Leonardo, senza ribattere ulteriormente, lascia alla ragazza unaltra cartina e un po di tabacco sufficiente a farsi unaltra sigaretta e si allontana. Attraversa la strada e passa vicino a Veronica, la poliziotta che lo sta tenendo docchio.
«Non è che non si noti che tu mi stia alle costole. Quando la capirai che sono un tipo pulito? Dovrei portarti a letto per fartelo capire. Staresti bene con me e mi cercheresti per altri motivi.»
«Evita di fare il galletto. Piuttosto, ti ho visto chiaramente passare la dose a quella ragazza. Ti sei dato allo spaccio, ora?»
«Te lho detto, sono pulito», risponde Leonardo sollevando le braccia. «Puoi perquisirmi se vuoi, se fossi uno spacciatore avrei altre dosi addosso, non è così, commissario?»
Veronica lo tasta ben bene e riesce a tirargli fuori dalle tasche, oltre il portafoglio, il tabacco, le cartine, laccendino e un pacchetto di Marlboro.
«Come diavolo fate a farvi le sigarette con questa robaccia? Mah!» La donna sfila una Marlboro dal pacchetto e se la accende, poi restituisce il tutto alluomo. «Tanto prima o poi ti becco con le mani nel sacco, e ti faccio fare una bella vacanza in unamena frazione di Ancona che si chiama Montacuto. Al fresco, in una residenza con le sbarre alle finestre e circondata da unaltissima recinzione.»
«Credo che farò prima io a portarti in una camera da letto e far lamore con te. Sei già cotta a puntino», replica Leonardo, confezionandosi abilmente una sigaretta con il tabacco e accendendola sotto lo sguardo esterrefatto di Veronica. Ognuno dei due se ne va per la sua strada, mentre Anna rimane ancora seduta a lungo sotto la tettoia della fermata del bus. A un certo punto si alza e, passo dopo passo, con la calma che richiede la sua incerta andatura, raggiunge lindirizzo fornitole da Leonardo. Studia la villetta, studia i suoi occupanti e già, nella sua mente, si delineano le azioni e i tempi della sua vendetta.
Il giorno dopo, Anna è già pronta allazione. Ha confezionato la Molotov seguendo alla lettera le istruzioni: funzionerà. Ladrenalina che circola nel sangue è a livelli talmente alti da farle dimenticare qualsiasi dolore. Sono le tre di notte e non cè anima viva in circolazione. Abbandona la stampella vicino alla recinzione della villetta, che riesce abbastanza faticosamente a scavalcare. La scala che ha adocchiato in giardino dovrebbe essere servita per potare gli alberi, ma quello che interessa è che ha laltezza giusta per arrivare alle finestre del primo piano. Anna lappoggia sotto quella che ha capito essere la finestra della camera da letto. Il tipo dorme con la moglie e i due hanno un bambino di pochi mesi che riposa nella camera attigua. La sera prima, alle tre e un quarto esatte, si era accesa la luce dellabat-jour e la donna era andata nella camera del piccolo, che si era svegliato e reclamava il biberon. Anna ha calcolato che quella cosa si potrebbe ripetere ogni notte più o meno alla stessa ora. Sale i pioli della scala, uno ad uno, con un po di fatica, ma neanche troppa. La tapparella è abbassata solo a metà. Al momento giusto, una gomitata a sfondare il vetro e lancio della Molotov. Sarà linferno.
Quel bastardo morirà allo stesso modo della mia povera mamma. Se lo merita! Se la moglie sarà lesta, porterà in salvo le sue chiappe insieme a quelle del piccolo. Quanto a me, aspetterò buona buona che mi vengano ad arrestare, tanto ormai
In cima a quella scala, Anna mette in bocca una sigaretta, in una mano laccendino, nellaltra la bomba incendiaria. Puntualmente la luce si accende e la donna si alza. La fiamma dellaccendino brilla, raggiunge la sigaretta, ma non riesce a raggiungere la miccia dellordigno rudimentale.
No, non posso essere io la causa del fatto che quel bambino crescerà come me, senza un padre, e con una madre distrutta dal dolore.
La gamba sta ricominciando a farle male ed è difficile ridiscendere la scala, rimetterla al suo posto, scavalcare la recinzione e recuperare la stampella, ma ci riesce.
La vita per Anna continua a scorrere come sempre, le sue risorse economiche sono sempre più risicate, e ogni sera si ritrova a consumare il suo panino seduta nella solita panchina. Richiama il cagnolino bianco, che devia dalla sua traiettoria per venire a prendersi la sua dose di coccole, trascinandosi dietro anche il suo padrone. Il cane si mette a zampe allaria, per farsi fare i grattini sulla pancia, cosa che gli piace tanto. Il veterinario sorride ad Anna, lei lo guarda negli occhi, due occhi verdi che infondono fiducia.
«In questo biglietto cè nome e indirizzo di chi mi ha ridotto in questo stato. Fanne quello che vuoi, io non ho né soldi, né credibilità per andare a chiedere risarcimenti.»
In silenzio, luomo prende il biglietto, se lo mette in tasca e si allontana. Dopo alcuni giorni, con la posta, la ragazza riceve un assegno di 300.000 Euro a firma del tipo che a suo tempo lha investita ed è scappato come un vigliacco. Nella busta un biglietto: Spero siano sufficienti. La prego di non denunciarmi. Uno scandalo mi rovinerebbe per sempre.
Leonardo, come suo solito, compare allimprovviso e si siede nella panchina accanto alla ragazza.
«Sigaretta?» le chiede.
«No, grazie. Ho smesso di fumare. Il sapore del tabacco in bocca non mi piace più.»
«Comè andata? Hai fatto buon uso della mia informazione?»
«Grazie a te e a un altro angelo, ora ho i soldi per andare in America e sottopormi a un intervento che riporterà la mia gamba alla sua lunghezza giusta. Ho calcolato che tra viaggio, soggiorno e spese per la clinica occorreranno 300.000 Euro tondi tondi. Tutto quello che ho, ma quando tornerò in Italia sarò pronta ad affrontare una nuova vita.»
«Bene, in bocca al lupo, allora!»
Leonardo attraversa la strada e giunge accanto alla poliziotta appostata. A sorpresa, avvicina il suo volto a quello di lei a sfiorarle le labbra. Colta alla sprovvista, Veronica accetta il bacio e comincia a far roteare la lingua per qualche istante intorno a quella di lui. Poi, con uno scatto si irrigidisce e si distacca di quel tanto che le basta a far partire un sonoro schiaffo diretto alla guancia di Leonardo.
«Sei pazzo!» esclama lei. Poi, seguendo il filo dei suoi ragionamenti da poliziotta: «Oggi la puttanella ha rifiutato la dose che le hai offerto? Ma tanto, ricorda, ficcatelo bene in testa: prima o poi ti becco con le mani nel sacco.»
«Faresti bene piuttosto a darti unocchiata intorno e soffermare lo sguardo sui criminali veri, che non mancano di certo in questa zona. Ma che te lo dico a fare? Tanto è seguendo me che acciuffi criminali. Prima o poi ti chiederò il conto, mia cara!»
Riavvicina la sua bocca a quella di Veronica e, questa volta, e non per sbaglio, lei si abbandona a un lungo bacio. Quando riapre gli occhi, Leonardo si è dileguato nel buio, come solo lui è in grado di fare.
VERONICA
Buio. Mentre i cittadini onesti si godono il meritato riposo nella tranquillità dei loro appartamenti, in alcune zone della città si vive una vita alternativa, animata da barboni, drogati, ubriaconi, prostitute, viados, extracomunitari più o meno clandestini e personaggi senza fissa occupazione e senza fissa dimora. A Jesi il cuore pulsante di questo tipo di società è la zona compresa tra la stazione ferroviaria e quella delle autocorriere, e gli inghiottitoi di questa feccia umana, capaci di accoglierla senza vomitarla, sono rappresentati dal dehors allaperto del bar del Piazzale di Porta Valle e dalle panchine che rimangono quasi del tutto al buio sotto gli alberi, dove la luce dei lampioni arriva a fatica o non arriva affatto. Lì non è infrequente vedere una prostituta ubriaca rimanere riversa sulla panchina, con il sedere nudo allaria, nella stessa posizione in cui è rimasta dopo il rapporto consumato con lultimo cliente, che magari lha lasciata così senza neanche pagarla.
La mezzanotte è passata da un pezzo e la serranda del bar pizzeria è abbassata per metà da più di mezzora. Veronica, quarantenne Commissario di Polizia, un glorioso passato da campionessa olimpionica di scherma, è appoggiata alla fiancata della sua berlina nera. Il fumo della sigaretta si va a unire al suo fiato condensato e alla nebbia della notte di autunno inoltrato che rende ovattate le sagome di persone e cose. Una prostituta di colore le si avvicina.
«Per 20 Euro ti posso far godere, meglio che un uomo.»
«Vattene!» risponde, mostrando il distintivo. «Sei fortunata che ho altro per le mani questa sera, altrimenti ti farei passare la notte in cella.»
«Dammi una sigaretta, allora.»
Veronica getta la cicca, cerca nelle tasche, accende lultima del pacchetto, che accartoccia e getta in terra.
«Come vedi non ne ho più. Vattene!», e sottolinea questultima frase sbuffandole direttamente il fumo in faccia e fissandola con lo sguardo più truce che è in grado di realizzare.
Uno dei pochi lampioni funzionanti si accende e si spegne in maniera intermittente, quasi comandato da uno strano meccanismo a orologeria, probabilmente la sua lampada è arrivata al capolinea ma ne passerà di tempo prima che qualche operaio del comune passi a sostituirla. Approfittando del buio e della nebbia, lo zingaro dai lunghi capelli grigi e il cappello a larghe falde scarica la vescica dietro la sagoma di una corriera parcheggiata, poi ritorna sotto il versò del bar, scola il suo bicchiere e si avvia barcollante verso la sua bicicletta. Tre pedalate e cade rovinosamente a terra, si rialza e si perde nella nebbia. Ogni sera nessuno sa se riuscirà a raggiungere indenne la sua roulotte, giù in fondo alla zona industriale, ma il giorno dopo si ripresenta puntualmente a elemosinare soldi, alcol e sigarette.
Veronica si stringe nel giubbotto di pelle per proteggersi dal freddo e dallumidità. Ecco, ora la sua attenzione è incentrata sulle due figure che fuoriescono da sotto la serranda del bar. Leonardo, lingegner Leonardo Albini, è in compagnia di una stangona dalla pelle ambrata, minigonna, gambe vertiginose e seno talmente gonfio di ormoni e silicone che potrebbe esplodere da un momento allaltro.
La stangona, più che una lei, è ancora un lui. Qualcosa che penzola in mezzo alle gambe ce lha di sicuro! pensa Veronica, ma non è interessata più di tanto alla cosa. Chi le interessa è Leonardo, quellingegnere edile dalla pretesa di diventare un investigatore privato. E certo, sempre a contatto con la malavita locale, chi meglio di lui potrebbe acciuffare criminali?
Leonardo saluta il viado, che se ne va in direzione di Via Setificio, mentre lui si dirige verso Porta Valle ed entra nel centro storico. Veronica lo segue cercando di mantenere la distanza, ma luomo si dilegua nei meandri dei vicoli.
Un uomo dallo spiccato accento dellest Europa le si avvicina da dietro e fa scattare un coltello a serramanico.
«Poco raccomandabile girare da queste parti per una donna sola!»
Affatto intimorita, la poliziotta esegue una piroetta e, grazie a un colpo di piede ben assestato, disarma il suo potenziale aggressore.
«Anche per un uomo, specialmente se infastidisce le persone sbagliate!»
E per quella notte è fatta, ha perso di vista il suo bersaglio, non ha potuto verificare la sua connivenza e complicità con i criminali della zona sud di Jesi, quella che un tempo era considerata una tranquilla cittadina di provincia. Tanto vale rientrare alla base. Con la certezza che prima o poi Leonardo farà un passo falso. Pura fantasia? O magari è segretamente e inconsapevolmente innamorata di lui, chissà!
I quotidiani locali del giorno successivo, una giornata caratterizzata da un pallido sole che fa capolino dalla coltre di nebbia, riportano lennesima notizia di cronaca nera.
Jesi. In zona Porta Valle un Viado è stato aggredito e accoltellato. Prontamente soccorso dallingegner Albini, che si trovava a passare di lì per caso, è stato dichiarato guaribile in 10 giorni. Ma la Polizia dovè?
CATERINA
In una rigida giornata di metà dicembre mi presentai al Questore di Ancona. Il Dottor Spanò era il mio vecchio capo. Ero tornata alla base, ma ero lì giusto per consegnare la busta contenente la mia richiesta di congedo per maternità.
«Sono felice di riaverla con noi, Dottoressa Ruggeri. Un elemento prezioso come Lei meglio averlo qui in zona in congedo per maternità, che non saperla assegnata a un Distretto di Polizia così lontano. Grazie alla sua nuova qualifica, ho in serbo per Lei un incarico particolare. Qui nelle Marche non abbiamo una Sezione Omicidi. Visto come se l'è cavata nell'indagine su a Triora, e visto il notevole aumento della criminalità anche nelle nostre zone, ho deciso di aprire la Sezione qui in Ancona, con valenza su tutto il territorio regionale, e sarà proprio Lei a dirigerla, coadiuvata dall'Ispettore Santinelli.»
No, non è possibile! dissi tra me e me. Di nuovo tra i piedi. Ma non doveva dirigere il Distaccamento Cinofili al mio posto dopo che me ne ero andata? In così poco tempo è stato capace di mandare all'aria tutto il mio lavoro decennale? I Cinofili sono allo sbando e il Distaccamento èprossimo alla chiusura?
Non avevo neanche il coraggio di chiedere lumi al mio superiore, che comunque, interpretando i miei pensieri reconditi, mi diede delle assicurazioni.
«Non si preoccupi, il suo adorato Distaccamento Cinofilo va alla grande anche senza di Lei, ma l'Ispettore Santinelli non era in grado di dirigerlo. Durante l'estate ben tre cani si sono ammalati di Leishmaniosi e due conduttori hanno chiesto il trasferimento per incompatibilità con l'Ispettore. Così, prima di giungere all'irreparabile, ho sostituito Santinelli con un validissimo collega, l'Ispettore Capo Della Debbia, che si è trasferito qui da Nettuno.»
Tirai un sospiro di sollievo e continuai ad ascoltare quanto aveva ancora da dirmi.
«Ma, tornando a noi, Le dicevo che questa nuova sezione, a valenza regionale, sarà dedicata alle indagini su omicidi e persone scomparse, e credo proprio che Lei sia la persona più adatta a dirigerla. Potrà venire in tutta libertà, senza tralasciare gli impegni di futura neo mamma, a organizzare l'ufficio, e quando mi dirà di essere pronta, partiremo.»
Ero entusiasta, e già le idee sull'organizzazione della nuova squadra frullavano nella mia testa.
«Tutto bene, ma devo proprio prendermi in carico anche l'Ispettore Santinelli?»
«Sembra che Lei sia l'unica che è sempre stata in grado di gestirlo! Direi proprio di sì!»
Annuii, non molto soddisfatta della prospettiva, e cominciai a tendere la mano al mio superiore per congedarmi.
«Un'ultima cosa, Dottoressa. Nei prossimi giorni avremo qui in sede degli specialisti che terranno un corso su Linguaggio del Corpo e Prossemica, e sarà una cosa molto interessante. Se volesse partecipare, pur essendo in congedo, vedrà che si potranno apprendere delle nozioni davvero importanti nella gestione degli interrogatori.»
Accettai l'invito, anche sapendo che Stefano non ne sarebbe stato affatto contento, in quanto il corso trattava di argomenti che mi avevano sempre affascinato: poter capire ciò che uno pensa, se mente o se sta dicendo la verità, dagli atteggiamenti che assume. Erano nozioni che, una volta apprese e unite alle mie nuove capacità percettive, avrebbero fatto di me un infallibile detective.
Così, nonostante il pancione e nonostante le proteste del mio compagno, cominciai a passare la maggior parte del mio tempo in Questura, un po' a seguire il corso di Linguaggio del corpo, un po' a organizzare il mio nuovo ufficio e la mia nuova squadra. L'Ispettore Santinelli mi seguiva in maniera servizievole e arrendevole, e tutto sommato non potevo lamentarmi di lui. Non potevo chiedere di avere a disposizione una Lamborghini come quella che avevamo su a Imperia, ma ottenni di far montare su un'Alfa 159 un computer simile a quello che tanto ci aveva aiutato nell'indagine di Triora. Istruii un po Santinelli sul suo utilizzo e lo feci anche iscrivere a un corso avanzato di tecnologia informatica, anche se ero convinta che non si potesse pretendere più di tanto da lui.