Jess invece era stata assunta da un’amorevole famiglia molto amichevole, e a Cassie sembrò molto felice.
“Che piacere rivederti”, disse Jess, abbracciandola con forza. “È bellissimo”.
“Stupendo. Ma sto passando una crisi temporanea”, confessò Cassie.
Spiegò di come fosse stata derubata poco prima.
“No! Ma è terribile! Che sfortuna che abbiano recuperato altri portafogli ma non il tuo”.
“Potresti prestarmi dei soldi per il pranzo e per il biglietto del pullman per tornare all’albergo? Non posso neanche prelevare direttamente in banca senza il passaporto. Ti faccio subito un bonifico appena riesco a collegarmi ad internet”.
“Certamente. E non è un prestito, ma un regalo. La famiglia per cui lavoro è venuta a Londra per un matrimonio, e oggi si trovano tutti a Winchester con la madre della sposa; perciò mi hanno riempito di soldi perché mi godessi Londra. Dopo pranzo voglio andare da Harrods”.
Jess gettò indietro i suoi capelli biondi, ridendo mentre divideva i soldi con Cassie.
“Ehi, ti va di farci un selfie?” suggerì, ma Cassie rifiutò.
“Non ho messo neanche un po’ di trucco”, spiegò. Jess rise e mise via il telefono.
Ovviamente, non era l’assenza di trucco il problema; Cassie stava semplicemente cercando di mantenere un basso profilo. La prima cosa che aveva fatto appena arrivata a Londra era stata quella di cambiare tutte le impostazioni dei suoi profili sui social media, per renderli totalmente privati. Alcuni dei suoi amici, armati di buone intenzioni, avrebbero potuto rivelare qualcosa, e sarebbe stato facile per chiunque ripercorrere le sue tracce. Non voleva che qualcuno potesse scoprire dove si trovava. Né il suo ex ragazzo negli Stati Uniti, né tantomeno il suo ex datore di lavoro e il suo team di legali in Francia.
Cassie pensava che sarebbe stata al sicuro una volta arrivata in Inghilterra, ma non si era resa conto di quanto ben connessa ed accessibile fosse l’intera Europa. La scelta migliore sarebbe stata quella di tornare direttamente in patria.
“Stai benissimo, hai perso peso?” le chiese Jess. “E come vanno le cose con la famiglia che ti ha assunto? Dicevi di essere preoccupata in merito”.
“Non ha funzionato, perciò non lavoro più per loro”, disse con attenzione, sorvolando sui dettagli, a cui non voleva neanche pensare.
“Oh, caspita. Cos’è successo?”
“I bambini si sono trasferiti nel sud della Francia, perciò non serviva più una ragazza alla pari”.
Cassie mantenne la spiegazione il più semplice possibile, sperando che una risposta poco interessante potesse scongiurare altre domande, perché l’ultima cosa che voleva era mentire alla sua amica.
“Immagino che possa succedere. Sarebbe potuta andare peggio. Pensa se avessi lavorato per quella famiglia di cui si parla ovunque, in cui il padre sta per affrontare un processo per aver ucciso la fidanzata”.
Cassie abbassò rapidamente lo sguardo, poiché temeva che la sua espressione potesse smascherarla.
Per fortuna furono distratte dall’arrivo del vino, e dopo che ebbero ordinato il cibo, Jess era passata oltre quel pettegolezzo succulento.
“Cosa stai facendo ora?” chiese a Cassie.
Cassie si sentì un po’ imbarazzata per via di quella domanda, perché non aveva una risposta coerente. Avrebbe desiderato poter dire a Jess di avere un piano e di non stare semplicemente vivendo alla giornata, consapevole del fatto che avrebbe dovuto sfruttare al meglio quel periodo in Europa, ma si sentiva sempre più insicura in merito alla sua situazione momentanea.
“Non ne sono sicura. Stavo pensando di tornare negli Stati Uniti, e cercare lavoro in un posto più caldo. In Florida, magari. Rimanere qui è parecchio costoso”.
Jess annuì, comprensiva.
“Ho comprato un’auto quando sono arrivata. Qualcuno l’aveva messa in vendita all’albergo. Quell’acquisto si è preso una buona fetta del mio denaro”.
“Quindi hai una macchina?” chiese Jess. “Fantastico!”
“In effetti lo è stato. Sono andata a fare dei giri bellissimi fuori città, ma tra la macchina, la benzina, e persino la semplice vita quotidiana, mi sta costando tutto più di quanto mi aspettassi”.
Continuare a spendere soldi senza avere nessuna entrata stava iniziando a renderla ansiosa, e le stava facendo tornare in mente tutte le sfide che aveva dovuto affrontare da ragazzina.
Se ne era andata di casa all’età di sedici anni, per scappare da un padre che la picchiava, e aveva dovuto badare a se stessa da quel momento in poi. Non aveva alcun tipo di sicurezza, nessun risparmio, e nessuna famiglia su cui contare, perché sua madre era morta, e sua sorella maggiore, Jacqui, era fuggita qualche anno prima e non si era mai più fatta sentire.
Vivere da sola era diventato un atto di sopravvivenza, mese dopo mese. Alcune volte ce l’aveva fatta solo per il rotto della cuffia. Senza contare il burro di arachidi di fine mese, che era diventato l’alimento principale della sua dieta nei momenti difficili; aveva anche preso l’abitudine di cercare lavoro nei ristoranti, o come barista, in gran parte per il fatto che lo staff di solito aveva diritto ad un pasto gratis.
In quel momento Cassie stava iniziando ad entrare nel panico, al pensiero di poter contare solo su un gruzzoletto in costante riduzione, che a causa dei contanti che le erano stati rubati quel giorno, era diventato ancora più piccolo.
“Potresti cercare un lavoro temporaneo, per tirare avanti”, la consigliò Jess, come se le stesse leggendo nel pensiero.
“Ci ho provato. Ho chiesto in alcuni ristoranti, e ho fatto persino domanda per fare la barista in alcuni pub, ma sono stata immediatamente rifiutata. Sono tutti fissati in merito alla giusta documentazione, e io ho solo un visto turistico”.
“In un ristorante? Perché non come ragazza alla pari?” chiese Jess con curiosità.
“No”, rispose immediatamente Cassie. Ricordandosi poi che Jess non conosceva le circostanze del suo precedente lavoro, proseguì.
“Se non posso lavorare, non posso e basta. Niente visto vuol dire niente visto, e fare la ragazza alla pari è un impegno a lungo termine”.
“Non necessariamente”, la contraddisse Jess. “Non per forza. E io stessa l’ho fatto senza avere un visto”.
“Davvero?”
Cassie aveva preso la sua decisione. Non avrebbe fatto nuovamente la ragazza alla pari. Ciononostante, quello che le stava dicendo Jess era interessante.
“Il punto è che i pub e i ristoranti vengono controllati molto spesso. Non potrebbero mai assumere qualcuno privo del giusto visto. Ma lavorare in famiglia è diverso. È una zona d’ombra. Dopo tutto, potresti essere un’amica di famiglia. Chi può dimostrare che stai effettivamente lavorando? L’anno scorso sono stata per un po’ presso un amico, a Devon, e ho finito per fare molti lavoretti come babysitter o assistenza all’infanzia per i vicini di casa e i residenti della zona”.
“Buono a sapersi”, disse Cassie, ma non aveva alcuna intenzione di sapere altro. Parlare con Jess la stava facendo sentire sempre più sicura in merito alla sua decisione di tornare negli USA. Se avesse venduto l’auto, avrebbe avuto abbastanza soldi per potersi mantenere finché non si sarebbe rimessa in carreggiata.
D’altra parte, prima di partire era convinta che avrebbe trascorso più tempo viaggiando. Non vedeva l’ora di andarsene per un intero anno all’estero, sperando di avere il tempo necessario per lasciarsi il passato alle spalle. Quella era la sua opportunità per ricominciare nella vita, e rientrare come una persona nuova. Tornare a casa così poco tempo dopo essere partita, sarebbe equivalso ad arrendersi. Non avrebbe avuto importanza il fatto che le altre persone pensassero che comunque ci aveva provato. Lei, personalmente, si sarebbe sentita come se avesse fallito.
Il cameriere arrivò, portando piatti colmi di nachos. Avendo saltato la colazione, Cassie era davvero affamata e si tuffò sul cibo.
Ma Jess fece una pausa, aggrottò la fronte, e prese il cellulare dalla sua borsetta.
“A proposito di lavoro part-time, una delle persone per cui ho lavorato lo scorso anno mi ha chiamato ieri per vedere se fossi nuovamente disponibile”.
“Davvero?” chiese Cassie, ma la sua attenzione era tutta rivolta al cibo.
“Ryan Ellis. Ho lavorato per lui l’anno scorso. I genitori della moglie stavano traslocando, e gli serviva qualcuno che badasse ai bambini mentre erano via. Erano persone amorevoli, e anche i figli non erano male; hanno un maschio e una femmina. Abbiamo fatto un sacco di cose divertenti. Vivono in un bellissimo paesino sul mare”.
“Di cosa si tratta?”
“Gli serve qualcuno che viva con loro per circa tre settimane, con urgenza. Cassie, potrebbe essere esattamente ciò che ti serve. Mi ha pagato molto bene, in contanti, e non gli interessava per niente del visto. Diceva che se ero stata accettata da un’agenzia di ragazze alla pari, ero sicuramente una persona affidabile. Perché non lo chiami e gli chiedi maggiori informazioni?”
Cassie fu tentata dalla prospettiva di avere dei soldi in tasca. Ma un altro lavoro come ragazza alla pari? Non si sentiva pronta. Forse non lo sarebbe mai stata.
“Non sono certa che faccia per me”.
Jess, però, sembrava determinata a gestire il futuro di Cassie per lei. Premette alcuni tasti sul suo telefono.
“Io ti mando comunque il suo numero. E gli mando un messaggio, dicendo che potresti contattarlo, e che ti raccomando caldamente. Non si sa mai. Anche se non finissi a lavorare per lui, potrebbe conoscere qualcuno che abbia bisogno di una persona che gli guardi casa, o che porti a spasso il cane. O qualcosa di simile”.
Il suo discorso non faceva una piega e un attimo dopo, il telefono di Cassie suonò per l’arrivo del suo messaggio.
“E il tuo lavoro come va?” chiese Cassie, non appena Jess ebbe finito di usare il telefono.
“Non potrebbe andare meglio”. Jess riempì una tortilla di guacamole.
“La famiglia è adorabile. Mi concedono molto tempo libero e continuano a darmi premi. I bambini possono essere disubbidienti qualche volta, ma non sono mai sgradevoli, e credo di piacergli anche io”.
Abbassò la voce.
“La settimana scorsa, quando iniziarono ad arrivare tutti per il matrimonio, mi hanno presentato uno dei cugini. Ha 28 anni, è bellissimo, e gestisce un’attività di supporto informatico. Credo di piacergli, e a dirla tutta, è divertente flirtare di nuovo”.
Sebbene fosse felice per la sua amica, Cassie sentì una punta di invidia. Un lavoro da sogno come quello era ciò che aveva sperato. Perché a lei era andato tutto male? Era stata solo sfortuna, o era tutto dovuto alle decisioni che aveva preso?
Cassie improvvisamente si ricordò di quello che Jess le aveva detto sull’aereo diretto in Francia. Le aveva confidato che il suo primo impiego non era andato bene, e lei se ne era andata; poi aveva deciso di ritentare.
A Jess era andata bene al suo secondo tentativo, e ciò portò Cassie a chiedersi se forse si stesse arrendendo troppo presto.
Quando ebbero finito i loro nachos, Jess controllò l’orologio.
“Meglio che vada. Harrods mi aspetta”, disse. “Devo comprare regali per tutte le persone a casa, e per i bambini, e per il bellissimo Jacques. Cosa potrei prendergli? Cosa si regala a qualcuno con cui si sta solo flirtando? Ci metterò una vita a decidere!”
Cassie salutò Jess con un abbraccio, triste per il fatto che il pranzo fosse già finito. Quella chiacchierata amichevole era stata una piacevole distrazione. Jess sembrava così felice, e Cassie poteva capire bene il motivo. Qualcuno aveva bisogno di lei, e le stava dando valore, lei stava guadagnando qualcosa, aveva uno scopo nella vita e si sentiva al sicuro.
Jess non stava vagando senza meta, sola e disoccupata, paranoica riguardo al fatto di essere inseguita perché c’era un processo per omicidio in procinto di iniziare.
Qualche settimana in un paesino remoto poteva essere esattamente ciò di cui aveva bisogno in quel momento - in più di un modo. E Jess aveva ragione. Una semplice telefonata avrebbe potuto aprirle molte porte. Non lo avrebbe mai saputo se non avesse continuato a provare.
Cassie uscì dal pub affollato per trovare un angolo tranquillo, guardandosi intorno in caso vi fosse qualche borseggiatore o ladro di telefonini.
Fece un respiro profondo, e prima di rischiare di pensarci troppo e perdere il coraggio, digitò il numero.
CAPITOLO DUE
Tenendo il telefono saldo tra le mani, Cassie si avvicinò al muro per ripararsi dalla pioggerella. Dopo aver fatto partire la telefonata verso Ryan Ellis, iniziò a sentirsi sempre più nervosa.
Aveva bisogno di guadagnare del denaro se voleva rimanere nel Regno Unito, ma dopo la sua esperienza francese, fare la ragazza alla pari era davvero la decisione giusta? Anche se sembrava essere il lavoro ideale, quest’uomo sarebbe stato disposto ad accettarla con così poca esperienza e nessuna qualifica reale?
Cassie si immaginò raccogliere tutto il coraggio necessario per chiedere di avere il lavoro, solo per ricevere un imbarazzante “No” come risposta.
Il telefono squillò per talmente tanto tempo che lei iniziò a temere che sarebbe scattata la segreteria telefonica. Un uomo rispose proprio all’ultimo momento,.
“Pronto, sono Ryan”, disse.
Sembrava senza fiato, come se avesse dovuto correre per rispondere al telefono.
“Buongiorno, parlo con Ryan Ellis?” chiese Cassie, vergognandosi per l’ovvietà della propria domanda; ma non lo conosceva per niente, e non le pareva corretto dire “Ciao Ryan”.
“Sì, sono io. Posso sapere con chi parlo, per piacere?” Non sembrava irritato, quanto più curioso.
“Mi chiamo Cassie Vale ed è stata la mia amica Jess a darmi il suo numero. Ha lavorato per lei l’anno scorso. Mi ha detto che sta cercando qualcuno che le dia una mano coi bambini per un breve periodo”.
“Jess, Jess, Jess”, ripetè Ryan, come se stesse cercando di dare un volto a quel nome, e poi aggiunse “Oh, sì, Jess, dall’America! Ho appena visto che mi ha scritto. Che ragazza adorabile. Ti ha raccomandato? È per quello che stai chiamando? Non ho ancora letto il messaggio”.
Cassie esitò. Avrebbe detto di sì? Farlo avrebbe implicato prendersi un impegno, e non era ancora sicura di voler fare quel passo.
“Mi piacerebbe sapere di più riguardo al lavoro”, disse. “Ero una ragazza alla pari in Francia, ma il mio incarico è terminato. Stavo pensando di fare qualcosa a breve termine, ma non ne sono ancora sicura a dire il vero”.
Ci fu un breve silenzio.
“Lascia che ti spieghi. Sono disperato. Ho appena affrontato un divorzio, che mi ha lasciato alquanto traumatizzato. I bambini non parlano di quanto accaduto e ho bisogno di qualcuno che li rallegri e che si diverta con loro. Inoltre, ho un progetto di lavoro enorme, che ha una scadenza ravvicinata e mi tiene impegnato moltissimo tempo”.
Cassie fu sconvolta dalle parole di Ryan. Non si era aspettata che fosse in una situazione tanto difficile. Non c’era da stupirsi che avesse disperato bisogno di aiuto.
Il divorzio doveva essere stato traumatico, se i bambini ne erano stati colpiti tanto duramente. Cassie ritenne che dato che Ryan si prendeva cura di loro, la madre doveva averli lasciati, probabilmente per qualcun altro.
Non aveva idea di quale fosse la risposta giusta da dare.
“Sembra davvero stressante”, disse infine, per riempire il breve silenzio.
“Ho fatto delle telefonate in giro, perché non sono riuscito a pubblicizzare il lavoro, e mi sento talmente confuso che non credo che sarei molto bravo a fare una selezione per assumere una persona nuova. Tutti coloro che hanno lavorato per me in passato non sono disponibili al momento. Non ho problemi ad ammetterlo, sono con l’acqua alla gola. Sono disposto a pagare il triplo del normale, e il lavoro durerà al massimo tre settimane”.