Le Mura Di Tarnek - Goran Segedinac 5 стр.


Sarius srotolò con attenzione la lettera, tenendola per le estremità. La grafia era fitta, ma leggibile.

Il giorno dodicesimo del trimestre del Pensatore dellanno 1989 la Santa Fratellanza della città di Tarnek ha tenuto una seduta straordinaria ed è giunta alla conclusione di cui venite informati per grazia dellEternorisorto:

Il Sacerdote Galanor, priore della Chiesa Vecchia di Tarnek, dopo un devoto adempimento quarantennale del proprio dovere, e dopo settantadue anni di servizio nella Chiesa, è stato richiamato dal Sarto dei sogni ed è entrato nella Torre di Cristallo, lasciandoci a ricordare il suo fruttuoso ciclo, le cui tracce serviranno in eterno come base su cui proseguire la costruzione della nostra dottrina.

Seguendo la santa legge della Chiesa, che impone che i sacerdoti non possano essere nuovi risvegliati ma solamente scelti tra le schiere dei kasi che hanno fatto voto a Dio, i Tre hanno intrapreso unanalisi approfondita dei candidati adatti, sui quali erano stati informati per grazia delle vostre santità tramite i resoconti annuali.

Basandosi esclusivamente sul valore delle virtù, dopo una seduta di nove ore, i Tre hanno preso una decisione unanime.

Come sacerdote della Chiesa Vecchia si nomina il predicatore Sarius, fratello della Chiesa della Speranza, risvegliatosi nellanno 1979 nel quinto giorno del trimestre del Sarto.

La Santa Fratellanza informa della propria decisione il Sacerdote della Chiesa dello Sguardo Divino Logon, il Sacerdote della Chiesa della Speranza Tios, il Sacerdote della Chiesa di Beanor Kudor, nonché il sovrintendente della Chiesa Vecchia Vandor. Sinvita il Sacerdote della Chiesa della Speranza Tios a informare tempestivamente al ricevimento della presente lettera il neoeletto Sacerdote della decisione dei Tre.

Che lEternorisorto Vi porti la pace!

Le braccia di Sarius ricaddero pesanti accanto al corpo e lui rivolse uno sguardo silente alla figura che lo osservava in silenzio. Il sorriso sul volto di Tios non diminuiva la serietà della situazione che gli era crollata come un muro sulle spalle, mentre lottava senza successo per placare la tempesta dei suoi pensieri. Era impossibile collegare le righe che aveva letto alla realtà.

Vuoi leggere ancora una volta?, gli domandò gentilmente quello che fino a qualche istante prima era il suo priore.

Questo questo è, porse la lettera al Sacerdote. Come se si aspettasse una simile risposta, quello rispose al suo posto.

Questa è la decisione dei tre Santi Fratelli. Riguarda la nomina del nuovo Sacerdote della Chiesa Vecchia. Galanor ha concluso il suo ciclo e si è avviato verso un nuovo risveglio.

Cè scritto che hanno scelto io cè scritto che io sono .

Il neoeletto Sacerdote. E in nome di Dio, contieniti. Sembri un predicatore qualsiasi.

Se la battuta doveva tranquillizzarlo, ciò non avvenne. Fece un passo avanti, poi si fermò, poi ne fece un altro. Tios si alzò velocemente dal proprio posto, e gli andò incontro a braccia aperte.

Vostra santità, incominciò Sarius.

Chiamami Tios, fratello. E concedimi lonore di essere il primo a complimentarsi.

CAPITOLO SECONDO

Un vecchio ferro non riposa mai

Proverbio degli artigiani

Il profondo silenzio fu interrotto da un rumore ben scandito di colpi metallici, portato dal vento fin dallaltra parte del cancello. Gihtar amava la pace notturna, anche quando doveva trascorrerla lavorando, come negli ultimi tempi.

Qualcun altro sta forgiando, pensò. Probabilmente si tratta di Mink lo Zoppo. Nel quartiere artigiano non vi era kas più laborioso, e gli altri maestri lo prendevano spesso in giro per il modo in cui lo storpio elogiava la propria merce. La sua abilità era sprecata e la prodigalità ormai da tempo aveva portato la sua attività sull'orlo del precipizio. La parsimonia è metà della ricchezza, gli diceva spesso il suo padrone Kulu vantandosi del proprio patrimonio. Gihtar si accigliò con unaria di disprezzo.

Parli di nuovo da solo?, udì una voce alle sue spalle.

Non hai niente da fare, Lenora? Gli stampi non si laveranno da soli.

La kasa stava appoggiata allo stipite e giocava con la sua ricca treccia, mentre i riverberi delle fiamme nella grossa fornace formavano delle ombre sul suo viso sporco. Forse potrebbe anche essere bella, se avesse modo di mettersi un po in ordine.

Li ho già lavati da un pezzo, mio signore. Solo che non volevo interrompere i tuoi sogni ad occhi aperti. Il fatto che fosse il primo apprendista non sembrava contare nel suo rapporto con Lenora. Aveva una mente fina e una lingua tagliente, e se ne serviva con gran gioia.

Allora faresti meglio a sparire. A meno che tu non voglia finire sotto il martello.

Uno sguardo carico di disprezzo fu lunica risposta che ottenne. A volte la offendo senza alcuna ragione.

Arrivo subito, aggiunse contrito.

Tranquillo. In ogni caso devo versare lacqua nelle botti.

Ho un gran bisogno di meditare. Anni di lavoro instancabile avevano instaurato una routine che garantiva la qualità del suo lavoro, ma poteva alleggerire la tensione accumulata sul collo e sugli arti solo con qualche ora di profonda concentrazione. Lintera Tarnek era diventata un pallido ricordo dei bei tempi andati, quelli del benessere, ma per Gihtar la cosa non voleva dire nulla. La vita nella bottega del maestro Kulu era la stessa da sempre, e non cera alcuna possibilità che potesse cambiare in meglio. A differenza di alcuni apprendisti che conosceva, non coltivava illusioni che quellegoista potesse mai apporre il suo timbro sul riconoscimento ufficiale che lui era progredito abbastanza da avviare la propria produzione. Di ereditare la bottega neanche a parlarne, soprattutto da quando Kulu aveva trasferito il diritto di proprietà alla sua compagna Sirmiona. Anche se si preoccupava solo di condurre una vita agiata, si sapeva che un giorno lei avrebbe ricevuto in eredità anche coloro che le sarebbero toccati in base al loro risveglio. Il suo carattere lo preoccupava ancor di più.

Daltra parte, per quanto le condizioni in cui si trovava fossero difficili, aveva acquisito unabilità eccezionale nella lavorazione del metallo, e i suoi lavori potevano stare fianco a fianco a quelli dei maestri. Il risveglio gli aveva donato una forza inusuale, con cui poteva temprare anche i pezzi più duri di minerale, e il suo oppressore era anche colui che gli aveva infuso nelle dita una precisione e una sensibilità tali da poter formare con le materie più grezze spettacoli meravigliosi davanti ai quali i potenziali clienti rimanevano rapiti. Tuttavia, questa era una magra consolazione al posto di rendersi indipendente e realizzare il proprio destino, era un ordinario prigioniero di una volontà superiore. Ti libererò solo quando mi supererai, gli aveva detto una volta il maestro, e per farlo ti serviranno due cicli. Purtroppo, Gihtar ne aveva a disposizione soltanto uno.

La luce di una torcia illuminò le finestre del padiglione allaltra estremità del cortile e lui si affrettò a tornare nella bottega. Kulu e Sirmiona di solito meditavano lintera notte, e se uno di loro due avesse deciso di passare a controllare, sarebbe stato meglio che non lo trovassero con le mani in mano.

Lenora aveva appena versato lultimo secchio in un grosso barile di legno decorato in acciaio.

Lenora aveva appena versato lultimo secchio in un grosso barile di legno decorato in acciaio.

Sembra che oggi avremo un controllo. Ho visto una luce, le disse. Lenora si era risvegliata appena cinque anni prima e riponeva ancora una grande speranza nel proprio futuro.

Perché vengono adesso?.

Come potrei mai saperlo?.

Non importa, saranno soddisfatti. Riusciremo a finire lordine prima dellalba.

Come se me ne fregasse.

Non dire stupidaggini del genere. Ti sentiranno prima o poi.

Senza degnarsi di risponderle Gihtar afferrò un pesante bollitore e gettò qualche sottile foglia di tellurio nella vaschetta con cui terminava. Le sue mani continuavano a bruciare a causa dei colpi di martello. Era uno dei materiali più difficili da preparare.

Hai preparato gli stampi per i braccialetti?.

Eccoli là.

E le pietre? Sono lì dentro?.

Calmati, imprecò lei sottovoce. Sapeva che la cosa la faceva impazzire, ma doveva punzecchiarla. Spesso sprofondava nei propri pensieri, diventando del tutto assente. In un turno precedente lei si era dimenticata di mettere le pietre preziose nelle apposite sedi negli stampi. Li aveva montati vuoti e lo aveva costretto a riempirli con una lega a caldo. Lordine era enorme, e il risultato catastrofico. La nuova fusione ne aveva compromesso la qualità, e il peccato più grande era il tempo perso. Fuori di sé per la rabbia, Kulu si era rimborsato la perdita sottraendo loro il poco tempo che avevano per il riposo.

Il calor bianco allinterno del forno garantiva una temperatura soddisfacente. Tenendosi a distanza di sicurezza, vinfilò il bollitore e lo spinse fino in fondo. Teneva le mani ben salde sul manico, per poter giudicare in base al calore quando la colata sarebbe stata pronta per essere versata. Era la parte più noiosa della lavorazione, ma anche quella in cui gli inesperti sbagliavano più spesso.

Anche se il lavoro fioriva, Kulu era sempre più spesso insoddisfatto. Il giorno prima aveva portato alcuni dei campioni migliori nel padiglione, e in base a ciò lui aveva immaginato che li aspettasse un lungo lavoro. Di solito i mercanti venivano nella bottega vera e propria o nello scantinato dove era depositata la maggior parte della merce, mentre solo i più seri avevano lonore di essere accolti nelle stanze private del maestro. Non poteva non notare il panciotto decorato con piastrine di rame addosso al solitamente trascurato Tomul, che svolgeva il servizio di guardia del corpo, anche se era totalmente inutile e particolarmente sbadato. Con sua grande sorpresa, la porta fu aperta da Sirmiona.

Che vuoi?, gli chiese bruscamente, fingendo di non notare il contenuto della bisaccia che aveva in mano.

Cerco il maestro. Gihtar si sforzava sempre di essere gentile con lei, ma proprio non ci riusciva. Non era mica lei quella a cui doveva i beni che si era guadagnato e un tetto sulla testa.

Il tuo maestro è uscito ad aspettare un ospite importante. Dimmi coshai lì.

Stamattina mi ha ordinato di portare questi campioni. Qui ci sono braccialetti incisi, collane di stihira e tellurio e qualche cammeo a bassorilievo.

Sirmiona sbirciò con disprezzo la borsa senza neanche provare a prenderla.

Di che bassorilievi si tratta?.

I cavalieri delle stelle, leffigie del dodicesimo canto. E il banchetto dei serafini.

Mi sembra più materiale sprecato che un lavoro vero e proprio.

Se concedeste loro lonore del vostro nobile sguardo, vi convincereste subito che state sbagliando, non nascondeva lironia nella propria voce. Nessuno, neppure lei, aveva diritto di schernire il lavoro delle sue mani.

Lascia tutto qui e sparisci, sibilò larpia e lui con piacere obbedì a quella richiesta. E sarà meglio che iniziate a lavorare! Dovete guadagnarvi ogni singola goccia del balsamo che versiamo sulle vostre inutili pellacce!, gli gridò dietro, ma quelle parole non erano nientaltro che una vuota minaccia indegna della sua attenzione.

Le tenaglie divennero spiacevoli al tatto e Gihtar versò con destrezza la liquida colata in uno stampo cilindrico. Altre diciannove volte così. Guardò Lenora che in silenzio infilava perle variopinte su un cinturino perlaceo, osservando con attenzione ciascuna di esse prima di passare alle rimanenti che avrebbero formato la collana. Ne desidera mai qualcuna per sé? Tutte le kase, al di là dello status sociale, amavano la moda e gli accessori. Lei non poteva essere uneccezione. Venti bracciali e altrettante collane, recitava lordine. Senza alcun ulteriore dettaglio. Dopo aver ricevuto le istruzioni, in un primo momento si era stupito. I braccialetti con la superficie liscia erano di uso comune, molto popolari tra il popolo per la semplice ragione che erano di facile fattura e avevano un prezzo abbordabile. Ordinare qualcosa che avrebbe potuto fare praticamente chiunque nel quartiere degli artigiani dal maestro Kulu era quantomeno irrazionale. Ricchi snob, non badano alla bellezza, ma al prezzo che devono pagare.

Si aspettavano la temuta visita appena allalba, quando la maggior parte del lavoro sarebbe stata pronta. Gihtar pensò che fosse ancora troppo presto per chiamare il maestro, quando Kulu entrò nel laboratorio. Incredibilmente, era di buon umore.

Come procede?, domandò loro dalla porta. Il suo volto oblungo emanava soddisfazione. Prima ancora di ricevere risposta, posò un vassoio ovale sul tavolo e si sfregò con noncuranza le mani sullelegante vestito di tela leggera. È per voi, non sprecatelo.

Maestro, è tutto pronto. Pensavamo giusto di chiamarvi, disse Gihtar.

Vedo, vedo. Avete lavorato bene. Guardò di sfuggita i gioielli e sorrise unaltra volta. Hai scelto dei bei modelli. Hanno comprato tutto e pagato in anticipo per la merce ordinata. Ben più di quanto mi aspettassi.

Queste sono ottime notizie, maestro, disse Lenora.

Ottime, nientemeno. Potete liberamente ringraziarmi. Finché avrete me, la vostra vita sarà facile. Lavorare con successo al giorno doggi richiede grande fatica, ma io ho un gran fiuto per gli affari.

Grazie, disse lapprendista con aria sottomessa. Gihtar era infastidito dalla sua sottomissione. Senza curarsi della sua condiscendenza, Kulu si voltò verso il suo servo più anziano.

È una bella giornata. Andiamo a fare due chiacchiere in cortile.

Sei invidiosa, Lenora?, pensò con cattiveria, e si allontanò dietro al maestro senza controllare la sua reazione.

Il cortile era veramente bello. I viottoli fioriti si allungavano fino al padiglione, e perfino i muri di pietra della tenuta, ricoperti di vite vergine, avevano unaria quasi tenera. Kulu gli mise una mano sulle spalle.

Sono soddisfatto delle tue prestazioni.

Gihtar rimase basito. Si prepara infine ad affrancarmi?

Be, hai ancora molta strada da fare, le parole del maestro infransero le sue speranze. Come aveva potuto pensare che fossero finite le sue sventure? Il silenzio del suo interlocutore poteva essere male interpretato. Non offenderti, qui potrai sempre sentirti al sicuro finché mi ascolterai. Mi ascolti, Gihtar, visto che siamo già in argomento?.

Certo, maestro.

Bene. La tua obbedienza significa molto per me, perché presto avremo un lavoro serio. Questo cliente è qualcosa che aspetto da mo, e che potevo soltanto sognarmi.

Deve avere trattarsi di qualche riccone.

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