Трактирщица / La locandiera. Итальянский шутя - Карло Гольдони 8 стр.


CONTE: Vedo che è uningrata; voglio assolutamente lasciarla. Voglio partire or ora da questa locanda indegna.

MARCHESE: Sì, fa bene, vada.

CONTE: E Lei, un cavaliere di tanta riputazione, dovrebbe partire con me

MARCHESE: Ma dove dovrei andare?

CONTE: Le troverò io un alloggio. Lascia pensare a me.

MARCHESE: Questalloggio sarà per esempio

CONTE: Andremo in casa dun mio paesano. Non spenderemo nulla.

MARCHESE: Basta, è tanto mio amico, che non posso dire di no.

CONTE: Andiamo, e vendichiamoci di questa femmina sconoscente.

MARCHESE: Sì, andiamo. veramente è uningrata. Ho speso tanto per lei, e mi tratta così.

CONTE: Voglio rovinare la sua locanda.

Scena tredicesima

Camera con tre porte.

MIRANDOLINA (sola): Oh meschina me! Sono nel brutto impegno! Se il Cavaliere mi arriva, sto fresca. Si è indiavolato maledettamente. E se viene qui cosa faccio? Voglio chiudere questa porta. (Serra la porta da dove è venuta.) Ora comincio quasi a pentirmi di quel che ho fatto. È vero che mi sono divertita molto. Un superbo, un disprezzator delle donne mi corre dietro; ma ora che il satiro è sulle furie, vedo in pericolo la mia riputazione e anche la mia vita. Devo risolvere un grande problema. Son sola, non ho nessuno che mi può difendere. Cè solo quel buon uomo di Fabrizio. Gli prometterò di sposarlo Ma prometti, prometti, si stancherà di credermi.. Sarebbe quasi meglio di sposarlo davvero. Finalmente con questo matrimonio posso salvare il mio interesse e la mia reputazione, senza pregiudicare alla mia libertà.

Scena quattordicesima

Il Cavaliere di dentro, e detta; poi Fabrizio.

Il Cavaliere batte per di dentro alla porta.

MIRANDOLINA: Battono a questa porta: chi sarà mai?

CAVALIERE: Mirandolina.

MIRANDOLINA: (Lamico è qui). (Da sé.)

CAVALIERE: Mirandolina, mi apri.

MIRANDOLINA: (Aprirgli? Non sono così gonza). Che comanda, signor Cavaliere?

CAVALIERE: Mi apri.

MIRANDOLINA: Per favore, vada nella sua camera, e mi aspetti, che or ora son da lei.

CAVALIERE: Perché non vuole aprirmi?

MIRANDOLINA: Arrivano dei forestieri. Mi faccia questa grazia, vada, che or ora sono da lei.

CAVALIERE: Vado: se non viene, povera Lei. (Parte.)

MIRANDOLINA: Se non viene, povera Lei! Povera me, se ci vado. La cosa va sempre peggio. Si deve fare qualcosa, se si può. È andato via? (Guarda al buco della chiave.) Sì, sì, è andato. Mi aspetta in camera, ma non ci vado. Ehi? Fabrizio (Ad unaltra porta.) E se non vorrà vendicarmi? Oh, non cè pericolo. Ho io certe manierine, certe smorfiette. Fabrizio. (Chiama ad unaltra porta.)

FABRIZIO: Hai chiamato?

MIRANDOLINA: Vieni qui; voglio farti una confidenza.

FABRIZIO: Son qui.

MIRANDOLINA: Sai che il Cavaliere di Ripafratta si è scoperto innamorato di me.

FABRIZIO: Eh, me ne sono accorto.

MIRANDOLINA: Sì? Te ne sei accorto? Io in verità non me ne sono mai accorta.

FABRIZIO: Povera semplice! Non se nè accorta! Non ha visto, quando stiravi con il ferro, le smorfie che ti faceva? La gelosia che aveva di me?

MIRANDOLINA: Io che faccio senza malizia, prendo le cose con indifferenza. Basta; ora mi ha detto certe parole, che in verità, Fabrizio, mi hanno fatto arrossire.

FABRIZIO: Vedi: questo è perché sei una giovane sola, senza padre, senza madre, senza nessuno. Con il marito non andrebbe così.

MIRANDOLINA: Orsù, capisco che dici bene; ho pensato di sposarmi.

FABRIZIO: Ricordati di tuo padre.

MIRANDOLINA: Sì, me ne ricordo.

КОНЕЦ ОЗНАКОМИТЕЛЬНОГО ОТРЫВКА

FABRIZIO: Vedi: questo è perché sei una giovane sola, senza padre, senza madre, senza nessuno. Con il marito non andrebbe così.

MIRANDOLINA: Orsù, capisco che dici bene; ho pensato di sposarmi.

FABRIZIO: Ricordati di tuo padre.

MIRANDOLINA: Sì, me ne ricordo.

Scena quindicesima

Il Cavaliere di dentro e detti.

Il Cavaliere batte alla porta dove era prima.

MIRANDOLINA: Picchiano. (A Fabrizio.)

FABRIZIO: Chi è che picchia? (Forte verso la porta.)

CAVALIERE: Mi apri. (Di dentro.)

MIRANDOLINA: Il Cavaliere. (A Fabrizio.)

FABRIZIO: Che cosa vuole? (Saccosta per aprirgli.)

MIRANDOLINA: Aspetta, io parto.

FABRIZIO: Di che hai paura?

MIRANDOLINA: Caro Fabrizio, non so, ho paura della mia onestà. (Parte.)

FABRIZIO: Non dubita, io ti difenderò.

CAVALIERE: Mi apri, giuro al cielo. (Di dentro.)

FABRIZIO: Che vuole, signore? Perché urla? In una locanda onorata non si fa così.

CAVALIERE: Apri questa porta. (Si sente che la sforza.)

FABRIZIO: Cospetto del diavolo! Non vorrei precipitare. Uomini, chi è di là? Non cè nessuno?

Scena sedicesima

Il Marchese ed il Conte dalla porta di mezzo, e detti.

CONTE: Che cè? (Sulla porta.)

MARCHESE: Che rumore è questo? (Sulla porta.)

FABRIZIO: Signori, vi prego: il signor Cavaliere di Ripafratta vuole sforzare quella porta. (Piano, che il Cavaliere non senta.)

CAVALIERE: Aprimi, o la getto abbasso. (Di dentro.)

MARCHESE: È diventato pazzo? Andiamo via. (Al Conte.)

CONTE: Gli apri. (A Fabrizio.) Ho volontà per appunto[107] di parlar con lui.

FABRIZIO: Aprirò; ma La prego

CONTE: Non avere paura. Siamo qui noi.

(Fabrizio apre, ed entra il Cavaliere.)

CAVALIERE: Giuro al cielo, dovè?

FABRIZIO: Chi cerchi, signore?

CAVALIERE: Mirandolina dovè?

FABRIZIO: Io non lo so.

CAVALIERE: Scellerata, la troverò. (Cammina, e scopre il Conte e il Marchese.)

CONTE: Con chi lha? (Al Cavaliere.)

MARCHESE: Cavaliere, noi siamo amici.

CAVALIERE: (Oimè! Non vorrei per tutto loro del mondo che loro vedono questa mia debolezza). (Da sé.)

FABRIZIO: Che cosa vuole, signore, dalla padrona?

CAVALIERE: A te non devo raccontarlo. Quando comando, voglio esser servito. Pago i miei soldi per questo, e giuro al cielo, lei avrà che fare con me.

FABRIZIO: Lei paga i suoi soldi per essere servito nelle cose lecite e oneste: ma non ha poi da pretendere, mi scusi, che una donna onorata

CAVALIERE: Che dici tu? Che sai tu? Tu non entri nei fatti miei. So io quel che ho ordinato a lei.

FABRIZIO: Le ha ordinato di venire nella sua camera.

CAVALIERE: Va via, briccone, che ti rompo il cranio.

FABRIZIO: Mi meraviglio di lei.

MARCHESE: Zitto. (A Fabrizio.)

CONTE: Vai via. (A Fabrizio.)

CAVALIERE: Vattene via di qui. (A Fabrizio.)

FABRIZIO: Dico, signore (Riscaldandosi.)

MARCHESE: Via.

CONTE: Via. (Lo cacciano via.)

FABRIZIO: (Corpo di bacco! Ho proprio voglia di precipitare). (Da sé, parte)

1. Условное наклонение (Condizionale). Дополните таблицу:

essere

cantare

Устно проспрягайте глаголы

andare (andrei), bere (berrei), venire (verrei), sapere(saprei), potere (potrei), mangiare, dormire, partire, passare.

2. Переведите на итальянский

1) Кто стучит?

 Это я, Марио.

 Уходи.

 Замолчи!

 Клянусь небу, я вот-вот вызову полицию!

 Но сначала я вынесу дверь.

2) Мне намного больше нравится внимательный мужчина, а не ревнивый. Мне стыдно, когда ревность разрушает семью.

Scena diciassettesima

Il Cavaliere, il Marchese ed il Conte.

CAVALIERE: (Indegna! Farmi aspettar nella camera?). (Da sé)

MARCHESE: (Che diamine ha?). (Piano al Conte.)

CONTE: Non lo vede? È innamorato di Mirandolina. (Ora è il tempo di vendicarmi). (Da sé.) Signor Cavaliere, non conviene ridersi delle debolezze degli altri, quando si ha un cuore fragile come il Suo.

CAVALIERE: Di che parla?

MARCHESE: Amico, io non so niente.

CONTE: Parlo di Lei, che con il pretesto di non soffrire le donne, ha tentato di rubarmi il cuore di Mirandolina, che ho già conquistato.

CAVALIERE: Io? (Alterato, verso il Marchese.)

MARCHESE: Io non parlo.

CONTE: Rispondi a me. Si vergogna forse che non è fortunato?

CAVALIERE: Io mi vergogno dascoltara, senza dire che mente.

CONTE: Io mento?

MARCHESE: (La cosa va peggiorando). (Da sé.) Vado via. (Vuol partire.)

CAVALIERE: Si ferma. (Lo trattiene per forza[108].)

CONTE: E mi renderà conto[109]

CAVALIERE: Sì, Le renderò conto Mi dia la Sua spada (Al Marchese.)

MARCHESE: Eh via, calmatevi tutti e due. Caro Conte, cosa importa a Lei se il Cavaliere ama Mirandolina?

CAVALIERE: Io lamo? Non è vero; mente chi lo dice.

MARCHESE: Mente? Non sono io che lo dico.

CAVALIERE: Chi dunque?

CONTE: Io lo dico e lo sostengo, e non ho soggezione di Lei.

CAVALIERE: Mi dia quella spada. (Al Marchese.)

MARCHESE: No, dico.

CAVALIERE: È ancora Lei mio nemico?

MARCHESE: Io sono amico di tutti.

CONTE: Azioni indegne son queste.

CAVALIERE: Ah giuro al Cielo! (Leva la spada al Marchese, la quale esce col fodero.)

MARCHESE: Via; siete troppo caldo. (Mi dispiace) (Da se, rammaricandosi.)

CONTE: Io voglio soddisfazione. (Si mette in guardia.[110])

CAVALIERE: Gliela darò. (Vuol levar il fodero, e non può.)

MARCHESE: Quella spada non La conosce..

CAVALIERE: Oh maledetta! (Sforza per cavarlo.)

MARCHESE: Cavaliere, non farà niente

CONTE: Non ho più sofferenza.

CAVALIERE: Eccola. (Cava la spada, e vede essere mezza lama.) Che è questo?

MARCHESE: Mi ha rotto la spada.

CAVALIERE: Il resto dovè? Nel fodero non cè niente.

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MARCHESE: Sì, è vero; lho rotta nellultimo duello; non me ne ricordavo.

CAVALIERE: Lasciami provvedere una spada. (Al Conte.)

CONTE: Giuro al cielo, non mi potrà fuggire.

CAVALIERE: Che fuggire? La uccido anche con questo pezzo di lama.

MARCHESE: È lama di Spagna, non ha paura.

CAVALIERE: Sì, con questa lama (Va verso il Conte.)

CONTE: Indietro. (Si pone in difesa[111].)

Scena diciottesima

Mirandolina, Fabrizio e detti.

FABRIZIO: Alto, alto[112], padroni.

MIRANDOLINA: Alto, signori miei, alto

CAVALIERE: (Ah maledetta!). (Vedendo Mirandolina.)

MIRANDOLINA: Povera me! Con le spade?

MARCHESE: Vede? Per causa Sua.

MIRANDOLINA: Come per causa mia?

CONTE: Eccolo lì il signor Cavaliere. È innamorato di Lei.

CAVALIERE: Io innamorato? Non è vero; mente.

MIRANDOLINA: Il signor Cavaliere innamorato di me? Oh no, signor Conte, Lei si sbaglia. Posso assicurarla, che certamente si sbaglia. Si vede

CAVALIERE: Che si sa? Che si vede? (Alterato, verso il Marchese.)

MARCHESE: Dico, che quando è, si sa Quando non è, non si vede.

MIRANDOLINA: Il signor cavaliere innamorato di me? È un uomo che non può vedere le donne, che le disprezza, io non posso sperare dinnamorarlo. Signori miei, io sono una donna sincera: quando devo dir, dico, e non posso negare la verità. Ho tentato dinnamorare il signor Cavaliere, ma non ho fatto niente. (Al Cavaliere.)

CAVALIERE: (Ah! Non posso parlare). (Da sé.)

MIRANDOLINA: Oh, il signor Cavaliere non sinnamora. Conosce larte. Sa la furberia delle donne: alle parole non crede; delle lacrime non si fida. Degli svenimenti poi se ne ride.

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