“Il Ringraziamento mi sembra così lontano,” commentò Shelby.
“Lo so,” rispose Keira. “Ho l’impressione di non essere stata per niente qui a New York. È come se fosse stata una vacanza! Pensavo che avrei avuto più tempo per recuperare. Non ho nemmeno trovato un appartamento nuovo.”
“A proposito di appartamenti…” intervenne Bryn.
Stava fissando il cellulare di Keira, appoggiato sul bancone. Lo schermo si era illuminato per l’arrivo di un messaggio. E il nome di Zach era chiaramente visibile.
“Sarà meglio che mi abbia scritto per dirmi che mi restituisce la cauzione,” disse Keira.
Proprio in quel momento Maxine e Shelby si scambiarono un’occhiata colpevole e la giornalista ebbe la netta impressione che le stessero nascondendo qualcosa.
“Che c’è?” volle sapere.
Ne aveva avuto abbastanza delle sorprese.
Alla fine fu Shelby a confessare. “Credo che sia per via di Julia. Si sono lasciati.”
Keira alzò un sopracciglio, sorpresa. “Davvero?” La storia che aveva messo fine alla loro relazione era durata solo qualche settimana?
Prese il cellulare e lesse il messaggio di Zach. Confermava le notizie di Shelby.
Ehi, Keira. È tanto che non ci sentiamo. Prima che ti arrivasse la voce volevo farti sapere che ho rotto con Julia. Tra di noi le cose non funzionavano. Mi chiedevo se fossi disposta a vederci per un drink? Questa sera? Domani? Fammi sapere. Un bacio.
“Ugh, che stronzo arrogante,” borbottò lei.
“Che cosa dice?” chiese Maxine.
“Niente sul fatto che sta tenendo in ostaggio la mia cauzione,” disse Keira con tono disgustato. “Vuole andare a bere qualcosa con me.”
Bryn rimase a bocca spalancata per la sorpresa. “Tu non ci andrai, vero?” esplose.
Keira la fissò, sbalordita. “Certo che no,” esclamò. “A meno che non sia l’unico modo per riavere i miei soldi.”
Bryn emise un verso di disapprovazione. “Se ti vuole costringere con il denaro a uscire con lui, giuro su Dio che gliene dico quattro…”
Shelby si accigliò. “Non la vuole costringere. Non farla così lunga.”
Bryn sembrò offendersi. “Scusa ma tu di chi sei amica, sua o di Keira?”
“Di entrambi,” rispose Shelby, incrociando le braccia.
La sorella rimase impassibile. “Anche se lui l’ha tradita?”
“Ragazze!” le interruppe Keira. Non aveva voglia di sentirle litigare. Aveva ancora gli occhi incollati sullo schermo del cellulare.
All’improvviso, Bryn glielo strappò di mano.
“Smettila di pensarci!” ordinò a Keira.
“Non lo stavo facendo!” strillò lei, cercando di difendersi.
Ma Bryn aveva ragione, c’era una piccola parte di lei che ci stava pensando. Zach, nonostante tutti i suoi difetti, teneva a lei. Avevano passato insieme due anni, avevano condiviso un appartamento. Per moltissimo tempo era stato fedele, affidabile. E di certo era familiare. Le cose tra di loro erano finite male solo perché aveva dato la priorità al lavoro invece che a lui, e così aveva alzato un muro che lo aveva spinto tra le braccia aperte di Julia.
L’espressione sul volto di Bryn era tempestosa. Dondolò il telefono di Keira sopra il suo bicchiere di vino.
“Non costringermi a rovinartelo,” disse.
Con la coda dell’occhio, Keira vide Maxine e Shelby che scuotevano la testa, incredule davanti al comportamento aggressivo di Bryn.
Sospirò rumorosamente. “Okay, okay. Non mi vedrò con lui. È questo che vuoi sentirmi dire?”
Bryn annuì, soddisfatta, e restituì il telefono alla sorella.
“Ora cancella il messaggio e eliminalo dai tuoi contatti.”
Keira rimase senza fiato.
“Questo è ridicolo,” borbottò Shelby sottovoce.
Keira guardò il cellulare e il numero di Zachary. Erano anni che lo aveva. Non poteva semplicemente cancellarlo come se non fosse mai esistito.
Ma doveva accettare che Bryn aveva ragione anche su quello, nonostante le sue tattiche eccessive. Perché rimettersi in contatto con Zach avrebbe significato fare un passo indietro. La vita di Keira era cambiata così tanto in quel breve lasso di tempo, e riprendere il suo ex sarebbe stata una regressione. Doveva voltare pagina e continuare ad avanzare. Non allontanandosi solo da Zach, ma anche da Shane. Era il suo momento di brillare, di camminare con le sue gambe e diventare indipendente.
Determinata, cancellò il contatto, guardando il nome scomparire dal suo cellulare. Si sentì forte, potente. Se solo avesse trovato il coraggio di fare lo stesso con quello di Shane, allora sarebbe stata davvero a cavallo. Ma no, non ancora, il dolore della loro rottura era ancora troppo presente.
Keira alzò lo sguardo sulla sorella.
“Soddisfatta adesso?”
Bryn sorrise. “Certo. Sono sempre soddisfatta quando vinco.” Poi aggiunse, sorniona: “E sono pronta a usare ogni tattica per farlo.”
Shelby gemette. Maxine lasciò cadere la testa tra le mani, scuotendola in maniera teatrale. Keira scoppiò a ridere, felice e sollevata di aver compiuto il primo piccolo passo verso una nuova vita.
CAPITOLO CINQUE
Ben presto Keira scoprì che lasciarsi il passato alle spalle era più facile a dirsi che a farsi, e prevedeva molto più della simbolica eliminazione di un contatto dal cellulare.
Questo perché non appena arrivò all’aeroporto di Newark il mattino seguente, si ritrovò bombardata dai ricordi di Shane e dell’Irlanda.
Mentre attraversava l’atrio la nostalgia crebbe dentro di lei. Quando consegnò la sua carta d’imbarco al gate, ripensò con assoluta chiarezza alle emozioni provate la volta precedente, l’ansia unita all’ansia e alla speranza. Non era passato molto tempo ma si sentiva già una persona diversa, più triste e amareggiata.
Salì sull’aereo e si accomodò sulla sua poltrona. Fortunatamente era vicina al finestrino, che le dava una scusa per non interagire con il passeggero accanto. Non aveva voglia di chiacchierare. Sfortunatamente per lei, quello sembrava esattamente l’intento dell’uomo nel sedile vicino al suo. Mentre si alzavano in volo, si chinò verso di lei e si presentò.
“Mi chiamo Garret. Sei mai stata a Napoli?” le chiese, sorridendo gioviale.
Era un uomo di mezza età che stava già perdendo i capelli. Sembrava in viaggio da solo. Keira notò che non indossava la fede ma che dove avrebbe avuto l’anello la pelle era più pallida. Divorziato di recente, suppose, e gemette dentro di sé. Sarebbero state otto ore molto lunghe.
“No,” rispose brevemente.
“Quindi, come mai sei in viaggio oggi?” aggiunse. “Lavoro o piacere?”
Keira sprofondò nella sua poltrona. “Lavoro,” spiegò. “Sono…”
A quel punto si interruppe, ricordando cosa le avevano detto Bryn e Nina al bar a proposito di giocare con le identità finte per divertirsi. Le avrebbe fatto bene un po’ di divertimento. “Sono un’esperta di vini,” disse. “La migliore del mio campo. Sto andando in Italia per trovare qualche gemma nascosta da importare.”
Garret sollevò le sopracciglia per la sorpresa. “Sembra interessante. Molto di più del mio lavoro, comunque.”
“Oh?” chiese lei. “Che lavoro fai?”
“Sono nella contabilità,” rispose. “Beh, non è del tutto vero. È un po’ complicato da spiegare. È più semplice dire che sono un contabile per contabili. Ha senso per te?”
Ha orribilmente senso, pensò Keira.
“Sì,” confermò ad alta voce.
Era proprio da lei trovarsi seduta di fianco a un contabile. Era come se il destino stesse cercando di dirle di smettere di cercare l’Uomo Giusto e di accontentarsi dell’Uomo Noioso!
“Ma di certo non vorrai sentirmi parlare del mio lavoro,” aggiunse l’uomo. “Il tuo sembra affascinante. Come hai iniziato?”
“È affascinante davvero,” spiegò Keira, sorprendendo anche se stessa per la facilità con cui mentiva e per quanto lo trovasse spassoso. “Mio padre era un importatore di vini,” disse. “Amava il suo lavoro con tanta passione che io sono stata concepita in un vigneto.”
Provò un piccolo brivido d’eccitazione quando la bugia le emerse dalle labbra. Stava entrando nello spirito del gioco. Il suo vero padre l’aveva abbandonata quando era piccola e non era stato per niente coinvolto nella sua vita, quindi inventare un personaggio per lui era facile. Inoltre, decise che tutti quegli artifici le sarebbero tornati comodi nel corso dell’incarico, dato che avrebbe dovuto fingere di credere ancora nell’amore.
“Oh, cielo,” disse l’uomo accanto a lei.
“Lo so. Si è anche sposato lì. Ma purtroppo è morto in quello stesso vigneto.” Sospirò con fare drammatico. “Non abbiamo avuto altra scelta che seppellirlo lì.”
Keira notò il modo in cui l’uomo si spostò per aumentare la distanza tra di loro. Stava perdendo la voglia di parlare con lei, probabilmente per via della piega macabra che aveva dato alla conversazione. Rise tra sé e sé quando lo sconosciuto cercò di spostare la sua attenzione sul film proiettato durante il volo.
L’aereo si alzò ancora più in alto. Presto si ritrovarono al di sopra delle nuvole.
Avendo finalmente un po’ di pace e tranquillità, Keira colse l’opportunità di dare un’occhiata all’itinerario che Heather aveva preparato per lei. Subito, i ricordi del suo ultimo incarico la travolsero. Heather aveva usato lo stesso font, la stessa impaginazione clinica e organizzata, con i punti e i titoli separati. Durante il mese in Irlanda Keira lo aveva maltrattato, coprendolo di Guinness e di gocce d’olio delle abbondanti colazioni irlandesi che si era goduta con Shane. Quella volta non sarebbe successo. Percepiva già quanto sarebbero state diverse le cose durante quell’incarico. Si sentiva più vecchia. Più cinica.
Poi, con l’itinerario in grembo, Keira notò una parola che le fece balzare il cuore in gola. Guida turistica.
Era ovvio che ne avrebbe avuta una, se ne rese conto solo in quel momento. Solamente perché si era perdutamente innamorata della sua ultima guida turistica, che poi le aveva spezzato il cuore in mille pezzi, non significava che non avrebbe avuto bisogno di supporto durante quell’incarico! Ma le sembrava pericoloso. È solo per colpa di ciò che è successo l’ultima volta? si chiese. O perché nutriva la minuscola speranza che potesse succedere di nuovo?
Allontanò quei pensieri e piuttosto si concentrò sulle sue destinazioni. L’arrivo a Napoli, e una notte lì prima di prendere un treno per la Costiera Amalfitana. Un traghetto per Capri. Un viaggio in gondola fino a un posto chiamato la Grotta Azzurra. Roma e il Vaticano.
Se fosse stata una vacanza, Keira sarebbe stata esaltata dall’itinerario. Cercò sull’iPad le foto dei posti che avrebbe visitato e scoprì che erano tutti magnifici. Era praticamente la fuga romantica definitiva. Ma era proprio quello il problema. Avrebbe visitato alcune delle più belle location del paese più romantico al mondo e lo avrebbe fatto senza Shane.
E per aggiungere al danno la beffa, avrebbe dovuto scrivere di qualcosa che non provava più. Sarebbe stato come sbattersi in faccia l’amore e il romanticismo un giorno dopo l’altro, sfregando sale sulla ferita del suo cuore, sapendo di aver perso l’uomo della sua vita. Non era giusto. Un’ingiustizia poetica, o così la definì tra sé e sé. Non riusciva a trovare gioia in quel viaggio.
Rendendosi conto di essere sul punto di sprofondare nella depressione, Keira chiamò lo steward e ordinò qualcosa da bere. Poi mise via i documenti del lavoro e controllò i suoi account di social media, che era sempre un ottimo modo per distrarsi.
Il suo drink arrivò e Keira lo sorseggiò mentre guardava Instagram, trovando un milione di immagini di gatti, le foto di Bryn del disastroso doppio appuntamento da Gino e la recente maratona per beneficenza a cui Maxine aveva partecipato. Poi notò che Shelby aveva pubblicato qualcosa che aveva ricevuto migliaia di like. Era la semplice foto della sua mano, e all’anulare portava un anello.
“Non ci credo!” esclamò ad alta voce, quasi rovesciando il drink.
Garret, l’uomo nel sedile accanto a lei, le lanciò un’occhiata, accigliato. “Va tutto bene?”
Keira lo tranquillizzò con un cenno della mano. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Shelby non aveva detto niente a proposito di un possibile matrimonio. In effetti parlava di David, il suo compagno, tanto raramente, che a volte lei aveva sospettato che si fossero lasciati in gran segreto. Quanto si era sbagliata! In fondo stavano insieme dai tempi del college, quindi erano già sette anni. Il matrimonio era l’ovvio passo successivo. E tuttavia Keira rimase ferita da quell’immagine.
Richiamò lo steward. “Ne prendo un altro,” disse.
Le serviva davvero qualcosa che le calmasse i nervi. L’uomo accanto a lei la guardò con sospetto. Keira lo ricambiò con un’occhiataccia gelida, e lui tornò a concentrarsi sul film, fingendo di non essersi impicciato.
Mandò un rapido messaggio di congratulazioni a Shelby e David, anche se più che felice per loro, si sentiva amareggiata. Non era così che avrebbe voluto essere. Avrebbe di gran lunga preferito provare gioia per la sua vecchia amica del college. Ma era troppo infelice in quel momento, il suo cuore troppo dolorante.
Diede un’occhiata al cellulare, chiedendosi se Shane si sarebbe fatto sentire. Erano passati un paio di giorni da quando si erano parlati l’ultima volta e non aveva più ricevuto nessuna notizia da lui. Le aveva garantito che sarebbero rimasti amici ma chiaramente erano solo state parole al vento. Non aveva avuto nessuna intenzione di mantenere quella promessa. Non le aveva nemmeno mandato un messaggio per farle sapere come stava Calum, o le sue sorelle. Non era così che si comportavano gli amici…
Scolò il secondo drink e presto iniziò a sentire gli effetti dell’alcool. Un po’ assonnata, Keira si mise comoda nella sua poltroncina e si lasciò prendere dal torpore.
Tanto vale dimenticare l’infelicità con il sonno, pensò.
Keira scivolò nell’incoscienza e iniziò a sognare. La sua mente evocò le immagini dell’Italia che aveva visto sull’iPad. Nel sogno era vestita come per una maratona ed era coperta di fango. Aveva corso fino alla Costiera Amalfitana per partecipare al matrimonio di Shelby e David, ma una volta arrivata lì, sudata e sporca di fango, aveva scoperto che tutti portavano maschere eleganti. E quando David si era tolto la propria, aveva scoperto che in realtà era Shane. La donna che stava sposando? Era Bryn.
Keira attraversò faticosamente la spiaggia per raggiungerli.
“Come avete potuto tradirmi così?” gridò, guardando Shane con orrore. “Pensavo che tuo padre fosse malato, che fosse per quello che non potevamo stare insieme.”
Lui fece spallucce con aria noncurante. “Me lo sono inventato,” fu la sua risposta glaciale. “Ti ho lasciata perché tua sorella è più sexy.”
Keira allora spostò lo sguardo su Bryn. “Mi hai sempre mentito! Sei mia sorella!”
Ma Bryn sembrava totalmente imperturbata. “Che cosa avrei dovuto fare?” Si scrollò. “È sexy.”
Sopraffatta dall’emozione, Keira si guardò intorno, disperata, ansimante. Uno alla volta, gli ospiti seduti si tolsero le maschere, e vide con orrore che il primo a rivelarsi era un altro Shane. La compagna di quello Shane era Julia, la ragazza con cui Zach l’aveva tradita. Accanto a quella versione c’era un terzo Shane, quella volta insieme a Maxine. E poi di nuovo, Shane con Shelby, Shane con Tessa, la ragazza irlandese con cui aveva pensato fosse andato a letto, persino Shane con sua madre. Ancora e ancora. Ovunque guardasse gli ospiti si trasformavano in Shane.