Il Killer della Rosa - Блейк Пирс 5 стр.


“Quanto manca?” lei chiese, mentre osservava la foresta farsi più fitta, il terreno più remoto.

“Poco”.

Un paio di minuti dopo, Bill lasciò la strada asfaltata, imboccando un sentiero tracciato dai pneumatici. Il veicolo procedette sobbalzando bruscamente, poi si arrestò circa 400 metri all’interno della foresta.

Lui spense il motore, poi si voltò verso Riley e prese a guardarla con preoccupazione.

“Sei sicura di volerlo fare?” le chiese.

La donna sapeva esattamente che cosa lo preoccupasse. Temeva che lei tornasse a ripensare alla sua prigionia traumatica. Non importava che questo fosse un caso diverso e che ci fosse un assassino diverso.

Lei annuì.

“Sì” lei rispose, non completamente convinta di dire la verità.

La donna uscì dall'auto, e seguì Bill, passando dalla strada ad uno stretto sentiero nella boscaglia, diretta alla foresta. Lei sentì il gorgoglio di un ruscello vicino. Mentre la vegetazione cresceva più fitta, dovette farsi largo tra i rami bassi, e piccoli ricci appiccicosi cominciarono a radunarsi sui suoi pantaloni, proprio sulle gambe. Fu infastidita al pensiero di doverseli togliere di dosso.

Almeno, lei e Bill riuscirono ad emergere sulla riva del ruscello. Riley fu immediatamente colpito dal grazioso aspetto del luogo. Il sole pomeridiano filtrava in mezzo alle foglie, chiazzando l'increspatura dell'acqua  con una luce caleidoscopica. Il gorgoglio fisso del ruscello era rassicurante. Era strano pensare a quel posto come al teatro di una sanguinosa scena di un crimine.

“E' stata trovata proprio qui” Bill disse, guidandola al livello di un grosso macigno.

Quando arrivarono lì, Riley restò a guardarsi completamente intorno, e a respirare profondamente. Sì, aveva fatto bene ad andarci. Stava cominciando a rendersene conto.

“Le foto?” Riley chiese.

Si accovacciò accanto a Bill sul macigno, e insieme cominciarono a sfogliare un intero raccoglitore di fotografie, scattate poco dopo il ritrovamento del cadavere di Reba Frye. C'era un altra cartella che conteneva rapporti e fotografie dell'omicidio, su cui lei e Bill avevano indagato ben sei mesi prima, quello che non erano riusciti a risolvere.

Quelle fotografie riportarono alla mente dei vividi ricordi relativi al primo omicidio. La trasportarono indietro nel tempo, in quella fattoria vicina a Daggett. Riley ricordò come la Rogers era stata posizionata in un modo simile contro un albero.

“Molto simile al nostro vecchio caso” Riley osservò. “Entrambe le donne nei loro trent'anni, entrambe con figli piccoli. Il che sembra parte del suo modus operandi. Punta le madri. Dobbiamo indagare nei gruppi dei genitori, scoprire se ci sono collegamenti tra le due donne oppure tra i rispettivi figli.”

“Incaricherò qualcuno di farlo” Bill disse. Ora stava prendendo appunti.

Riley continuò a lavorare sui rapporti e le foto, confrontandoli con la scena effettiva.

“Stesso tipo di strangolamento, con un nastro rosa” lei osservò. “Un'altra parrucca, e lo stesso tipo di rosa sintetica posta di fronte al corpo.”

Riley posizionò due fotografie l'una accanto all'altra.

“Anche gli occhi spalancati e cuciti” lei aggiunse. “Se ricordo bene, i tecnici hanno scoperto che gli occhi della Rogers sono stati cuciti post mortem. E' stato così anche con la Frye?”

“Sì. Immagino che volesse che lo guardassero persino dopo la loro morte.”

Riley sentì un improvviso brivido lungo la schiena. Aveva quasi dimenticato quella sensazione. Ce l'aveva ogni volta che qualcosa su un caso stava per cominciare ad avere un senso. Non sapeva se sentirsi incoraggiata o terrorizzata.

“No” lei disse. “Non è questo. Non gli importava se le donne lo vedevano.”

“Allora perché l'ha fatto?”

Riley non rispose. Le idee stavano cominciando a formularsi nel suo cervello. Era euforica. Ma al contempo, non era ancora pronta a formularle verbalmente, nemmeno a se stessa.

Espose alcune paia di fotografie sulla cartellina, indicando dei dettagli a Bill.

Non sono esattamente uguali” lei disse. “Il corpo non era proprio disposto come a Daggett. Lui ha provato a spostare il cadavere quando era già rigido. Io credo che stavolta l'abbia portata qui prima che il rigor mortis avesse il sopravvento. Altrimenti, non sarebbe riuscita a metterla in quel modo …”

La donna frenò l'impulso di terminare la frase con “gentilmente”. Poi si rese conto che era esattamente il tipo di parola che avrebbe utilizzato, proprio sul lavoro, prima di essere catturata e torturata. Sì, stava tornando nello spirito delle cose, e sentiva la familiare, vecchia ed oscura ossessione crescere dentro di sé. Molto presto, non ci sarebbe stata alcuna possibilità di tornare indietro.

Ma era una cosa positiva o negativa?

“Che cos'hanno gli occhi della Frye?” lei chiese, indicando una fotografia. “Quel blu non sembra reale.”

“Lenti a contatto” Bill rispose.

Il brivido lungo la spina dorsale di Riley divenne più forte. Il cadavere di Eileen Rogers non aveva le lenti a contatto. Era una differenza importante.

“E la lucentezza della sua pelle?” lei chiese.

“Vaselina” Bill disse.

Un'altra differenza importante. Sentiva le idee andare al proprio posto a incredibile velocità.

“La scientifica che cos'ha detto della parrucca?” lei chiese a Bill.

“Ancora niente, ad eccezione del fatto che è stata ricavata da diversi pezzi di parrucche di bassa qualità.”

L'eccitazione di Riley aumentò. Per l'ultimo omicidio, l'assassino aveva utilizzato una semplice parrucca intera, non certo una realizzata con vari pezzi. Come la rosa, era talmente economica che la scientifica non era riuscita a identificarla. Riley sentiva le parti del puzzle unirsi, non del puzzle intero, ma una grossa sezione.

“Che cosa intende fare della parrucca, la scientifica?” lei chiese.

“La stessa cosa dell'ultima volta, eseguire una ricerca delle sue fibre, provare a rintracciarla attraverso i capelli.”

Stupita dalla feroce certezza nella sua stessa voce, Riley disse: “Stanno perdendo il loro tempo.”

Bill la guardò, chiaramente colto di sorpresa.

“Perché?”

Lei percepì un'impazienza familiare in Bill, quella che trovava sempre, quando pensava un passo o due davanti a lui.

“Guarda la foto che sta provando a mostrarci. Le lenti a contatto blu, per far apparire falsi gli occhi. Le palpebre cucite, per far restare gli occhi spalancati. Il corpo posizionato seduto, le gambe spalancate in maniera strana. La vaselina per far apparire la pelle come se fosse di plastica. Una parrucca formata da pezzi di piccole parrucche, non parrucche umane, ma di bambole. Voleva che entrambe le vittime apparissero come bambole, come bambole nude in esposizione.”

“Accidenti!” Bill disse, prendendo febbrilmente appunti. “Perché non l'abbiamo visto l'ultima volta, a Daggett?”

La risposta sembrava così ovvia a Riley, che emise un lamento di impazienza.

“Non era ancora bravo in quello” lei disse. “Stava ancora studiando come inviare il messaggio. Impara man mano.”

Bill distolse lo sguardo dal suo taccuino, e scosse la testa in segno di ammirazione.

“Dannazione, mi sei mancata.”

Per quanto apprezzasse il complimento, Riley sapeva che stava per avere una nuova illuminazione. E seppe dagli anni di esperienza che non l'avrebbe forzata. Doveva semplicemente rilassarsi e lasciare che si palesasse a lei. Si accucciò silenziosamente sul macigno, aspettando che ciò accadesse. Mentre aspettava, prestò svogliatamente attenzione ai ricci attaccati alle gambe, sui pantaloni.

Che fastidio, lei pensò.

Improvvisamente, gli occhi le caddero sulla superficie in pietra sotto i suoi stessi piedi. Altri piccoli ricci, alcuni interi mentre altri ridotti in frammenti, giacevano nel bel mezzo di quelli che lei si stava  staccando ora dai pantaloni.

“Bill” la donna disse, e la voce aveva un tono di eccitazione, “questi ricci erano qui quando avete trovato il corpo?”

Bill sollevò le spalle. “Non lo so.”

Con le mani tremanti e sudate più che mai, lei afferrò un gruppo di fotografie e vi frugò nel mezzo, fino a quando ne trovò una che riprendeva il cadavere frontalmente. Lì, tra le gambe spalancate, proprio intorno alla rosa, c'era un gruppo di piccole strisciate. Quelli erano i ricci, che lei stessa aveva appena trovato. Ma nessuno aveva creduto che fossero importanti. Nessuno si era disturbato a scattare una foto più dettagliata. E nessuno si era nemmeno degnato di spazzarli via, quando la scena del crimine era stata ripulita.

Riley chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi nello sforzo di immaginare. Si sentì confusa, persino stordita. Era una sensazione che conosceva fin troppo bene, che la faceva sentire come se cadesse in un abisso, in un terribile vuoto, nella crudele mente dell'assassino. Finiva per mettersi nei suoi panni, nella sua esperienza. Era un luogo pericoloso e terrificante in cui trovarsi. Ma lei vi apparteneva, almeno in quel momento. Riley vi si tuffò.

Percepì la fiducia dell'assassino, mentre trascinava il corpo lungo il sentiero fino al ruscello, perfettamente sicuro che non sarebbe stato colto sul fatto: non aveva alcuna fretta. Forse mormorava tra sé o fischiava. Riley percepì la sua pazienza, la sua abilità, le sue doti, mentre deponeva il cadavere sul macigno.

E vide la macabra scena con i suoi stessi occhi. Sentì la sua profonda soddisfazione per un lavoro così ben fatto, la stessa calda sensazione di completamento che lei provava sempre quando risolveva un caso. L'uomo si era accovacciato su quella roccia, fermandosi per un istante, o per il tempo che aveva desiderato, ad ammirare il suo lavoro.

E, quando lo aveva fatto, si era tolto i ricci dalle gambe, sui pantaloni. Si era preso tutto il tempo necessario. Non aveva aspettato di allontanarsi per ripulirsi. E lei riusciva quasi a sentirgli pronunciare ad alta voce le sue stesse precise parole.

“Che fastidio.”

Sì, aveva persino avuto il tempo di liberarsi dei ricci.

Riley sussultò, e gli occhi le si spalancarono. Prendendo il riccio nella sua mano, notò quanto fosse appiccicoso, e che i suoi aculei erano abbastanza affilati da far sanguinare.

“Raccogli questi ricci” ordinò. “Potremmo estrarvi del DNA.”

Gli occhi di Bill si spalancarono, e lui estrasse immediatamente una borsa e delle pinzette. Mentre il partner operava, la mente di lei andò in sovraccarico, e non aveva ancora trovato una soluzione.

“Ci siamo completamente sbagliati” lei disse. “Questo non è il suo secondo omicidio. Ma è  il terzo”.

Bill si fermò e sollevò lo sguardo, chiaramente stupito.

“Come lo sai?” le chiese.

Tutto il corpo di Riley si irrigidì, provando a controllare il suo stesso tremore.

“Lui ha fatto tutto troppo bene. Il suo apprendistato è finito. Adesso è un professionista. E sta soltanto battendo la sua strada. Ama il suo lavoro. No, questa è almeno la sua terza volta.”

Riley aveva la gola secca, visto che inghiottiva con difficoltà.

“E non ci vorrà molto perché colpisca di nuovo.”

Capitolo 7

Bill si ritrovò in un mare di occhi blu, nessuno dei quali veri. Di solito, non aveva degli incubi connessi ai suoi casi, e non ne stava facendo uno neanche in quel momento, ma di certo assomigliava proprio a un incubo. Lì, nel bel mezzo del negozio di bambole, occhietti blu erano davvero ovunque, tutti erano spalancati, scintillanti e vigili.

Anche le piccole labbra rosso rubino delle bambole, molte delle quali sorridenti, erano preoccupanti. Così come tutti i capelli artificiali così scrupolosamente combinati, proprio per l’innaturale rigidità ed immobilità. Assimilando tutti questi dettagli, Bill si chiese ora come poteva non aver compreso l'intenzione dell'assassino di far assomigliare quanto più possibile le sue vittime a delle bambole. Riley ci era arrivata.

Grazie a Dio è tornata, pensò.

Ma ancora Bill non riusciva a fare a meno di preoccuparsi per lei. Era stato colpito profondamente dal suo lavoro brillante a Mosby Park. Dopo però, quando l'aveva riportata a casa, gli era sembrata così esausta e demoralizzata. La donna aveva a malapena pronunciato una parola durante l'intero tragitto. Forse, era stato davvero troppo per lei.

Nonostante questo, Bill desiderava avere Riley al proprio fianco in quel momento. Lei aveva deciso che sarebbe stato meglio che si separassero, per coprire più piste più in fretta. Era perfettamente logico e naturale. Gli chiese di controllare i negozi di bambole della zona, mentre lei avrebbe rivisto la scena del crimine che avevano coperto ben sei mesi prima.

Bill si guardò intorno e, colta da un presentimento, si chiese che cosa Riley avrebbe fatto in quel negozio di bambole. Era il più elegante tra quelli che aveva visitato quel giorno. Lì al margine della tangenziale che lambiva la capitale, il negozio aveva probabilmente molti acquirenti facoltosi provenienti dalle ricche contee settentrionali della Virginia.

Diede un'occhiata intorno. Una bambola di una bambina catturò la sua attenzione. Con il suo sorriso capovolto e la pelle pallida, gli ricordava particolarmente l'ultima vittima. Sebbene indossasse un vestito rosa con molto pizzo su colletto, maniche e orlo, era anche seduta in una posizione similmente macabra.

Improvvisamente, Bill sentì una voce alla sua destra.

“Credo che stia cercando nella sezione sbagliata.”

Bill si voltò e si trovò di fronte una donna piccola e tarchiata, che sfoggiava un sorriso caldo. Qualcosa di lei gli fece intuire immediatamente che fosse la negoziante.

“Perché dice così?” chiese.

La donna rise sommessamente.

“Perché non ha figlie. Riesco a riconoscere un uomo che non ha una figlia da un miglio di distanza. Non mi chieda come, è solo una sorta di istinto immagino.”

Bill fu stupito dalla sua dichiarazione, e profondamente impressionato.

Lei gli tese la mano, presentandosi: “Ruth Behnke”.

Bill la strinse.

“Bill Jeffreys. Immagino che gestisca il negozio.”

La donna rise di nuovo sommessamente.

“Vedo che anche lei ha una sorta di istinto” lei disse. “Piacere di conoscerla. Ma lei ha figli, vero? Tre almeno, direi.”

Bill sorrise. L'istinto di Ruth era abbastanza acuto, molto bene. Bill immaginò che lei e Riley si sarebbero trovate bene insieme.

“Due” le rispose. “Ma accidenti se si è avvicinata.”

Lei rise sommessamente.

“Quanti anni hanno?” gli chiese.

“Otto e dieci.”

La negoziante si guardò intorno.

“Non so se ho molto per loro qui. Oh, a dire il vero, ho alcuni soldatini particolari nell'altra  corsia. Ma non è il genere di cose che piacciono ancora ai ragazzi, giusto? Oggi giocano tutti ai videogiochi.  E anche di tipo violento.”

“Temo di sì.”

Lei gli strizzò gli occhi in segno di approvazione.

“Non è qui per comprare una bambola, vero?” gli chiese.

Bill sorrise e scosse la testa.

“Ha ragione” le rispose.

“E' un poliziotto per caso?” gli chiese, ancora.

Bill rise silenziosamente e mostrò il suo distintivo.

“Non proprio, ma si è avvicinata.”

“Accidenti!” la donna esclamò preoccupata. “Che cosa vuole l'FBI dal mio negozietto? Sono su una sorta di lista?”

“In un certo senso” Bill disse. “Ma non è nulla di cui preoccuparsi. Il suo negozio è venuto fuori nella nostra ricerca dei negozi della zona, che vendono bambole antiche e collezionabili.”

Infatti, Bill non sapeva esattamente ciò che stava cercando. Riley gli aveva suggerito di controllare diversi negozi del genere, assumendo che l’assassino potesse esserne un cliente, o almeno avervi fatto visita in qualche occasione. Lei si aspettava che lo stesso assassino fosse lì? O che uno degli impiegati lo avesse incontrato?

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