Vedere il castello fu come un pugno nello stomaco; ricordava di averlo visitato con i suoi genitori quando era stata ancora una bambina. L’avevano portata lì per diversi giorni, ad esplorare le infinite meraviglie dell’edificio: le sue gallerie, i gioielli della corona, le sculture, le fontane e le stanze storiche.
Sembra proprio come se fosse ieri, pensò.
Ma erano trascorsi molti anni, e, per un momento, London sentì bruscamente quanto sua madre le mancasse. Ma rifiutò di lasciarsi scivolare in uno stato di malinconia. C’erano semplicemente troppe meraviglie da vedere.
Appena di là dal castello, il maestoso Szécheny Chain Bridge si estendeva sopra il Danubio. London sapeva che il ponte storico era stato costruito nel 1849, per collegare tre città, Buda, Pest e Obuda, riunendole nella singola città di Budapest.
L’autista rallentò, mentre si avvicinavano al ponte. London si sentì eccitata, quando scorse il nome Nachtmusik sullo scafo di una nave ormeggiata lì.
Eccola lì! Si disse.
La barca era slanciata ed aveva dimensioni inferiori rispetto alle altre barche da crociera fluviale ormeggiate lungo il molo, ma era costruita nello stesso stile basso e allungato. Come le altre, misurava diciotto metri, e una lunga passerella a baldacchino la collegava al molo in pietra. L’autista parcheggiò il taxi, tirò fuori i bagagli di London dal portabagagli, e li appoggiò alla base della passerella. London lo pagò e lo ringraziò, poi restò ferma accanto alle valigie, fissando la barca, mentre il taxi si allontanava.
Una piccola e accogliente imbarcazione era una vista sorprendente dopo anni passati a lavorare su enormi navi da crociera oceanica, che potevano ospitare letteralmente migliaia di passeggeri. Per quanto amasse il proprio lavoro, si era stufata della profonda vastità di quelle enormi navi.
Provò immediatamente affetto per questa imbarcazione slanciata e dall’aspetto amichevole. Sarebbe stata la sua nuova casa per il prossimo futuro, e questo le piaceva.
Non appena London si avvicinò alla passerella, sentì una voce chiamarla da sopra l’imbarcazione.
“London Rose! Non ci posso credere!”
London rise di cuore, riconoscendo l’accento del Bronx che l’aveva raggiunta dall’altra parte dell’acqua. L’alta donna bionda, che correva sulla passerella verso di lei, era la sua vecchia amica Elsie Sloan.
“Elsie!” London gridò. “Che cosa ci fai qui?”
“Potrei farti la stessa domanda! L’ultima volta che ho sentito parlare di te, ho saputo che eri sulla crociera ai Caraibi.”
“E io, di te, che stavi navigando intorno all’Est asiatico.”
“Beh, i tempi cambiano.”
“Lo fanno” London rispose, colpita da quanto vere sembrassero quelle parole in quel momento. Mentre si abbracciavano e salutavano, London si rese conto che Elsie non era affatto cambiata da quando avevano lavorato un anno e mezzo insieme su una nave, lungo la costa dell’Australia. Erano state colleghe inseparabili per diversi anni, finché erano state geograficamente separate dai compiti loro assegnati.
La carnagione rossastra di Elsie quasi ancora rivaleggiava con la grande luminosità dei suoi capelli, ed entrambe erano in netto contrasto con la familiare uniforme della Epoch World Cruise Lines, caratterizzata da pantaloni blu scuro con camicetta e gilet.
Un marinaio si fiondò dietro Elsie, in fondo alla passerella, e quest’ultima gli disse di portare le valigie di London nella cabina 110. L’uomo le impilò su un carrello e salì sulla nave con esse.
Elsie disse: “Non ci ho creduto quando il concierge mi ha detto che saresti arrivata stamattina per lavorare su questa crociera. Ma ho tenuto gli occhi aperti, ed eccoti qua! Ho insistito nel voler essere la prima persona ad accoglierti, e a mostrarti tutto della bella Nachtmusik, allora eccoci, andiamo! La amerai, ne sono sicura.”
“Abbiamo tanto da raccontarci” London rispose, mentre camminavano insieme lungo la passerella.
“Ti racconterò” Elsie disse. Poi aggiunse con un occhiolino: “Ma posso intuire dalla tua espressione radiosa che hai avuto una vita amorosa folle ed eccitante ultimamente.”
“Non esattamente” London chiarì. “Ma un uomo mi ha chiesto di sposarlo l’altro ieri sera.”
“Un uomo ricco?”
“Beh, stabile, almeno.”
“Presumo che tu gli abbia detto di no. Altrimenti non saresti qui.”
“Esatto.”
Elsie sospirò, quasi ansiosa.
“Beh, mi conosci, la stabilità non fa per me. Come te, mi piace una vita di libertà ed avventura. Ciò nonostante, spero che tu non abbia commesso un errore.”
“Che cosa intendi?” London chiese.
“Sono sicura che tu abbia saputo che la Epoch World Cruise Lines si trova in grossi problemi finanziari. Da ciò che ho sentito dire, le crociere fluviali europee sono l’ultima risorsa della società. E questa crociera sul Danubio sarà la prima. Se non andrà bene …”
La voce di Elsie scemò, ma London sentiva di sapere ciò che non aveva espresso ad alta voce. Ricordò come Jeremy Latham l’avesse assicurata durante la loro video conferenza, che la Epoch World non avrebbe dichiarato “fallimento”, e che c’era “molta vita” nella società.
Ma che cos’altro mi aspettavo di sentirgli dire?
Aveva provato a proporle un nuovo lavoro, dopotutto.
Inoltre, aveva anche detto: “C’è molto in ballo in questa nuova impresa.”
Era indubbio che l’intero futuro della Epoch World dipendesse dal primo tour in Europa, quindi da London, Elsie e dal resto del personale, con la speranza che tutti avrebbero fatto del loro meglio nelle loro mansioni.
“Che cosa farai qui sulla Nachtmusik?” London chiese.
“Bartender. Nella lounge principale. E tu? Nessuno me l’ha ancora detto.”
“Direttrice” London rispose.
Elsie sgranò gli occhi.
“Direttrice! Oh mio Dio. Allora, sei tu …”
La sua voce scemò.
“Sarà un problema?” London chiese.
“Spero di no” Elsie rispose, facendo spallucce. “Te lo dirò quando ci saremo sistemate.”
London si sentì per la prima volta leggermente a disagio da quando era giunta a Budapest.
Per quanto emozionata fosse per questo nuovo lavoro, sentiva di essersi cacciata in qualche guaio.
Potrebbero esserci problemi in paradiso, pensò.
CAPITOLO CINQUE
London ed Elsie attraversarono la passerella, giungendo all’area reception, che assomigliava alla lobby di un albergo piccolo ma lussuoso.
“Siamo sul ponte Minuetto” Elsie disse, mentre London firmava nel registro. “I ponti traggono i loro nomi da Eine Kleine Nachtmusik.”
London sussultò alla menzione del pezzo che sua madre aveva suonato così spesso, quando lei era stata piccola.
Meglio abituarsi a sentirne parlare, pensò.
La nave aveva il nome di quella composizione, dopotutto.
“Inizieremo dalla cima e, poi, scenderemo” Elsie riprese, mentre entravano in ascensore, che le portò al piano superiore.
Qui trovarono il ponte superiore della nave, che Elsie disse chiamarsi il ponte Rondò. Era un enorme ponte soleggiato, con sedie a sdraio, disposte tutte intorno ad una piccola vasca ad immersione. La vista tolse di nuovo il fiato a London, che si girò a godersela tutta. Era la vista migliore sulla città che avesse avuto fino ad allora.
Elsie accompagnò London fino alla parte anteriore della nave, dove la vetrata del ponte torreggiava su tutto.
Elsie indicò il ponte e gridò.
“Yoo-hoo! Oh, Capitano Hays!”
Un corpulento uomo di mezz’età, con baffi da tricheco, infilò la testa fuori dalla porta. Sembrava che stesse conferendo con alcuni membri del suo staff.
“Sì?” chiese.
“Le ho portato l’ultimo acquisto del nostro personale” Elsie gridò. “Questa è la nostra direttrice, London Rose. London, questo è il nostro intrepido capitano, Spencer Hays.”
Le sopracciglia del capitano ammiccarono in modo un po’ provocante.
“‘London Rose,’ giusto?” disse con uno spiccato accento inglese. “Mi fa piacere che ce l’abbia fatta. Un nome grazioso per una donna graziosa. Incantato, ne sono sicuro.”
London rispose: “Sono onorata di essere a bordo, Capitano Hays.”
“Brava!” il capitano esclamò. “Avremo più tempo per conoscerci durante il viaggio. Farò tutto ciò che è in mio potere per rendere piacevole la sua presenza qui.”
Tornò dentro il ponte, per continuare a conferire con lo staff.
“Vieni, prendiamo le scale” Elsie la invitò.
London seguì l’amica lungo le scale a spirale, che le condussero al ponte Minuetto. Dettero una rapida occhiata alla lounge sulla prua della nave, che aveva sedute dall’imbottitura morbida ed enormi finestre con una vista spettacolare sul fiume. Una melodia familiare iniziò a riecheggiare attraverso gli altoparlanti della lounge. Elsie non conosceva il nome della composizione, ma era certa che si trattasse dell’opera di Mozart.
“Questa è l’Amadeus Lounge” Elsie le disse. “Io sono il capo bartender qui” aggiunse con orgoglio. “Ho uno staff composto da quattro membri, o cinque? Ad ogni modo, sarà sufficiente a farmi ubriacare di potere. Mi piacerà davvero comandare le persone.”
“Sono sicura di sì” London replicò con un ghigno.
Passarono di nuovo per l’area reception, attraversando un corridoio caratterizzato dalle cabine. Indicando le insegne sulle porte delle cabine, Elsie disse: “Puoi vedere che abbiamo un tema per le cabine e le suite più lussuose: la musica del Danubio.”
London si accorse dei nomi che erano stati assegnati alle camere: Liszt, Haydn, Schubert e altri compositori della regione del Danubio. Elsie usò una chiave elettronica per aprire la grand suite “Beethoven”. London sentì immediatamente una piacevole musica al piano, che le sembrò di riconoscere dai ricordi dell’infanzia: “Per Elisa”.
La suite era grande e lussuosa, con una zona salotto separata e un balcone. Era decorata da elementi riconducibili alla Vienna del diciannovesimo secolo, incluse pagine di spartiti musicali.
“Non avevo mai visto una suite così grande su una nave” London commentò.
“Sì, ma non sono sicura che verrei qui in luna di miele” Elsie disse, indicando un grande ritratto di Beethoven sopra il letto.
London osservò il compositore, e vide che aveva le braccia conserte e un cipiglio di apparente disapprovazione. Non sembrava che lui fosse dell’umore adatto all’amore.
“Immagino che fosse noto per essere arrabbiato ed irascibile” disse.
“Sì, beh, non ci sono immagini che ritraggono Beethoven sorridente e allegro, come se stesse canticchiando ‘ooh-la-la.’”
Appena tornarono in corridoio, Elsie disse: “Ci sono solo due di queste grand suite. Trovi anche alcune suite più piccole e cabine molto eleganti su questo ponte.”
London seguì Elsie per delle scale ancora più a spirale, fino al livello successivo, il ponte Romanza. Conteneva cabine di grandezza media, che avevano i nomi di altre leggende musicali: Brahms, Bartok, Johann Strauss II e persino i cantanti della Famiglia Trapp.
Entrarono nello sfarzoso Habsburg Restaurant, dove i tavoli erano perfettamente apparecchiati, in vista del prossimo pasto; poi tornarono alle scale, e scesero per un’altra scalinata fino al piano inferiore, il livello Allegro.
Le camere qui non avevano alcun nome speciale, ed Elsie accompagnò London ad una porta con sopra il numero 110. Ma quando Elsie aprì la porta, London si stupì vedendo che i suoi stessi bagagli erano stati lasciati all’interno.
“Oh, cielo!” London sussultò. “Il facchino deve aver portato i miei bagagli nella camera sbagliata!”
Era una camera singola, piccola ma solo leggermente meno lussuosa della suite che aveva visto due ponti più in alto. Era in realtà più bella di alcuni degli alloggi passeggeri più economici che aveva visto sulle sue crociere sull’oceano.
Elsie prese London sottobraccio con finta preoccupazione.
“London, siediti. Ho qualcosa da dirti che potrebbe procurarti un po’ d’agitazione.”
Dette una spintarella a London sul letto, e l’aiutò a sedersi.
“So che sarà uno shock per te” disse, “ma il facchino non ha commesso alcun errore, e non devi affatto perdere i sensi o svenire. Questa è la tua camera. La tua e di nessun altro.”
Sul cuscino accanto a sé, London vide una documentazione informativa con il suo nome scritto sopra, una chiave elettronica della camera, e un tesserino identificativo che diceva:
LONDON ROSE
DIRETTRICE
“Oh, cielo!” London esclamò di nuovo.
“Non proprio come ai vecchi tempi, vero?”
“No, certo che no” London rispose, riprendendo fiato.
Quando lei ed Elsie avevano lavorato insieme sulle navi da crociera, spesso avevano alloggiato in cabine prive di finestre con letti a castello e due o tre altre hostess.
Questa camera conteneva un letto matrimoniale grande ed era decorata da sfumature di grigio e blu. La piccola e alta finestra si affacciava su una bella vista.
“Hai persino un bagno privato” Elsie l’informò. “Con una doccia.” Poi, si diresse verso un armadio e l’aprì. Vi erano appese diverse uniformi da personale, con spazio sufficiente per tutti gli altri vestiti che London aveva messo in valigia e che avrebbe potuto comprare nei negozi europei.
“Faresti meglio a metterti questa” Elsie disse, indicando un’uniforme. “I passeggeri saranno a bordo tra mezz’ora, e dovresti essere tu ad accoglierli.”
London andò in bagno, si lavò rapidamente, e indossò l’uniforme: pantaloni blu scuro con una camicetta e gilet. Si truccò e si acconciò i capelli.
Elsie applaudì quando London emerse.
“Eccellente!” esclamò. “Rendi giustizia a quell’uniforme!”
Prima che London potesse rispondere, qualcuno bussò bruscamente alla porta. Elsie l’aprì, e una donna bruna entrò.
Elsie disse rapidamente: “London, questa è Amy Blassingame, la nostra concierge e …”
La donna la interruppe, guardando il proprio orologio.
“Vorrei poter dire che è stato un piacere incontrarla, Signorina Rose. Ma temo che sia già in ritardo. I nostri passeggeri sono pronti ad imbarcarsi proprio adesso. Farebbe meglio ad andare ad accoglierli, se vuole conservare il lavoro.”
Amy Blassingame le diede una cartellina.
“Le servirà questa” scattò. “Trascriva ogni necessità e richiesta di ognuno accanto a ciascun nome, poi lasci la lista nella mia cassetta al banco reception. Me ne occuperò io da lì.”
London prese la cartellina, e provò a pronunciare un grazie, ma la donna si voltò e si precipitò fuori senza aggiungere un’altra parola.
Per un momento, London si limitò a vederla andarsene, sbalordita dall’ostilità che sentiva emanare da una completa estranea. Una rapida occhiata alla cartellina rivelava che si trattava di una lista con i nomi dei passeggeri.
“Andiamo” London disse a Elsie. Quando si precipitarono nel corridoio, Amy Blassingame non era da nessuna parte.
“Pensavo avessi detto che avevo mezz’ora” London disse, mentre entrarono in ascensore.
“È quello che Amy ha detto di dirti” Elsie disse affannosamente. “Oh, London, avrei dovuto avvisarti di Amy il Troll del Fiume. Come hai ottenuto questo lavoro?”
“Jeremy Lapham mi ha chiamato personalmente. Solo ieri.”
“E che cos’ha detto?”
“Che la posizione si è aperta inaspettatamente.”
“Esatto” Elsie disse. “La donna che si era candidata si è ritirata. Penso che abbia deciso di fuggire con il suo amante italiano. Ad ogni modo, Amy si aspettava di ottenere lei il lavoro. Sta fumando dalla rabbia per questo, e per te, da tutta la mattina. Creare confusione con gli orari di imbarco è solo il suo modo …”
“Ma io non avevo …”
“Lo so, non avevi intenzione di sollevare un polverone. Ma temo che Amy il Troll del Fiume ce l’abbia comunque con te. Ma ricorda che tu sei il suo capo, non il contrario. Potresti dover faticare a farglielo accettare, comunque.”