Vicent Ferrer. Projecció europea d'un sant valencià - AAVV 16 стр.


I Predicatori fin dalle origini prestarono particolare attenzione alla qualità della schola conventuale non solo per garantire una buona formazione ai frati, ma anche per assicurare ai laici e ai chierici secolari interessati un insegnamento di alta qualità. Del resto, sia il papato sia i vescovi locali raccomandarono linserimento dei frati della nova religio sia per la loro attività di insegnamento sia per il loro servizio pastorale. I Predicatori insegnavano pubblicamente, non solo dal pulpito, ma anche nelle scuole. Ben presto divennero in Europa i professori di teologia per antonomasia, proprio grazie al ruolo svolto dalle loro scuole.

Liter formativo prevedeva, dopo un triennio dedicato alla formazione spirituale e religiosa del novizio, linizio dello studentato con lo studio delle arti liberali, durante i quali i giovani frati apprendevano la logica e la retorica. Successivamente, venivano iniziati agli studia naturarum, cioè alla filosofia della natura. Fin dal 1220 le Costituzioni domenicane proibivano lo studio della filosofia: «In libris gentilium et philosophorum non studeant» (Vicaire 1937: 290; Thomas (1965): 361-362; Bériou-Hodel, 2019: 254), raccomandando esclusivamente quello della teologia. Questo divieto non fu mai abrogato almeno fino alla seconda metà del XIV secolo per cui, per lerezione degli studia artium e degli studia naturarum, così come per la partecipazione dei frati ai corsi ivi impartiti, era sempre richiesta una speciale dispensa del Maestro dellOrdine. Sempre per questa ragione i programmi degli studia artium e degli studia naturarum vennero inseriti gradualmente nel percorso formativo domenicano (la logica ebbe un suo spazio solo nel 1259, la filosofia qualche anno dopo e gli studia naturarum in tutte le province dellOrdine solamente nel 1305).

In questo contesto è comunque attestata una certa osmosi tra gli studia conventuali e le facoltà delle arti, a cominciare dal corpo docente che frequentemente veniva a coincidere in entrambe le istituzioni.

Terminato lo studio delle arti liberali e della filosofia della natura, si accedeva al quadriennio di studi teologici, diviso in due bienni, di cui lultimo da frequentare presso uno studio generale.

Per tutto il XIII secolo i testi di riferimento furono la Bibbia e le Sentenze di Pietro Lombardo, che sarebbero state progressivamente sostituite dalle opere di Tommaso dAquino, soprattutto la Summa theologica. Ciò avvenne in via definitiva nel XVI secolo con il Concilio di Trento. La Sacra Scrittura fu affiancata per un certo periodo dalla Historia scolastica e dalle summae di Guglielmo Peyraud. Solitamente al baccelliere (sublector) e al cursor era affidata la didattica di questi testi, mentre il lettore aveva lincarico degli approfondimenti. Il commento al testo del Lombardo si attuava attraverso il ricorso ai grandi commentatori scolastici, tra cui Alessandro di Hales, Bonaventura, Tommaso dAquino, Giovanni Duns Scoto e Guglielmo di Ockham e ai più autorevoli esponenti della grande tradizione patristica latina (Ambrogio, Girolamo, Agostino, Gregorio Magno) e greca, sebbene in traduzione latina. Alla fine del XIII secolo si possono distinguere tre tipologie di baccellieri: i biblici, incaricati di leggere la Bibbia; i sententiarii, in grado di commentare le Sentenze di Pietro Lombardo; i formati, chiamati a cimentarsi nelle disputationes. Normalmente con il conseguimento del titolo di baccelliere, il frate cominciava ad espletare il ministero di confessore o di predicatore, mentre i più meritevoli erano inviati presso uno studium solemne nella provincia di appartenenza o presso uno studio generale, dove affluivano i frati da tutte le province dellOrdine.

Per chi continuava gli studi teologici dopo il conseguimento del baccellierato presso gli studi generali, il cursus terminava con lesame (rigorosum) con cui si conseguiva la licentia ubique docendi, titolo abilitante per linsegnamento della teologia in tutto lorbe cattolico. Lesame verteva su due distinzioni tratte da due dei quattro libri del manuale del Lombardo (o il I e il III, o il II e il IV). Presso i Predicatori, solo una volta conseguito il titolo di «maestro in teologia», il frate poteva sostenere la disputa de quolibet, mentre alla disputa ordinaria erano ammessi indistintamente tutti i lettori. Superato lesame, il candidato alla licentia doveva cimentarsi in un disputa pubblica, detta «vesperia», durante la quale doveva dimostrare di essere in grado di rispondere a domande di argomento biblico e teologico. Finalmente, il cursus di studi teologici si concludeva con il dies aulae o aulatio, il giorno della consegna delle insegne magistrali o dottorali e con il convito offerto dal neo-dottore.

Tra la fine del XIV e gli inizi del XVI secolo si assiste ad un incremento massiccio degli studia generalia domenicani in Europa, che passano da tredici nel 1300 alla cifra ragguardevole di sessantatré nel 1500, mantenendo comunque pressoché inalterata la tradizionale struttura istituzionale. Nei centri universitari italiani più rinomati, quali Bologna e Firenze, la teologia rimase appannaggio degli studia dei vari ordini religiosi o dei collegi affiliati, sebbene allinterno della facoltà delle arti luniversità potesse attivare una «lectura theologica» a proprie spese.

Vincenzo Ferrer (Kaeppeli-Panella, 1993: 458-474; Hodel, 2008; Daileader, 2019), entrò nellOrdine domenicano nel 1368 (Forcada, 1956: pp. 1-18). Due anni prima, nel 1366 (Robles Sierra, 1996: 129-130, 133) il Maestro dellOrdine Simone di Langres (1352-1366), reiterando le disposizioni del suo predecessore Ugo di Vaucemain (1333-1341) in merito alla formazione dei lettori in filosofia e teologia, aveva varato i programmi per i collegi della Provincia di Aragona, alla quale apparteneva il Nostro. In esse veniva stabilito che gli studenti iscritti a tali collegi, una volta entrati nellOrdine, avrebbero dovuto conoscere la grammatica latina, in modo da poter accedere, subito dopo la professione religiosa, agli studi di logica e successivamente a quelli di «filosofia naturale». Una volta acquisite queste conoscenze, i frati della Catalogna sarebbero poi passati a Lérida per attendere agli studi teologici. I migliori però erano inviati allo Studio di Barcellona, dove a poter insegnare con il titolo di «magistri sententiarum» (cioè abilitati a commentare le Sentenze di Pietro Lombardo) erano solo coloro che si erano formati presso lo Studio generale di Parigi. I frati di Aragona e di Navarra invece continuavano gli studi teologici a Saragozza. La sempre maggiore difficoltà di reclutare frati con una sufficiente pregressa conoscenza della lingua latina, atta allaccesso degli studi di logica, è evidente dal crescente numero di religiosi assegnati nei vari conventi per studiare grammatica, a partire dal 1350. Infatti nel triennio 1351-1353 gli assegnati a studiare grammatica superavano quelli assegnati per lo studio della logica. Nel 1371 il capitolo della Provincia dAragona destinò uno studente su tre allo studio della grammatica. È opportuno a questo punto spendere qualche parola sulle scuole di grammatica istituite nei conventi domenicani della Penisola iberica. Un tratto distintivo della Provincia domenicana di Spagna, eretta nel 1221, fu proprio la costante preoccupazione dei capitoli provinciali di organizzare scuole di grammatica, ben documentate fin dal 1299. Al capitolo generale di Colonia (1301) vennero staccati da questa provincia i conventi della Catalogna, di Aragona, di Valenza, di Navarra e delle Isole Baleari (Reichert, 1898: ) La difficoltà di reperire professori di grammatica portò alla concessione per i frati assegnati a questo fine degli stessi privilegi riservati ai «doctores actu legens». A quanto pare, però, nemmeno questi vantaggi ebbero leffetto di aumentare il personale docente. Il priore conventuale poteva ricorrere anche a personale esterno al convento o addirittura a secolari. Nel 1348 il capitolo generale di Lione (Reichert, 1899: 323) concedeva il ricorso a docenti secolari4. Il capitolo generale di Pamplona del 1355 reiterò questa disposizione5 (Reichert, 1899: 367). Nel 1405, tuttavia, la politica dellOrdine su questo argomento mutò se il capitolo generale di Norimberga (Reichert, 1900: 119) stabiliva che ogni provincia provvedesse allerezione di almeno uno studio di grammatica e il conferimento dellinsegnamento ad un maestro di grammatica, regolare o secolare che fosse6. Nel 1321 nella Provincia domenicana dAragonavenne proibito di accogliere nellOrdine giovani sprovvisti di formazione grammaticale di base, senza permesso del priore provinciale (Robles Sierra, 1991: 145). Nei conventi catalani, sempre alla fine degli anni 20 del XIV secolo, si avvertì sempre più il bisogno dellistruzione grammaticale per i giovani frati, ai quali venne imposto di rimanere nei conventi dove avevano ricevuto labito per attendere agli studi grammaticali. Riguardo allinsegnamento della grammatica, sappiamo che lo scopo da raggiungere era la padronanza della lingua latina, sia parlata, sia scritta attraverso il metodo della ripetizione pomeridiana, come illustra la disposizione di un capitolo provinciale del 1352 (Robles Sierra, 1994: 234)7. Del resto il capitolo generale celebrato a Besançon nel 1353 aveva ordinato che: «ad sacros ordines de cetero nemo promoveaturnisiad minus in grammaticalibus sufficiens sit inventus» (Reichert, 1899: 350), ribadendo quando stabilito dai capitoli di Bordeaux del 1324 (Reichert, 1899: 153) e di Tolosa del 1328 (Reichert, 1899: 179).

Vincenzo Ferrer (Kaeppeli-Panella, 1993: 458-474; Hodel, 2008; Daileader, 2019), entrò nellOrdine domenicano nel 1368 (Forcada, 1956: pp. 1-18). Due anni prima, nel 1366 (Robles Sierra, 1996: 129-130, 133) il Maestro dellOrdine Simone di Langres (1352-1366), reiterando le disposizioni del suo predecessore Ugo di Vaucemain (1333-1341) in merito alla formazione dei lettori in filosofia e teologia, aveva varato i programmi per i collegi della Provincia di Aragona, alla quale apparteneva il Nostro. In esse veniva stabilito che gli studenti iscritti a tali collegi, una volta entrati nellOrdine, avrebbero dovuto conoscere la grammatica latina, in modo da poter accedere, subito dopo la professione religiosa, agli studi di logica e successivamente a quelli di «filosofia naturale». Una volta acquisite queste conoscenze, i frati della Catalogna sarebbero poi passati a Lérida per attendere agli studi teologici. I migliori però erano inviati allo Studio di Barcellona, dove a poter insegnare con il titolo di «magistri sententiarum» (cioè abilitati a commentare le Sentenze di Pietro Lombardo) erano solo coloro che si erano formati presso lo Studio generale di Parigi. I frati di Aragona e di Navarra invece continuavano gli studi teologici a Saragozza. La sempre maggiore difficoltà di reclutare frati con una sufficiente pregressa conoscenza della lingua latina, atta allaccesso degli studi di logica, è evidente dal crescente numero di religiosi assegnati nei vari conventi per studiare grammatica, a partire dal 1350. Infatti nel triennio 1351-1353 gli assegnati a studiare grammatica superavano quelli assegnati per lo studio della logica. Nel 1371 il capitolo della Provincia dAragona destinò uno studente su tre allo studio della grammatica. È opportuno a questo punto spendere qualche parola sulle scuole di grammatica istituite nei conventi domenicani della Penisola iberica. Un tratto distintivo della Provincia domenicana di Spagna, eretta nel 1221, fu proprio la costante preoccupazione dei capitoli provinciali di organizzare scuole di grammatica, ben documentate fin dal 1299. Al capitolo generale di Colonia (1301) vennero staccati da questa provincia i conventi della Catalogna, di Aragona, di Valenza, di Navarra e delle Isole Baleari (Reichert, 1898: ) La difficoltà di reperire professori di grammatica portò alla concessione per i frati assegnati a questo fine degli stessi privilegi riservati ai «doctores actu legens». A quanto pare, però, nemmeno questi vantaggi ebbero leffetto di aumentare il personale docente. Il priore conventuale poteva ricorrere anche a personale esterno al convento o addirittura a secolari. Nel 1348 il capitolo generale di Lione (Reichert, 1899: 323) concedeva il ricorso a docenti secolari4. Il capitolo generale di Pamplona del 1355 reiterò questa disposizione5 (Reichert, 1899: 367). Nel 1405, tuttavia, la politica dellOrdine su questo argomento mutò se il capitolo generale di Norimberga (Reichert, 1900: 119) stabiliva che ogni provincia provvedesse allerezione di almeno uno studio di grammatica e il conferimento dellinsegnamento ad un maestro di grammatica, regolare o secolare che fosse6. Nel 1321 nella Provincia domenicana dAragonavenne proibito di accogliere nellOrdine giovani sprovvisti di formazione grammaticale di base, senza permesso del priore provinciale (Robles Sierra, 1991: 145). Nei conventi catalani, sempre alla fine degli anni 20 del XIV secolo, si avvertì sempre più il bisogno dellistruzione grammaticale per i giovani frati, ai quali venne imposto di rimanere nei conventi dove avevano ricevuto labito per attendere agli studi grammaticali. Riguardo allinsegnamento della grammatica, sappiamo che lo scopo da raggiungere era la padronanza della lingua latina, sia parlata, sia scritta attraverso il metodo della ripetizione pomeridiana, come illustra la disposizione di un capitolo provinciale del 1352 (Robles Sierra, 1994: 234)7. Del resto il capitolo generale celebrato a Besançon nel 1353 aveva ordinato che: «ad sacros ordines de cetero nemo promoveaturnisiad minus in grammaticalibus sufficiens sit inventus» (Reichert, 1899: 350), ribadendo quando stabilito dai capitoli di Bordeaux del 1324 (Reichert, 1899: 153) e di Tolosa del 1328 (Reichert, 1899: 179).

Nel 1368 il capitolo provinciale di Tarragona assegnò san Vincenzo al convento di Barcellona per studiare logica (Gómez García, 1997: 260). Nelle province iberiche lo studio della logica fu istituito già nel 1250, anno in cui sono attestate ben due «studia logicales». Alla fine del XIII secolo nei conventi domenicani della Penisola sono attive ventuno scuole di grammatica e altrettante di logica. In linea con la tradizione dellOrdine si distinguevano le scuole che impartivano linsegnamento della logica vetus (Isagoge di Porfirio, Categorie e Perihermeneias di Aristotele, e il Liber sex principiorum) da quelle che garantivano linsegnamento della logica nova (Analitici Primi e Secondi, Topici ed Elenchi sofistici, ai quali poi si aggiunsero i Tractatus di Pietro Ispano) e da quelle che avevano due docenti, uno per la logica vetus, laltro per la logica nova e per i Tractatus di Pietro Ispano, la cui lettura era affidata solitamente ad un lettore della logica vetus. Per tutto il XIV secolo tuttavia, tranne poche eccezioni, linsegnamento della logica fu affidato ad un solo frate lettore. Nei capitoli della Provincia dAragona del 1357 (Robles Sierra, 1995: 331) e del 1358 (Robles Sierra, 1995: 354-355) si stabilì che i «magistri logicorum» tenessero due lezioni al giorno, leggendo due testi della logica nova e tutta la logica vetus, Tractatus incluso. Contestualmente vennero obbligati a tenere la ripetizione pomeridiana e una disputa settimanale. Dal 1366 il lettore di logica rimaneva in carica per due anni. Nel 1369 il capitolo provinciale di Barcellona inviò san Vincenzo a Lérida per attendere agli studia naturarum (Gómez García, 1997: 372). Riguardo agli studia naturarum, cioè alle scuole di filosofia, nella Provincia di Spagna il primo studio venne istituito a Leon nel 1281 (Hernández, 1983: 36, 2.27.). Ne 1302, nella Provincia dAragona, su quindici conventi solo uno è sede di uno studium naturarum; due anni dopo se ne aggiunse un secondo (Robles Sierra, 1990: 243, 256, 266). Nel 1366 venne fissato a tre il numero delle scuole di filosofia nella medesima provincia, numero che però oscillò da cinque a sette. In genere nel XIV secolo, il numero delle scuole di logica nellOrdine è sempre il doppio rispetto a quello delle scuole di filosofia e questo è motivato dallorientamento dei vertici dellOrdine di avviare alla logica i giovani sani e capaci. Terminati tali corsi, i frati destinati ad assumere incarichi allinterno dellOrdine dovevano frequentare per un biennio gli studia theologiae per ascoltare le Sentenze ed acquisire familiarità con la disputa. Erano destinati agli studia naturarum, invece, i frati con buone conoscenze di logica, con la prospettiva di diventare maestri o lettori in conventi di spicco.

Nel 1303 nella Provincia dAragona si stabilì che si potesse accedere allo studio della filosofia, che era biennale, solo dopo aver letto logica (Robles Sierra, 1990: 257). Quali erano i programmi degli studi filosofici? Indicazioni importanti le ricaviamo a partire dal 1357 dagli atti capitolari della Provincia dAragona. Il maestro leggeva per un anno un libro principale (la Fisica e la Metafisica di Aristotele) e lanno seguente altre opere dello Stagirita (Filosofia naturale). Anche la Provincia dAragona si attenne alle direttive generali dellOrdine in merito al pericolo che lo studio della filosofia potesse distrarre da quello della teologia, come già ammoniva il capitolo generale di Montepellier nel 1271: «Monemus studentes quod studio philosophie minus intendant et in studio theologie se exerceant diligenter»(Reichert, 1898: 159).

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