Fece dirle che avrebbe firmato la condanna a morte di tutti quelli che avrebbe cercato di sedurre ma si trattenne e strinse i denti. Lacey lavrebbe presa come una sfida e, probabilmente, sarebbe andata dritta dal suo ex amante, visto che uccidere quellidiota era inutile.
Ren si scostò i capelli dagli occhi e iniziò a camminare avanti e indietro mentre la sua mente lavorava. Era vero che avrebbe dovuto testare i suoi limiti per capire quanto potere riusciva ad assorbire da ciò che la circondava. Lultima cosa di cui avevano bisogno era che Lacey si scatenasse in una furia omicida solo perché un demone nei paraggi era di cattivo umore. Lui aveva fatto molta più pratica a riguardo e le avrebbe insegnato come affrontare la cosa.
Rallentò il passo, rendendosi conto che Lacey non era lunica che aveva a che fare con delle novità. Per lamor del cielo, non era neanche uscito dal bagno per farle fare una doccia in santa pace. Aveva così tanta paura di perderla di vista? La risposta a quella domanda era ovvia.
Ren volse lentamente lo sguardo verso il vetro satinato che li separava. Aveva una vista troppo sviluppata per starsene lì.
Con un sospiro frustrato, si voltò e uscì subito dal bagno. Doveva stare lontano da quel corpo nudo per riuscire a pensare lucidamente. Si fermò di colpo quando vide Storm appoggiato ad un palo del letto, con un paio di buste piene di roba.
«Faccio subito perché tra pochi minuti Lacey uscirà col sedere di fuori e sinfurierà con te.» disse Storm sorridendo, sapeva che il suo amico stava attraversando un periodo difficile. Sembrava che la giornata non fosse stata buona per nessuno dei due, ma quella di Ren, almeno, stava per finire.
«Allora sbrigati, prima che teletrasporto il tuo culo lento fuori di qua.» disse Ren ricambiando il ghigno, che però gli morì subito sulle labbra quando si rese conto che Storm sapeva che Lacey sarebbe uscita nuda. Rimase perplesso quando vide del sangue accumularsi nellorecchio del suo amico
«Le serviranno questi.» disse il Viaggiatore nel Tempo, indicando le buste prima di sparire.
Sapere che Storm stava evitando la ramanzina che lui stava per fargli non gli fu di aiuto. Che diavolo stava combinando Storm al punto da sanguinare? Si avvicinò furtivamente per guardare nelle buste e vide degli indumenti. Ciò gli fece ricordare che Lacey, al momento, era coperta solo di acqua...
Guardò lentamente verso la porta del bagno, chiedendosi se non dovesse lasciare quei vestiti lì doverano.
Il battito cardiaco di Lacey stava ancora martellando mentre lei sinsaponava e si strofinava la pelle accaldata con movimenti rapidi, quasi dolorosi. Era incazzata da morire e, stranamente, era ancora molto eccitata, cosa che la faceva infuriare ancora di più. Maledizione... persino il dolore della pelle irritata sembrava una bella sensazione.
Tutta colpa di Ren. Era sicura che fosse stato il suo desiderio sessuale a sopraffarla in ufficio. Era così intenso che si poteva quasi toccare con mano. E non cerano dubbi che lui fosse eccitato quando laveva bloccata contro la scrivania... lenorme rigonfiamento nei pantaloni era una prova innegabile.
Come osava darle lezioni di controllo quando poi lui stesso aveva fallito nel negozio, poco prima? Chiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore nel tentativo di reprimere un gemito quando quel ricordo le provocò una scarica elettrica dagli addominali fino al suo nucleo pulsante.
Accidenti a lui. Sperava che la cosa funzionasse in entrambi i sensi, così lo avrebbe ripagato per la frustrazione sessuale che stava soffrendo. Si fermò mentre sinsaponava il seno. Forse era una strada a doppio senso. Lui sentiva le emozioni degli altri, quindi avrebbe potuto anche sentire la sua eccitazione in quel momento... soprattutto se lei avesse rincarato la dose di proposito. Nessuna donna eccitata e sana di mente avrebbe mai rinunciato a masturbarsi se quella fosse stata lunica opzione.
Poi scrollò le spalle, chiedendosi perché stesse cercando di fare la guerra con luomo che le aveva salvato la vita solo poche ore prima. Certo, era prepotente e poteva essere un emerito coglione, ma non era solo questo e lei lo sapeva. Allungò lentamente una mano e aprì lacqua fredda, alzando il viso verso il getto.
Ren aprì gli occhi quando sentì leccitazione di Lacey iniziare a svanire, e si ritrovò con la mano già pronta sulla maniglia della porta. Sapeva bene che la propria forza di volontà avrebbe ceduto se lei fosse uscita nuda come Storm aveva detto. Si girò e fissò le buste piene di vestiti.
Lacey rabbrividì e chiuse lacqua, poi guardò labito da sera bagnato. Non lo avrebbe certo indossato di nuovo. Per come la vedeva lei, uscendo da lì nuda cerano soltanto due possibilità... o finiva sdraiata sul letto, o Ren le avrebbe prestato qualcosa da indossare.
Immaginava già la sua espressione e sogghignò, chiedendosi perché, ogni volta che decideva di fare la brava, il destino le dava loccasione perfetta per fare la cattiva.
Uscendo dalla doccia, vide alcune buste sul lavandino di marmo e si accigliò. Le ci volle solo un istante per frugare allinterno e rendersi conto che avrebbe comprato le stesse identiche cose se fosse andata lei a fare shopping.
Rimase a bocca aperta quando capì chi era stato ad impedirle di mostrarsi nuda davanti a Ren. Si affrettò a vestirsi immaginando che, se Storm la voleva vestita e non nuda, probabilmente cera una buona ragione. Finalmente vestita e un po più sicura di sé, guardò la porta del bagno attraverso lo specchio e ripensò alluomo che la stava aspettando di là.
Doveva smetterla di irritarlo in quel modo. Non cera neanche granché da divertirsi, visto che la spuntava sempre lui. Quella doccia fredda improvvisa era stata un po esagerata ma lei non era una stupida... aveva sentito il calore della sua rabbia quando lo aveva provocato.
Ripensò alle sue stesse parole: Visto che sei stato tu a darmi il potere di eccitarmi così allimprovviso... vuoi aiutarmi anche a spegnere le fiamme, o devo cercare qualcun altro che sia disposto ad essere il mio pompiere?».
Laveva detto solo per autodifesa, Ren laveva rifiutata quando lei, invece, avrebbe voluto fare sesso con lui. Ma, in tutta onestà, stava scherzando solo per metà, sperava che lui accettasse di essere il suo pompiere. Vincent aveva sempre gestito bene le sue provocazioni e contrattaccava, ma Lacey si rese conto che questo accadeva perché erano amici piuttosto che amanti... avrebbe dovuto ricordarselo.
Ren le aveva dato una parte di sé per salvarle la vita e lei sentiva il forte legame che adesso li univa... più di quanto fosse mai accaduto con Vincent. Lacey voleva soltanto Ren e sapeva che per lui era lo stesso... la sua possessività era una prova schiacciante. Fece un respiro profondo e si sistemò i capelli... se lo voleva davvero allora lo avrebbe sedotto finché non avrebbe ceduto. Mandandosi un bacio allo specchio, si voltò e si diresse verso la camera da letto.
La sua teoria sulla necessità di uscire dal bagno vestita si rivelò veritiera quando la camera iniziò a svanire.
Capitolo 4
Angelica sgattaiolò nella sua camera da letto e chiuse subito la porta. Fece scorrere il chiavistello e appoggiò la fronte sul legno massiccio, desiderando che fosse qualcosa di più resistente... magari titanio.
Sospirando, si accigliò e si scostò dalla porta, fissando il chiavistello come se fosse la sua unica speranza. E, in un certo senso, lo era. Quella piccola serratura era lunico ostacolo tra lei e lardente desiderio di vedere Syn adesso che lui non era lì a guardarla... a perseguitarla.
Angelica sgattaiolò nella sua camera da letto e chiuse subito la porta. Fece scorrere il chiavistello e appoggiò la fronte sul legno massiccio, desiderando che fosse qualcosa di più resistente... magari titanio.
Sospirando, si accigliò e si scostò dalla porta, fissando il chiavistello come se fosse la sua unica speranza. E, in un certo senso, lo era. Quella piccola serratura era lunico ostacolo tra lei e lardente desiderio di vedere Syn adesso che lui non era lì a guardarla... a perseguitarla.
Si strofinò le tempie con movimenti circolari, cercando di schiarirsi le idee sul fatto di essere appena fuggita da quelluomo e di sentire la sua mancanza al punto da provare dolore al petto.
«Io non ho bisogno di nessuno.» ricordò a se stessa, ma le sue dita si fermarono. Abbassò le mani, sentiva puzza di bugia nelle sue stesse parole. Considerando che sentiva i sintomi dellastinenza, avrebbe potuto etichettare quelluomo per ciò che era... una droga.
Allontanandosi ancora di più dalla porta, chiuse gli occhi e i suoi pensieri sintensificarono. Non serviva uno scienziato per capire che Syn le stava incasinando il cervello e lei prevedeva già le proprie azioni. Era pericoloso superare quella linea perché, se avesse osato farlo, non sarebbe più tornata indietro.
Non sarebbero dovuti esistere i partner... perché Storm non aveva previsto tutto questo? In quel tunnel, Syn non aveva fatto altro che prendersi gioco di lei. Non gli serviva un partner, visto che tutto quello che doveva fare era alzare una maledetta barriera attorno alle uscite e basta.
Il ricordo tornò a perseguitarla come un incubo. Lì sotto aveva provato un forte senso di claustrofobia quando il soffitto era crollato allimprovviso. Era stato inquietante pensare di trovarsi nella propria tomba.
Proprio mentre dei grossi massi iniziavano a staccarsi e a cadere tuttintorno, aveva visto parecchi demoni correre giù per le scale nascoste, nel tentativo di scappare... e lei si trovava direttamente sul loro cammino. Unondata di detriti aveva inghiottito alcuni demoni che non erano stati abbastanza veloci.
Lei, terrorizzata, era rimasta immobile finché non si era sentita afferrare da qualcuno e le scale avevano iniziato ad allontanarsi fino a svanire. Angelica rabbrividì di nuovo ricordando la sensazione del tunnel che crollava, ma la sua vera rovina era stata quello che era successo dopo.
Quando il paesaggio si era stabilizzato, si era resa conto di trovarsi sul tetto di un edificio. Sentendo ancora una leggera vibrazione sotto i piedi, si era girata appena in tempo per vedere il museo collassare sui tunnel sotterranei, dove lei si trovava pochi istanti prima.
Poi si era voltata per guardare il petto contro cui si sentiva schiacciata e si era accorta che stava stringendo la camicia di Syn per la paura e perché aveva bisogno di lui. In quel momento non aveva desiderato altro che abbandonarsi tra le sue braccia forti e restare lì... dove niente poteva farle del male.
Poi aveva commesso lerrore di alzare lo sguardo verso il viso di quel bellissimo uomo a cui era avvinghiata. Le punte dei suoi capelli svolazzavano per lo spostamento daria provocato dal crollo ma lui era irragionevolmente tranquillo... o almeno così le era sembrato finché non aveva visto quegli occhi color ametista che la fissavano con desiderio e potere incontrollato.
Quella scena le aveva ricordato la prima volta in cui aveva visto quella bellezza inquietante... nella caverna, la stessa notte in cui le era apparso il simbolo sul palmo della mano.
Aveva guardato le sue labbra sensuali e il respiro aveva iniziato ad accelerare. Rendendosi conto di desiderarlo, aveva fatto un passo indietro in segno di rifiuto. Syn aveva abbassato le braccia nello stesso istante... i suoi occhi erano diventati cupi e meditabondi, quasi pericolosi, e lei aveva represso un brivido.
Destandosi dai ricordi, Angelica si guardò il palmo della mano, non era cambiato niente dal loro primo incontro... il simbolo era ancora lì in ogni suo minimo dettaglio. Ce laveva da un po, ormai. Sussultò tra sé quando si rese conto di non aver mai cercato di rimuoverlo davvero.
Syn aveva detto di averglielo dato per la sua protezione e, per qualche strana ragione, lei gli aveva creduto. Quandè che aveva iniziato a fidarsi così ciecamente di lui?
In passato avrebbe dubitato di ogni movimento e di ogni motivazione di una creatura potente come lui. Tuttavia, nelle ultime due settimane, la sua natura sospettosa aveva ceduto il passo alla curiosità e al calore che Syn riusciva ad alimentare dentro di lei.
I membri del PIT la descrivevano come una tipa solitaria che non era interessata ad avere amici. Era così che voleva che la vedessero tutti... in questo modo avrebbero mantenuto le distanze. Da quando Syn era comparso nella sua vita, i suoi sentimenti erano rimasti esposti. Stava diventando ossessionata da lui tanto quanto lui sembrava ossessionato da lei, e voleva che la smettesse... o no? Al solo pensiero, il dolore al petto sembrò espandersi.
«Benvenuta nella terra della confusione, esemplare uno.» esclamò nel silenzio della stanza, poi fece una smorfia per quanto si sentiva patetica. Lei era più forte.
Guardò di nuovo il marchio, chiedendosi se non fosse la causa di quegli strani sentimenti che stava provando per Syn... più o meno come accadeva con lincantesimo di un vampiro. Dopotutto... lui era il progenitore della loro razza, no? Doveva smetterla di sottovalutare quel piccolo dettaglio pericoloso. Syn aveva già ammesso che non gliene fregava niente della guerra con i demoni... quindi perché era venuto a distrarla? Perché aiutava soltanto lei?
«È iniziato tutto con te.» disse Angelica accusando il simbolo.
Vi mise sopra laltra mano con lintenzione di fare come faceva con tutti gli altri marchi demoniaci che aveva rimosso finora.
Lo sfiorò con lindice, cercando un minimo accenno di malvagità da cui iniziare la sua ricerca. Non sentendo intenzioni malevole nascoste, si accigliò. Concentrandosi di più su quel simbolo complesso, si morse il labbro inferiore mentre iniziava a scendere in profondità, finché non riuscì a superare finalmente la potente barriera.
Rimase a bocca aperta e inspirò bruscamente per le sensazioni che la pervasero allimprovviso. Si sentì stordita per un attimo, poi sentì il sigillo tirare con forza quando fu toccato dal suo potere. Lazione la sorprese così tanto da mandarla nel panico e farle richiamare il suo potere, dopodiché Angelica sentì la magia del simbolo circondarla e sfiorarle la pelle prima di tornarsene da dovera venuta.
Se non lo avesse saputo, avrebbe giurato che quel dannato marchio aveva voluto assaggiarla.
Syn apparve silenziosamente dietro di lei dopo averla sentita manomettere il legame che le permetteva di accedere al suo potere per protezione. Aveva pensato di lasciarla in pace per un po, in modo da riacquisire la calma dopo il suo ennesimo rifiuto. Tuttavia Angelica, violando il sigillo sul proprio palmo, lo aveva chiamato inconsapevolmente per assistere allinutile tentativo di spezzare il loro legame.
Ciò fece riemergere la sua rabbia... era ansiosa di liberarsi di lui solo per poter smettere di mentire a se stessa? Dopo averla cercata per millenni, e dopo averla finalmente trovata, non le avrebbe permesso di spezzare neanche il legame più sottile che era riuscito a ristabilire con lei.
«Vigliacca.» si disse Angelica per quella reazione, e aprì la mano per riprovarci. Fece un respiro profondo quando il sigillo iniziò a brillare allistante con più energia.
«Perché non provi a sfogare la tua frustrazione su chi te lha provocata?» le chiese Syn.