato un ottimo rifugio contro la pioggia ed il freddo. Doveva capitargli, nella sua fuga, anche questa fortuna, ma non durerà molto poiché ora ci siamo noi.»

Fece alcuni passi in avanti e, giunto dinanzi allo squarcio, si mise a gridare:

«Ehi, quel signore che fugge senza augurare la buonanotte agli abitanti del fortino vorrebbe mostrare il muso?»

Nessuno rispose.

«Allora vi verremo a prendere,» continuò Testa di Pietra. «Intanto vi avverto che siamo formidabilmente armati e che siamo uomini da non spaventarci per un corpo a corpo allarma bianca. Volete rispondere?»

Lo scrosciare violentissimo della pioggia solamente rispose. Dallinterno del pino non era uscito alcun suono che rassomigliasse ad una voce umana.

«Testa di Pietra,» disse Piccolo Flocco. «che abbiamo preso un grosso granchio?»

«No, perché il granchio si trova proprio lì dentro.»

«Allora sarà occupato a sorbire il caffè giacché tu ammetti che si tratta veramente dun uomo.»

«Ha paura.»

Una voce rauca, furiosa, questa volta echeggiò nellinterno del pino.

«Io aver paura!»

«Ah! Finalmente, birbante, ti sei deciso ad aprire la bocca. Ma non ti pare, Piccolo Flocco, daver già udito quella voce?»

«Sì, sulla fusta,» rispose il giovane marinaio. «Quello che stiamo per prendere deve essere uno dei tre canadesi. Ve nera uno che parlava nel naso.»

«Diavolo dun diavolo! Ora so con chi abbiamo a che fare.»

«Con Jor, il luogotenente di Davis, è vero?»

«Precisamente, Piccolo Flocco. Ecco una cattura importante e che ci spiegherà molte cose. Signor Jor, avete finito di vuotare la vostra tazza di caffè, se qualcuno ve lavrà preparata?»

«Andate allinferno!» rispose il canadese. «Badate che anche io sono armato e che non mi lascerò prendere così facilmente come sperate.»

«Di pistole, di carabine, di sciabole darrembaggio e di asce?»

«Basta, mastro Testa di Pietra.»

«Ah, finalmente mi avete riconosciuto. Volete uscire?»

«No: sto troppo bene qui dentro.»

«Hai ragione, furfante! qui fuori piove a dirotto.»

«Andate a cercarvi un altro asilo. Di pini più o meno cariati se ne trovano facilmente in queste foreste. E poi qui non cè posto.»

Testa di Pietra proiettò per la seconda volta il fascio di luce del fanale dentro la spaccatura e vide subito unampia caverna legnosa, tutta cosparsa di polvere resinosa, capace di contenere anche venti uomini.

«Spegnete quel lume!» urlò il canadese con voce adirata. «Mi offende gli occhi!»

«I tuoi occhi si abitueranno subito. Ti decidi a uscire?»

«No, e sono pronto a difendermi.»

«Siamo in due.»

«Foste anche in quattro non avrei paura dimpegnare la lotta.»

«Trombone! la tua voce nasale trema e questo è un brutto indizio per un uomo che deve misurarsi con della gente salda come lo siamo noi.»

«Provatevi ad entrare, se osate!»

«Provatevi ad entrare, se osate!»

«A me, Piccolo Flocco! Questo furfante vuole spaventarci.»

«E farci bagnare per bene,» aggiunse il giovane marinaio. «Non cessa di piovere.»

«Saremo subito al coperto.»

Il vecchio bretone passò sugli ammassi di polvere legnosa cherano sgorgati, a poco a poco, dalla caverna e saltò dentro il pino con lascia alzata.

In mezzo a quel rifugio abbastanza comodo stava uno dei tre canadesi della fusta, anche lui armato di scure.

Era un omaccione alto e grosso, col viso quasi tutto coperto da una foltissima barba arruffata e due occhi nerissimi. pieni di lampi minacciosi.

«Buon giorno, signor Jor,» disse il vecchio bretone con il suo solito accento ironico. «Ben felice di rivedervi. Avrei preferito però che al vostro posto si trovasse Davis. Potete darmi qualche notizia di lui?»

«Non ne so nulla,» disse il canadese, il quale si era appoggiato alla parete per non correre il pericolo di essere sorpreso anche alle spalle. «Io non lho più veduto.»

«Sicché, non sai se sia vivo o morto?»

«Quando io ho veduto la fusta correre addosso agli scogli, sono saltato in acqua. Davis cera ancora insieme a due miei compagni.»

«Sicché non sai che la fusta ci è stata incendiata sotto i piedi dopo aver preparata una specie di mina?»

«Allora io non ero più sulla barca. Mi premeva di salvare la mia pelle e non ho esitato a gettarmi fra le onde. «Ho veduto una grande fiammata seguita da un rombo assai forte, ma non ho potuto accertarmi se era la vostra barca che si sventrava o qualche naviglio inglese.»

«Già, le navi inglesi sono proprio qui a corrermi dietro.»

«Lo vedrete fra qualche giorno, e vi dirò anche che voi non andrete a Ticonderoga.»

«Perché?»

«Perché tutti i comandanti inglesi hanno ricevuto lordine di catturarvi, vivo o morto.»

«Come lo sai tu?»

«Me lha detto Davis.»

«Siete delle belle canaglie,» disse il bretone. «Canadesi, ossia francesi, che vi siete lasciati corrompere dalle ghinee inglesi.»

«Io non ho mai avuto un pezzo doro inglese. Era Davis che faceva tutto, e se si è venduto avrà incassato lui, a suo completo beneficio.»

«A chi vorresti raccontare queste storie? A noi? Siamo troppo furbi per credere a certe sciocchezze.»

«A me poco importa,» rispose il canadese. «Volete sapere altro? Allora potete andarvene e lasciarmi tranquillo. Nellincendio della fusta io non centro affatto, quindi voi non dovete conservare rancore contro di me.»

«E la ribellione? Tutti insieme avete cercato di assassinarci, canaglie,» disse Testa di Pietra.

«Ma no, si voleva solamente sbarazzarci di voi senza però uccidervi.»

«Con quei colpi di fuoco che ci ha sparati contro Davis?»

«Io non sono Davis,» rispose il canadese. «Voi non mi avete veduto sparare.»

«Non lavete fatto perché i fucili si erano bagnati.»

«Avrebbero potuto sparare ancora.»

«Non dirlo ad un mastro cannoniere. Davis, Davis, tutto Davis. E poi non sapevate nulla delle sue intenzioni?»

«Parlava poco e non amava fare delle confidenze.»

«Chi ha pagato Davis?»

«Ah, io non lo so.»

«Scommetto dindovinarlo.»

«Dite pure.»

«Il marchese dHalifax, il fratellastro del baronetto Sir Mac-Lellan.»

«Chi sono quelle persone?»

«Corpo duna pipa rotta! In tutta lAmerica si sa dellodio che regna fra quei due fratelli per causa duna bionda miss: Mary di Wentwort.»

«Non so nulla.»

«Non hai udito parlare nemmeno della Tuonante, la nave corsara delle Bermude, che con i suoi grossi pezzi ha deciso la resa di Boston agli americani?»

«Sì, vagamente.»

«Tu non sai nulla insomma, mentre, essendo il luogotenente di Davis, dovresti sapere molte cose. Seguici!»

«Dove?» chiese il canadese alzando lascia.

«Nel magazzino del trafficante che già tu conosci perché prima di rifugiarti qui ti eri nascosto dietro le botti e le balle di pelle.»

«Io non so dove si trovi quel trafficante. Questa spiaggia non lho mai percorsa prima dora.»

«Se abbiamo trovato la dentro le tue tracce!»

«Avrete sognato.»

«Tu cerchi di giocarci.»

Il canadese alzò le spalle e dardeggiò su Testa di Pietra uno sguardo feroce.

«Domandane al mio compagno,» disse il vecchio bretone.

«Sì, voi prima di esservi rifugiato qui eravate nascosto nel magazzino del trafficante, del signor Riberac,» disse Piccolo Flocco.

«Voi avevate bevuto troppo e la vostra vista non poteva più servirvi,» rispose il canadese sbuffando.

«Come sai tu, amico, che noi abbiamo vuotato qualche bottiglia di gin mentre ci asciugavamo?» chiese Testa di Pietra.

«Lo suppongo poiché io nulla ho veduto.»

«Io credo invece che tu abbia conosciuto quel misterioso trafficante.»

«Non lho veduto e non lho mai udito nominare.»

«Menti spudoratamente, canaglia! Tu conoscevi lesistenza di quel magazzino, poiché ti ci eri rifugiato.»

«Storie,» disse il canadese, alzando rabbiosamente le spalle.

Poi alzò lascia e urlò rabbiosamente:

«Lasciatemi il passo o vi uccido!»

«E ti credi capace di tanto?»

«Difendetevi perché vi attacco!»

«Se non cè bisogno!»

Testa di Pietra con una mossa fulminea si era gettato sul bandito, laveva abbracciato strettamente e lo aveva atterrato di colpo, disarmandolo subito.

«Te lo avevo detto che avevi paura ad impegnare una lotta contro due marinai che maneggiano meglio le asce che le carabine.»

«Dammi larma e vedrai come io vi farò a pezzi!» urlò il canadese, il quale era trattenuto al suolo da Piccolo Flocco.

«Dovevi farlo prima,» rispose Testa di Pietra, levandosi da una delle sue dodici tasche un buon pezzo di funicella incatramata.

«Mi avete sorpreso.»

«Facciamo sempre così, noi corsari. Se aspettassimo i colpi dei nemici con le braccia incrociate, non esisterebbe più uno della nostra specie.»

«Ebbene, che cosa volete fare ora di me?» chiese il canadese con voce rauca, tentando di dibattersi sotto le strette vigorose del giovane marinaio.

«Ora andiamo a bere una bottiglia di gin nel fortino del signor Riberac e ad asciugarci dinanzi ad un buon fuoco.»

«Non mi ucciderete?»

«Ci credi dei pellerossa?»

«Io non mi fido di nessuno.»

«Basta la parola di un bretone per tranquillizzarti? Porgi le mani.»

«Mi volete legare anche?»

«Ti libereremo quando saremo giunti al magazzino.»

«Vi do la mia parola donore che non cercherò di sfuggirvi.»

«Anche i banditi hanno un onore,» disse Testa di Pietra, ironicamente. «Come sono buffi!»

«Lavete finita?» urlò il canadese. «Io non sono mai stato un corsaro.»

«Ehi, belluomo! i corsari hanno dellonore da vendere a tutti perché combattono per la libertà dei popoli oppressi, e soprattutto sono leali. Non vuoi che ti leghiamo le mani? Sia pure, ti concediamo anche questo, ma tu camminerai dinanzi a noi.»

«Se non so dove si trova quel magazzino!»

«Ti guideremo noi.»

Prese lascia del canadese e la lanciò contro la parete con tale forza da affondarvi completamente la lama.

«Sfido chiunque a levarla di là,» disse. «Su, Jor, coraggio, ormai sei preso, ma non dispero di mettere le mani, un giorno o laltro, anche sulle spalle di Davis. Fra qualche ora lalba spunterà e con glindiani che si sono già messi sul sentiero della guerra, non conviene farci vedere sotto questi boschi. Tu che sei canadese sai quanto sono crudeli gli Uroni e gli Algonchini e anche gli altri che fanno parte delle cinque nazioni dei laghi.»

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