La Tragedia Dei Trastulli - Guido Pagliarino 3 стр.


La celebre parola del generale Cambronne a Waterloo, avevo detto ridacchiando, ma avevo letto che i francesi la userebbero più come interiezione di disappunto che come insulto contro qualcuno.

Già, ma lei invece gliela scaglia con un tono che non lascia dubbi sullintenzione di definirla proprio una merde. Ah, a volte usa lepiteto emmerdeuse.

So solo linglese: vuol dire merdosa?

No: rompipalle. Fatto è che, per la vecchia, lazienda è una figlia, anzi persino qualcosa di più, e i figli carnali e assieme a loro la nuora, li vuole tutti al servizio degli affari: ha viziato il primogenito e continua a farlo, ma vuole il contraccambio da lui, lho capito bene da parole che glindirizza certe volte, frasi sul tipo: È la ditta che ti mantiene e io ti ho dato sempre tutto quello che volevi e tu mi devi dare sempre retta.

Brr meglio un impiego sottopagato che star sotto una madre così.

Eh, sicuramente. Insomma, per un motivo o per laltro, questionano tutti, a parte il geometra che però, del tutto eccezionalmente, quando evidentemente non ne può più, urla a squarciagola: Smettetela balenghi! Allora tacciono tutti meno la moglie che, imperterrita, continua; e lui sarrabbia ancora di più e aggiunge in piemontese: Piàntla-lì, ciula brüsca22 ! Ho pronunciato bene, Ran?

Benissimo, anche la ü di brüsca.

Già, già, aveva sorriso faceto, socchiudendo gli occhi per fingere di compiacersene. Poi, di nuovo serio: Le uniche che se ne stanno zitte, anche se sono piccole e, loro sì, avrebbero diritto di far strilli ogni tanto, sono Ida e Aurelia, le figliolette: chi sa cosa provano dentro in mezzo a quei litigiosi.

Che pure tu sopporti, Vittorio.

Eh sì, non ho mai battuto con un martello contro il muro divisorio, anche se lavrei fatto chi sa quante volte, se non fosse che ci si vede col geometra allANPI e siamo beh, no, stavo per dire amici, ma non è vero, lamicizia è cosa preziosa e rara, no diciamo che siamo sodali di lotta e io non voglio litigarci.

e sei una pasta duomo, mera venuto in animo.

È bene che, a questo punto, prima chio prosegua con la narrazione, disegni, sia pur a rapidi tratti, il periodo storico italiano in cui la nostra vicenda si svolge, non solo per presentarne lambientazione, ma soprattutto in quanto certi eventi e luoghi di quegli anni furono causa prima di vicissitudini e drammi dei nostri personaggi.

La popolazione di Torino e dintorni sera ingrandita dallinizio degli anni 50, causa limmigrazione da altre regioni, soprattutto meridionali, di famiglie in cerca di lavoro. Laccrescimento sera velocizzato durante il cosiddettoboomeconomico, fin a oltre seicentomila nuovi residenti: Torino era divenuta metropoli, un milione dabitanti e, con le località della prima cintura, quasi due milioni. Glimmigrati miravano a essere assunti, di gran preferenza, alle catene di montaggio FIAT, poderosa società chera ancora quasi interamente torinese, potente in città più di sindaco, assessori e consiglieri comunali. Alla FIAT e a molte altre imprese, numerose delle quali satelliti della prima, quei lavoratori servivano, eccome; non erano state però preparate abitazioni per i loro nuclei familiari, né dalla FIAT, né da aziende sue satelliti, né dal Comune, solo dalla fine degli anni 60 si sarebbe provveduto a costruire quartieri periferici popolari. Era così sorta, alzata da quelle stesse misere persone trapiantatesi a Torino, una miriade dimprovvisate baraccopoli, sia nei sobborghi della città, sia in diverse sue zone, mentre solo i meno sfortunati avevano trovato riparo in dimore del centro, soprattutto nella zona di Porta Palazzo entro piccoli alloggi e in soffitte di palazzi di ringhiera settecenteschi, alcuni fatiscenti. Questa massa umana, assunta al lavoro accontentandosi di salari molto bassi, aveva fatto da carburante potente al cosiddettomiracolo economicoitaliano, oboomche dir si voglia. Taleboom,nondimeno, non era proseguito ininterrottamente: nel 1963 aveva avuto pausa leuforico quinquennio, come lavrebbe definito lanno seguente lipercritico deputato repubblicano Ugo La Malfa, uomo della sinistra non marxista stimatissimo da mio padre, repubblicano storico23 , così come, sul suo modello, lo scrivente Ranieri Velli.

Lespressione miracolo economico sera spenta, lentusiasmo deglindustriali e dei commercianti era calato di molto e quindi era caduto, mentre gli occupati nellindustria e nei servizi avevano preso a preoccuparsi, sotto minaccia di licenziamento o di già licenziati, avendo ormai iniziato a gustare un certo benessere, integrando i loro consumi primari con beni durevoli, pagati a rate con cambiali, quali il frigorifero, la lavatrice, il televisore, con formidabili affari per le industrie produttrici e i negozi di quei prodotti, come ad esempio lesercizio commerciale della famiglia Trastulli che noi conosciamo; e non pochissimi lavoratori avevano osato permettersi lacquisto a rate di unauto, di norma una piccola FIAT 600 o una FIAT 500 piccina, piccina. Molti lavoratori avevano iniziato anche a godere dalmeno un paio di settimane di vacanza agostana in una pensioncina, di solito della vicina Liguria, mentre quasi tutti coloro che, sopra una gora di cambiali, erano proprietari di unutilitaria o, addirittura, duna FIAT 1100, avevano affrontato ogni agosto, coraggiosamente, famiglia al completo nella maggior parte dei casi stipatissima in unutilitaria, il lungo viaggio, alla media di 70 chilometri allora, fin al proprio lontano borgo natio, esultanti di potersi mostrare allarrivo sopra lauto guadagnata col proprio apprezzato lavoro alla catena: di montaggio, ovviamente, non si fraintenda.

Negli anni precedenti il 1963 molti imprenditori, basandosi sullindebitamento piuttosto facile e sulle paghe molto basse, avevano ingrandito la loro attività, a volte enormemente rispetto alloriginaria dimensione, tanto che diverse imprese artigiane serano ampliate al livello industriale con numerosi dipendenti, anche centinaia; nondimeno, senza che i titolari avessero la preparazione economica adeguata per operare non a braccio, come nella loro precedente piccola o minima dimensione, ma con accortezza prevedendo, caso per caso, le possibili conseguenze delle loro iniziative e considerando la possibilità dinattesi fattori estranei contrastanti24 . Non avevano capito, fra altre cose, che i salari bassi avevano di molto favorito la loro ascesa. Quando i lavoratori, dopo anni di lotte sindacali, avevano finalmente ottenuto significativi aumenti, erano iniziate difficoltà per tutte le aziende, osticità assai gravi, in primo luogo, per le attività improvvisate, pur non restandone esenti le antiche, collaudate e ben dirette aziende, in quanto i rapporti fra ditte produttrici di beni e ditte fornitrici di servizi sono catene collegate, a loro volta, a quelle dei settori creditizio, assicurativo, consultivo; in altri termini, si tratta duna rete daffari tra fornitori di materie prime e fonti denergia, produttori di servizi e beni, distributori degli stessi, e tale rete è connessa a propria volta agli studi di consulenza, alle banche, alle assicurazioni.

Erano iniziati i fallimenti ed erano divenuti sempre più numerosi di mese in mese. Si sarebbero succeduti, ancor più gravi, ben oltre il 1964, anno peraltro dellacme della crisi nel quale gli utili dimpresa e professionali e i redditi familiari sarebbero stati colpiti ancor più gravemente dallincauto aumento dellimposizione fiscale sulla benzina e da una novella tassazione sullacquisto di automezzi, balzelli voluti da politici ben poco esperti di scienza delle finanze: quelle imposte sconsiderate avevano ovviamente aumentato i costi dei trasporti commerciali e, dunque, avevano ancor più gravato sullintera economia. Il male maggiore era però venuto dai collegamenti di credito-debito fra le aziende e dalle azioni legali delle banche che, avendo prima concesso fidi con larghezza aglimprenditori, avevano iniziato non solo a ridurre drasticamente le nuove aperture di credito e lammontare dei prestiti già accordati, ma ad aumentarne il costo percentuale e, peggio, a chiedere di rientrare ai clienti morosi, tante volte senza successo: come avrebbe potuto infatti una ditta rimborsare un prestito se troppi dei suoi clienti non le pagavano le forniture? Pericolosamente avversa era diventata nel 1964 la congiuntura, parola questa che, nel linguaggio popolare, era divenuta semplicemente e famigeratamente La Congiuntura intesa come sinonimo di crisi mentre, in realtà, quel vocabolo non significa stagnazione o recessione ma andamento degli affari, che può essere negativo, positivo o stagnante. Allinizio del triennio era stata stagnazione, innescata da una riduzione deglinvestimenti dovuta al noto aumento dei salari e degli stipendi e al pesante innalzamento dei tassi dinteresse sui prestiti bancari, incrementi che avevano ristretto il capitale disponibile per glinvestimenti in acquisti di materie prime, fonti denergia, merci, macchinari e via seguitando; peggio, il fenomeno era stato anche più grave perché, già nel 1963 ma soprattutto nel 64 e nel 65, non pochi grossi imprenditori avevano indirizzato abbondante parte dei loro capitali liquidi, quando non lintero, verso certi Paesi stranieri,paradisi bancari, per ripararvi da guai la loro posizione economica e la loro stessa persona in caso di bancarotta. Dalla stagnazione sera scivolati alla recessione: meno investimenti, meno produzione, meno scambi commerciali, meno trasporti, meno lavoro e dunque licenziamenti, perciò meno salari e stipendi e meno consumi con minori ritorni di denaro alle imprese; per molte di queste, investimenti nulli, ulteriore minore produzione, altri licenziamenti: un circolo vizioso in cui erano intervenuti fallimenti tra loro collegati, il più delle volte non innescati dai fornitori-creditori, desiderosi della salvezza dei clienti-debitoricui, anzi, andavano normalmente rinnovando cambiali su cambiali che avrebbero provato a scontare ancora una volta in banca per finanziarsi, ma attizzati proprio dalle banche che, implacabili, essendo i loro crediti privilegiati per legge, avevano preso a tempestare il mondo imprenditoriale di istanze di fallimento.

Erano iniziati i fallimenti ed erano divenuti sempre più numerosi di mese in mese. Si sarebbero succeduti, ancor più gravi, ben oltre il 1964, anno peraltro dellacme della crisi nel quale gli utili dimpresa e professionali e i redditi familiari sarebbero stati colpiti ancor più gravemente dallincauto aumento dellimposizione fiscale sulla benzina e da una novella tassazione sullacquisto di automezzi, balzelli voluti da politici ben poco esperti di scienza delle finanze: quelle imposte sconsiderate avevano ovviamente aumentato i costi dei trasporti commerciali e, dunque, avevano ancor più gravato sullintera economia. Il male maggiore era però venuto dai collegamenti di credito-debito fra le aziende e dalle azioni legali delle banche che, avendo prima concesso fidi con larghezza aglimprenditori, avevano iniziato non solo a ridurre drasticamente le nuove aperture di credito e lammontare dei prestiti già accordati, ma ad aumentarne il costo percentuale e, peggio, a chiedere di rientrare ai clienti morosi, tante volte senza successo: come avrebbe potuto infatti una ditta rimborsare un prestito se troppi dei suoi clienti non le pagavano le forniture? Pericolosamente avversa era diventata nel 1964 la congiuntura, parola questa che, nel linguaggio popolare, era divenuta semplicemente e famigeratamente La Congiuntura intesa come sinonimo di crisi mentre, in realtà, quel vocabolo non significa stagnazione o recessione ma andamento degli affari, che può essere negativo, positivo o stagnante. Allinizio del triennio era stata stagnazione, innescata da una riduzione deglinvestimenti dovuta al noto aumento dei salari e degli stipendi e al pesante innalzamento dei tassi dinteresse sui prestiti bancari, incrementi che avevano ristretto il capitale disponibile per glinvestimenti in acquisti di materie prime, fonti denergia, merci, macchinari e via seguitando; peggio, il fenomeno era stato anche più grave perché, già nel 1963 ma soprattutto nel 64 e nel 65, non pochi grossi imprenditori avevano indirizzato abbondante parte dei loro capitali liquidi, quando non lintero, verso certi Paesi stranieri,paradisi bancari, per ripararvi da guai la loro posizione economica e la loro stessa persona in caso di bancarotta. Dalla stagnazione sera scivolati alla recessione: meno investimenti, meno produzione, meno scambi commerciali, meno trasporti, meno lavoro e dunque licenziamenti, perciò meno salari e stipendi e meno consumi con minori ritorni di denaro alle imprese; per molte di queste, investimenti nulli, ulteriore minore produzione, altri licenziamenti: un circolo vizioso in cui erano intervenuti fallimenti tra loro collegati, il più delle volte non innescati dai fornitori-creditori, desiderosi della salvezza dei clienti-debitoricui, anzi, andavano normalmente rinnovando cambiali su cambiali che avrebbero provato a scontare ancora una volta in banca per finanziarsi, ma attizzati proprio dalle banche che, implacabili, essendo i loro crediti privilegiati per legge, avevano preso a tempestare il mondo imprenditoriale di istanze di fallimento.

Relativamente ai negozi e agli esercenti ambulanti dei generi di prima necessità e a molte delle famiglie di lavoratori loro clienti, in precedenza queste ultime avevano pagato gli acquisti quotidiani in unica soluzione, a fine settimana una volta incassato il salario operaio, a fine mese dopo aver intascato lo stipendio impiegatizio. Subentrata la recessione, in diversi nuclei familiari uno o più membri serano trovati disoccupati, per cui quelle famiglie avevano preso a rimandare i pagamenti, almeno in parte, al mese seguente e, nel contempo, avevano ridotto gli acquisti allessenziale; poi, accumulato debito su debito, non avevano più saldato.

Daltra parte, i gruppi familiari che avevano comprato beni durevoli, a rate con patto di riservato dominio firmando le solite cambiali, televisori, lavatrici e altri elettrodomestici, o addirittura un automezzo, al momento della crisi avevano lasciato cadere in protesto quellefarfalle cambiariee sofferto il sequestro del bene.A loro volta, le imprese fornitrici degli esercizi commerciali serano ritrovate impagate da molti loro clienti, dato che gli stessi non avevano più avuto il denaro per saldare gli acquisti alle scadenze previste. Se i primi non saldati erano stati i fornitori dei commercianti, per secondi erano venuti i commessi di questi, tutti o in parte licenziati; infine, non pochi esercizi avevano abbassato le serrande, o per ritiro dagli affari, quanderano riusciti prima, avendo risparmi domestici, a saldare tutti i debiti, o, più sovente, per fallimento.

Come Vittorio e io avremmo saputo, sera ritrovata nel fortunale recessivo, con cambiali di clienti in protesto e difficoltà a saldare i fornitori, anche la vecchia e famosa ditta di via GaribaldiTrastulli Televisori Elettrodomestici Apparecchiature Musica, dei cui titolari, dopo quel Natale del 61, io mero dimenticato del tutto, ma che presto sarebbe tornata sul proscenio della mia vita: per motivi di sangue.

Lannus orribilis del triennio 63-65 era stato il 1964, non solo per laumento della pressione fiscale, per le fughe enormi di capitali verso lestero, per i numerosissimi fallimenti di aziende e per la disoccupazione vieppiù crescente, ma perché, nei mesi da marzo alla metà di luglio, era stata appesa con un filo sul capo dei cittadini laffilata, pubblica minaccia dun colpo di Stato.

Non solo la crisi ma anche quel piano eversivo, sia pur questo di riflesso, avrebbe contribuito alle disgrazie della famiglia Trastulli.

Come, solo tre anni dopo, fonti pubbliche avrebbero comunicato al pubblico, fra gli obiettivi del disegno sovversivo non ci sarebbe stata la cancellazione della Carta costituzionale; tuttavia, se pur così era stato, non di certo esiguo sera rivelato il proposito dei cospiratori, in quanto avevano mirato alleliminazione dalla scena politica di parlamentari comunisti e socialisti e al blocco violento di numerose, articolate riforme sociali che stavano per essere espresse dal Governo in carica, di centrosinistra a differenza di quelli degli anni 50 e dei primissimi 60 composti da elementi di centro o di centrodestra25 : il Partito Socialista Italiano, marxista, era stato ammesso a pigiare bottoni di comando accanto allabituale forza di maggioranza, la Democrazia Cristiana, o meglio alle sue correnti di sinistra divenute predominanti.

Responsabile del piano sovversivo era stato lallora Comandante Generale dellArma dei Carabinieri, ex partigiano azzurro monarchico, insignito dalla Repubblica, per meriti resistenziali, duna medaglia dargento, di tre croci di guerra al merito e di molti encomi solenni e, nel 1955, elevato al delicatissimo ufficio di capo dei servizi segreti, che aveva mantenuto per circa sette anni prima del nuovo incarico.

Il 25 marzo 1964 egli aveva riunito nella capitale i dipendenti generali comandanti delle tre divisioni dellArma e i generali di brigata loro aiutanti di campo, e impartito ordini dettagliati sul piano, con lingiunzione di tenersi pronti a muovere le loro truppe armate in qualunque momento, non appena ricevutone il suo comando. Era stata prevista loccupazione delle prefetture, delle principali questure della nostra Pubblica Sicurezza, delle sedi RAI-TV, dei partiti politici marxisti, dei giornali che li appoggiavano e, addirittura, erano stati predisposti, per oltre settecento figure pubbliche fra politici del Partito Comunista e del Partito Socialista, sindacalisti socialcomunisti della CGIL e intellettuali sostenitori o simpatizzanti della sinistra, larresto e il trasferimento in campi di concentramento in Sardegna allestiti su aree militari vietate al pubblico.

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