Seguita da Bill, Jenn e dal Capo Belt, cominciò a camminare lungo la spiaggia.
Mentre camminavano, Riley disse a Belt: “Pensavo che avesse chiuso la spiaggia.”
“Ed è così” Belt disse.
“Allora che cosa diavolo ci fanno ancora tutti qui?” Riley chiese.
“Beh, come ho detto, Rags vive qui” Belt disse. “Non sembra esserci un motivo valido per poterlo cacciare via. Inoltra, non ha un altro posto dove andare.”
Dopo aver svoltato la curva, Belt li condusse, dalla spiaggia su un pendio erboso Il gruppo camminò superò la morbida sabbia e l’alta erba, fino alla cima della salita. Da lì, Riley poteva vedere un piccolo wigwam improvvisato, a circa novanta metri di distanza.
“È tutta la casa di Rags” Belt disse.
Quando si avvicinarono, Riley si rese conto che era coperto di sacchetti di plastica e coperte. Il pendio certamente lo metteva fuori dalla portata dell’alta marea. Il wigwam era circondato da coperte, ricoperte da ciò che sembrava un folle assortimento di oggetti.
Riley si rivolse a Belt: “Mi dica di Rags Tucker. Belle Terre non ha regole contro il vagabondaggio?”
Belt sogghignò leggermente.
Dunque, disse: “A dire il vero, sì, ma Rags non è esattamente il tipico vagabondo. È originale, e piace alla gente, specialmente ai visitatori. E non è un sospettato, mi creda. È la persona più innocua che esista al mondo.”
Belt indicò gli oggetti posti sulla coperta.
“Fa degli affari bizzarri con tutta la roba che ha qui. Raccoglie rifiuti dalla spiaggia, e la gente viene ad acquistarli, o a scambiare oggetti che non vuole più. In realtà, è soltanto una scusa per la gente che viene qui a parlare con lui. Lo fa per tutta l’estate, finché il tempo regge. Riesce a racimolare abbastanza soldi da affittare un appartamentino economico a Sattler per l’inverno. Poi, quando il tempo è buono di nuovo, torna qui.”
Quando si avvicinarono, Riley poté osservare quegli oggetti più attentamente. Si trattava di una bizzarra collezione che includeva legname, conchiglie ed altri oggetti naturali, ma anche vecchi tostapane, televisori guasti, vecchie lampade ed altro materiale che i visitatori avevano indubbiamente portato per lui.
Quando giunsero al margine della zona ingombra di coperte stese, Belt gridò: “Ehi, Rags. Mi chiedevo se potevamo parlare ancora un po’ con te.”
Una voce roca rispose dall’interno del wigwam.
“Te l’ho già detto, non ho visto nessuno. Non hai ancora catturato quel verme? Di sicuro non mi piace l’idea che ci sia un killer sulla mia spiaggia. Te l’avrei già detto se avessi saputo qualcosa.”
Riley avanzò verso il wigwam e gridò: “Rags, dovrei parlare con lei.”
“Lei chi è?”
“FBI. Mi chiedo se, forse, ha visto un grosso timer di sabbia. Sa, come una clessidra.”
Per alcuni istanti, non ci fu risposta. Poi, una mano all’interno del wigwam spinse via un lenzuolo che copriva l’apertura.
Dentro, c’era un uomo ossuto seduto a gambe incrociate, con grandi occhi che la guardavano.
E, poggiato di fronte a lui, c’era un enorme timer di sabbia.
CAPITOLO OTTO
L’uomo nel wigwam si limitò ad osservare Riley, con grandi occhi grigi. Lo sguardo della donna passava dal vagabondo al grosso timer di sabbia di fronte a lui. Trovò difficile stabilire che cosa fosse più stupefacente tra i due.
Rags Tucker aveva lunghi capelli grigi e una barba che gli arrivava fino alla vita. I suoi vestiti laceri e larghi corrispondevano al suo nome.
Naturalmente, lei si chiese …
Quest’uomo è un sospettato?
Lo trovava difficile da credere. I suoi arti erano sottili e filiformi, e non sembrava affatto abbastanza robusto da poter essere autore uno di quei faticosi omicidi. Trasmetteva decisamente un senso di innocuità.
Riley sospettava che il suo sciatto aspetto fosse una sorta di messinscena. Non aveva un cattivo odore, almeno da dove lei si trovava non ne sentiva alcuno, e i suoi vestiti sembravano puliti, sebbene fossero ormai logori e consumati.
Per quanto riguardava il timer di sabbia, assomigliava molto a quello che avevano trovato accanto al sentiero. Era alto più di sessanta centimetri, con motivi ad onda incisi sulla parte superiore, e tre barre abilmente intarsiate che tenevano insieme la struttura.
Non era identico all’altro, a dire il vero. In effetti, il legno non era così scuro, più di un marrone rossiccio. Sebbene gli intarsi fossero simili, non erano l’esatta replica di quelli che caratterizzavano l’altro timer di sabbia.
Ma quelle piccole variazioni non erano la differenza fondamentale tra i due.
Cosa più importante, la sabbia era il discrimine. Nel timer che Bill aveva trovato tra gli alberi, tutta la sabbia si trovava nel globo inferiore. In questo, invece, la maggior parte era ancora all’interno del globo superiore.
Questa sabbia era in movimento e scendeva lentamente nel globo sottostante.
Riley era sicura di una cosa: il killer aveva voluto che loro trovassero quel timer, così come aveva voluto che trovassero anche l’altro.
Tucker infine parlò. “Come faceva a sapere che ce l’avevo io?” si rivolse a Riley.
Riley estrasse il distintivo.
“Le domande le faccio io, se non le dispiace” rispose, in un tono per niente minaccioso. “Come l’ha avuto?”
Tucker alzò le spalle.
“È un regalo” l’altro rispose.
“Da parte di chi?” Riley chiese.
“Degli dei, forse. È caduto dal cielo, secondo la miglior versione che possa immaginare. Quando stamattina ho guardato fuori, l’ho visto immediatamente, lì sulle coperte, insieme alla mia roba. L’ho portato dentro e sono tornato a dormire. Poi, mi sono svegliato di nuovo, e sono rimasto qui a guardarlo per un po’.”
L’uomo osservò attentamente il timer di sabbia.
“Non ho mai osservato il tempo che passa a dire il vero” disse. “È un’esperienza unica. Sembra che il tempo passi lentamente e velocemente allo stesso tempo. E, in questo, c’è un senso di inevitabilità. Non si può riportare indietro il tempo, così come dicono.”
Riley chiese a Tucker: “La sabbia scorreva così quando l’ha trovato, o l’ha capovolto?”
“L’ho tenuto proprio così com’era” Tucker disse. “Pensa che oserei cambiare lo scorrere del tempo? Non interferisco con questioni cosmiche come questa. Non sono così stupido.”
No, non è affatto stupido, Riley pensò.
Era come se stesse cominciando a comprendere Rags Tucker meglio, ad ogni frammento della loro conversazione. Quest’uomo vagabondo, confuso e trasandato, era davvero bravo a intrattenere i visitatori. Si era trasformato in un’attrazione locale lì, a Belle Terre. E, da quello che il Capo Belt le aveva detto di lui, Riley sapeva che si era creato una vita modesta. Si era stabilito lì e aveva ottenuto un permesso implicito per vivere esattamente dove voleva.
Rags Tucker era lì per intrattenere ed essere intrattenuto.
Riley stabilì che questa fosse una situazione delicata.
Aveva bisogno di portargli via il timer di sabbia. Voleva farlo in fretta, e senza sollevare lamentele a riguardo.
Ma lui gliel’avrebbe concesso?
Sebbene lei conoscesse benissimo le leggi relative a ricerca e sequestro, non era affatto sicura di come si applicassero ad un vagabondo che viveva in un wigwam su una proprietà privata.
Se ne sarebbe dovuta occupare senza ottenere un mandato. Ma doveva procedere attentamente.
Disse a Tucker: “Pensiamo che possa averlo lasciato qui chi ha commesso i due omicidi.”
Tucker sgranò gli occhi.
Poi Riley disse: “Abbiamo bisogno di prendere con noi il timer. Potrebbe essere una prova importante.”
Tucker scosse lentamente la testa.
Poi replicò: “Sta dimenticando la legge della spiaggia.”
“Cioè?” Riley chiese.
“Chi trova tiene. Inoltre, se questo è davvero un dono dagli dei, farei meglio a non condividerlo. Non intendo violare la volontà dell’universo.”
Riley studiò la sua espressione. Poteva dire che non era pazzo o delirante, sebbene potesse talvolta agire da tale. Ma semplicemente faceva parte dello spettacolo.
No, questo particolare vagabondo sapeva esattamente che cosa stava facendo e dicendo.
È al lavoro, Riley pensò.
Riley aprì il portafoglio, estrasse una banconota da venti dollari e gliela offrì.
Gli disse: “Forse questa aiuterà a sistemare le cose con l’universo.”
Tucker allargò leggermente il sorriso.
“Non lo so” disse. “L’universo sta diventando piuttosto caro in questi giorni.”
Fu come se Riley stesse arrivando al cuore del gioco dell’uomo, e sapeva anche come proseguire la partita.
Gli disse: “Continua ad espandersi, vero?”
“Sì, fin dal Big Bang” Tucker disse. Poi, si massaggiò le dita ed aggiunse: “E so che sta per attraversare una nuova fase dell’inflazione.”
Riley non poté fare a meno d’ammirare l’astuzia dell’uomo, e la sua creatività. Immaginò che avrebbe fatto meglio a fare un patto con lui, prima che la conversazione andasse troppo in profondità, perché lei ne uscisse.
Tirò fuori un’altra banconota da venti dollari dal proprio portafoglio.
Tucker le tirò via entrambe le banconote dalla mano.
“È suo” le disse. “Ne abbia cura. Sento che si tratta di un oggetto davvero potente.”
Riley si ritrovò a pensare che l’uomo avesse ragione, probabilmente più di quanto in realtà lui stesso potesse sapere.
Con un grosso sorriso, Rags Tucker aggiunse: “Penso che possa farcela.”
Bill indossò di nuovo i guanti e si avvicinò al timer, per prenderlo.
Riley gli disse: “Fa attenzione, tienilo quanto più fisso possibile. Non vogliamo interferire con la velocità dello scorrere del tempo.”
Appena Bill sollevò il timer, Riley si rivolse a Tucker: “Grazie per il suo aiuto. Potremmo tornare a farle altre domande. Spero sarà disponibile.”
Tucker alzò le spalle e rispose: “Ci sarò.”
Quando si voltarono per andarsene, il Capo Belt disse a Riley: “Quanto tempo crede che resti ancora prima che tutta la sabbia finisca in fondo?”
Riley ricordò che il coroner aveva detto che entrambi gli omicidi erano avvenuti intorno alle sei del mattino. Riley dette un’occhiata al proprio orologio. Ora erano quasi le undici. Fece un rapido calcolo mentale.
Poi, si rivolse a Belt: “La sabbia terminerà in circa diciannove ore.”
“E poi che cosa succederà?” Belt domandò.
“Qualcuno morirà” fu la risposta di Riley.
CAPITOLO NOVE
Riley non riusciva a togliersi dalla mente le parole di Rags Tucker.
“E, in questo, c’è un senso di inevitabilità.”
Con i colleghi stava tornando alla spiaggia, diretta alla scena del crimine. Bill sorreggeva il timer di sabbia, mentre Jenn e il Capo Belt lo fiancheggiavano per aiutarlo a tenere fisso l’oggetto, nel tentativo di evitare di modificare il flusso della sabbia nel timer. E, naturalmente, lo scorrere della sabbia era ciò a cui Rags si era riferito.
Inevitabilità.
Aveva compreso l’effetto preciso che il killer aveva in mente, per quanto l’idea le ripugnasse.
Voleva che provassero la sensazione di un cappio che si stringeva, dell’avvicinarsi inevitabile del suo prossimo omicidio.
Era il suo modo d’intimidirli.
Riley sapeva che non dovevano lasciarsi influenzare ma temeva che non sarebbe stato facile.
Mentre procedeva lungo la spiaggia, prese il proprio cellulare e chiamò Brent Meredith.
Quando l’uomo rispose, esordì brutalmente: “Signore, abbiamo una situazione seria tra le mani.”
“Di che cosa si tratta?” Meredith chiese.
“Il nostro killer colpirà ogni ventiquattro ore.”
“Gesù” il capo esclamò. “Come lo sa?”
Riley stava per spiegargli tutto, ma pensò che avrebbe fatto meglio ad evitarlo. Sarebbe stato meglio se l’uomo avesse visto entrambi i timer.
“Stiamo tornando al SUV” Riley disse. “Non appena arriveremo, la chiamerò per una videoconferenza.”
Riley mise fine alla chiamata proprio quando raggiunsero di nuovo la scena del crimine. I poliziotti di Belt stavano ancora setacciando in mezzo all’erba palustre, alla ricerca di indizi. Le bocche dei poliziotti si spalancarono, quando videro Bill trasportare l’enorme timer.
“Che cosa diavolo è quello?” uno dei poliziotti chiese.
“Una prova” Belt replicò laconico.
Riley pensò che l’ultima cosa di cui ora avevano bisogno era che i giornalisti vedessero il timer. Se fosse successo, le voci avrebbero davvero cominciato a spargersi, peggiorando ancora di più la situazione. E senz’altro c’erano ancora giornalisti appostati nel parcheggio. Sapevano già che due persone erano state sepolte vive. Non avrebbero mollato l’osso facilmente.
Rivolgendosi al Capo Belt, chiese: “Potrei prendere in prestito la sua giacca?”
Belt si tolse la giacca e gliela diede. Riley la poggiò con attenzione sul timer di sabbia, coprendolo completamente.
“Andiamo” Riley si rivolse a Bill e Jenn. “Proviamo a portarlo al nostro veicolo, senza attirare troppa attenzione.”
Quando superarono la barriera del nastro della polizia, Riley vide che i giornalisti erano arrivati. Si radunarono intorno a Bill, chiedendogli che cosa trasportasse.
Riley temette il peggio, quando vide che premevano contro Bill, che stava provando a tenere il timer di sabbia quanto più stabile possibile. Semplici gomitate sarebbero bastate ad interferire con lo scorrere della sabbia. Ma poteva andare peggio: qualcuno poteva far cadere l’oggetto dalle mani di Bill.
Disse a Jenn: “Dobbiamo tenerli lontani da Bill.”
Raggiunsero il gruppo, ordinando ai giornalisti di indietreggiare.
Questi obbedirono prontamente, con troppa facilità, e restarono fermi a fissare inebetiti.
Riley subito comprese …
Probabilmente pensano che sia una bomba.
Dopotutto, quella possibilità si era formata nella mente sua e dei colleghi nel bosco, quando Bill aveva trovato il primo timer di sabbia.
Riley fece una smorfia al pensiero dei titoli che rischiavano di apparire sulle principali testate giornalistiche, e all’idea del panico che avrebbe potuto scatenarsi.
Si rivolse bruscamente ai giornalisti: “Non è un congegno esplosivo. È soltanto una prova. Ed è delicata.”
Quella dichiarazione fu accolta da un coro di voci rinfrancate, che chiedevano di che cosa si trattasse.
Riley scosse la testa e si allontanò. Bill era arrivato al SUV, e le due agenti si affrettarono a raggiungerlo. Entrarono nel veicolo e sistemarono accuratamente il nuovo timer di sabbia accanto all’altro, che era già al proprio posto coperto con una coperta.
I giornalisti si raggrupparono immediatamente, circondando il veicolo e continuando con le loro domande.
Riley emise un verso di frustrazione. Non sarebbero mai riusciti a combinare granché, con dei ficcanaso intorno.
Si mise al volante ed iniziò a muoversi lentamente. Un giornalista molto determinato provò a bloccare il passaggio, ponendosi direttamente di fronte al veicolo. A quel punto, mise in funzione la sirena, facendo spostare bruscamente l’uomo stupefatto. Poi, si allontanò con il SUV, lasciando la massa di giornalisti alle proprie spalle.
Dopo aver percorso circa mezzo miglio, Riley trovò un luogo piuttosto isolato in cui poter parcheggiare il veicolo.
Infine si rivolse a Jenn e Bill: “Pensiamo alle priorità. Dobbiamo subito far analizzare le impronte sui timer di sabbia.”
Bill annuì e disse: “C’è un kit nel vano portaoggetti.”
Mentre Jenn e Bill si mettevano al lavoro, Riley tirò fuori il proprio computer portatile e contattò Brent Meredith per una videochiamata.
Con sua grande sorpresa, sullo schermo non apparve soltanto il viso di Meredith. C’erano ben altri otto volti, tra cui uno puerile e lentigginoso, che Riley non era affatto felice di vedere.