MARCHESE: Oh che roba! Oh che salsa! Oh che odore! Oh che sapore! (Mangiando.)
CAVALIERE: (Il Marchese sarà geloso, che Lei sta vicina a me). (Piano a Mirandolina.)
MIRANDOLINA: (Non me ne importa). (Piano al Cavaliere.)
CAVALIERE: (Anche Lei è nemica degli uomini?). (Piano a Mirandolina.)
MIRANDOLINA: (Come Lei è nemico delle donne). (Come sopra.)
CAVALIERE: (E le donne adesso fanno una vendetta). (Come sopra.)
MIRANDOLINA: (Come, signore?). (Come sopra.)
CAVALIERE: (Eh! furba! Lei vedrà benissimo). (Come sopra.)
MARCHESE: Amico, alla Sua salute. (Beve il vino di Borgogna.)
CAVALIERE: Ebbene? Comè?
MARCHESE: Scusatemi ma non è buono per niente. Assaggiate il mio vin di Cipro.
CAVALIERE: Ma dovè questo vino di Cipro?
MARCHESE: Lho qui, lho portato con me, voglio che ce lo godiamo: ma! è di quello, eccolo. (Tira fuori una bottiglia molto piccola.)
MIRANDOLINA: Per quel che vedo, signor Marchese, non vuole che il suo vino ci vada alla testa[67].
MARCHESE: Questo? Si beve a gocce. Ehi? I bicchierini. (Apre la bottiglia.)
SERVITORE (porta dei bicchierini da vino di Cipro)
MARCHESE: Eh, son troppo grandi. Non ne avete di più piccoli? (Copre la bottiglia con la mano.)
CAVALIERE: Porta quei da rosolio. (Al Servitore.)
MIRANDOLINA: Io credo che basterebbe[68] odorarlo.
MARCHESE: Uh caro! Ha un odor che consola. (Lo annusa.)
SERVITORE (porta tre bicchierini.)
MARCHESE (versa pian piano, e non riempie i bicchierini, poi li dà al Cavaliere, a Mirandolina, e laltro per sé, turando bene la bottiglia): Che nettare! Che ambrosia! Che manna distillata! (Bevendo.)
CAVALIERE: (Che pensa di questa porcheria?). (A Mirandolina, piano.)
MIRANDOLINA: (Lavature di fiaschi). (Al Cavaliere, piano.)
MARCHESE: Ah! Che dice? (Al Cavaliere.)
CAVALIERE: Buono, prezioso.
MARCHESE: Ah! Mirandolina, Le piace?
MIRANDOLINA: Per me, signore, non posso fingere; non mi piace, lo trovo cattivo, e non posso dir che è buono. Sono bravi quelli chi sanno fingere. Ma chi sa fingere in una cosa, saprà fingere nelle altre ancora.
CAVALIERE: (Lei mi dà un rimprovero; non capisco il perché). (Da sé)
MARCHESE: Mirandolina, Lei non si intende di questa sorta di vini. Mi dispiace. Veramente il fazzoletto che Le ho regalato, lha conosciuto e Le è piaciuto, ma il vino di Cipro non lo conosce. (Finisce di bere.)
MIRANDOLINA: (Sente come si vanta?). (Al Cavaliere, piano.)
CAVALIERE: (Io non farò mai così). (A Mirandolina, piano.)
MIRANDOLINA: (Lei si vanta quando disprezza le donne). (Come sopra.)
CAVALIERE: (E Lei si vanta quando vince tutti gli uomini). (Come sopra.)
MIRANDOLINA: (Tutti no). (Con vezzo, al Cavaliere, piano.)
CAVALIERE: (Tutti sì.) (Con qualche passione, piano a Mirandolina.)
MARCHESE: Ehi? Bicchierini puliti! (Al Servitore)
MIRANDOLINA: Per me non ne voglio più
MARCHESE: No, no, non lo faccio per Lei. (Mette del vino di Cipro in un bicchierino.) Galantuomo, se il tuo padrone ti permette, va dal Conte dAlbafiorita, e digli forte, così che tutti potranno sentire, che io lo prego di assaggiare un po del mio vino di Cipro.
SERVITORE: Sarà servito. Questo non lo ubriaca certo. (Da sé; parte.)
CAVALIERE: Marchese, Lei è molto generoso.
MARCHESE: Io? Lo chieda a Mirandolina.
MIRANDOLINA: Oh certamente!
MARCHESE: Lha visto il fazzoletto il Cavaliere? (A Mirandolina.)
MIRANDOLINA: Non lha ancora visto.
MARCHESE: Lo vedrà. (Al Cavaliere) Un po di questo balsamo me lo salvo per questa sera. (Mette in tasca la bottiglia con un dito di vino[69] avanzato.)
MIRANDOLINA: Sta attento per non farsi male, signor Marchese.
MARCHESE: Eh! Sa che cosa mi fa male? (A Mirandolina.)
MIRANDOLINA: Che cosa?
MARCHESE: I Suoi begli ochhi.
MIRANDOLINA: Davvero?
MARCHESE: Cavaliere mio, io sono innamorato di lei perdutamente.
CAVALIERE: Me ne dispiace[70].
MARCHESE: Lei non ha mai provato amore per le donne. Oh, quando lo proverà, mi potrà capire.
CAVALIERE: Sì, La capisco.
MARCHESE: E son geloso come una bestia. Lascio Mirandolina stare vicino a Lei, perché so che Lei è nemico di donne.
CAVALIERE: (Lui comincia a seccarmi). (Da sé.)
1. Управление глаголов. Запомните:
chiedere scusa a qn. просить прощения (Bambino, devi chiedere scusa a Mariuccia! Малыш, ты должен попросить прощения у Машеньки!)
andare a fare qc. собираться сделать (Vado a fare due passi.[71] Я иду прогуляться.)
importare иметь значение (Non me ne importa dei tuoi affari. Для меня твои дела не имеют значения.)
sapere fare уметь делать (So andare in bicicletta. Я умею кататься на велосипеде.)
stare vicino a qn. стоять рядом с (Ti prego, non stare vicino a me! Я тебя прошу, не стой рядом со мной!)
lasciare qn. fare qc. позволять кому-л. сделать что-л. (Lasciami andare![72] Дай мне уйти!)
fare male a qn. поступить плохо, причинить боль (La testa mi fa male. У меня болит голова.)
2. Составьте по 5 предложений с каждым глаголом.
3. Переведите на итальянский язык.
Видишь эту картину? Что ты о ней скажешь? Прекрасная, разве нет?
Что (как), извини?
Посмотри на картину! Ты меня не слушаешь?! Это подлинник (досл. настоящий) Микеланджело!
Однако же, это не подлинник (досл. не тот настоящий).
Как не настоящий!? Я за него заплатил как за настоящий!
Я в этом разбираюсь и говорю тебе, что это подделка (досл. неправда).
Ой, у меня сердце болит. Стул!
Вот стул. Вот платок. Вот капли.
Сейчас мне получше. Останься еще немного рядом со мной!
Да, я остаюсь здесь с тобой.
Ах хитрецы!.. Я должен отомстить. С этих пор (досл. сейчас) эти негодяи мои враги
Scena settima
Il Servitore con una bottiglia, e detti
SERVITORE: Il signor Conte La ringrazia, e manda una bottiglia di vino di Canarie. (Al Marchese.)
MARCHESE: Oh, oh, vorrà comparare? il suo vin di Canarie con il mio vino di Cipro? Lascia vedere[73]. Povero pazzo! È una porcheria, lo conosco allodore. (Salza e tiene la bottiglia in mano.)
CAVALIERE: Prima si deve assaggiarlo però (Al Marchese.)
MARCHESE: Non voglio assaggiar niente. Questa è una impertinenza che mi fa il Conte, come tante altre. Vuol sempre starmi al di sopra[74]. Vuole provocarmi, per farmi far[75] delle bestialità. Ma giuro al cielo, Mirandolina, se non lo caccia via, farò qualcosa di terribile. Io son chi sono, e non voglio sopportare questa persona vicino a me. (Parte, e porta via la bottiglia)
Scena ottava
Il Cavaliere, Mirandolina ed il Servitore
CAVALIERE: Il povero Marchese è pazzo.
MIRANDOLINA: Ha portato via anche la bottiglia, forse per calmarsi.
CAVALIERE: È pazzo, Le dico. E Lei che lha fatto impazzire.[76]
MIRANDOLINA: Sono di quelle che fanno impazzire gli uomini?
CAVALIERE: Sì, Lei è (Con affanno.)
MIRANDOLINA: Signor Cavaliere, se mi permette (Si alza.)
CAVALIERE: Si fermi.
MIRANDOLINA: Perdoni; io non faccio impazzire nessuno. (Andando)
CAVALIERE: Mi ascolti. (Si alza, ma resta alla tavola.)
MIRANDOLINA: Scusi. (Andando.)
CAVALIERE: Si fermi, Le dico. (Con imperio.)
MIRANDOLINA: Che vuole da me? (Con alterezza voltandosi.)
CAVALIERE: Nulla. (Si confonde.) Beviamo un altro bicchiere di Borgogna.
MIRANDOLINA: Va bene signore, lo facciamo presto presto, e poi me ne vado.
CAVALIERE: Si siede.
MIRANDOLINA: In piedi, in piedi.
CAVALIERE: Tenga. (Con dolcezza le dà il bicchiere)
MIRANDOLINA: Faccio un brindisi, e me ne vado subito. Un brindisi che mi ha insegnato mia nonna.
MIRANDOLINA: Faccio un brindisi, e me ne vado subito. Un brindisi che mi ha insegnato mia nonna.
Viva Bacco, e viva Amore:
Luno e laltro ci consolano
Uno passa per la gola,
Laltro va dagli occhi al cuore.
Bevo il vin, cogli occhi poi
Faccio quel che fate voi.[77]
(Parte.)
Scena nona
Il Cavaliere, ed il Servitore
CAVALIERE: Bravissima, venga qui: senta.. Ah malandrina! Se nè fuggita. Se nè fuggita, e mi ha lasciato cento diavoli che mi tormentano.
SERVITORE: Comanda di portare la frutta in tavola? (Al Cavaliere.)
CAVALIERE: Va al diavolo ancor tu. (Il Servitore parte.) Bevo il vin, cogli occhi poi, faccio quel che fate voi? Che brindisi misterioso è questo? Ah maledetta, ti conosco Mi vuoi abbattere, mi vuoi assassinare. Ma lo fa con tanta grazia! Ma parla così bene Diavolo, diavolo, voglio vederla ancora. No, andrò a Livorno. Non voglio più rivederla. Che non mi venga più tra i piedi[78]. Maledettissime donne! Giuro: dove ci sono donne, non ci andrò mai più. Mirandolina è donna; non me ne voglio fidare. Voglio andar via. Domani andrò via. Ma se aspetto a domani? Se dormo nella locanda, chi mi assicura che Mirandolina non mi rovinerà proprio stasera? (Pensa.) Sì; facciamo una risoluzione da uomo.
SERVITORE: Signore.
CAVALIERE: Va dal cameriere della locanda e digli di portarmi subito il mio conto.
SERVITORE: Capito. (In atto[79] di partire.)
CAVALIERE: Senti. In due ore i bauli devono essere pronti.
SERVITORE: Vuol partire forse?
CAVALIERE: Sì, portami qui la spada ed il cappello, così che il Marchese non se naccorge.
SERVITORE: Ma se mi vede fare i bauli?
CAVALIERE: Digli ciò che vuoi. Mhai inteso.
SERVITORE: (Oh, quanto mi dispiace andar via, per causa di Mirandolina!), (Da sé, parte.)
CAVALIERE: Eppure è vero. Io sento nel partir di qui una dispiacenza nuova, che non ho mai provata. Ma restare è tanto peggio per me. Tanto più presto mi conviene partire. Sì, donne, sempre più dirò male di voi; sì, voi ci fate del male, ancora quando ci volete fare del bene.
Scena quindicesima
Fabrizio e detto
FABRIZIO: È vero, signore, che vuole il conto?
CAVALIERE: Sì, lhai portato?
FABRIZIO: Adesso la padrona lo fa.
CAVALIERE: Lei fa i conti?
FABRIZIO: Oh, sempre da sola. Anche quando viveva suo padre. Scrive e sa fare il conto meglio di qualche giovane di negozio.
CAVALIERE: (Che donna singolare è lei!). (Da sé.)
FABRIZIO: Ma vuole andar via così presto?
CAVALIERE: Sì, così vogliono i miei affari.
FABRIZIO: La prego di ricordarsi del cameriere.
CAVALIERE: Porta il conto, e so quel che devo fare.
FABRIZIO: Lo vuol qui il conto?
CAVALIERE: Lo voglio qui; in camera per ora non ci vado.
FABRIZIO: Va bene; in camera sua cè quel seccatore del signor Marchese. Carino! Fa linnamorato della padrona; ma può leccarsi le dita. Mirandolina deve esser mia moglie.
CAVALIERE: Il conto! (Alterato.)
FABRIZIO: La servo subito. (Parte.)