La voglio.
Quanto?.
Più di ogni altra cosa.
La voce si fece più vicina. Posso dartela, ma dovrai fare alcune cose, e farle esattamente come te le dirò. Lunica cosa che voglio è che tu sia risoluto nella tua decisione. Non cè prezzo per quanto ti viene proposto, ma dovrai essere pronto a batterti.
Sono pronto, rispose Gihtar. Lo era davvero, più che mai.
Allora ascoltami con attenzione e cerca di ricordarti ogni mia parola. Unoccasione migliore, caro apprendista, non lavrai mai.
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Mancava ancora qualche ora allalba, e Gihtar si sentiva comunque più stanco di quanto fosse stato da molto tempo. Anche se non cera rischio che lo sentissero, scivolò silenziosamente attraverso la porta socchiusa della baracca, e tenendo docchio le ombre sgattaiolò fino al muro della bottega. Nella stanza aveva qualche metro di tela morbida, ottenuta in pagamento, e vi avvolse le suole rinforzate delle sue scarpe. Nel silenzio notturno si muoveva senza fare alcun rumore.
Questa volta la bottega non era la sua destinazione. Era uno scarto rispetto alla pratica ormai da anni consolidata, ma era un nonnulla rispetto a quello che sarebbe dovuto accadere dopo. Per quanto fosse il simbolo della sua sofferenza e dellingiustizia subita, amava quel posto. Là da qualche parte mi attende qualcosa di meglio e di più bello, pensò mettendosi a cercare la risolutezza dentro di sé. Le istruzioni erano chiare, presto tutto ciò sarebbe stato soltanto una parte del suo difficile passato. Per sempre alle mie spalle.
Il giardino era inondato dalla luce lunare. Allaltra estremità si trovava il padiglione, che come un fiore si levava in alto su uno zoccolo di pietra. Da qualche parte laggiù meditavano Kulu e Sirmiona, incuranti della propria insolenza, sicuri della certezza di cui godevano immeritatamente. Non farò più parte di tutto ciò.
In pochi passi Gihtar si trovò accanto al muro che cingeva la proprietà, ma non si diresse verso il cancello principale. Non ancora. Il terreno dietro la baracca non era così ben ordinato, ma rappresentava piuttosto laltro lato della vita nella proprietà di Kulu, di cui lui stesso faceva parte. Pezzi rozzi di minerali e materie prime non lavorate erano accatastati in grosse pile nellattesa che mani esperte dessero loro forma. La loro quantità non era conseguenza di unattenta raccolta delle riserve, ma il frutto di un insensato acquisto di tutto ciò che si poteva avere con la minima spesa. A volte per mesi si accumulava solo legname, mentre vi erano periodi in cui ogni cinque giorni vi si scaricavano i metalli più svariati, spesso perdendo la possibilità anche solo di registrare quanto era stato così depositato. Ogni tanto accadeva che una pila crollasse, e se presagiva tale possibilità, il maestro la preveniva esortandoli a lavorare come dei forsennati e a riversare articoli già pronti nellimmenso magazzino sotterraneo.
Ciò che lo interessava era il portone di servizio, e notò con felicità che era vuoto. Il compito di Tolum prevedeva tra le altre cose di montarvi la guardia durante la notte, ma la pigrizia riempiva ogni parte del suo essere. Probabilmente per la gran mole di lavoro e perché conducevano esistenze separate, Gihtar non aveva mai avuto loccasione di conoscerlo meglio e anche i pochi contatti che avevano avuto non avevano suscitato in lui un desiderio più serio. La guardia era unarmatura vuota, tanto priva di personalità e tanto ordinaria che gli dava fastidio anche solo dedicargli i propri pensieri. Un tempo si era interrogato sul suo rapporto con il maestro, se anche lui condividesse la grave pena di un arduo servizio, ma alla fine si era stancato di tutto ciò. Se qualcuno meritava un superiore come Kulu, quello era Tolum.
Come sempre, lampio portone era ben sbarrato. Gihtar dubitava che qualcuno se ne fosse occupato mentre lui era impegnato alla forgia. Aveva avuto indicazioni di svolgere tutti i lavori pesanti e probabilmente proprio una serie di incarichi era lunica ricompensa che lo attendeva nei giorni successivi. Bussò con calma sul portone al ritmo del segnale concordato, e due ombre passarono come un fantasma presso il muro e si appostarono sulla sua sommità senza compiere più alcun movimento. Persino a una tale vicinanza era difficile distinguerle dallambiente circostante. Sicuramente per loro non è la prima volta.
Doveva procedere oltre.
Mentre lasciava i cumuli delle scorte alle sue spalle, gli sembrò di vedere un movimento sul muro opposto, ma non riuscì a capire se era solo la distanza a prendersi gioco di lui. Tieni conto solo di quanto ti dico di fare, gli era stato chiaramente indicato, e fermamente deciso ad attenersi a tali istruzioni si avvicinò alla dimora di Kulu. Si fermò solo quando avvistò Tolum.
Era un kas grande e grosso, e ciò che impediva alla sua figura intera di essere armoniosa erano di fatto le mani innaturalmente piccole in rapporto alla sua altezza, indubbiamente funzionali e tuttavia troppo impacciate per poter possedere qualche qualità più nobile della forza bruta. Lo stemma maldestramente ricucito del maestro Kulu, un martello da fabbro circondato da quella che sarebbe dovuta essere una collana, sintravedeva appena sulla stoffa scadente della tunica che persino sotto il manto della notte appariva sporca. Se non riesco a convincerlo, sarò in guai grossi. Tastò il pezzo di carta rilegata e lo strinse forte. Le cose erano ormai andate troppo oltre, non poteva più tornare indietro e tutto quel che poteva fare era riporre la speranza nellattendibilità delle promesse di Set. Nella tasca troverai un messaggio. Non leggerlo per nessuna ragione, ma dallo al guardiano quando arriverai sul posto.
Tolum, lo chiamò sottovoce. Non vi fu alcuna reazione. Quanta devozione al proprio dovere. Tolum, tentò un po più forte, temendo per le possibili conseguenze. Anche se il guardiano era duro dorecchi, i due dentro il padiglione no. Per fortuna, riuscì a strapparlo al suo sonno e lui alzò lo sguardo. Gihtar fece un passo avanti, facendogli segno con le mani di non fare rumore.
Che ci fai qui?, sussurrò il guardiano.
Sono venuto a portarti questo, gli porse il rotolo. Tolum lo fissò guardingo.
Che cosè?.
Una lettera per te.
Una lettera? Sai che ora è?.
Prendila e leggila, su.
Non dovresti essere qui, continuò laltro, si guardò attorno, poi aggiunse più piano: Da parte di chi?.
Ti prego, prendila.
Tolum infine obbedì, e sembrò trascorrere uneternità prima che riuscisse infine a sciogliere la cinghia con cui era avvolta. Gihtar poteva distinguere le spesse linee che formavano le poche parole, ma il guardiano dovette avvicinarla al volto. Per fortuna, sa leggere. Lalfabetizzazione non era affatto una rarità, ma nel caso di Tolum non lo avrebbe sorpreso il contrario.
Qualsiasi cosa vi fosse scritta, ebbe un certo effetto. Luomo nascose in tutta fretta la carta sotto la cintura, e si passò le mani impacciate tra i radi capelli.
Spero che non sia un qualche trucchetto. Se mi prendi in giro, te ne pentirai. Benché dovesse suonare come una minaccia, dalla forte apprensione nella sua voce risultò quasi buffa. Gihtar aveva la risposta pronta e sperava che servisse allo scopo.
Occhio di Luna, non ho altro da dirti.
Spero che non sia un qualche trucchetto. Se mi prendi in giro, te ne pentirai. Benché dovesse suonare come una minaccia, dalla forte apprensione nella sua voce risultò quasi buffa. Gihtar aveva la risposta pronta e sperava che servisse allo scopo.
Occhio di Luna, non ho altro da dirti.
Tolum rimase di stucco, come se non potesse credere a quanto aveva appena sentito. Poi si mosse di scatto e iniziò ad allontanarsi a passi veloci verso la bottega. Proprio quando iniziava a pensare di essersene sbarazzato, quello si fermò, si voltò verso di lui e fece qualche passo avanti.
Non muoverti da qui. Finché non torno.
Non cè fretta. Ma non fare rumore.
Il guardiano chinò la testa e riprese ad affrettarsi. In breve tempo di lui vide solo i contorni, e poi le tenebre si chiusero attorno a lui. Gihtar si sentiva a disagio. Non si sentiva alcun rumore.
Ancora un po e tutto sarà compiuto. Ora che lostacolo principale era stato aggirato, il pericolo di essere colto sul fatto era di gran lunga inferiore. Combattendo con lagitazione si trascinò fino allingresso principale e tirò la maniglia che apriva il battente. Il cigolio del meccanismo squarciò la notte, finché lultima difesa della sicurezza di Kulu non si aprì per lasciare spazio a ciò che doveva accadere.
Tutto si svolse come un lampo.
Preoccupato che il rumore potesse risvegliare i proprietari, Gihtar si diresse verso il padiglione, giusto in tempo per vedere delle figure ombrose scivolare abilmente sulla rampa e prendere posizione accanto al portone indifeso. Mentre cercava rifugio al riparo del muro, attraverso il silenzio riecheggiò unesplosione e lui con un malevolo piacere di cui non avrebbe mai neppure immaginato di essere capace capì che avevano fatto irruzione. Sirmiona lanciò un urlo acuto quando la luce di una fiaccola illuminò lambiente. Farà loro del male? Dalla distanza a cui si trovava non poteva vedere linterno, ma i rumori portati dal vento gli fecero comprendere che nelle stanze del suo padrone non stava succedendo niente di piacevole.
Alla sua destra si sentirono delle voci e unala del cancello aperto colpì con forza il muro quando attraverso ad esso irruppero nella proprietà un gran numero di persone, cadendo una dietro laltra. Con terrore riconobbe luniforme dellOrdine su una di esse. È la fine, sarò catturato. La legge era giunta da sé, come aveva potuto essere tanto stupido da accettare la proposta di Set? Dalla posizione in cui si trovava era difficile passare inosservato, e soprattutto sembrava che gli intrusi come per dispetto avessero illuminato le stanze di Kulu con tanta luce che ogni tentativo di nascondersi sotto il velo delle tenebre era vanificato.
La bottega, devo riuscire a raggiungerla. La profonda cantina sarebbe potuta servire come nascondiglio, avrebbe avuto abbastanza tempo per organizzare una difesa, una volta nascosto. O quello o tentare di fuggire di lì e trovare asilo nelle strade di Tarnek. Quanto tempo ci sarebbe voluto prima che lo trovassero? Si trovava di fronte a una scelta tuttaltro che facile. Avrebbe potuto raggiungere la bottega per la stessa strada con cui era arrivato fino lì, ma laggiù si aggiravano delle ombre. Non riusciva a immaginarne il numero. Laltra strada sinsinuava tra il padiglione e lingresso principale, ma lì ora si trovava lOrdine, e se lo avessero preso si sarebbe dovuto fare largo tra i giustizieri. Si trovava di fronte allo stesso dilemma anche se avesse scelto la fuga. Posso far finta di essere una vittima. Li manderò al piano di sotto e fuggirò.
Prese una decisione. Non si sarebbe mai permesso di rinunciare alla libertà, per quanto poco potesse durare. Non ora che ce laveva tra le mani. Forse non mi noteranno affatto, pensò, e che cosa potrebbero mai farmi in nome di Dio? Preso dal panico, rimase quasi accecato da quanto accadeva intorno a lui, registrandolo solo con gli occhi e non con lintelletto. Uno dei guardiani della legge ruotò su sé stesso e quasi gli cadde sui piedi quando un kas con una corazza di cuoio lo colpì con unenorme mazza. Gihtar scoppiò a ridere, reso folle dallimprovvisa consapevolezza. LOrdine era lì, ma non era solo. Quelli con cui tentavano di combattere erano due volte di più. Riecheggiò un suono acuto quando uno di loro brandì la spada e un braccio avvolto nelluniforme prese il volo nellaria. Il mio lavoro, pensò, è così che taglia quel che io forgio, e appena un attimo dopo si trovò faccia a faccia con un altro proprietario dellopera a cui si era tanto a lungo dedicato. Mi colpirà. Cera qualcosa di selvaggio nellidea che sarebbe stato ferito da una lama che lui stesso aveva creato.
Lui è con noi, riecheggiò una voce ferma e il suo aspirante assalitore si spostò, alzando la lama in alto sopra la testa, pronto a calare il colpo su chi lo avesse meritato. Prima che riuscisse ad abbassare il braccio, una punta di ferro con precisione quasi chirurgica fece breccia nella corazza di pelle dura sulle sue spalle e appena un attimo dopo furono tutti bersagliati dai rimasugli di quanto un tempo componeva il suo torso. Rabbia e soddisfazione brillavano sul volto del guardiano della legge, che gettò a terra il trinciante usato e di scatto estrasse un pugnale correndo verso Gihtar. Mi ucciderà, pensò, e tentò di difendersi alla belle meglio. Sarebbe stato tutto di gran lunga più facile se avesse avuto unarma qualsiasi. Non cera quasi spazio di manovra, il mondo attorno a lui era diventato una massa di grida e colpi e lui pensò al fatto che era un vero miracolo che fosse ancora in piedi. Pochi istanti lo dividevano dal suo assalitore e lui con ammirazione pensò allenergia del colpo che ne sarebbe inevitabilmente seguito. Vuole uccidermi. Il suo boia, ormai a un passo dal suo scopo, inciampò sui resti di qualcosa, e se non avesse avuto unaria di stupore sul volto Gihtar non si sarebbe accorto della situazione salvifica che gli si era inaspettatamente presentata. Guidato da un istinto di cui in precedenza non era mai stato cosciente, si spostò abilmente di lato e con un forte colpo placò per sempre lira del suo aspirante carnefice. Sembra che ora io possieda unarma. Sconvolto dalla vista del cranio deformato del kas, tento di valutare quanto balsamo sarebbe stato necessario per curare lo sfregio che i frammenti dosso avevano procurato alla sua mano. Lo strappò dallo stato di trance una mano che lo scuoteva stringendogli forte una spalla. Maledetto, gli hai fatto saltare la testa con un pugno!, urlò un volto rozzo ricoperto dalla barba scoprendo allegramente una serie di denti affilati. Lo hai spappolato come se fosse una torta di zucchine!.
Si guardò attorno, barcollò, tentando di allontanarsi dal cadavere accanto al quale stava in piedi. Aveva ucciso un kas per quanto fosse una questione di difesa, laveva comunque ucciso. Un altro Gihtar dentro di lui pensò quantera bizzarro trovarsi dentro il Gihtar criminale. Gihtar lassassino. La proprietà era illuminata a giorno, e lui comprese che il padiglione era in fiamme. Le figure oscure, ora radunate alla base del gigantesco falò, non erano più ombre la torcia aveva scoperto le loro nere uniformi, per niente meno spaventose di prima. Il cadavere di qualcuno bruciava mentre gli altri trafficavano intorno a dei supporti di legno sui cui era riposta una cassa. Tutto attorno si trovavano i resti di quelli che non si sarebbero più risvegliati. La battaglia presso il cancello era giunta al termine.