Per un istante, Riley non seppe che cosa dire. Jenn le aveva detto circa la stessa cosa prima. Ma ancora una volta, non riusciva a stabilire dall’espressione della collega se fosse sincera.
“Ho sentito grandi cose su di te” Riley esclamò.
Per quanto suonasse evasivo, almeno era vero. In diverse circostanze, Riley sarebbe stata eccitata alla possibilità di lavorare con un’intelligente giovane agente.
Riley aggiunse con un sorriso debole: “Ma non avrei aspettative se fossi in te, non per questo caso.”
“Certo” disse Jenn. “Probabilmente, non si tratta nemmeno di un caso per il BAU. E’ possibile che torneremo a Quantico stasera. Ma ce ne saranno degli altri.”
Jenn tornò a rivolgere l’attenzione al suo computer. Riley si chiese se stesse lavorando sui file di Shane Hatcher. E naturalmente, era di nuovo preoccupata per aver dato alla ragazza quella chiavetta USB.
Ma mentre era seduta a rifletterci, si rese conto di una cosa. Se Jenn avesse davvero avuto in mente di ingannarla, quando le aveva chiesto quei dati, avrebbe già dovuto utilizzarle contro di lei …
Ricordò ciò che la giovane le aveva detto il giorno precedente.
“Sono sicura che vogliamo esattamente la stessa cosa: mettere fine alla carriera criminale di Shane Hatcher.”
Se era vero, Jenn era realmente un’alleata di Riley.
Ma come poteva esserne sicura? Restò seduta a considerare se introdurre o meno l’argomento.
Non aveva raccontato a Jenn della minaccia ricevuta da Hatcher.
C’era davvero una ragione per non farlo?
Jenn avrebbe potuto davvero aiutarla in qualche modo? Forse, ma Riley non si sentiva ancora pronta a fare quel passo.
Intanto, le sembrava piuttosto strano che la sua nuova partner si rivolgesse a lei ancora come Agente Paige, mentre voleva che Riley la chiamasse per nome.
“Jenn” le disse.
Jenn distolse lo sguardo dallo schermo.
“Penso che dovresti chiamarmi Riley” aggiunse.
Jenn sorrise lievemente, e tornò a rivolgere la propria attenzione al computer.
Riley mise da parte la rivista e si mise a guardare fuori dal finestrino, in direzione delle nuvole sottostanti. Il sole splendeva, ma Riley non lo trovò affatto allegro.
Si sentiva terribilmente sola. Le mancava la presenza di Bill, di cui fidarsi e con cui confidarsi.
E Lucy le mancava tanto da far male.
*
Quando l’aereo atterrò all’Aeroporto Internazionale di Des Moines, Riley riuscì a controllare il cellulare. Fu contenta di vedere che aveva ricevuto un messaggio da Mike Nevins..
Bill è qui con me adesso.
Era una cosa in meno di cui preoccuparsi.
Un’auto della polizia stava aspettando fuori dall’aereo. Due poliziotti di Angier si presentarono alla base dell’area d’imbarco. Darryl Laird era un giovane allampanato sui vent’anni; Howard Doty era molto più basso e aveva sulla quarantina.
Entrambi avevano un’espressione sbalordita sulla faccia.
“Siamo felici che siate qui” Doty disse a Riley e Jenn, mentre i due poliziotti le accompagnarono all’auto.
Laird disse: “Tutta questa storia è proprio …”
L’uomo più giovane scosse la testa, senza terminare la sua frase.
Poverini, pensò Riley.
Erano soltanto degli ordinari poliziotti di una piccola città. Senz’altro gli omicidi erano rari per una cittadina dell’Iowa. Forse, il poliziotto più anziano si era occupato di uno o due omicidi una volta o l’altra, ma Riley immaginava che quello più giovane non avesse mai affrontato una cosa simile prima d’ora.
Appena Doty cominciò a guidare, Riley chiese ai due poliziotti di dire a lei e Jenn tutto quello che sapevano su quanto avvenuto.
Doty disse: “La ragazza si chiamava Katy Philbin, diciassette anni. Una studentessa alla Wilson High. I genitori possiedono la farmacia locale. Era una brava ragazza, piaceva a tutti. Il vecchio George Tully si è imbattuto nel suo corpo stamattina, quando lui e i suoi ragazzi si stavano preparando per la semina primaverile. Tully ha una fattoria pochi chilometri fuori da Angier.”
Jenn chiese: “Sapete da quanto tempo fosse sepolta lì?”
“Dovrete chiederlo al Capo Sinard. O al coroner.”
Riley ripensò al poco che Meredith era riuscito a dire loro in merito alla situazione.
“Che mi dice dell’altra ragazza?” chiese ancora lei. “Quella che è sparita prima dell’omicidio?”
“Si tratta di Holly Struthers” Laird rispose. “Era … ecco, immagino che studi nel nostro altro liceo, il Lincoln. E’ scomparsa da circa una settimana. Tutta la città spera che torni prima o poi. Ma ora… ecco, credo che dovremmo continuare a sperare.”
“E pregare” Doty aggiunse.
Riley sentì un brivido gelido, a quelle parole. Le tornarono in mente tutte le volte in cui aveva sentito dire che stavano pregando affinché una persona scomparsa tornasse indietro sana e salva. Non aveva mai avuto l’impressione che la preghiera fosse stata d’aiuto in un modo o nell’altro.
Fa sentire meglio le persone? si chiese.
Non riusciva ad immaginare perché o come.
Era un luminoso e bel pomeriggio, quando l’auto lasciò Des Moines e si ritrovò su un’ampia autostrada. Dopo poco, Doty uscì su una strada a doppia corsia, che attraversava la campagna leggermente ondulata.
Riley provò una strana ed assillante sensazione allo stomaco. Le ci vollero alcuni istanti per comprendere che quella sensazione non aveva a che fare con il caso, almeno non direttamente.
Si sentiva spesso così, ogni volta che aveva un lavoro da svolgere nel Midwest. Normalmente non pativa gli spazi aperti, quindi l’agorafobia, come pensava si chiamasse. Ma i vasti pianori e le praterie le suscitavano ansia.
Riley non sapeva che cosa fosse peggio: le distese piatte che aveva visto in stati come il Nebraska, che si estendevano fino a dove l’occhio riusciva a vedere, o la monotona prateria ondulata come quella, nella quale continuavano ad apparire fattorie, cittadine e campi identici. Ad ogni modo, lei lo trovò inquietante, persino un po’ nauseante.
Sebbene il Midwest fosse reputato terra di salubri valori tipicamente americani, in qualche modo, non la sorprese che le persone commettessero degli omicidi lì. Per quanto la riguardava, solo la campagna sarebbe stata sufficiente a fare impazzire una persona.
In parte per allontanare la sua mente dal paesaggio, Riley tirò fuori il cellulare, per inviare un messaggio a tutta la sua famiglia, composta da April, Jilly, Liam e Gabriela.
Sono arrivata sana e salva.
Rifletté per un momento, poi aggiunse …
Già mi mancate tutti. Ma probabilmente tornerò prima che ve ne accorgiate.
*
Dopo circa un’ora che erano sulla strada a doppia corsia, Doty svoltò su una sterrata.
Mentre continuava a guidare, disse: “Stiamo arrivando alla terra di George Tully ora.”
Riley si guardò intorno. Il panorama era sempre uguale: vasti ettari di campi non coltivati interrotti da canali, recinzioni e file di alberi. Notò una sola grande casa nel bel mezzo del tutto, proprio accanto ad un fienile diroccato. Immaginava che dovesse trattarsi dell’abitazione di Tully e della sua famiglia.
Era una casa dall’apparenza strana, che sembrava essere stata allargata nel corso degli anni, probabilmente nell’arco di diverse generazioni.
Dopo poco videro dinnanzi a loro il veicolo del coroner, parcheggiato sul bordo della strada. Diverse altre auto erano ferme nelle vicinanze. Doty parcheggiò proprio dietro il furgone del coroner, e Riley e Jenn seguirono lui e il più giovane partner in un campo recentemente coltivato.
Riley vide tre uomini fermi, accanto a un punto in cui la terra era stata scavata. Non riuscì a stabilire che cosa fosse stato trovato lì, ma intravide un pezzo di stoffa dai colori vivaci fluttuare nella brezza primaverile.
E’ lì che è stata seppellita, realizzò.
Ed in quel preciso momento, Riley fu colpita da una strana sensazione.
L’idea che lei e Jenn non avrebbero fatto nulla in quel posto era svanita.
Avevano del lavoro da fare: una ragazza era morta, e non si sarebbero fermate fino a quando il killer non fosse stato trovato.
CAPITOLO DIECI
Due persone erano ferme accanto ad un corpo, che era stato appena scoperto. Riley si diresse verso uno di loro, un uomo robusto di circa la sua età.
“Il Capo Joseph Sinard, presumo” lei disse, offrendogli la mano.
L’uomo annuì e le strinse la mano.
“La gente di qui mi chiama semplicemente Joe.”
Sinard indicò un uomo obeso e dall’espressione annoiata sulla cinquantina, che era accanto a lui: “Questo è Barry Teague, il coroner della contea. Voi due siete le agenti dell’FBI che stavamo aspettando, immagino.”
Riley e Jenn mostrarono i loro distintivi e si presentarono.
“Ecco la nostra vittima” Sinard disse.
Indicò un punto in fondo al buco poco profondo, dove una ragazza giaceva a terra con indosso un prendisole arancione acceso. Il vestito era tirato su fin sopra le cosce, e Riley vide che le era stata tolta la biancheria. Non indossava le scarpe. Il viso era insolitamente pallido, e la bocca spalancata conteneva ancora della terra. Gli occhi anche erano spalancati. Il corpo sporco di terra era privo di colore, non aveva più quello tipico di un essere umano.
Riley tremò un po’. Raramente provava alcuna emozione, vedendo un cadavere: ne aveva visti talmente tanti nel corso degli anni. Ma questa ragazza le rammentava troppo April.
Riley si rivolse al coroner.
“E’ giunto a qualche conclusione, Signor Teague?”
Barry Teague si accovacciò accanto alla buca, e Riley fece lo stesso.
“La situazione è brutta, molto brutta” disse con una voce priva di emozione.
Indicò le cosce della vittima.
“Vede quei lividi?” lui chiese. “Mi fanno pensare che sia stata stuprata.”
Riley non lo disse, ma era certa che l’uomo avesse ragione. A giudicare dall’odore, immaginò anche che la ragazza fosse morta la notte precedente, e che fosse rimasta sepolta per la maggior parte di quel tempo.
Poi, chiese al coroner: “Quale pensa sia la causa della morte?”
Teague emise un verso che esprimeva impazienza.
“Non lo so” rispose. “Forse se voi federali mi lasciaste portare il corpo via da qui, facendomi fare il mio lavoro, potrei scoprirlo.”
Riley era incollerita dentro di sé. Il risentimento dell’uomo nei confronti della presenza dell’FBI era palpabile. Lei e Jenn Roston stavano per trovare molta resistenza da parte dei locali?
Si rammentò che era stato il Capo Sinard a richiedere la loro presenza. Almeno, poteva contare sulla sua collaborazione.
Poi, si rivolse di nuovo al coroner: “Può portarla via ora.”
Si rimise in piedi e si guardò intorno. Vide un uomo anziano a circa quindici metri di distanza, sporgersi contro un trattore e guardare verso il corpo.
“Chi è quello?” chiese al Capo Sinard.
“George Tully” fu la risposta di Sinard.
Riley ricordò che George Tully era il proprietario di quella terra.
Lei e Jenn lo raggiunsero e si presentarono. Tully sembrò a malapena notare la loro presenza. Continuava a guardare verso il corpo, mentre la squadra di Teague si preparava attentamente a rimuoverlo.
Riley gli disse: “Signor Tully, so che è stato lei a trovare la ragazza.”
L’uomo annuì, quasi annoiato, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal cadavere.
Riley proseguì: “So che è difficile. Ma per favore, potrebbe raccontarmi che cos’è successo?”
Tully si espresse con voce vaga e distante.
“Non c’è molto da dire. Io ed i ragazzi siamo usciti stamattina presto per seminare. Ho notato qualcosa di strano nel suolo, lì. Il suo aspetto mi ha preoccupato, perciò ho iniziato a scavare … e poi, l’ho trovata.”
Riley sentiva che Tully non sarebbe stato in grado di dirle molto.
Jenn chiese: “Ha idea di quando il corpo possa essere stato sepolto qui?”
Tully scosse la testa senza aggiungere nulla.
Riley si guardò intorno per un istante. Il campo sembrava essere stato recentemente arato. “Quando avete arato il campo?” insisté con una nuova domanda.
“L’altro ieri. No, ancora prima. Stavamo appena cominciando a seminarlo oggi.”
Riley cominciò a riflettere. Sembrava reggere la sua ipotesi che la ragazza fosse stata uccisa e poi sepolta la notte precedente.
Tully diede un’occhiata veloce, mentre continuava a fissare davanti a sé.
“Il Capo Sinard mi ha detto il suo nome” l’uomo disse. “Katy, il cognome era Philbin, mi sembra. Stranamente, non riconosco quel nome. E non riconosco nemmeno lei. Una volta …”
Poi fece una pausa di un istante.
“Una volta conoscevo piuttosto bene tutte le famiglie in città, e anche i loro figli. I tempi sono cambiati.”
C’era un’insensibile, dolorosa tristezza nella sua voce.
Riley riuscì a sentire il suo dolore ora. Era sicura che avesse sempre vissuto lì, così come i genitori, i nonni e i bisnonni, e lui aveva sperato di passare la fattoria ai figli e nipoti.
Non aveva mai immaginato che una cosa simile potesse succedere lì.
Lei si rese conto anche di un’altra cosa: Tully era rimasto nello stesso punto esatto per ore, osservando con inorridita incredulità il corpo della povera ragazza. Aveva trovato il cadavere al mattino presto, l’aveva riferito e, poi, non era riuscito a staccarsi da quel punto. Ora che stavano portando via la vittima, forse anche lui si sarebbe spostato.
Ma Riley sapeva che l’orrore non avrebbe abbandonato l’uomo.
Le sue parole riecheggiarono nella sua mente …
“I tempi sono cambiati.”
Doveva aver percepito che il mondo fosse impazzito.
E forse è proprio così, Riley pensò.
“Siamo terribilmente dispiaciuti che sia accaduto” Riley gli disse.
Poi, lei e Jenn tornarono verso il punto che era stato scavato.
La squadra di Teague ora aveva adagiato il corpo su una barella, coprendolo. Si stavano cautamente muovendo sopra il terreno arato, dirigendosi verso il veicolo del coroner.
Teague si avvicinò a Riley e Jenn. Parlò con quello che era il suo tono apparentemente monotono.
“Per rispondere alla vostra domanda relativa alla modalità della morte … ho dato un’ulteriore occhiata, e lei è stata picchiata, l’ha colpita più di una volta. Questo è quanto.”
Senza aggiungere un’altra parola, si voltò e tornò ad unirsi alla sua squadra.
Jenn sbottò con una risatina irritata.
“Beh, sembra che il test sia stato fatto per quanto lo riguarda” lei disse. “E’ un vero tesoro.”
Riley scosse la testa, concordando sgomenta.
Poi, si avvicinò al Capo Sinard, chiedendogli: “E’ stato trovato altro insieme al corpo? Una borsetta? Un cellulare?”
“No” fu la risposta di Sinard. “Chiunque sia il colpevole, deve averli tenuti con sé.”
“Io e l’Agente Roston dovremo incontrare la famiglia della ragazza al più presto possibile.”
Il Capo Sinard si accigliò leggermente.
“Sarà molto difficile” disse. “Il padre, Drew, è venuto da poco ad identificare il corpo. Era in uno stato pessimo quando se n’è andato.”
“Capisco” commentò Riley. “Ma è davvero necessario.”
Il Capo Sinard annuì, estrasse una chiave dalla sua tasca, e indicò un’auto lì vicino.
“Immagino che a voi due serva un mezzo di trasporto” disse loro. “Potete usare la mia auto, per tutto il tempo che resterete qui. Io guiderò un veicolo della polizia e vi starò davanti, mostrandovi dove vivono i Philbin.”
Riley lasciò che Jenn prendesse le chiavi e si mettesse alla guida. Presto seguirono l’auto della polizia di Sinard, diretti verso la cittadina di Angier.
Riley chiese alla nuova partner: “Quali sono le tue idee a questo punto?”
Jenn guidò in silenzio per un istante, mentre sembrava rimuginare sulla domanda.
Poi, disse: “Sappiamo che la vittima aveva diciassette anni, circa la metà delle vittime di questo genere di crimine hanno questa età. E’ pur sempre un caso insolito. Molte vittime di predatori sessuali sono prostitute. Questo può ricadere nel dieci per cento di vittime di conoscenti in un modo o nell’altro.”