Gli gnostici, curiosi delle novità , sâinteressano quasi subito al Cristianesimo e molti, ma alla loro maniera, si cristianizzano: dicono che il vero Cristianesimo è il loro e che di risurrezione del corpo, neanche a parlarne; e continuano a insistere che solo loro, glâilluminati, si salvano.
Da quel tempo non cessano più le diatribe fra gnostici cristianeggianti e cristiani doc, diverbi acerrimi nei primi secoli dellâera cristiana; ma⦠i membri della Chiesa, qui non importa discernere fra cattolica, ortodossa e riformata, sono davvero i cristiani doc? Gli antichi gnostici credevano dâessere i veri e soli cristiani mentre ancora ai nostri tempi, secondo certi studiosi, ad esempio il Bultmann, il Cristianesimo è derivato dallo Gnosticismo che sarebbe Gnosticismo, per così dire, annacquato; ma⦠una disputa in merito è giustificata? A me sembrerebbe una questione di lana caprina, un almanaccare senza costrutto, come lo era per Orazio3 lâelucubrare se lâaggrovigliato, pungente e ruvido vello delle capre, inconfondibile col vello ovino, fosse lana oppure pelo. Per me è pura e semplice opzione personale il ritenersi vero cristiano in quanto sâaccolgono i concetti ecclesiali ovvero perché si fanno proprie le nozioni gnostiche: scelte entrambe oneste se ciascuna sia tenuta per sé, non pretendendo dâimporla violentemente agli altri come se fosse lâunico Vero Cristianesimo. Qualora si ritenesse utile saperlo, io mâannovero fra i cristiani della prima opzione.
Guido Pagliarino
I â 2000 ANNI DI SFIDA
Qualcosa di assolutamente improbabile accade nel 1945.
A Nag Hammadi, lâantica Chenoboskion dâEgitto, viene scoperta unâimportante biblioteca antica con testi in gran prevalenza gnostici, in parte cristianeggianti come un vangelo apocrifo di Tommaso. Si tratta dâuna completa raccolta con quaranta scritti riportati su tredici codici che erano stati sepolti entro una giara. Per quei reperti, finalmente, si può approfondire lo Gnosticismo4 , insieme di dottrine derivanti da filosofia e teosofia5 greche e da promesse di redenzione di culti misterici orientali, ebraici, egiziani, pitagorici, orfici, dionisiaci, ermetici6 , mistico-astrologico-magici: lo Gnosticismo nasce e vive su un terreno precedente fatto di religioni e di loro presunti misteri, che pretende di svelare nel profondo, e inoltre di concetti di filosofi7 .
Tuttavia, precisiamolo subito un poâ meglio, lo Gnosticismo (da gnosi = conoscenza) non è la religione di sapienti che ricercano grazie alla filosofia e trovano per tal via di ragione la Salvezza, comâera per Platone, ma è il credo di coloro che raggiungono la pienezza di Luce in modo mistico, per certuni di loro, questo già nello Gnosticismo pre-cristiano, approfondendo in sé, in segreto, una prima illuminazione ricevuta da un rivelatore-salvatore, per gli altri grazie solo ad auto-illuminazione, senza la persona dâun rivelatore, grazie alla scintilla divina (pneuma) presente in essi stessi, gli spirituali. à questâilluminazione mistico-esoterica la vera sapienza per gli gnostici precristiani e per i successivi gnostici cristianeggianti.
Sulla base delle antiche confutazioni teologiche di Padri della Chiesa e di altri scrittori ecclesiastici dei primi secoli, fin verso la metà del XX sâera conosciuto soprattutto lo Gnosticismo cristiano, pure chiamato Cristianesimo gnostico o Gnosticismo cristianeggiante, espressione questâultima che mi sembrerebbe la più appropriata perché, come vedremo, i fondamenti del Cristianesimo sono assenti. Normalmente userò però la prima espressione, Gnosticismo cristiano, perché è la più comune; ma ponendo âcristianoâ in corsivo.
Mi pare che, più che cercare una presunta essenza del Cristianesimo e confrontarla con quella, altrettanto presunta, dello Gnosticismo cristiano, il che porterebbe a inutili discussioni su quale sia tra i due il vero Cristianesimo - con questo sgombro subito il terreno al riguardo - si tratti di precisare che cosa intendano etichettare con la parola Cristianesimo i membri stessi della Chiesa; e mi riferisco, lo dico senzâaltro, al credo nelle reali morte e risurrezione di Gesú Cristo, il Figlio seconda Persona della Trinità e vero Dio in Pneuma, e insieme vero uomo in corpo e anima (o psiche, cioè psyché in greco antico, tradotta anima in latino e poi in italiano): il Cristo che ha portato allâintera umanità , nessuno escluso, lâAmore totale per Dio e per il prossimo compreso il nemico, non una conoscenza per pochi eletti come nello Gnosticismo: differenza fondamentale.
Le citate scoperte favoriscono il paragone tra Gnosticismo cristiano e Gnosticismo pagano e giudeo.
I papiri di Nag Hammadi contengono testi relativi agli gnostici sethiani, di cui lo scrittore ecclesiastico antico Epifanio aveva sentito parlare e che aveva citato, vale a dire âLa rivelazione di Adamo a Sethâ e altri libri attribuiti al Seth Celeste, detto lâAllogeno, oppure alla sua terrestre incarnazione Seth figlio dellâAdamo della Genesi; nonché, riferiti a Zoroastro, Zostriano, Messos e a un figlio di Noè, Sem. Si trovano inoltre rivelazioni rivolte da Seth ai predicatori gnostici definiti gli Ultimi Profeti: sono âLâipostasi degli Arcontiâ con alcuni brani del cosiddetto âLibro di Noreaâ che Epifanio citava, âLa rivelazione di Dositeoâ, il âPensiero della Grande Potenzaâ, âLa triplice Epifaniaâ, opere che secondo quanto ritenevano i critici cristiani antichi avrebbero riportato insegnamenti di Simon Mago; inoltre, il âVangelo degli Egizianiâ, chiamato pure âLa lettera e il Libro sacro del Grande Spirito Invisibileâ, di un certo Eugnosto di cui non si sa che il nome. Altri testi fanno riferimento al ben noto gnostico cristiano Valentino: âSulla Risurrezioneâ, âVangelo della Verità â, Trattato delle Tre Natureâ. Sempre di ambiente gnostico cristianeggiante, sono stati rinvenuti a Nag Hammadi il âVangelo di Tommasoâ, il âVangelo di Filippoâ, il âLibro di Tommaso scritto da Matteoâ e varie rivelazioni riferite dagli autori agli apostoli Pietro, Paolo, Giacomo e a un segretario di Pietro, Silvano. La giara racchiudeva pure il trattato âAsclepiusâ, ermetico, non gnostico. Relativamente allo Gnosticismo cristiano sono opere cardinali i tre vangeli di Tommaso, di Filippo e della Verità , tutti traduzioni in lingua copta di originali greci.
I testi cristiani apocrifi (= nascosti) sono quelli che non furono riconosciuti dalla Chiesa come testimonianze autentiche della predicazione apostolica e non vennero perciò inclusi nel Nuovo testamento8 . A differenza dei Libri canonici, nati nella Chiesa delle origini come scritti fondamentalmente comunitari, gli apocrifi erano opere individuali e connesse a ristretti gruppi di fedeli. Essi rispondevano a due diverse esigenze. Da una parte, (apocrifi non canonici ma non eretici), gli autori erano mossi dal desiderio di presentare alla propria cerchia notizie su Gesú e i suoi parenti e discepoli che i Vangeli canonici non riportavano. Ad esempio, il libro dello Pseudo-Matteo si dilunga, tra lâaltro, sulla nascita di Gesú e la fuga in Egitto, parlandoci dâun bue e dâun asinello nella stalla della Natività e precisandoci che questa stalla era una grotta. Dallâaltra parte (apocrifi eretici), si trattava di espressioni di dottrine diverse da quella della Chiesa, per lo più esoteriche. Queste opere sostenevano i loro dogmi differenti da quelli cattolici, in particolare a proposito della Trinità e di Cristo, e presentavano idee dualistiche e gnostiche e posizioni estremiste, come un eccessivo ascetismo e lâestrema importanza data alla castità accompagnata dalla condanna del matrimonio e della procreazione, come nel âVangelo degli Egizianiâ che sostiene lâencratismo, una sorta di esasperato moralismo antisessuale; e pure mostravano discriminazione tra gli esseri umani eletti e gli altri non destinati a salvarsi, come si desume dai Vangeli gnostici di Tommaso, di Filippo, della Verità . Si noti inoltre, a proposito di quegli apocrifi che vogliono, anzitutto, rispondere allâesigenza di saperne di più rispetto alle notizie contenute nei Vangeli neotestamentari, che parte di essi contiene comunque una o più impressioni eretiche degli autori, come il âVangelo di Pietroâ che ha sì lo scopo di descrivere nei dettagli la risurrezione di Cristo, ma contiene secondariamente lâeresia doceta: il docetismo considerava il corpo di Gesú un mero fantasma. Oltre che per lo studio dello Gnosticismo, i testi apocrifi sono utili per certe notizie storiche che essi riportano o che se ne possono ricavare. Ad esempio, gli âAtti di Giovanniâ câinformano che fin dallâantichità si celebravano messe per i defunti; abbiamo informazioni inoltre sulle modalità del Battesimo e dellâEucaristia nel Cristianesimo antico; sui nomi dei genitori di Maria, Gioacchino e Anna, notizia forse veritiera e riportata solo oralmente fino al II secolo; sui nomi dei âreâ magi, Gaspare, Melchiorre, Baldassarre; apocrifi ci presentano il cerimoniale della Presentazione al Tempio e ci dicono dellâAssunzione di Maria a Dio in corpo e anima alla fine della sua vita; lo âPseudo-Matteoâ ci fa capire indirettamente che la venerazione per lei era già viva ai tempi della stesura di questo libro, fine II secolo / inizio III, dato che immagina idoli pagani che si prostrano alla Madonna. Certi apocrifi influiscono sul costume cristiano; ad esempio, il presepe è ispirato a testi come il citato âPseudo-Matteoâ; ed è la stessa cosa per moltissime opere dâarte come la Natività di Giotto che presenta una cometa in cielo secondo la letteratura apocrifa - forsâanche, peraltro, a causa del passaggio della cometa di Halley negli anni di vita del pittore - mentre il Vangelo canonico secondo Matteo parla semplicemente di una stella; molti affreschi e vetrate di cattedrali e basiliche hanno a base episodi apocrifi, ad esempio nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Inoltre, lâeccessiva pruderie, nel corso della Storia, di alcuni ambienti cristiani, sia cattolici e ortodossi, sia protestanti, è influenzata dalla mentalità sessuale ultrarigorista di certo pensiero gnostico.
I testi cristiani apocrifi (= nascosti) sono quelli che non furono riconosciuti dalla Chiesa come testimonianze autentiche della predicazione apostolica e non vennero perciò inclusi nel Nuovo testamento8 . A differenza dei Libri canonici, nati nella Chiesa delle origini come scritti fondamentalmente comunitari, gli apocrifi erano opere individuali e connesse a ristretti gruppi di fedeli. Essi rispondevano a due diverse esigenze. Da una parte, (apocrifi non canonici ma non eretici), gli autori erano mossi dal desiderio di presentare alla propria cerchia notizie su Gesú e i suoi parenti e discepoli che i Vangeli canonici non riportavano. Ad esempio, il libro dello Pseudo-Matteo si dilunga, tra lâaltro, sulla nascita di Gesú e la fuga in Egitto, parlandoci dâun bue e dâun asinello nella stalla della Natività e precisandoci che questa stalla era una grotta. Dallâaltra parte (apocrifi eretici), si trattava di espressioni di dottrine diverse da quella della Chiesa, per lo più esoteriche. Queste opere sostenevano i loro dogmi differenti da quelli cattolici, in particolare a proposito della Trinità e di Cristo, e presentavano idee dualistiche e gnostiche e posizioni estremiste, come un eccessivo ascetismo e lâestrema importanza data alla castità accompagnata dalla condanna del matrimonio e della procreazione, come nel âVangelo degli Egizianiâ che sostiene lâencratismo, una sorta di esasperato moralismo antisessuale; e pure mostravano discriminazione tra gli esseri umani eletti e gli altri non destinati a salvarsi, come si desume dai Vangeli gnostici di Tommaso, di Filippo, della Verità . Si noti inoltre, a proposito di quegli apocrifi che vogliono, anzitutto, rispondere allâesigenza di saperne di più rispetto alle notizie contenute nei Vangeli neotestamentari, che parte di essi contiene comunque una o più impressioni eretiche degli autori, come il âVangelo di Pietroâ che ha sì lo scopo di descrivere nei dettagli la risurrezione di Cristo, ma contiene secondariamente lâeresia doceta: il docetismo considerava il corpo di Gesú un mero fantasma. Oltre che per lo studio dello Gnosticismo, i testi apocrifi sono utili per certe notizie storiche che essi riportano o che se ne possono ricavare. Ad esempio, gli âAtti di Giovanniâ câinformano che fin dallâantichità si celebravano messe per i defunti; abbiamo informazioni inoltre sulle modalità del Battesimo e dellâEucaristia nel Cristianesimo antico; sui nomi dei genitori di Maria, Gioacchino e Anna, notizia forse veritiera e riportata solo oralmente fino al II secolo; sui nomi dei âreâ magi, Gaspare, Melchiorre, Baldassarre; apocrifi ci presentano il cerimoniale della Presentazione al Tempio e ci dicono dellâAssunzione di Maria a Dio in corpo e anima alla fine della sua vita; lo âPseudo-Matteoâ ci fa capire indirettamente che la venerazione per lei era già viva ai tempi della stesura di questo libro, fine II secolo / inizio III, dato che immagina idoli pagani che si prostrano alla Madonna. Certi apocrifi influiscono sul costume cristiano; ad esempio, il presepe è ispirato a testi come il citato âPseudo-Matteoâ; ed è la stessa cosa per moltissime opere dâarte come la Natività di Giotto che presenta una cometa in cielo secondo la letteratura apocrifa - forsâanche, peraltro, a causa del passaggio della cometa di Halley negli anni di vita del pittore - mentre il Vangelo canonico secondo Matteo parla semplicemente di una stella; molti affreschi e vetrate di cattedrali e basiliche hanno a base episodi apocrifi, ad esempio nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Inoltre, lâeccessiva pruderie, nel corso della Storia, di alcuni ambienti cristiani, sia cattolici e ortodossi, sia protestanti, è influenzata dalla mentalità sessuale ultrarigorista di certo pensiero gnostico.
Gli apocrifi influenzarono, anche di più, lâIslam, fino a entrare nella sua letteratura sacra: gran parte dei temi evangelici del Corano deriva da quei libri.
Lâapocrifo Vangelo di Tommaso (o Raccolta delle parole segrete di Gesú) non devâessere confuso con un altro apocrifo, già precedentemente noto, detto âVangelo dellâinfanzia dello Pseudo-Tommasoâ. Il manoscritto ritrovato è una copia dellâinizio del IV secolo. Câè chi ha ritenuto di poter datare lâoriginale in lingua greca agli anni 110-130, ma è pure stata formulata lâipotesi châesso sia addirittura dellâultimo decennio del I secolo, allâincirca in corrispondenza della formazione del quarto Vangelo canonico, Giovanni, da cui peraltro differisce totalmente nello spirito e nella forma. Per molti versetti è assimilabile ai sinottici, cioè ai vangeli di Matteo, Marco e Luca così chiamati perché offrono molti versetti eguali o assai simili, e soprattutto al primo e allâultimo; anche in questo caso, però, differente è la forma e diverso è il significato grazie a varianti o ad aggiunte di versetti non presenti nei Vangeli neotestamentari. Se sulle prime si potrebbe pensare che allâautore fossero noti i sinottici, câè pressoché unanimità tra gli studiosi, data la gran differenza concettuale, nel ritenere che ci fosse a base piuttosto, per gli uni e per lâaltro, unâantecedente fonte comune, detta convenzionalmente Q (dalla parola Quelle, appunto Fonte in tedesco), poi diversamente dai sinottici utilizzata dallâautore Tommaso inserendo incitamenti alla gnosi. Lâopera è una collezione di detti (loghìa) di Gesú, di qualche parabola e di rari dialoghi coi discepoli, mentre i Vangeli canonici, oltre a contenere a loro volta parabole, dialoghi e detti, sono narrazioni, peraltro non in ordine cronologico quanto alla vita pubblica di Cristo, a parte le finali Passione e Risurrezione; queste sono infatti quanto, fondamentalmente, gli evangelisti vogliono annunciare, essendo il Cristianesimo della Chiesa antica basato proprio sulla Risurrezione, da intendersi in senso reale e non simbolico, conseguente alla vera morte di Gesú; il Nuovo testamento dice, inequivocabilmente, che la risurrezione di Cristo non è simbolica ma reale: âSe Cristo non è risuscitato, allora è inutile la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fedeâ (1 Cor 15, 14)9 .
Il Vangelo di Filippo è contenuto nello stesso volume immediatamente dopo quello di Tommaso. Lâesistenza del testo era già nota perché ne aveva parlato lo scrittore ecclesiastico antico Epifanio, vissuto fra il 310 e il 403. La copia in copto di Nag Hammadi dovrebbe risalire al 330, ma gli studiosi ritengono che lâoriginale in greco sia più o meno coevo rispetto al Vangelo gnostico secondo Tommaso, precisamente, come minimo, dellâanno 90 e, al massimo, dellâanno 130; inoltre, che anchâesso non sia in rapporto diretto coi Vangeli canonici pur avendo non pochi versetti simili. Sarebbe unâopera della scuola gnostica valentiniana (su cui ritorneremo).
Infine, il Vangelo della Verità si differenzia in quanto consiste in una preziosa trattazione di argomenti basilari dello Gnosticismo â dei quali parleremo tra poco â che costituiscono quella che, secondo lâautore, è la Verità rivelata da Gesú Cristo a proposito dellâorigine e del fine delle cose, della cosiddetta emanazione, della caduta degli animi nel buio della materia, dellâignoranza di sé medesimi quali eoni derivanti dalla Luce divina, dellâerrore, della dimenticanza di Dio, della necessità di conoscenza per tornare a lui. A questâopera avevano accennato anticamente Ireneo e Tertulliano, con riferimento agli gnostici valentiniani; un testo, secondo Ireneo (in âDenuncia e confutazione della pseudo gnosiâ), che pur contenendo la parola Vangelo è dissimile da quelli cristiani perché le cose che vengono dagli Apostoli sono tradite. Anche questo codice è dellâanno 330 circa, mentre lâoriginale è del II secolo, allâingrosso attorno al 180: ne parla Ireneo, morto verso il 200, dichiarandolo âpiuttosto recenteâ. à allâincirca contemporaneo del cosiddetto Canone Muratoriano cattolico, elenco non ufficiale della maggior parte di quelli che saranno considerati i libri canonici neotestamentari della Chiesa. Più degli altri due, il Vangelo della Verità è strettamente gnostico-cristiano, sia in particolare per la cristologia, sia per la più generale teologia.